Armando

 

L’AMORE ALTROVE FOLLIA DAL MURO

 

 

L’AMORE ALTROVE

 

I fiori di aprile accompagnano il mio cammino,

in questa campagna sperduta dove l’aria immobile

fatica ad entrare nel corpo.

 

Tu non sei qui, ma ci sei sempre

Ad ogni passo che poggio sulla terra umida,

ad ogni sguardo che lancio all’orizzonte.

 

Un orizzonte meschino, fatto di timide speranze di euforia.

 

Mille pensieri più o meno infelici si susseguono,

mille ricordi di amplessi fantastici

viaggi di chimere con spade di cristallo

che lanciano fendenti imparabili.

 

In un mare di vita,

dominato da mille sirene incoscienti

potrei lasciarmi facilmente adagiare,

ma non mi appartiene

non è mio.

 

La ricerca di un ventre caldo

Non crea in me alcuna subdola curiosità.

Nonostante il colpo inferto, subito,

cerco ancora la perfezione dell’amore.

 

Perdona i miei occhi, dolce stella

Se vedendoti verseranno lacrime

O parleranno della mia sofferenza.

 

Perdona le mie labbra,

se non avranno per te che frasi di dolcezza

che tu non puoi più recepire.

 

Sono un idiota,

un perdente idiota.

Che scava nella sua stessa sofferenza

Trovando rami di parole cui aggrapparsi

Per protendersi poi verso i frutti più buoni,

sempre così lontani.

 

Nella notte del tempo,

ricostruisco il passato,

gioco col mio cuore

trafiggendolo con mille puntine di rimpianto.

 

Ma il mio è un amore altrove,

e benché cosciente di questo

continuo a berne l’amaro calice.

Verrà la vita ugualmente,

a svegliarmi da questo tepore.

Da questo sogno insonne

Che mi accompagna dall’attimo in cui

Le tue pietre mi hanno colpito.

 

Verrà la vita,

sfonderà le mie porte chiuse

e mi riporterà con se.

Per cibarsi ancora dei miei giorni,

e con le sue lusinghe

costruire un nuovo futuro

ed un nuovo passato.

 

Verrà un frutto,

da cogliere ed assaporare fino in fondo

di cui gustare il nettare dolce,

ed esso non avrà il tuo nome.

 

Ma per il momento

Sopravvivo così

Fermo nel presente

E l’amore altrove.

 

 

 

 

 

FOLLIA

 

Fermo nella realtà delle cose,

rischiando di inaridire la mente

ma con fredda coscienza.

 

In mezzo a mille cervelli

E a quattro idee

Cavalco pensieri vecchi

Per non sfiorare i nuovi

Spaventato da tanta debolezza,

un solo tocco potrebbe già infrangerli.

 

Dove sei follia mentre ti richiamo?

Perchè mi lasci qui

Pericolosamente solo con la mia razionalità imborghesita

Da troppi falsi messaggi?

 

Dove sei follia?

Che mi spingevi a credere a mille soli diversi,

che si bruciarono tempo addietro da sè

per la troppa foga iniziale,

o che scatenarono planetarie conseguenze

in molte anime tristi?

 

Dove sei follia?

Ora che il cavallo alato delle mie muse

Non passa più sulle mie membra ferme

Mentre un angolo del cuore vorrebbe ancora

Cavalcare le notti della perduta giovinezza,

e portare pace e falsa gloria sperata

a delle belle e giovani labbra carnose?

 

Violentami la mente, o follia,

uccidi ogni ragione residua

portami su altre terre lontane

dove le mie mani sfiorino spine

e sanguinando io possa ridere

pensando che in quella terra

è l’unico male.

 

Nel delirio che già arriva

Sento di poter affermare,

senza paura alcuna

di giudizio umano,

che dolore bellissimo e piacevole

è quello non causato dall’uomo

 

e mi sento libero.

Uomo, il folle non ha timore di te

Nè del tuo giudizio.

Poco o nulla vale un tuo gesto

Nell’immensità degli astratti mondi

Che da oggi ogni giorno attraverso.

 

 

DAL MURO

 

Dal muro accanto alla casa

Si scorge già uno spigolo di mondo.

Come vento introverso,

il fischio di un treno in lontananza

spezza il silenzio.

 

Dal muro attorno al cortile,

giunge un sordo rumore di passi

ripetuti, ritmici e battenti

di una terribile monotonia.

 

Dal muro su cui non si può salire

Dal filo spinato che ricorda il tempo

Dalle schegge che tranciano la pelle

Vedo gli occhi umidi di un uomo

Vedo altri occhi violenti e freddi

Della non legge.

 

Dal muro scheggiato rotto dal tempo,

osservo un nuovo mondo piatto.

Vedo le idee scorrere nei tubi e scivolare al mare

Vedo la notte fondersi col sole

Vedo le tue mani abituate a ciò che fanno

Vedo i tuoi occhi che guardano senza osservare

Vedo bambini coi ventri gonfi

Vedo madri dal seno malato

Vedo una maschera da un largo sorriso

 

Osservala,

sembra quasi beva il loro pianto.

 

 

 

La proprietà letteraria è dell'autore. Ogni riproduzione è vietata.

 

Home page  |  L'autrice del sito  Le pagine del sito