I giorni ventosi
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Vorrei stasera rincorrere cani latranti di gioia nel fitto del bosco per la preda raggiunta sui muschi odorosi di antiche cacce sembianze di fate giochi di gnomi. Vorrei affiancare le tue gambe possenti tirar di fucile e centrare la vita la mia sapendo che la tua mano sicura mi guida. Sono stordita perché i cani stridono piano acuti lamenti le mie vene ascoltano calde il fiutare nel vento e sul piatto gira quel disco rotto. Non credo alla mia prossima preda non aspetto nessun colpo mi siedo arresa sull’albero riposa il mio fucile.
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VIAGGIO DESOLATO 10/04/1994
Ed il mondo è men lieto senza il tuo respiro vagito lontano accesso ai miei ricordi… perché non torni? mi brucian le mani sapendo che il fuoco è spento forse neppure un lamento ti giunge di questi giorni bui… ma niente può comprendere questo mio stormire di cielo forse il tuo solo sorriso mi donerebbe nuova luce… dove vive questo eterno silenzio che non mi placa che assorda… ti prego, torna.
ho freddo e forse anche sonno in questo tempo senza inganni dove le tue fragili membra sono come occhi non vedenti… che tradimento non dirmi niente nello stile di chi se ne va senza un lamento quasi un ricordo o meglio, un sogno…. sì, forse ho sognato che guardavi lontano le terre d’oriente ed io, quella veste leggera che ti toccava la fronte: nel sudore un dolore si confonde nel tuo fianco e nel mio cuore.
Non ti ho mai detto tanto di me forse niente per nasconderci ci siam rincorsi come cani nella nebbia… solo questa volta ho afferrato nel buio del vento il tuo nome ed il mio respiro.
Inginocchiata mi hai vista come non mai solo forse come quel giorno che in un solo gesto mi dicesti l’amore; non posso più di questo lamento farti giungere al cuore perso in chissà quali terre lontane. ma qualcosa mi convince che tu mi ascolti forse un presentimento d’amore.
Ero ignara del tempo che ruba la vita nella casa splendente di fiori il camino e la scala il cane ed il gatto… ti ho rubato un glicine nel ricordo di noi e del pensiero che ad ogni primavera ti ho raccolto nel lilla nascente.. “non l’hai colto per me” mi dicesti a rimprovero confondendo le acque del cuore.. come vedi, ho rapito annusato setacciato l’aria frettolosa delle tue pareti i disegni a te cari di sfuggita l’Orfeo: sole e luna cielo e terra mistero sorridente di questo strano incontro.
ora è notte un vento leggero lambisce questa primavera frettolosa nel tuo esistere tacito a me così folgorante: “quando crederai di esser finito, sorgerai come stella del mattino”
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UNA MANO CALDA
Vertigini lattee gli incubi notturni alcoliche prede di viscere attorcigliate sui nidi del cuore. Mi punge questo presente sino a dubitarne l’esistenza assenza di tanto presenza di tutto. Quali affanni riserba questa vita ignobile senza nomi privilegi di pochi gli eletti al sorriso che più non riesco più non conosco. Dammi una mano calda sulla guancia premi il freddo del pianto che non si esprime. Immota in questa tetra notte la vita che non è più vita solo sperdersi di tempi e di ricordi.
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IL VIAGGIOLa fretta ti oscura il cervello l’ingranaggio ti stringe l’affanno ti uccide perché non ti guardi un po’ attorno? i tuoi pensieri son grigie prigioni ma lì, vicino a te, esiste un respiro l’ieri, l’oggi, il domani nei singoli volti nel tuo profondo nell’assurdità del vivere.
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20/01/98 Mocambo nel suo Conte LE POVERE GIOIE
Sfilacciamento di note questa sera mentre nelle nostre menti suonano i ricordi ieri era ieri poi sarà domani i tuoi occhi così chiari segmento di frazioni le tue mani morbide mio ingenuo albore trascinano le note di quell’orchestra jazz una bocca un po’ sudata e le gambe abbacinate nel bagliore del sorriso umido mi manchi musicante da strada cavaliere errante ottocento dimenticato nei libri di una scuola polverosa in anni persi in formule da impresario. voglia di un figlio a cui raccontare di Lancillotto e Ginevra dell’edera nella fontana muschiata d’amore. suona suona tenera melodia che io senta la tua poesia più simile alla mia. urla urla più forte il dolore di quella gente distrutta per niente sotto le nostre suole di giorni televisivi. piangi piangi al lume dell’anima tua.
