Nicola De Dominicis

 

Troppa conoscenza Chiacchiere Tempesta dentro e fuori Il vecchio cavaliere Il Tutto Il Male

No! Non voglio

La fiammella tremante Quel Sogno
Un soffio di luce                

 

 

 

 

 

Quel Sogno

 

Ancora quel sogno   

 

è notte, piove appena, ed il

freddo biancore delle nebbie

si posa sui barlumi delle stelle. 

Tu, esile fanciulla, siedi su di

una verde panchina illuminata

dall’occhio stanco d’un vecchio

lampione.  

Chi sei tu, fanciulla? Cosa ci fai

qui? Perché il tuo sguardo fissa

con tanta tenacia il vuoto lontano?

Cosa attendi?

 

Non capisco. Sono confuso

ed estasiato al contempo.

 

Allora, istintivamente, m’ avvicino

a te, a te figura fiabesca, muovendomi

con timore, esitando. E tu, vedendomi  

apparire lentamente tra le nebbie, mi

sorridi; non  mi conosci, eppure mi

sorridi felice, amorevole, bella.

 

Ecco, finalmente parliamo, parliamo

uniti da comuni pensieri, parliamo di

tutto e di niente, parliamo nel silenzio di

un tempo rotondo, parliamo con quieta

dolcezza, parliamo fuori del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un soffio di luce

 

 

Un soffio di luce

rischiarò la tua

profonda bellezza,

bellezza di Dio.

 

Fu allora che t’amai,

t’amai all’infinito.

 

Ma tu non sai, e non

Saprai mai.

 

 

Il Tutto

 

Sono terra e

mare, fuoco e

luce, vento e

rondine, albero e

prato, notte e

giorno, ombra e

arsura, stella e

cielo, strada e

piedi, tetto e

mura, voce e

silenzio, canto e

galera, suddito e

generale, nuvola

e...

 

Io sono il Tutto che vi contiene

nel suo grembo. Voi uomini

volete controllarmi con i cordami

delle scienze, volete controllare ciò

di cui siete parte integrante, volete

controllare, insomma, anche voi

stessi. 

 

 

 

 

 

Il Male

 

Non esistono santi assoluti, il

Male si appiccica anche sul bianco.

 

Il Male... questo forza antica

che infetta, che rovina, che distrugge.

 

Anche in me c’è il Male, ed io lo sento,

lo avverto chiaramente, e ho paura.

 

Eppure, in me esiste anche il bene, l’amore.

 

Che strano miscuglio siamo noi uomini.

 

Perché nacque il Male? Cosa lo generò?

Vecchie domande le mie, domande rivolte

ad un Dio che non capisco, che non sento.
 
 

Tempesta dentro e fuori

 

 

Il mare in tempesta.

Adesso ricordo ogni immagine, ogni

rumore, ogni più piccola percezione.

 

Macchie di grigio offuscavano i palpiti del

sole, mentre ombre deformi coprivano distese

d’azzurro. Lampi argentini scoppiavano in cielo

rischiarando tratti di nero, fili di fredda luce nell’

opaco. Mulinelli di venti contrari spezzavano il

morbido dondolio della marea. Increspature

sinuose divenivano lentamente onde di ruggente

bellezza. Sprazzi di spuma bianca s’arricciavano

nel disegno di mille fantasie arabesche. Scrosci

di una pioggia trasparente battevano i ritmi di

tamburi furenti. La scogliera tremava paurosa

nel crescere dello sciabordio. Ali di gabbiani si

perdevano in lontananza. Il furore d’acque bluastre

percuoteva l’insenatura. Un faro desolato proiettava

nel buio circostante fasci luminosi senza...

 

Non riesco più a ricordare. L’immagine

s’allontana, ed il suono tace.

 

Anche in me impazza una profonda tempesta, ed

io rimango sospeso tra i flutti di passioni opposte.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il vecchio cavaliere

 

 

Il vecchio cavaliere smontò da cavallo,

gettò le armi lontano dalla sua mano,

e finalmente s’inginocchiò sulla terra

pietrosa per pregare in silenzio. Da

quanti anni Dio era stato scacciato

dal cuore di quell’uomo, eppure ora,

proprio ora, il bisogno di quel Padre

diveniva urgente. Così, una preghiera

dolcissima di perdono si levò al cielo,

e subito un piccolo raggio di luce bianca

accarezzo il capo stanco del penitente.

Dio era dunque lì, al fianco del mondo,

pronto ad accogliere l’umanità tutta, ed

il Male era soltanto una piccola macchia.

