Livio Blocco 1-2
Ora, non c'è più spazio per pensieri sulla vita per la vita. Superato ho il momento ora, cavalco disperato questo vento che accarezza una speranza non finita ieri, quei suoni dai monti, guardando una salita, ora io sento.
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Ner senso... "era mejo se m'accontentavo" m'aricconti "eri mejo te..."; ma quanno te ne sei annata che parevi inseguì la luna io davvero t'ho 'nvidiata 'na collana de penzieri, e so' rimasto co' la cruna de quei giorni, fino a ieri, finché nuda sei tornata ner senso... che era mejo se penzavo già d'allora, io, ch'ero mejo me.
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Piazza cinese
Tieni a mente, Primavera,
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Chi non sa cos'è
un politico Colui che parla in fare enfatico E che sa d'esser fatidico, con due frasi messe appresso in un modo nebuloso oppure subdolo ed ambiguo; chi non sa cos'è un politico. |
Schiuma leggera di un sorriso blu rapita alla luce per far lume alla notte; io da quel giorno sogno, scoloro il viso e creo qualcosa in più, leggero nel cielo per far posto alla morte giù, sulla terra, tetra, spose del vento solo piume e tu, vestita di rose incantate, luci rabbiose nelle lacrime da vendicare o scordare in oceani di carezze stanche, mentre tremi di una paura antica sempre più, lentamente, ritrovi la pace e dormi, e sogni e ridi e occhi, chiusi e raggianti eternano l'ansia di Dio nel mondo, sei tu.
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Dipingere l'umore di uno sguardo in
lontananza
Si rammentano le storie |
Nulla è più dolce del proprio sentire a tratti, dal nulla, l'io che reclama la propria esistenza, e intorno dissolve maschere avulse e miseri miti. 'O savia demenza...' tutto scompare là dove imperava un'io che riscuote dai servi aggiogati tutta una vita rincorsa a sbranare, e ora ricordo: nel mentre volava, ed era ferita
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Posso pensare a cose più grandi eppure permetto di farmi stancare; dentro il concetto di viver la vita non c'è stata mai aria per terre più rare. Così mi ammalo di civica ignavia agli occhi del mondo, del loro consumo, spinto più a fondo dal senso di morte balbettando reazioni con torri di fumo e veli pietosi al nostro passato. Un giorno si nasce in un gioco che ha fine dentro ganasce che è stolto aspettare se non ho più pensiero, mio, oltre il confine.
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C'è nella mente... la lontananza che sibila i ricordi d'infanzia delusa, uomo maturo, che cresci alte mura sui campi da gioco. C'è dentro il vento... un'impotenza abbattuta della vita legale dei sogni, uomo reale, che pensi al futuro di tasche malate. C'era sui rami... una voglia di alzarsi e tendere mani come bambini, uomo già morto, illuso creatore di bare invadenti. Tu hai nella mente la superbia distorta e hai nelle mani l'orrore che porta la vita non tua, veduta e già colta.
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Nell'ammissione del limite umano... nasce il dubbio e trovo Dio. D'altro canto non mi portano i miei sforzi mai di fuori, e nel mio corpo non c'è mano, resto solo, solo io e le mie sere quando esortano a pensare... pazzie dentro i clamori: gente, mai ribelle di sé stessa, si rinnova muore nasce dentro il ruolo della gente, se mai vita le è concessa.
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La mia accidia, impastoiata, non lo sa che non va bene, pisolare sul destino quando il mondo intero freme. La mia accidia, come un cane acciambellato, non capisce a chi fa male quando acciuffa i suoi torpori mentre tutto gira uguale, e riprende a trascurare vane corse, e lascia soli i grandi atleti del momento aumentando la speranza di chi cerca la vittoria; strana gara, finta gloria, se a qualcuno importa niente, come ai pigri ai quali serve quanto basta a non sbavare dietro al collo della gente.
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Incantata da una sfera di cristallo l'altalena dei tuoi occhi spalancati, liquefando la mia rabbia e la paura, vola via. |
cuore che muori, sotto le sponde che nascono sempre a nascondere facce di strani dolori. Cuore che nasci sotto quel sole vivido o tenue secondo le ore che cantano insieme parabole vecchie o spente parole, fatti illusioni e vivi gli amori senza ascoltare santa sapienza, ma solo il tuo sguardo sopra i colori.
