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“SOLE_A_PRIMAVERA”_ |
Lo_ME_e_Il_Lupo_ |
Dal libro “Favole in purgatorio” (di Edoardo Grecò)
E’ dunque il Sole Che Anima natura, l’Aria suona già di primavera e lo sorriso, dello mè, allarga bocca, come se respirar volessi per rinnovar la vita.
E’ vita dunque, che accenna nuove mete, per completar lo ciclo in cosmo gioco e presentar rapporto al sommo mastro, su quanto in vita parte ne è stato il FINE.
E’ il fine, Tutti in vita, Cercan lesti: “Omi, animate bestie, piante, insetti comprese le formiche, in loro già si accalda primavera”. Per lor non fa di carta calendario, l’istinto già ne fa lo scadenziario !!
Lo Sole scalda l’Anima che si muove !!!
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Dal libro (di Edoardo Grecò) "Ho attraversato l'Inferno"
Da
"Bimbo"
fumata
Di
paura la testa coprivo,
Lo
giorno arrivava,
Lo mio
corpo ne vedo
Lo
lupo,
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“Rifiuto della Materia carne”
cammino di mia essenza, senza meta e tempo e nello vero assaggio le infinite storie, che nello corpo di materia carne, non mai, in tempo metro, potrei vederne parte.
Quando di scalo faccio nello microcosmo Umano, non mai, mi par di ritrovarne via, per far rientro dove spirito non suda e di angoscia, attende, di liberarne belva, che nel vedersi in specchio assai si indigna.
di putrido le gocce da carcassa immonda, nello veder mio vero in trappola di Omo.
(dove non so), di lesto, dove di Umano non ci sia la puzza, ma…. L’ Omo in ALTO che comanda il tutto, serrata tiene la mia gabbia in carne e aspetta compratore, che di riscatto, possa comprar li miei peccati.
mi riman che lo sperare, visto lo brulicar di peccator fra vivi, e chissà…. fra questi, ci sia chi di peggio ha fatto e gli convien scambiarli con li mia, anche se…. di meglio sorte (egli non sa), non gli toccherà di fare. |
Dal Libro (Ho attraversato l’inferno – secondo volume) di E. Grecò
Sono Poeta per comodar la psiche, quando da OMO sono stanco di faziare e con coscienza cerco di perdonar, lo esser di mè, la belva.
Pur parte faccio in bona, a santo dire, mentre la carne sbrano di ferocia e degli avanzi ne faccio gli insaccati, per conservare l’ Anima dei vivi che nutrimento fa allo mio corpo, quando, in debole, vado in carestia.
Dolce presento aspetto, per ingannar crudeli convinti nel lor giusto lo rapinar fedeli. Lo esser dunque in gioco, con li “OMI”, in questo ciclo.
Uccido lo simile allo mè, pur lui vivente, né concio la sua carne e pur la pelle in fregi, accristo “Omi” e pur ne prego morte con mani di congiunte e voce assai di mesta, già conscio del difetto Umano che in mè primeggia d’Ego, pur cerco lo perdono e lo intrigar supremo.
Carne, di un Kilo, basta e avanza per lo nutrir ferocia che bramosia chiama, ma da ingordo Umano scialacquo di abbondanza, visto che, lo morto altrui dello mè, ne fa la vita; a contorno metto intingoli con droghe e diavolerie, che d’occhio fan gustoso, pensiero già gradito.
Festa ne sfrena su tavola imbandita di colori, senza di pensier far dedica a chi lo addebola la fame e viso ne tiene mesto, dalla mosca ben rigato, con vomito di eccesso a digestione fatta.
Di ciò mi par poetico, pur lo illustro in lustra carta, per far dello mè lo bravo in risma Umana specie.
Poeta sono, ma non ne rimo versi, poiché, in se, lo scritto, poetica di vero.
Sono poeta, non più …FRA….. ma per i VIVI !
Sono Poeta, per saziar dello mè lo Ego in FAME ! |
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