L’amor fugace è nell’osteria della memoria. | La rincorsa dell’amor panico. | Al seme della mia pianta. |
L’amor fugace è
nell’osteria della memoria. Mattinata di spiombature del cielo e boccali di vita. Nelle botti fermenta un’altra premitura: sono il vinaio e le scorte, giù nella cantina dei ricordi, non hanno nomi qualsiasi. - Ehi!, che distilla questa memoria di barrique? Donna o vigna che tu sia, rendi la mia sorpresa un’ebrezza! - Sono la vaniglia che travasa il suo sapore… Lascia che fermenti questa nuova fragranza ribollendo d’aria a singhiozzi e poi accoppiami ad un brindisi d’addio: ti restituirò al vago frantoio dei sensi! Leggila così: per calarmi sul fondo degli occhi avrei usato qualsiasi corda… anche un filo di pianto. I tuoi occhi! Binari autarchici su cui andare fruendo delle traverse, straniere al loro moto di guizzi. Paralleli in trame per cui il senso dell’uno fu ragione dell’altro. E in questo improvviso, vai e torni come un incrocio di campane. Sei adesso la cabala della mente padrona del sogno aritmetico del coppiere sconvolto dall’ansia degli avventori molesti: le paure si versano al rientro dall’ordine. Non mi interessa aprire la porta per vedere se sei sull’uscio. Basterà attendere un gesto di accoglienza. Non ho rimedi per la leggerezza e… attaccami!, non ho rimedi per il tuo sorriso. Non mi oppongo alla tua supponenza: come posso prevedere la mia schiavitù? Ti guarderò dritta anche se non dovessi esserci e avrò il tuo sorriso proprio perché non ci sarai. Dissetati calma, seduta al banco del cuore: all’oste tocca ora imbottigliare il fondo ch’è rimasto.
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La rincorsa dell’amor panico. Ti ho appena ascoltata. Mi sono ancora una volta perso trovandoti: - Dove sono è dove ero? E tu, sei dove starò? Cosa sarà mai una distanza se ad incontrarsi sono solo le emozioni, le stesse pulsioni e non il rimpianto del non vissuto? Nulla! Siamo integri. Vergini di fragilità adulta: voglio concedertela. Nè il tempo nè la distanza sono riusciti a modificare questo "adesso" perpetuo. Come se riallocato l'ultimo incontro di allora fosse solo trascorso da un attimo per quello successivo di “tra poco, meglio… subito.” Sei bella di più, nel tragitto da com’eri a ciò che sei. Come se i passi non fatti verso fuori dal mondo e da tutti, di primo mattino per rientrare in una notte che non sarebbe ritornata, siano stati compressi nello sguardo vago a cercarti e con uniche testimoni due mani e un intrigo di dita e un universo di sedie così ampio che le distanze non si sono mai accorciate e straordinariamente angusto da rendere timido qualsiasi approccio. Ora finalmente posso viverti. A bocconi, a strappi, a rammendi... ma anche ad eccezioni e regole, ora che la marea dell'inversa vita ti restituisce alle mie spiagge nel giusto verso, non avrò versi che per te e mi allieto per le attese tra il prossimo sentirti e il precedente. Credimi, sono sulla vetta della mia tensione e la scalata è stata un balzo di sangue. |
Al seme
della mia pianta. |
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