Agricola Valerio

 

Grovigli d'un arco vitale

Fotografia di una vita

Prigionieri astratti La mia scia Cos'è un poeta Sono andato via Non fermarti Come vigliacchi. Come Eroi
Timidezza La maestra d'italiano Eri sola Straccioni Nessuna Grazia il dipinto della ballerina Addio Pilota  

 

 

 

Nessuna Grazia

Tratti di corda
logorati nella pioggia
ostinata, lasciano sospeso
il silenzio eterno
sopra il corrotto pianto
ordinato a disfarsi.
Oramai è privo d'effetto
dare corpo alle ombre
da parte di chi ha barato
la vita.
 

 

 

 


 

 
Addio Pilota

Anche se non farà ritorno
il tuo giurato sposo,
non è fuggito senza di te.
Si è fenduto in aria
con la sua marionetta,
a vincere la sfida
d?adorarti, riecheggiarti.

È normale compatire,
render nuovo e sorvolare
le sterminanti vicende
senza letizia, ripescare
la sfera affettiva sommersa
nella fanghiglia disseccata.

Un'unica percezione,
cullarsi e perdere l'equilibrio
sul tuo corpo fragile
in una perfezione d'Amore.

È fissa la prostrazione
di rimanere impigliati soli,
reclamando un filo di voce,
un bacio tenue
ad infondere calore nell'attimo
sprofondato nella sua assenza
e nel suo aereo
che si scorpora dal suolo
e dalla vita.
 

 

 

 

 

 

il dipinto della ballerina

Distaccava la realtà
dal suo corpo,
la ballerina nella sua danza
condotta in finitezza
facendo apparire più sottile
l'emozione evasiva.
Incurante dei boccioli di rosa
voluti dal destino
nella sua chioma evanescente,
sottraeva un pensiero
non eterno, al tempo andato.

Distaccava la realtà
dal suo sogno angoscioso,
la ballerina tesa, in valico
tra il principio e la fine
in un soffio vitale
sospeso e impaziente.
Ormai è ceduta nel coraggio,
indubbia dei suoi passi falsi
portandosi in grembo la fantasia
dell'acclamazione.

Come un pittore, muoversi in un giro
di colori, di prospettive,
e le orme marcate su quella tela
incisero il suo avvenire.

 

Eri sola

Eri sola,
Nella tua libertà
E ci credevi
A quest'apparenza
Che t'arrecava avanti
Nell'utopia dell'irrealtà.

Eri solitaria,
in quel lembo
che ci cingeva
in una pittura d?anima
nel nostro breve istante,
nel nostro infante amore.
 

 

 

 


 

Straccioni

Li scorgi sotto un ponte
Sotto la democrazia
Sotto la pioggia di miseria
Sotto ogni fondamento.

Li percepisci sopra un giornale
Sopra le schegge di vetro
Sopra, già nel firmamento
Sopra la nostra coscienza.

 

Non fermarti


C'è bisogno di resistere
Anche se si è ad un passo
Da ogni varco,
Verso la fine
Che ci sorteggia
A destino
In ogni luogo.
 

 

 

 

 

 

 

La maestra d'italiano
 
La maestra d?italiano
Ha sprecato la realtà
Dietro le mezze lenti,
Scaltre, ad ogni sguardo
Ad ogni ghigno innocente.
Gioca tuttora,
Come un ingenuo,
Con le lettere affluire
Nei solchi pensieri
Sfregati, sulla lavagna.
Ora attende
La sua ora
E il suo giudizio,
Adagiata nel riposo
Della susseguirsi ininterrotto
Dei suoi discepoli.


 

 

 

 

 

Come vigliacchi. Come Eroi


Siamo presenti
Come vigliacchi
A rincorrere conigli
Nelle basse foreste,
Smarrendo le vittorie
Alle spalle degli antagonisti.
Noi, timorosi,
D'essere codardi,
Abbiamo indossato
L'abito del combattente
Sguainando il mascherato
Coraggio, marcato
In questa nuova alba.
Malgrado ciò
Siamo ancora eroi,
Modelli e tracce
D'una pace innocua,
Oltre la nostra considerazione
D'un ricordo a ciascuno
Di noi.
Intanto siamo caduti
In dimenticanza
Nelle nostre orme
Del cammino opposto
Impresso duramente
Nel sacrificio di trapassare
Nel cielo Divino.
 

 

 

 


 

Timidezza


Vergogna d'esistere
Nel cieco gregge
Che in mancanza d'uscita
È diretto all'astratto pastore.

Suggestione di darsi origine
Nei tratti di strada
Altrui, perplessi
Nel rinvenire la loro ragione.

Non perdonarsi
D'essere in valico
Tra il morale del bene
E del male.
 

Prigionieri astratti
 
Mentre i murales

Sconfinavano la frontiera

Dei nostri ideali

S'assaggiava l'acido

Piovere a dirotto.

