Cristina Perilli

 

L’approdo Specchio Vuoto Il teatro della vita Ricordi L’inganno Le monadi Il viaggio Il volo Incanto
Il dramma Difesa Il viandante Nuvole

 

 

L’approdo

 

Vagare nell’oceano

Delle infinite emozioni,

una piccola vela

scossa dai venti

è la mia anima.

Non trovo la giusta

Direzione,

continuo il mio viaggio

senza meta.

Tutto è vano

Ogni approdo insicuro, colmo di insidie,

ogni tentativo di ancorare

questa fragile esistenza

ad una sponda salda

sfuma come un miraggio.

E’ penoso vagare

Tra le alte onde

Scure e minacciose,

l’angoscia mi sovrasta

non vedo soluzione

al mio peregrinare.

Continuerò a vagare

Nell’oscurità

Fino a che non vedrò una luce,

prima lontana,

poi sempre più intensa,

sarà la fine del mio viaggio

o l’inizio di un nuovo cammino?

Però non avrò più paura

Perché non sarò più sola.

 

 

 

 

 

 

Il teatro della vita

 

Immergersi nella vita,

respirare gli aromi,

udire il frastuono e le dolci note,

ammirare i sorrisi

e i colori infiniti.

Sentirsi parte dell’immenso,

dell’infinito cammino,

con le stelle,

tutto l’universo che vive

in una eterna armonia

di suoni e palpiti.

Essere una nota nella misteriosa

Melodia del cosmo.

Non sentirsi più

Come uno spettatore

Che osserva timoroso

Il teatro della vita.

 

 

 

 

Le monadi

 

Parole, sguardi, gesti, emozioni,

quanto è difficile comunicare!

Siamo infiniti esseri,

una moltitudine di atomi,

me ognuno è una oscura profondità,

un groviglio di sentimenti,

desideri, pensieri,

impossibile da decifrare.

Ognuno è nel suo guscio

Protetto dalle maschere dell’io.

Quanto è difficile comunicare!

Facciamo solo tentativi,

cerchiamo negli altri parti di noi stessi.

Siamo monadi silenziose

Che si illudono di amare.

Parole, sguardi , gesti, emozioni,

tutto si perde

nell’indifferenza

dell’intero universo.

 

 

 

 

 

Il viaggio

 

Per tutta la vita

Ho cercato la strada giusta

Da percorrere.

Ho seguito le diverse indicazioni,

ho pagato gli ingenti pedaggi,

per scegliere una via

forse ho perso la bellezza di un’altra.

Per tutta la vita

Ho affrontato salite

E tratti impervi,

pieni di voragini,

spesso vi sono caduta dentro,

ma con tenacia ne sono uscita

ed ho proseguito a camminare.

Ben poche volte la mia strada

È stata scorrevole,

quasi mai

sono stata tenuta per mano

ma ho dovuto guidare coloro

che si sono messi a viaggiare con me.

Ora, forse a metà del mio percorso,

sento tutta la fatica che mi pervade,

mi fa rallentare,

non riesco a muovermi ma devo

tenere per mano i miei figli e continuare

finchè non riusciranno

a trovare il loro sentiero.

Quando arriverò alla fine

Mi rimarrà il profondo desiderio

Di condividere il viaggio

Con un compagno,

per gustare insieme i paesaggi,

riposarsi nelle brevi soste,

scegliere nuove direzioni.

Ma sarà troppo tardi,

perché non ci è data la possibilità

di viaggiare due volte.

 

 

 

 

 

Il dramma

 

Spesso la vita

Ci costringe a fingere,

a muoversi su di un palcoscenico,

in uno spettacolo allestito da altri,

davanti ad un pubblico

che ci osserva con attenzione.

Noi siamo lì, impacciati,

la voce trema, il corpo è insicuro

nei suoi movimenti,

loro aspettano il minimo errore

per deriderci ed umiliarci.

Tutta la vita

Cerchiamo un personaggio

Adatto a noi

E speriamo di essere credibili

Per guadagnarci un applauso

Che ci confermi che abbiamo scelto bene

Il ruolo, studiato abbastanza la parte,

impostato bene la voce.

Diversamente c’è l’angoscia della sconfitta,

la paura di non avere il tempo

per trovare un altro spettacolo,

difficilmente si può recitare lo stesso personaggio,

è necessario reinventarsi

e ricominciare il dramma.

Ognuno è attore di sé

E spettatore degli altri

E la cosa triste è che non riusciamo

Ad essere solidali.

 

 

 

 

Difesa

 

Ho costruito mura imponenti

Tra me e il mondo.

Ho preferito chiudere

I cancelli del mio giardino,

troppo fragile è lo stelo

della mia anima,

troppo impetuosi i venti e le bufere.

Ogni volta

Che ho fatto entrare qualcuno

Ho subito la sua presa avida

E ho dovuto ricostruire lentamente

I resti e le macerie,

dopo che tutto era stato depredato.

Ora le mura

Saranno più alte,

difficilmente si apriranno le porte,

guardo il mondo fuori

ma niente mi appartiene.

 

 

 

 

 

Nuvole

 

Oggi le nuvole si addensano

Scure

Sono le benvenute

Per la mia anima schiva

E ombrosa.

La luce abbagliante

Del sole di agosto

Mi fa sentire nuda,

le mura della mia casa

sono come di vetro

e non trovo protezione.

Finalmente le nuvole si addensano,

sono un preludio

alla dolcezza dell’autunno,

al calore della tana,

quando è possibile

non essere visti

e stare sicuri

nei propri pensieri.

 

 

Specchio

Sono come uno specchio appannato

Dalle illusioni.

