L’amore di Fedora ( una lettera ) . |
A Beatrice |
…quando la sera penso al mondo che vorrei,
vorrei che fosse pieno di te,
del tuo sorriso,
del tuo continuo vagare con lo sguardo in cerca di tenerezza.
…vorrei una sola carezza, un bacio appassionato, vorrei annegare nel nostro amore mai nato.
Beatrice, qui per te questi versi.
Lo so, poca cosa…
Ma come dietro ogni siepe si nasconde una rosa, dietro queste parole si cela il mio amore…
Beatrice, rubami il cuore.
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L’amore
di Fedora ( una lettera ) . Ti
ricordi di quando giocavamo all’ombra dei salici nei verdi prati di un
mondo immaginato? Era un mondo tutto nostro, pieno
di sogni e fantasie, pieno di speranze e di vita, era un mondo
utopico, certo, ma non per questo meno reale… In fondo, per noi era
concreto, più vero della verità stessa. E
ricordi le passeggiate al chiaro di luna, mano nella mano, come si vede
spesso nei film o, se vuoi, nei romanzi d’amore? Eravamo felici un
tempo, senza pensieri, senza ombre sul nostro cammino, e con tanti
desideri da soddisfare, tanti sogni nel cassetto (e noi, di cassetti, ne
avevamo moltissimi). Posso
ancora ricordare il nostro primo incontro: tu eri là, appena fuori
da quel bar in centro (e quante ne abbiamo combinate, in quel
locale!), che aspettavi con impazienza il tuo miglior amico, quando io,
colpita dal tuo sguardo, non ho resistito e ti ho chiesto se potevo
baciarti… Ricordo il primo appuntamento, ricordo la prima volta che
abbiamo fatto l’amore… Sì, era un mondo tutto nostro, e per noi era
quello, era Il Mondo. E ancora, mi vengono in
mente le risate davanti al caminetto nella casa di montagna di tua zia,
il tramonto che si perdeva dietro le vette innevate, il tuo buffo modo
di fingere una risata quando non capivi qualche battuta, le impronte dei
nostri passi lasciate sulla sabbia di una spiaggia affollata, ma che per
noi era deserta, perché era Nostra, era nel Nostro Mondo… Erano i
migliori anni della nostra vita. Diavolo,
sembrano secoli, eppure è passato così poco tempo… Mi sento vecchia
ed inutile, senza di te, e non voglio sentirmi dire che ho solo ventitré
anni, perché voglio viverlo, questo dolore, voglio assaporarlo tutto,
fino in fondo, fino a cancellare ogni traccia di felicità dal mio
cuore, ammesso che ce ne sia ancora. Voglio
annegare nel ricordo del tuo corpo, del tuo amore, dei tuoi piccoli
gesti quotidiani; voglio perdermi in un gioco finito troppo presto, il
nostro. Voglio sperare di ritrovarti un giorno, se mai ci sarà, con
quel tuo splendido sorriso, mentre mi vieni incontro chiamandomi per
nome. Voglio sperare che tu ci sia nel mio futuro, che in un’altra
vita io e te possiamo essere felici come lo
siamo stati, per un interminabile istante, in questa breve esistenza. Questo
mio saluto è solo un “Arrivederci”,
In un Mondo Migliore.
Tua per sempre,
Fedora
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Dies Irae I giorni dell’ira. Sangue che scorre come acqua corrente. Mi guardo allo specchio, ma sono io che rifletto. Rifletto il decadimento e piango il veleno. Sono i giorni dell’ira. Guardo l’azzardo dei potenti e mi sento impotente. Perdo ogni contatto, ogni ancora alla sanità mentale. Grido parole di vetro che s’infrange e mi lacera. Questi sono i giorni dell’ira. Ho scordato il mio nome, e ho scordato il pianoforte. ( Troppa rabbia su quei tasti ). La pazzia scorre più del sangue. Più dell’acqua. Questi sono i dannati giorni dell’ira. Non c’è salvezza, non esiste speranza, né via d’uscita. Un’unica, eterna spirale che poggia sul nulla. E in cima sempre loro, i potenti ( Siano maledetti! ). Questi sono i giorni dell’ira. Medito la fuga, ma chi voglio prendere in giro? Ho visto la morte scorrere, più del sangue, più dell’acqua. Anche più della pazzia. Il tempo si ferma, riparte, si dilata, all’infinito. E una poesia potrebbe durare, all’infinito. E la morte morire, all’infinito. Ma sono i giorni dell’ira. Dio solo sa se finiranno. I giorni dell’ira. Io spero mai più. |
Unica Certezza ( a Chiara , con affetto e amicizia infiniti ) |