LA SCALA DI GIACOBBE | QUEL TOZZO DI PANE | RIAFFIORA LA BAMBINA | CHE SMANIA, CHE NOIA | NON E' FINITA | LA BICICLETTA | IL PIANTO |
03/2007
Penso, Oh mio Dio! Ho fallito, piango, il mio cuore è infranto. Piango e un continuo pianto, perdere l’amore, la stima, non vivo, non respiro, mi manca l’aria, è inconcepibile. Riecheggiano ancora nella mente, le sue parole piene d’odio e disprezzo. Ripetute più volte, il dubbio mi assale. E’ un tormento, non so fare altro che piangere, un pianto ininterrotto, un grosso nodo alla gola mi prende, un dolore atroce, le lacrime, rubinetti che perdono. C’è chi mi consola, un amore di bimbo, un grand’uomo, capisce ogni cosa, ma alla mia anima non basta, non riesce a rinfrancarmi, basterebbe che l’altro mi dicesse: “Non è vero! Dimentica, ero solo adirato. Ed io oblierei tutto, come se non fosse mai accaduto. Invece no, il silenzio è calato su di noi, indifferenza totale, quei momenti delicati, vengono peggiorati dal mio signore, che non intuisce, si arrabbia perché non capisce, non sa rincuorarmi, e continuo a lagnarmi. Passano i giorni, sto ancora male, non riesco a lavorare, dispiaciuta, non sono riuscita a trasmettergli il senso della vita, l’amore, il valore verso la famiglia. L’amore che mi davi, lo sentivo vero e sincero, quando rincasavi, correvi ad abbracciarmi, riempiendomi di baci e una dolce parola sussurravi: Ti voglio Bene! Ed io fiera come non mai, ti stringevo forte tra le mie braccia coccolandoti, teneramente ti baciavo. Vorrei capire, cos’è successo? Forse è lo stress a provocare le reazioni! Quelle parole mi tormentano tanto. Siamo stati alleati e vinto battaglie; ci sono stati momenti belli e brutti. Reciproco amore innanzitutto. Ora non vorrei sembrarti banale dirti che “Il bene non costa, esiste e basta, tanto vale! Per questa ragione, vieni abbracciami ancora, sei parte di me, dimmi che mi vuoi un mondo di bene, non so viver senza te!! Imprimi nella mente queste parole: “Ama la tua Famiglia, tienila cara, tienila stretta”, l’unico vero amore sincero, incommensurabile bene della tua vita. Amore diletto.
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03/2007 Ricordo che tanti e tanti anni fà, avevamo una bicicletta, per i miei fratelli era talmente preziosa persino a far suscitare dispute; apparteneva al maggiore, un giorno in sua insaputa, il minore prese la bicicletta per fare un giro, il maggiore s'accorse, vedendolo sbattere contro un muro, cominciò subito a sgridarlo: Potevi farti male! Stavi investendo una persona. Non voglio più che tu prenda la mia bici! Lo reputava irresponsabile, quindi, prese la bicicletta e sgonfiò le ruote, sicuro che egli non la utilizzasse. Sapete sarebbe piaciuto anche a me far parte del contendere, invece rimanevo lì in disparte lasciandoli discutere ed essendo la più piccola, non avevo voce in capitolo, tra l'altro non ero in grado di guidarla Un pomeriggio, mentre la mamma lavorava, disse: Non voglio sentire volare una mosca! E' importante che finisca subito e bene questo lavoro! Era il nostro sostentamento, perciò avevamo l'obbligo di starcene zitti. Costretti a rimanere in silenzio, non potevamo né parlare o giocare. Restammo tranquilli evitando così di fare qualsiasi rumore, altrimenti l’avremmo disturbata; silenziosamente ognuno di noi si mise a fare le proprie cose. Io me ne stavo accovacciata sulla sedia, rilassandomi con il solito vizio, succhiando il pane, (lo masticavo riducendolo in poltiglia e tenendolo sul palato, lo succhiavo come se fosse il ciuccio) guai, se miei fratelli mi vedevano farlo, avrei subito i loro rimproveri. Il più grande faceva i compiti, ma ignoravamo cosa stesse facendo il minore.