 

Il vecchio cavaliere divenne improvvisamente

buono, buono come un bimbo appena giunto

alla vita, e incominciò a piangere per gli orrori

della sua spada. Adesso, soltanto adesso, tornavano

alla memoria i volti spezzati, le grida pietose, il

sangue sui corpi, i cadaveri abbandonati al freddo,

i campi fioriti calpestati in battaglia, i comandi di

morte dati senza pensiero.

 

Il vecchio cavaliere abbandonò per sempre

la guerra, e visse nell’amore e nel continuo

pentimento.

 

Il vecchio cavaliere capiva ora

che il Bene era l’unica strada necessaria.  

 

 

                                                          

 

 

Troppa conoscenza

 

Pianse il vecchio saggio

guardando per l’ultima

volta quest’antica terra

di polvere grigia, mentre

sorrise il bimbo vitale

guardando per la prima

volta questa nuova terra

di fiori belli e colorati.

 

La troppa conoscenza

del vero c’impedii una

felice ignoranza di limbo

etereo e leggero.

 

Perché volemmo scoprire

la nostra reale condizione

in questo gorgo scatenato

di stelle e pianeti?

Forse, perché troppa fu

la nostra dannata sete

d’altissima onnipotenza

su tutto, spezzando così

ogni necessario equilibrio

d’armonia universale.

 

Poveri uomini senza

illusioni.

Poveri uomini padroni

di un sapere grandissimo.

 

 

Chiacchiere

 

Voi Chiacchiere siete

assai pericolose, e vi

spiegherò il perché...

 

Consumate le bocche

nel cicaleccio

continuato di fatti

stupidi e vani, cercando

con cura raffinata parole

seriose e pompose.

Ciarlate da mattina

a sera del niente

presente, gettando per

aria discorsi stupendi

che vanno poi persi.

Argomentate su ogni

affannosa questione, mai

teorizzando reali soluzioni.

Declamate con estrema

passione mille sacrosante

virtù, che sempre scordate

nel momento dell’azione.

Celebrate personaggi belli

e famosi, spifferando nel

pettegolezzo difetti nascosti

di questi eroi tanto artificiosi.

Raccontate favole belle, senza

mostrare frammenti diretti

di un vero troppo molesto.

 

Sì, voi Chiacchiere

siete assai pericolose.

Unica forza il pensiero

profondo del cervello

attento.

 

 

 

 

 

 

No! Non voglio
ricordare. No!

Una finestra aperta
sul mare. Un piccolo
biglietto lasciato sul
tavolo. Tanto freddo
nella stanza. Soffi di
vento tra i muri. Sotto,
onde come schegge
frementi. Silenzio
pesante. Luce bianca,
irreale. Tutto fermo,
fotogrammi staccati.

Ancora morte per
disperazione, ma
nessuno vuole sentire!
 

                                 

La fiammella tremante

 

Quanti giorni ammucchiati sulle

mie povere spalle. Tu sei giovane,

e nemmeno immagini i ricordi che

porto qui dentro. No! Non andartene

ti prego, ascolta questa storia.  

 

Passeggiavo lungo un sentiero

alberato, perdendomi felice nel

verde di una campagna ancora

assonnata. Attorno a me, soffi

di vento pispigliavano nenie

dolcissime nel silenzio dei primi

albori, mentre, in un cielo macchiato

da soffuse tonalità pastello, nubi

bianchicce sfumavano vaporose

all’infinito. Scoprivo pian piano

un mondo di fiaba.

All’improvviso, però, vidi una

piccola figura avanzare contro

di me... Era un bambino, sì, un

bambino seduto su una sedia a

rotelle, una sedia a rotelle grigia

che un uomo, debole, ricurvo su

se stesso, spingeva a fatica. Che

scena! Dolore e dignità assieme!

Mi fermai, abbassai lo sguardo,

provai impotenza, pura impotenza.

Non potevo nulla? Mi toccava

davvero il ruolo di spettatore

inerme? No, non lo sopportavo!

Allora, iniziai a camminare verso

il bambino... Ma, che succedeva? 

Non riuscivo più a muovermi!

Sentivo freddo, tanto freddo, poi...

    

Poi tutto nero. Risveglio.

Sfolgorio di una rivelazione.

 

 

L’unione tra uomini è la salvezza

antica, la fiammella vibrante. La

nostra solitudine, invece, blocca

la vita, ingabbiandola nell’abbandono.

 

 

 

 

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