Edoardo Grecò

Il suo sito personale

Lesto, Quando Sgrondano, Fuggir_vorrei Di_altro, “Belva_e_Poeta”_
 “SOLE_A_PRIMAVERA”_
Lo_ME_e_Il_Lupo_
       

 

 

Dal libro

“Favole in purgatorio”

(di Edoardo Grecò)

 

 

 “SOLE A PRIMAVERA

 

E’ dunque il Sole

Che Anima natura,

l’Aria suona già di primavera

e lo sorriso, dello mè, allarga bocca,

come se respirar  volessi

per rinnovar la vita.

 

E’ vita dunque,

che accenna nuove mete,

per completar lo ciclo

in cosmo gioco

e presentar rapporto

al sommo mastro,

su quanto in vita parte

ne è stato il

FINE.

 

E’ il fine,

Tutti in vita,

Cercan lesti:

“Omi, animate bestie, piante, insetti

comprese  le formiche,

in loro già si accalda

primavera”.

Per lor non fa di carta

calendario,

l’istinto già ne fa lo

scadenziario

!!

 

Lo Sole scalda l’Anima

che si muove

!!!

 

 

 

 

Dal libro

(di Edoardo Grecò)

"Ho attraversato l'Inferno"

 

"Lo ME e Il Lupo"

Da "Bimbo"
sotto colle abitavo,
la neve di spesso cadeva.

fumata
lo tetto faceva,
lo caldo camino bruciava,
la legna  che l'omo tagliava
nei boschi
del lupo assai nero,
che con fame in valle scendeva,
ululando
messaggio di aiuto.

Di paura la testa coprivo,
con panni da mamma cuciti,
con stoffe di pezza attoppate,
lo grido
ugualmente sentivo,
terrore associavo a pietà !

Lo giorno arrivava,
con luce flettente fra neve,
coraggio
di nuovo
in mio petto fiatava,
con occhio lo lupo scorgevo
in alta collina lontana,
con passo di fiacca e di lena !

Lo mio corpo ne vedo
ormai grande,
lo cuore  rimane fanciullo !

Lo lupo,
rivedo nei sogni  !

 

 

 

 

“Rifiuto della Materia carne

 

Lesto,

 

cammino di mia essenza,

senza meta e tempo

e nello vero assaggio le infinite storie,

che nello corpo di materia carne,

non mai, in tempo metro,

potrei vederne parte.

 

 

 

 

Quando di scalo faccio

nello microcosmo Umano,

non mai, mi par di ritrovarne via,

per far rientro

dove spirito non suda

e di angoscia, attende, di liberarne  belva,

che nel vedersi in specchio

assai si indigna.

 

 

 

 

 

Sgrondano,

 

di putrido le gocce da carcassa immonda,

nello veder mio vero in trappola di Omo.

 

 

 

 

 

 

Fuggir vorrei

 

(dove non so),

di lesto,

dove di Umano non ci sia la puzza,

ma….  L’ Omo in  ALTO

che comanda il tutto,

serrata tiene la mia gabbia in carne

e aspetta compratore,

che di riscatto,

possa comprar li miei peccati.

 

 

 

 

 

 

Di altro,

 

mi riman  che lo sperare,

visto lo brulicar di peccator fra  vivi,

e chissà…. fra questi,

ci sia  chi di peggio ha fatto

e gli convien scambiarli con li mia,

anche se….  di meglio sorte

(egli non sa),

non gli toccherà di fare.

 

Dal Libro

(Ho attraversato l’inferno secondo volume)

di E. Grecò

 

 

“Belva e Poeta”

 

Sono Poeta

per comodar la psiche,

quando da OMO

sono stanco di faziare

e con coscienza cerco

di perdonar, lo esser di mè, la belva.

 

Pur parte faccio in bona, a santo dire,

mentre la carne sbrano di ferocia

e degli avanzi ne faccio gli insaccati,

per conservare l’ Anima dei vivi

che nutrimento fa allo mio corpo,

quando, in debole,

vado in carestia.

 

Dolce

presento aspetto,

per ingannar crudeli

convinti nel lor giusto

lo rapinar fedeli.

Lo esser dunque in gioco,

con  li  “OMI”,  in questo

ciclo.

 

Uccido

lo simile allo mè, pur lui vivente,

né concio la sua carne

e pur la pelle in fregi,

accristo  “Omi” e pur ne prego morte

con mani di congiunte e voce assai di mesta,

già conscio del difetto Umano

che in mè primeggia d’Ego,

pur cerco lo perdono

e lo intrigar

supremo.

 

Carne, di un Kilo,

basta e avanza per lo nutrir ferocia

che bramosia chiama, ma

da ingordo Umano

scialacquo di abbondanza,

visto che, lo morto altrui

dello mè, ne fa la vita;

a contorno metto

intingoli con droghe e diavolerie,

che d’occhio fan gustoso,

pensiero già gradito.

 

Festa ne sfrena su tavola

imbandita di colori,

senza di pensier far dedica

a chi lo addebola la fame

e viso ne tiene mesto, dalla

mosca ben rigato, con

vomito di eccesso

a digestione

fatta.

 

Di ciò

mi par poetico,

pur lo illustro in lustra carta,

per far dello mè lo bravo

in risma Umana specie.

 

Poeta sono, ma

non ne rimo versi,

poiché, in se, lo scritto,

poetica di vero.

 

Sono poeta,

non più  …FRA…..

ma per  i

VIVI

!

 

Sono Poeta,

per saziar

dello mè

lo Ego

in

FAME

!

 

 

 

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