Cristiano Poletti

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(Book Editore, Castel Maggiore, BO - febbraio 2004)

 

Dalla Nota di Silvio Ramat, in accompagnamento al libro:

“Quel che più mi attrae nella poesia di Cristiano Poletti è lo scarto dal regime lirico in direzione di registri meno amabili, di ritmi più duri, nel segno di un’asprezza che evoca, tra gli antecedenti possibili, Rebora o – qua e là – Campana. Insomma un quadro primonovecentesco recuperato nelle sue espressioni irte ma, pur nella postulata deriva esistenziale, incline all’entusiasmo…

… Poletti adibisce una strumentazione retorica efficace, adopra la rima con accortezza, sperimenta la reiterazione ossessiva… dove il senso della vocazione è continuo e detta l’intonazione, le regole…

se accanto a Rebora azzardo: Michelstaedter, forse comincio a capire la citazione da Heidegger, un filosofo che ci saluta dal vestibolo di un libro di poesia convincente, maturo”

Arnaldo Ederle, L’Arena, Verona, 04/11/2004

“…Efficace soprattutto, nell’entusiasmo espressivo che ben riflette i mille pensieri che attraversano una mente fervida… produce pagine vive che rimandano a un acuto senso di osservazione”

Nicola Vacca, Il secolo d’Italia, Roma, 22/11/2004

“…L’autore ha intuito che per decifrare le carte segrete della vita è necessario smarrirsi nell’infinito di una passione cosmica”

 

AUTUNNO QUELLA PAROLA IN POESIA SEMPLICE      

 

 

AUTUNNO

 

Spesso affilato l’autunno

come un coltello

obbliga al ripensamento.

Nostro rinascimento

sarà uccidere un’ansia

lasciarne in memoria un’ara.

La storia passa

come brunita l’acqua

prima della chiusa:

son resti del naufragio

alla spiaggia deserta

le nuvole sparse

alla finestra aperta

o i massacri che scorgi

dietro porte dipinte.

Tanto affilato l’autunno

in altalena cicatrice e sangue

il cuore carica le vene e l’arte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QUELLA PAROLA IN POESIA

 

Lei dice: il vento muove morte foglie dagli alberi.

Non l’uomo, attento, neppure la terra raccoglie i morti

e la terra spesso non sa crescere che secche ramaglie.

Il tuo sorridere alla mia più recente rima

è come questo tempo carico di foglie dal vento:

del tempo odio e amore, colmo il vento d’illusione.

Alcuna poesia è sufficiente né questa tiene il passo.

Il sole insiste, pur sgomento,

a baciare il mio povero nome;

d’ironia di luce il bacio.

È una parola che maggio non porta

la pioggia che tarda e il giglio asseta.

 

 

 

 

SEMPLICE

 

Tu sarai all’ombra d’un suicidio

ed io forse ti ho amata

di terra, semplicità, sventura.

 

Risalirai il destino

tra la tomba degli angeli

e quella degli uomini.

 

Sono uguali inchiostri

i nostri debiti d’amore.

 

 

 

 

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