Ivan Costanzo

 

Confesso I_buchi_della_rete Ode_ad_un_amico      

 

 

Confesso

 

Dallo specchio vien riflessa

la figura che conosco,

i miei anni ho nelle ossa

m`ancor vita non tradisco

e mentre aspetto il triste evento,

mi prostro,

genuflesso,

dei peccati chiedo scusa,

in verita`,

confesso.

 

Per mia madre,

quanto amore,

il suo dolor non mi da` pace,

la famiglia,

la mia forza,

dentro al buio l`unica luce.

Ho vissuto nel piacere,

per il gusto dei momenti,

ma un uomo senza fede

e` solo un mendicante,

un viandante solitario

che pezzente

o benestante,

vive come l`ombra

che si aggira fra la gente.

 

Oggi pago le mie scelte,

le mie colpe da incosciente,

le strapago mille volte

vita da`,

poi si riprende,

e` una legge che la natura

ad ogni uomo riconosce,

quando si vive all`avventura

tutto appare,

poi svanisce.

 

Qua s`arresta il mio compiuto,

la mia vita e` tutta qua,

un corpo detenuto

e un cervello in liberta`,

un vigliacco  coraggioso,

criminale un poco asceta,

un vecchio Peter Pan,

menestrello

e mai poeta.

 

 

 

 

I buchi della rete

 

La sbarra grigia al mur affissa,

d`acre odor l`aria dipinge,

tempo mogio in ozio passo

e il rancor,

all`alba sorge.

Mangio rabbia ad ogni pasto,

il mio sonno e` senza oblio,

nelle notti sono desto

e in silenzio,

prego Dio.

Dentro i buchi della rete,

la mia posta,

la poesia,

cieli opachi

frasi tristi

e scorre mesta,

vita mia..

 

 

Ode ad un amico

 

Il rimpianto m`attanaglia,

or coscienza me lo impone,

la memoria si risveglia sull amico

senza nome,

alla penna lo consegno,

al ricordo permanente,

perche` viva dentro un foglio

chi aveva tutto

e ora e` il niente.

 

Un ragazzo come tanti poco meno di ventenni

che cammina come un zombie,

nel Viet-Nam dei nostri tempi,

fra i quartieri di Milano

costruiti sempre uguali

da politici corrotti e architetti criminali,

immortalato sulle altari

di chi il pensiero vuol guidare,

con gli spot pubblicitari

del piu` bello e del danaro.

Ma la sua mente non si guida,

non e` una macchina di serie,

e combatte con la droga

costruendo su macerie.

 

Dentro un parco comunale

ora buca la sua vena,

e con un viaggio artificiale

va a iniziar l`ultima cena.

 

Con accanto una siringa

giace il corpo martoriato

e par che morte ricomponga\

cio` che vita ha consumato.

 

Sulla lapide hanno scritto

Una frase solamente:

“Chi era morto anche in vita

ora e` morto veramente”

e sua madre inginocchiata

innanzi al crocefisso prega:
”La sua anima e` fuggita,

ti ha lasciato, cara droga”

 

 

 

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