E svaniscono col giorno i sogni della notte, levatrice di calde emozioni miste a fragili realtà.
Terribili tentativi di plasmare l’indescrivibile vissuto s’infrangono sulle rocce ripide di un viscido mare.
Quante risa e quanti strepiti ancora dovrò scorgere sul mio volto che legge parole strabiche su fradici fogli?
Quanti litri d’indelebile inchiostro strazieranno ancora la mia testa stimolata dall’infinito pathos?
Sguardi melanconici non meritano gli occhi di chi vive per un nostro sorriso.
Ecco la vita d’artista: limpida e chiara come il fondo del mare in un giorno di sole.
05.07.02
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E’ questo vento, che sa di autunnali ripartenze, a colpirmi col profumo del tuo ardore giovanile mentre flebili suoni di anime lontane s’intrecciano sull’arenile di questa vita battuta senza sosta da malinconiche cadenze.
In lontananza ascolti il canto di un gabbiano, rigido nel suo fluttuante volo che irride la tempesta e fende l’aria come il vago sentor del nostro talamo che tuona nel cuore e rimbomba, mai domo, nella testa.
Si lascia ammirare, il tramonto che scruta la vacuità di quelle trite parole che giacciono al fondo come un fremito che non traspare in un sogno di libertà e non può esprimere, in cattività, il sentimento profondo.
E’ Amore che, come un’isola ardua da raggiungere, nasconde il suo Essere più vissuto e, senza tentennare, esplode nell’animo come una stella che non può reprimere il suo ardore e la sua celestiale voglia di volare.
Come altre che ci han visti lontani, anche questa notte passerà, angelo mio, e non basterà un incubo per smemorarmi del tuo cuore, e un nuovo giorno, con la sua cantilena, all’alba nascerà, irradiando di profumi e colori il nostro amore.
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Onda che induce il mio vascello ad un eterno naufragar nel tuo oceano d’irrefrenabile splendore
Brezza che d’impeto fa volare questa chiglia sulle acque di quieti pelagi, con il tuo ardore
Riva che accoglie la mia prua dopo procellosi giorni di lenta stasi, mi accetti col tuo amore
11.03.02
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Giacere come una slavina su un monte attendendo il momento dell’eterno respiro
Tramare nell’ordito di lenti crepuscoli il ricamo dell’ineluttabile destino
Mirare nel cadenzato scorrere dei giorni la vivente agonia di una creatura
Saltare come incalzato da febbrili spasmi su sponde vicine di distanti ruscelli
Grondare come una pianta sorpresa da un temporale sperando che il futuro non sia l’esizio
Infiniti che riflettono le espressioni di chi non si arrende a esistere.
20.04.02
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Ti amo e invano l’orizzonte cerca di occultarti. Ti amo in mezzo a questo gelo.
I miei baci volano col vento e corrono su strade che non portano a destinazione. Mi vedo già dimenticato come queste frante bottiglie e tutto è più triste quando giunge la sera.
La mia vita affamata inutilmente si stanca ed amo quel che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia passa attraverso lenti crepuscoli ma risuona la notte e la luna proietta i miei sogni: le stelle più grandi mi osservano con i tuoi occhi e riecheggia nell’aria il tuo nome.
Ho ascoltato il veliero spinto dal vento: nel suo dolce andare palpitava il mio amore ed ho baciato una ad una le stelle.
Poi è caduta l’illusione di ogni giorno e tu giungi come rugiada sulle corolle. Scavi il mio orizzonte con la tua assenza e mi sento eternamente in fuga, come l’onda.
08.12.2000
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