La gomma del
tempo
Il
tempo ha una gomma con cui cancella le persone che non vediamo più; ma non
le cancella tutte insieme, no, comincia con le gambe, prosegue con il
bacino, poi con il busto; spesso si ferma al viso e non riesce a cancellarlo
del tutto.
E’ una gomma imperfetta. O distratta. Spesso tenta di cancellare anche i
nomi.
Talvolta riesce a cancellarli completamente dalla sua lavagna ed i nomi non
si leggono più; talvolta li cancella male e rimane una sillaba, una
consonante, a volte la lettera iniziale. E i nomi diventano incomprensibili.
Difficili da decifrare.
E’ rimasta una P , o forse era una R? Si chiamava Pina, Rita, Paola, Rina?
La gomma del tempo cancella anche le voci eppure, anche in questa
operazione, non ha la mano ferma.
Accade, un mattino, che una voce cancellata si metta a cantare nella tua
stanza o a ridere e tu rimani sconcertata cercando risposte al fenomeno,
tentando di metterti in comunicazione con la voce.
Ma è soltanto un attimo. E’ una voce farfalla. E’ già volata via.
Dela abita a tre sputi da casa mia. La gomma del tempo non ha cancellato né
il suo viso né le sue risate né il banco del liceo in cui, eternamente
immerse nelle nostre occupazioni preferite (contare gli sbadigli, lanciare
elastici ai compagni) venivamo riportate brutalmente alla realtà
dall’insegnante di Greco: ‘Dela, Silvia, che cosa stavo spiegando?’.
Ma la gomma del tempo ha cancellato un pezzetto di me e Dela non riesce più
a vedermi.
Sulla sua lavagna ci sono dei baffi di gesso, il mio nome è quasi una
nuvola.
Così, se busso alla sua porta, e so che lei non è uscita – c’è la macchina a
testimoniarlo – lei scosta impercettibilmente le persiane e guarda giù,
senza farsi vedere.
Ma non c’è nessuno accanto alla porta, nessuno che si allontani per
ripercorrere i tre sputi di strada fino alla propria casa.
Dela si nasconde. O fugge da quel nome-nuvola che non sa più decifrare, da
quella voce-farfalla che è già volata via.
Chiude lentamente la persiana perché la gente non si accorga che lei vede
persone che non ci sono e senta suoni inesistenti.
Poi, piano piano,si avvia ciabattando verso il tinello e accende il
televisore.
Vedrà un viso emergere dal monitor, udrà le parole che dice? Sentirà ancora
la canzone dell’alba e degli alberi addormentati che sognano nidi d’uccelli?
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