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Pupa strana, pupa bella, quanto dura 'sta salita, senza n'attimo de tregua fa sortì n' artra fatica. E poi, che scemi, smadonnasse pe' le storie e pe' li guai manco nostri e ancora 'n testa de 'sti vecchi rimbambiti appena nati. Senza core pe' 'mbriacasse de risate, pe' gioi’ de 'na giornata senza tossiche parole; scatoloni de cartone a preparasse gia` la bara pe' fa 'r gioco dei padroni pe' 'nvecchiasse appena nati pe' 'n sape` guarda` 'na stella, arimangono giu` 'n basso, pupa strana, pupa bella.
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ripetendo piano piano la stagione dell'amore conoscendo caso strano la rinuncia dell'amore con lo sguardo da lontano; i suoi fiori per gli amici e al bastardo già ruffiano fato freddo traditore che insegnando dai una mano, di cinismo fermi il cuore raggelando piano piano...
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La nuvola che sposta le risate, pe' fa posto a quarcos'artro, nun sa che solo in mezzo se pò mette pe' rompe le saccocce a quarche d'uno, nun sa che solo er vento lo permette, perché 'r monno sia più scartro a tenesse sempre mejo cose belle , oppure amate.
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Ultime grida volate a dispetto di un'informazione sempre settaria, metrata dal soldo va a caccia di streghe o cose scontate, facili a dirsi. O forse è il buon senso a non dare sentenze, a insabbiare gli orrori, troppo giganti e tanto lontani dal nostro pensiero, di civiltà balorde e arroganti. Ma al tetto del mondo sono arrivati... e come locuste divorano a sbafo campi e colture già millenarie quando l'insetto dicevasi larva, rozza e ignorante, buona a affogare, infilzata da un amo di cose balorde, sempre le stesse , sempre nel mare di gente fottuta dal falso lampante, chiude i suoi occhi credendo all'udito e parla e ripete gli slogan bugiardi come non fossero scuse carogne come non fosse chiaro e banale, guerra, violenza, e larve a sbafare.
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La rassegnazione, che non fa più soffrire... cavallo sfrenato, sopra i morti di mille battaglie, vittime inutili, e ideali squarciati, passano sotto il sollievo di rese dolci e gentili nei sensi sfiancati.
E torna un respiro scordato e il silenzio che svuota la testa fa male e dà pace, come una spina tolta alla fine di un tempo infinito, ora calmo e sereno nel regno potente di un cuore indurito:
"cinico mago, incanta per sempre immagini mosse solo da un treno".
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Quando una luna mi riporta indietro sopra i capelli mossi dal vento del mare d'inverno d'incanto mi sento volare, e poi ancora stupore, nel fango del tempo che manda in letargo amori lontani perduti nei sogni che hanno creato, fantasmi di sabbia mossa dal vento del mare d'inverno d'incanto diventa illusione e poesia.
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Quantunque le passioni rinomate del peccato siano sempre umanizzate da chi gioca al porco santo, non è detto che io cada nel tranello di una moda buona solo a fare vento. Brezza strana, in quanto vedi dove nasce e dove muore, che non va dove gli pare e che guardi ma non odi. Aria strana, falsa, sporca in questo mondo, sempre fatta da qualcuno, resta solo puzza orrenda.
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che ha già pronta l'etichetta... E tutto appare intorbidito mentre cerco le parole per spiegare che i doppioni, quelli neri e all'altra parte, sono tali oggi e ieri e ancora e sempre più distorti, vecchie copie di un passato che già in tutto è stato autore e che rimane, e sempre, è stato.
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societarie, traditrici soffocanti con le storie sempre uguali dei cannoni, state fermi, state buoni, dove non puo` stare un fiore. E ricordo meretrici piu` fedeli come amiche delle favole narrate per bloccare al proprio posto quattro negri rimbambiti di morale da formiche; sane cose per falliti che non hanno mai supposto quanto falso spudorato nella luce di quel sole raccontato dalle ortiche.
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Era cantata, la sola allegria, finta, sdraiata, protetta da risa, complici amare dall'alito forte. E una bottiglia a guardargli le curve calde, inebrianti, fedeli e disposte sopra le cose, sopra i pensieri, danno tepore e fanno girare i quadri, la stanza tutto il normale di cose sognate da quando, da ieri da sempre nel tempo ormai spiritato e ubriaco di risa fatate e sincere.