Solo quando esse svaniranno

Allora tornerà a brillare

E a riflettere la vita.

Ho bevuto con avidità

Alla fonte della passione.

Era per me una bevanda nuova,

il sapore mi deliziava,

il profumo mi inebriava.

Per lei ho abbandonato

Altri cibi e altri sapori,

dimenticato la giusta misura….

Ora cerco di non avvicinarmi

Più a quella fonte

Me le mie labbra

Sono di nuovo secche….

 

 

 

 

 

 

Vuoto

 

Eppure basterebbe

Gioire per l’azzurro del cielo,

per il profumo dei fiori,

per l’incanto di un tramonto….

L’infinita bellezza della natura

Dovrebbe bastare

A colmare quel vuoto

Doloroso

Che sento.

 

 

 

Ricordi

 

Ricordo una bambina

Gracile di aspetto

E fragile anche dentro.

Intorno a lei

Solo figure incerte,

tormentate,

pochi sorrisi,

rari gli abbracci.

Ricordo una bambina

Lottava per sembrare forte,

sempre a cercare

un rifugio

dove non sentire…

I libri i suoi più cari amici,

dispensavano

gioie sognate, momenti felici…

Ricordo una bambina

Che non trovava

Calore tra i grandi.

Un giorno cadde

In un abbraccio insidioso…

E lei diventò sempre più

Ombrosa e diffidente…

Ricordo una bambina

Che avrebbe voluto solo amore

E vedere ogni tanto

Il sorriso di sua madre….

 

 

L’inganno

 

E un demone entrò nella mia casa,

con mille lusinghe

confuse il mio cuore.

Lo accolsi e gli offrii

Tutto ciò che possedevo,

gli aprii tutte le stanze

e penetrò anche negli angoli più oscuri…

Ero felice di aver aperto

Finalmente a qualcuno,

mi sembrava che portasse la luce

dove c’era stato solo il buio,

ma i demoni

non conoscono la gratitudine

amano solo se stessi

e il potere che hanno sugli altri.

Si è ormai impossessato

Di tutti i miei averi,

ha cambiato l’ordine delle cose,

entra ed esce come vuole,

la mia casa è il suo regno.

So che se ne andrà

Senza avvertirmi,

lascerà dietro di sé

una casa demolita.

 

 

 

 

Il volo

 

Si può scegliere,

restare sicuri nel proprio nido,

sotto il calore delle piume,

con il cinguettio familiare

degli altri uccelli,

seguendo il ritmo delle stagioni.

Oppure spiccare il volo,

verso orizzonti sconosciuti,

per conoscere

nuove creature,

librarsi in cieli più aperti

e misurare il proprio coraggio

nell’affrontare i pericoli.

La vita ci mette alla prova

Quando ci costringe

A scegliere.

Io ho sempre temuto

Di non ritrovare il mio nido.

 

 

 

 

 

Incanto

 

Quante volte

Ci illudiamo di aver trovato

Gemme preziose!

Restiamo abbagliati

Dalla loro lucentezza,

non ci sembra possibile

di avere un così grande tesoro.

Ogni pietra

Risulta perfetta,

di un valore inestimabile,

vorremmo mostrarle a tutti,

renderli partecipi

della nostra ricchezza.

Poi un giorno

Si rompe l’incanto,

tra le dita ci sono

solo opachi sassolini,

cerchiamo di ritrovare

in qualche modo

il loro antico splendore,

ma ci illudiamo…

Avevo un’immensa ricchezza

Ma non l’ho saputa investire.

Mi resta nell’animo

Il riflesso

Delle gemme perdute.

 

 

Essere sempre inquieti,

non trovare mai la giusta

collocazione,

sentirsi stranieri

nella propria casa..

Vortici oscuri,

gorghi paurosi risucchiano

ogni luce,

sono momenti di terrore

che paralizzano.

Servirebbero delle mani forti

Pronte ad afferrarci,

braccia solide

in cui racchiudersi e nascondersi

fino a scomparire.

Non avere più paura

Di cadere e

Ancorarsi saldamente

A quelle braccia.

E’ questo per me

Il senso dell’amore.

 

 

 

 

Il viandante

 

Aspetto che la vita

Mi sorprenda.

Sono come il viandante

Seduto sulla riva di un fiume

Lento e greve,

non mi muovo e lascio

che la vita decida

cosa portarmi.

Saranno le mie vite

Passate o l’affascinante

E misterioso futuro?

Forse, mentre aspetto,

dovrei cogliere

la bellezza del paesaggio,

fare attenzione

a chi mi rivolge la parola,

cogliere i fiori

prima che appassiscano….

Oppure dovrei alzarmi

E camminare,

fermarmi in un altro punto.

E’ da sciocchi limitarsi

Ad aspettare,

dobbiamo scrutare l’avvenire

come esploratori di terre

sconosciute.

Il saper vivere

 

Che significa saper vivere?

Forse danzare

Al ritmo del mondo,

adeguarsi al frastuono degli eventi,

illudersi di dialogare

nella Babele degli uomini?

Perché non è apprezzato

Colui che preferisce

Ascoltare il silenzio?

E’ così dolce il rumore

Dei pensieri,

come le onde del mare

in un caldo pomeriggio

d’estate.

Arrivano lentamente

A lambire la riva, poi vanno via

Senza lasciare traccia alcuna.

Sono pensieri lievi,

chiusi nelle stanze della memoria,

pronti ad uscire

solo se apriamo con le chiavi

della solitudine.

Il vero dialogo

Si ha con se stessi

E se questo non è

Saper vivere

Allora io non sono mai

Appartenuta

A questo mondo.

 

 

 

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