Io sono il vostro conforto venite, abbracciate la mia gioia, che cura e lenisce le vostre sofferenze. Attorniatemi vi sfamerò,vi curerò il mio cuore è sicuro rifugio per voi miei piccoli amici. Non vi sentirete più abbandonati, la mia presenza è garanzia di coccole, di sicurezza. Non disperate vi sarò sempre vicino. Portate con voi i vostri amici che non conosco ditegli che c’è chi gli vuole bene. Vi cerco,vi accolgo, vi aspetto!!! Quando incontrate queste creature guardate i loro occhi sofferenti, che implorono:”Dio Dio mio quando mi viene a prendere”… E loro pazienti aspettano abituati come sono nei secoli nella lunga contemplazione dell’eternità. Leopold Persidi Roma. 21-02-2004.
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Sono due piccoli neonati, la morte li sta ghermendo, non posso fare niente per loro. Non sentono neanche il mio affetto, il mio dolore. Si lamentano, si stanno spegnendo lentamente. Oh deleteria “entità”che ti appropri Di due piccole vite appena sbocciate. Hanno ancora gli occhi chiusi, ma il pianto è così accorato, da far fremere le membra. Ingiusta “sorte” , che così tanto ti accanisci contro chi non ti ha mai offeso. Dea di pochi fortunati. Leopold Persidi. Roma-(03-06-2003)
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CONOSCERLIVoi siete l’alba,il tramonto,la luce la verità,la speranza, la vita. Voi siete tutto quel ch’io non sono. Voi siete me,ed io cerco di essere voi. Li ho amati prima di conoscerli e ora che li conosco ancor di più. Affine e simile a loro,prima ch’io nascessi, ci aspettavamo,ci siamo incontrati per non perderci ed affrontare, le spregevoli vicende della vita. Per le strade, per la campagna, per gli anfratti vado in cerca dei miei piccoli smarriti ed incontro altre creature perdute. Evidente nei loro corpi la paura, i disagi,le piaghe, le lacerazioni intime dell’abbandono delle piccole anime che vagano senza speranza. Il cuor mio si stringe, si strazia la mia anima rimane sconvolta,angosciata atterrita da tanto orrore. Inconsolato, resto con loro e piango e dove più acuto è il dolore, il mio cuore si scioglie. Leopold Persidi Roma. 21-02-2004.
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UN GATTINO ABBANDONATO
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Piccolo gattino nero non volevi esser posato ma, morire sopra la mano del cuore. Poi non contento,ti ho abbracciato e ti ho messo sopra il mio petto. Il cuor mio batteva quasi all’unisono con il tuo piccolo cuoricino affannato, volevi morire così; come volessi sentire i battiti del cuore della tua mamma… Così ti acchetavi, quasi dormivi nella lunga agonia. Tutta la notte sul petto, non volevi essere posato altrove; solo al mattino quasi incosciente, hai trovato riposo sulla poltrona. Si respiravi ancora, senza lamento, poiché dormivi… se pur rapido batteva il tuo cuore man mano affievolito, più lento cedeva, ti consegnava al lungo sonno. Leopold Persidi. (06-07-2003)
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LA MIA COLONIA
FELINA |
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