All'insaputa di tutti, prese la bicicletta, la
rivoltò, tolse il copertone dal cerchio di una ruota, ed estraendo poi la
camera d’aria, afferrò un paio di forbici, si mise a tagliare tante fascette
per poi utilizzarle come fionda, (è un pezzo di legno a forma di arco, alle
due estremità si aggancia l’estatico, e al centro viene immesso un
sassolino, che tirandolo forte all’indietro e rilasciandolo, va a colpire
qualsiasi cosa).
A letto senza cena! Singhiozzando, ripetevamo
“Che colpa ne abbiamo noi”? Mio fratello l'aveva fatta talmente grossa ed
eravamo ancor di più arrabbiati con lui, poichè la sua penitenza fu anche la
nostra. Purtroppo la bicicletta, rimase lì a lungo, sembrava addirittura che l’avessero dimenticata oppure come se non fosse mai esistita. Le avversità in quel periodo, parevano a non finire mai. Io sono stata riportata in collegio, invece i miei fratelli rimasero a casa con lei. Accadde che il fratello maggiore si ammalò, di gialla, malattia che colpiva il fegato, oggi è distinta come Epatite virale ed è guaribile. In quel perido la scienza non era ancora evoluta, con grande amarezza e dispiacere di tutti, ci lasciò. Povera mamma, distrutta dal dolore per la perdita del figlio, non tollerava più isolarsi in casa a rimurginare quanto era successo; inoltre aveva bisogno di lavorare e decise di immigrare all'estero, prese accordi con conoscenze e partì lasciandoci dalla nonna. Ricordo il pomeriggio di quell'estate, faceva caldo si sentivano le cicale cantare e non avendo altro da fare, mi venne in mente la bicicletta, conoscevo il posto dove la nonna teneva le chiavi di casa mia, (era rimasta chiusa) decisi dunque di andare e portarla giù. Sapevo che era nel solaio, mi imbarcavo in un'impresa molto difficile, a dir poco pericolosa, poiché potevo cadere e farmi veramente male. Incosciente e determinata, presi la scala di legno, l'appoggiai sulla parete, vi salii, entrai nel solaio e non appena la vidi, non mi fermai a pensarci due volte, misi sulle spalle la bicicletta, cominciai lentamente la faticosa discesa, sentivo l’enorme peso e un dolore atroce sulle spalle, pian piano la portai giù, attenta a non cadere; il dolore delle spalle perdurò per qualche giorno. A volte mi chiedo, come avrò fatto? M'è costata tanta fatica, felice di esser riuscita, lavai la bicicletta, non aveva più le gomme, soltanto i cerchi, non importava niente, volevo a tutti i costi fare un bel giro. La portai fuori, purtroppo non essendo in grado di pedalare, la misi su una strada adiacente alla mia, poiché la strada era scoscesa, la portai sul punto più alto, vi salii sopra, e mi lasciai andare a massima velocità, non essendo in grado di gestirla, andai a sbattere contro un muro di una casa, caddi per terra, non mi feci nulla, e ormai la bravata l’avevo fatta. Per fortuna che non mi sono rotta l’osso del collo, altrimenti non sarei qui a raccontarvelo. Passò tanto tempo prima di prendere in mano una bicicletta, però da grande ho imparato a pedalare, grazie alla mia irriducibilità.
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25/05/2006
Bellissimo ricordo, una dolce visione, mai dimenticata. Rapita da Morfeo sognai una grandissima scala sfavillante, sospesa in aria, “La Scala di Giacobbe”. La guardai, rimasi stupita vedendola innalzata verso il firmamento; invasa da luce raggiante, presi a salirla, osservai la sua imponenza. Interminabili schiere d'Angeli alati, lunghe vesti di vario colore, capelli lisci e ricci anche color oro. Una musica soave s'espandeva nell'aria, cori d'Angeli suonavano, cantavano, esultavano le lodi a Dio; un'armonia di voci rapiva la mia essenza.
