Alessandro Luzzu

Neppure mi manchi

         

 

 

 
Neppure mi manchi
ma è quel che restava di te,
apparso al vento, ha il tuo cuore sgranato
sotto licheni acerbi le pietre schiariranno
le cupe nubi d'aprile sbandate sopra un ramo.
 
Nulla di buono svanisce sempre sulla mano, appanno di una clessidra in salita
è il tempo intatto a metà risacca, uno scafo capovolto tra la vita
e la linea di una lacrima felicemente dondolata a riva.
In tre parole: A mai più...?...
 
Un sogno imbarcato sopra la prima notte, ci smarriva.
Se è stato un astro clandestino, in quale paesaggio ti avrei atteso?
Ogni miraggio resta a cavallo di un bacio poco avveduto,
ha il cristallino del prossimo viaggio luminoso,
lo sguardo, dai versi, è catturato, lento, auspicato, morde ed approda
ha crateri rinverditi, i segni dei tuoi denti inediti;
sul tuo piccolo pianeta riarso, allagato nel sorriso,
una sottile atmosfera ancora non ti allego,
mutevolezza di una mia lettera mai spedita
barriera scucita delle ali leggere
per niente incollata ai sogni, oscuramente miei.
 
Neppure mi manchi
dove arrivano le tue labbra stanziano brevi autunni
strappi alle fragole colorano da sempre il cielo, lì c'è il solito cuore:
la camera oscura della poesia che accorre, futile lampo, un faro adottivo
tra quel che sbiadiva di te e la foschia pura, sono sparito senza sipario.
 
Nulla di buono, indietreggio come una foglia che non cammina
per come si è dato inizio all'infinito... oggi ti ho quasi perduto!
Quel che fatto è fatto, vada per lo spartito che ho smarrito.
Qui si  fa l'amore, si dorme o si ascolterà piovere.
Eppure, ancora niente, mai del tutto muore.
 
Il tempo è assolto
in tre parole che viaggiano le stelle: Non andare via...!...
Poggiato al mattino, il cuore si annodava una cima di sole alla caviglia
ha un passo appena scorto, steso sopra un prato che infuria
e poi precipita, tra i tuoi occhi d'acqua marina, un intero giro di chiglia
di filo d'erba in filo d'erba, il maestrale fece l'unico torto che non si può fare alla fantasia:
aver cresciuto il sospiro fuori da un bacio avvolto all'uragano
quando girava il viso d'amore, anche tu sorridevi come le ali fraintese di un ultimo gabbiano
lasciato sul tetto del mondo a sventolare, quadrivio immobile delle nostre tracce odorose, che svaniranno.

 

 

 

 

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