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Libertà Chiaramente
mostrai la
mia parte peggiore quando
incontrai nello
specchio il
silenzio. Non
immaginavo tale
fosse il peso degli anni ma mi accorsi d'improvviso quanto
si semina col
sudore del tempo. Ho
raccolto a
piene mani ho
raccolto, ma
soprattutto ho
ricevuto nel
pianto e nel riso ciò
che oggi io sono. Non
dimenticare, o
mio marinaio, quanto
t’attesi e sognai nascosta
nell’antro di
questa grotta oscura, quando
oggi vedo
riflessi i
bagliori nel
fondo marino. Ho
scoperto che anche
i pesci sanno parlare come
i muti sanno
cantare. Questa
sera la
dedico poi a
coloro che mi han creduto forse
solo per il coraggio -
che io chiamo incoscienza - di
chi vive senza regole che
io chiamo libertà - .
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Puoi Nei sogni puoi, raccogliere i pensieri gli umori i giochi le farfalle non volate i sogni nel grembiule mentre ancora la farina spolvera di grano acerbo. Ma il pane nel forno già caldo attende solo d'essere sgusciato quando il profumo indora l'alba e l'imbrunire.. mi chiama la dolce madre che ancora sa di letto caldo richiama questo nuovo essere donna perdente cosciente che niente per niente le strapperà via l'anima per un banale contratto. Buona notte mio bimbo.
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Whisky
Mi lavo In ogni dispensa frasi rotte note lucide di banconote
stropicciate, sul muro di
marmo lucertole
ingiallite all’ombra del
noce in fiore: quanti profumi nel campo dei
melograni variopinti di
mongolfiere erranti sopra le
nostre teste. Movimento lento acceso di passi giovani senza termini riferimenti
acuti di lucidi divani fra le gambe
aperte il dubbio della mia
gravidanza un fuoco scoppiettante di
petardi spenti negli
anni. Dal ponte ho versato la mia riserva di malinconia fino ad essere ramo secco trascinato da
corrente fangosa di questa notte spettrale di
whisky. La musica muove le ultime sfere degli angoli
miei vitali là dove i petali son
tutti sfioriti nel vento e nel
ghiaccio. Raccoglierò il profumo di questa
primavera acerba d’amore crudele di
rancore
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Rosa tardiva d’agosto
…coglievo una
rosa tardiva
d’agosto pungendomi
fuggii mentre mi
guardavi nascosto niente ci unì tutto ci tenne la rabbia e
l’odio il detto e
l’ascosto. Mi guardavi
furtivo staccato e
lontano solo
l’apparire delle mie forme
ondulate soffuse al
chiarore del flash
d’autore muovevo le gambe in incroci
battuti dal tempo del
cuore lo stesso
ribelle alle tue
frustate d’amore. Rincorremmo
giornate erbose di vento talento di
giovani anni corrugati da
futili umori ci dilaniammo in oscuri
presagi di lacci
inesistenti quando si vola
leggeri su fantasiose
sensualità: non dimenticare vorrebbe gridare la mia gola secca di parole ma blocca quel tuo gelido
silenzio di chi non vuol
sentire… i miei occhi troppo fragili non possono
spiegare che solo il
ricordo può nutrire di
gioia i momenti bui
dell’oggi.
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Questa notte Vorrei tornare questa notte a quei tanti giorni felici di cicche spente mentre parlavamo leggere io piccola voi donne sull’orlo di gonne leggere che danzano sull’aia… com’eravamo belle di baci rubate di pensieri sognate… ed ora, in quella grigia stanza anche tu, come lei, mi lasci ad appassire qui sola senza la gioia dei vostri capelli bianchi. Vola leggera l’angelo ti accoglie per ogni tuo filamento di fumo. |
Mirante credevo silente passaggio di spini di mare sopra un veliero immaginario lo scenario turco vela scozzese un tu inesistente meditabondo ricordo un sentiero o il sentire che ora nascondo per eccesso di quiete sconfino negli occhi i segreti passaggi sotterranei l’acqua che sgorga senza rami il tuo corpo un riflesso forse un gioco di luci.
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Rammento i mattini leggeri l’alba e il tramonto il racconto che ora io mi faccio d’innanzi allo specchio del sole profondo che spunta alla finestra: che sconcerto questo vagare eppure mai come adesso son stata sull’orlo di un fiume mentre tu eri per me il mare da scordare.
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Veleggio dove mi porta l’ombra dell’ulivo profumo profondo di radici tagliate: le nuove sono nate ancor prima di averti stupite han detto un nuovo sì al mondo…… vagheggio pensieri di ieri e di oggi nell’attesa del vuoto del solo del me.
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Sognami ancor prima di conoscermi perché io non potrò riconoscere il volto e tantomeno le mani nel buio fitto degli anni trascorsi forse il suono del passo mi convincerà che non era uno scherzo né un fantasma quella volta sul fiume ma uno spino rampicante che mi toccò il cuore. Soccorrimi se vedo un abbaglio di luce penetrare sordido nella mia stanza dei giochi perché potrei anche credere che sei di nuovo tu.
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Se mi fisso su |