S'udiva la decomposizione

Dei vagoni di ruggine

Accumulati alla stazione

E il fumo aggrovigliarsi

Dal treno degli addii.

Espressioni brevi

Costruirsi nei crocchi

Degli indigenti ad elemosinare

Anche le preghiere

Sprecate al limitare

Delle coscienze dei Signori.

Sostare qui è

Pretendere inutilmente

La libertà di non essere durato

In questo squarcio

Esistenziale,

In questa città priva

Della comprensione.

Venire al mondo e

Cessare di sussistere

Con il pianto, lo scopo

Delle generazioni susseguirsi

Nell'invisibile ghetto,

Nell'impercettibile colorazione

Della vita.

Ecco perché si trattiene

La speranza eterna,

In ogni sembianza,

In ogni simbolo.

 

 

 

 

 


 

Sono andato via
 

Ho esaurito quel tempo

Che ci congiungeva in legame,

Non ho più ritrovato

La mia vaga immagine

Rivestire quella panchina,

Giacere, nella coltre d'inverno.

Le nostre controverse

Abitudini opposte,

Ma riverberate

Nello specchio dell'amore

Si sono sdoppiate

Verso diverse mete.

Ed il bocciolo di rosa

Che si raffigurava

Nei tuoi occhi

Ha ritrovato lo sfogo

D'essere sradicato

Dal suo terreno vergine.

Ormai siamo orfani

Di quella passione

Abbandonata in un litigio.

 

La mia scia

Destinato a restare
Temporale,
Imperturbabile
Se non è presente
Lo stimolo di rendere
Eterna la mia traccia.
Sommerso dall'incubo
Di non permanere,
Nei ricordi, d'ogni gente
Arrangio ciò che mi resta
Fino a dileguarmi,
Nell'intrico mantello
Della dimenticanza.
Ecco perché, sono
Costretto a raggiungermi
Inconsciamente,
Trascrivendo i miei pensieri
E i miei inganni dei sensi,
In poesie,
Che fra breve incroceranno
Per caso la luce.
Poetare, per me
È crescere senza principio
Né fine in me stesso,
E in una poesia.

 

Cos'è un poeta
 
Cos'è

Un poeta

È un giornalista

Intendo a narrare

Gli animi dell'inconscio,

Il dolore nostalgico

Di ricercare medesimo

Senza riconquistare

L'essere corporeo.

 

Cos'è

Un poeta

È essere condannato

A paragonare ambiguità

Cercando d'illustrare

L'immaginario collettivo.

Scolpire la sua realtà

Attraverso l'apparenza

Fatale.

 

Cos'è

Un poeta

È l'ombra tenue

Accartocciata nello sciame

Inquieto della civiltà,

L'onda infranta

Sugli scogli intensi

Immersi nel petrolio

Del suo spirito.
 

 

 

 


 

Grovigli d'un arco vitale


Grovigli di linee

Di lana corrosa,

s'intrecciano ad insaputa

nella tua mano attempata

contenuta in sé

a ricamare un'intera biografia.

Confuse matasse

A racimolarsi da sole

In quelle strade dove

I nostri tragitti sono venuti

Al mondo per condurci

Spensierati, alla realtà.

Non abbandonarti

A te stessa come un nomade

Disposto ad emigrare

Mentalmente senza sosta

Senza un luogo di pace

Ma accudiamoci, a vicenda.

Non siamo in solitudine,

non siamo in equilibrio

col silenzio, ma siamo spighe

nei campi aridi e ottimisti

di raccolti, come gli intrecci

elaborati in uno scialle

che ci ricoprirà in difesa

dell'imminente falciatura.
 

Fotografia di una vita

Fotografia scagliata
In questo gelido vento
Che ha svuotato le panche
E il vino nei fusti.
Il curato dà l'ultimo colpo
Alla tarchiata campana
Anche se nessuno è sveglio
Anche se nessuno è vivo.
Preparando mentalmente
Il giorno dopo, si spegne
Nel cupo della notte
Contagiandosi nel silenzio
D'una fotografia in bianco
E nero.
Mentre vago, m'incontro
Nella mia ombra apparsa
Dallo sporadico chiarore
Vitreo della luna
E gli corro appresso
E gli stringo le mani
In cerca d'un attimo,
D'una sola eternità.
Nelle viuzze secche,
Stecche di ghiaccio sospese
Come le mie lacrime
Su questo viso di carne
Inoltrato nell'ululato
Del funesto Grecale.
Non ricomparirò qui
In questo incavo vuoto
Dove ci sono ancora
Culle fasciate all'uscio,
Fasciate anche dal loro pianto.
Non ricomparirò nel nulla
Di questa foto futile
In questo borgo mancato
Di respiro e avvolto
Senza voltarsi ad ironizzare
La sua sorte avversa.

 

 

 

La proprietà letteraria è dell'autore. Ogni riproduzione è vietata.

 

Home page  |  L'autrice del sito  Le pagine del sito