25/05/2006
E' veramente meraviglioso
scoprire che esiste nascosta in me “la bambina”; quella che si sorprende nel
vedere la magia dei giochi di prestigio, i fuochi d'artificio con i suoi
colori, botti e suoni. Scoprire l'avvenimento ed essere li in quel momento,
commuoversi in certe situazioni, veder rifiorire la spontaneità nel ricevere
una sorpresa, un bacio o una carezza.
Strano ma vero, oggi ancor
più di prima riaffiora “la bambina”. A dimostrazione quanto voglia fare,
sento il trasporto nell'essere catturata dalla sua ingenuità e bontà; in
quei momenti pervade la spensieratezza impassibile a quanto ci circonda. La bambina sogna di vedere un mondo migliore, pieno di colori e felicità; come quando dopo il temporale arriva l'arcobaleno che forma un ponte da attraversare, per condurla nel mondo fatato e incontaminato, dove vivono le fate, i folletti, gli unicorni. Lì non esiste ricchezza o povertà, poiché i desideri sono realizzabili e possono essere esauditi.
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06/2003 Sono annoiata, non so cosa fare e mi metto a mangiare, sbaglio lo sò, continuo però, non riesco a riempire il vuoto che è dentro di me, sento una grande smania che cerca non so che. Ma che smania, che noia, che smania, che noia, vorrei fare qualcosa ma non so cosa io voglia davvero, so che questa non è la vita che voglio e vorrei riempire quel vuoto che è dentro di me. E intanto la smania una grande voragine che va avanti da sè, e mangiando, mangiando mi sto ingrassando, aiuto! Aiuto! e mi metto a gridare, i vestiti mi stanno male e non so più cosa fare. Ma che smania, che noia, che smania, che noia, vorrei fare qualcosa ma non so cosa io voglia davvero, so che questa non è la vita che voglio e vorrei riempire quel vuoto che è dentro di me. Guardo e ascolto la TV, e zapping, zapping, i documentari non li digerisco più; e non c'è niente da fare, sto a meditare, poi accendo la radio mi metto a cantare. Ma che smania, che noia, che smania, che noia, vorrei fare qualcosa ma non so cosa io voglia davvero, so che questa non è la vita che voglio e vorrei riempire quel vuoto che è dentro di me. AIUTO! Aiuto sono frustrata, passano i giorni, e ancor più di prima cala l'autostima, distrutta e demolita, è finita! Non sono ancora riuscita; ho voglia di lottare per potermi librare. Ma che smania, che noia, che smania, che noia, vorrei fare qualcosa ma non so cosa io voglia davvero, so che questa non è la vita che voglio e vorrei riempire quel vuoto che è dentro di me.
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11/02/2004 All'improvviso questa storia è finita, mi lascia piatta senza vita, ed un vortice mi trascina nel centro come un gran turbamento, grido disperatamente e cerco la mano che mi prende. Così scorre la vita, come vedi non è finita! Dice il proverbio che il mondo è fatto a scale c'è chi scende, cè chi sale. Sono scesa ed ho toccato il fondo e la mia anima subisce questo tonfo. Così scorre la vita, come vedi non è finita! L'anima mia ferita si rifugia nelle cose belle della vita, come in un film scorrono le immagini raggianti di tre cuori intrepidanti, colmi d'amore, gioia e tenerezza, tutto si conclude con una carezza. Così scorre la vita, come vedi non è finita! Prendo il coraggio a piene mani come un leone che ruggisce, ma tutto ciò mi stanca e avvilisce. Cerco di riprendermi lottare, andare avanti e tirar fuori i miei giganti. Così scorre la vita, come vedi non è finita! Dopo questa riverberazione, cambio situazione,rinvigorita e grande emozione torno alla vita. Senza risoluzione cerco una nuova condizione, cresce il desiderio di esplorare il mondo per poi dare il resoconto. Così scorre la vita, come vedi non è finita! Nella speranza e nell'incertezza chiedo a Dio di darmi forza e sicurezza. Penso continuamente e dico ripetutamente che prima o poi la mia preghiera sarà esauriente. Così scorre la vita, come vedi non è finita!
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