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sopra letame in mezzo a rifiuti sotto una pioggia, acida e lieve; da sotto la croce, rigagnoli putridi scavano valli e stagnano lieti del loro operato. Vicino alla croce, corvi che ridono e saltano intorno come irrequieti dementi e ancora rivedo curare la croce; senza piu` aceto, ma santa vernice e tutto va a posto. |
preferisco pensarlo, per tanti motivi, riuniti nel mazzo mischiato dal tempo, volati per aria ad ogni occasione, raccolti dal caso che mescola carte dure e sapienti come il destino. E torna, davvero, in mezzo al languore rosso, mozzato, stesso pensiero intorno alle cose che girano forte, intorno, e da sempre, ancora straniero.
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l'oro che nasce, e poi cambia sembianza; esce dai monti fiume splendente, accende speranze gridando vendetta nel cuore smarrito di chi spera ancora, povera gente marcita di storia...
sola, rimani stupita, l'oro, che a valle, distrugge ogni cosa, fuscelli indifesi ubriacati di gloria vana e forzata dentro la gola da forti castelli che fanno trincee con masse di carne al fiume che arriva.
Sola, rimani beata sacra collina, che tutto hai guardato sentito e pesato, tu sola, intoccata, nell'angolo santo del quadro profano che posso cantare solo, in silenzio, con pause e risate, solo fa pena il morire di un fiore.
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eppure tanto grande, numme pento, d'avettelo guardato... seppure poi c'è stato, chi ha abbassato le serande... numme pento... guardo, rido... ...e so' contento.
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Dimme, cantore de eterne passioni, (do' s'annisconne chi s'ennammora), come consoli nell'acqua l'affanno de chi li capisce e come...'sti sòni. 'Ntorno a quest'ora cantano l'onne, e immentre piano, quarcosa te danno, che tutto avvorge, e poi scompare. Cosi' chi more poi dopo risorge, ...come sortisse dar fonno der mare.
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è quello di due gabbiani;
volano in alto, all'orizzonte,
uno a destra, l'altro a sinistra
e in mezzo Dio.
Sanno poi, solo gli arcani:
come se fosse una fonte,
lo stesso scoglio gli si mostra
che fu all'ultimo rinvio
delle tue mani.
Già uno rivòla al ponte,
l'altro rimane in finestra,
poi s'arrende, verso l'oblio
di chi non gli importa 'domani'
che sta di fronte;
tanto, da destra o sinistra,
il destino, tuo e mio,
come quello di due gabbiani,
rispunterà all'orizzonte
di questa giostra.
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Avanti le promesse fatte 'n cambio d'esse bravo,
c'era stato un mondo bello de canzoni,
quanno er sole se portava via li giochi
e la stanchezza riposava intorno a sogni malandrini.
Avanti le promesse fatte 'n cambio d'esse bravo,
nun è che se capiva er gusto che te dà la sòla,
tanto s'era preoccupati a divertisse
e a pija 'n giro chi s'affanna e poi nun ride,
perché 'r massimo lo carcola sortanto
dar giorno, in cui c'ha 'r posto dei padroni,
e solo allora, che assapora er gusto della sòla,
riguardanno ar tempo perso quanno tristo accumulava,
t'enventa le promesse fatte 'n cambio d'esse bravo.
Così 'mpari quanto costa er sole, i giochi
le risate...se così scantoni er fisco,
mò la paghi, 'fantasia', e nun di' che 'n costa gnente...
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Gentucola arcuata sotto stemmi disossati
dall'ebbrezza di poteri,
vari, e sempre più scontati.
E' chinato chi si esalta
non avendo un proprio io,
ammazzando quei pareri
che vietavano la svolta.
Gentucola vigliacca che ogni tanto sforni un dio
e una logica prepari
per sfasciarmi quello mio,
paradosso neanche umano
che, scostante, non può stare
dentro targhe o altri fari;
si, lo so che sembra strano,
gentucola che nuota, buona solo ad affogare
dietro vani cantastorie,
preparando sette bare
per la caccia a brutte streghe,
voi, e le vostre tronfie borie
che vi stanno tanto care,
gentucole seganti, buone solo a scoglionare.
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EISEL
Piuma rossa, vela e consola
l'occhio, sbarrato, di chi guarda ancora
l'assurdo che stanca, che ancora non muore.
Piume rosse, rivoli stanchi,
gridate nel cielo il dolore indifeso
di donne e bambini infilzati e scordati,
schiacciati da bestie ubriacate da sangue
mischiate alla gente che no, non si arrende,
e ancora rincorre un pallone sfuggente
a ciò che non centra...furia omicida |