"Nicola Ricchitelli"

 

 

MARIELLA AUTOBUS N.20 ASPETTANDO TE      

 

 

MARIELLA

Mariella donna,
Mariella mamma,
Mariella figlia di nessuno,
Mariella e il figlio suo.

Data alla strada,
come condannato a morte,
dato in pasto ai Volt di corrente.

Nel buio il valzer delle cicale,
e tu Mariella che dai un bacio al figlio tuo.
Mariella e il figlio suo,
ignoto figlio,
di ignoto padre.
Di sbagliate sere,
e di attimi assassini.

La paura delle strade,
l’inquietudine del buio.
Il calore del falò,
l’arroganza dei motori,
e di chi parla e fa girare parole.
È tutto tuo Mariella,
e nessuno te lo porterà via.

Ti troverò,
ti troveranno,
ti troverai,
nei quartieri buttati,
nei fondi delle città.
Quelli che trovi scavando,
per chi ha voglia di scavare,
li cerchi cercando,
per chi ha voglia di cercare.

 




ASPETTANDO TE

Tracce di  un giorno,
che lentamente va via.
Suoni nascosti,
che si fanno largo,
tra il buio assassino,
che a fatica vince,
quella luce sparata,
dai fari appesi al muro.

E intanto la lancetta gira,
ti scalfisce il suo tic – tac.
Ti scalfisce ogni minuto,
ogni secondo, ogni attimo.
Mentre nella mente scacci a fatica,
pensieri che non vuoi.

E intanto la lancetta gira,
andate e ritorni,
che si perdono dietro,
l’angolo del vicolo.
Andate e ritorni,
che non ti appartengono.

Impassibile restassi,
dinanzi alle parole,
impassibile restassi,
dinanzi all’attimo,
che ti fece vedova del tuo essere madre.

Notte di ribellioni,
notte assassina,
porta via, nulla resta,
notte di chi ci resta,
notte di segni che restano,
notti che cambiano una vita.

Quella notte è una sola,
poco importa se altre ne verranno.

Il cielo non ti dirà perché,
è il prete ti ordina,
di non prendertela con Dio.

Speranze perse tra le preghiere,
tu persa tra le lamiere,
quasi a non sembrare tu,
mio dolce amore,
che alla vita ti sei voluta ribellare ribellarti.







Abbiamo debiti da pagare,
con la vita e con la gente.
A volte capita di guardare il cielo,
e pensi che Dio è un usuraio,
e che per un peccato e per un errore,
sono troppi gli interessi,
legate a quelle pene.

 

AUTOBUS N.20

Ogni sedile, una realtà;
e in ogni faccia c’è la vita che và.
Il n.20 viene e va,
tra sperdute campagne è la bella città.

Ci si guarda negli occhi,
e scappa un sorriso.
Sorrisi tristi, di una triste realtà,
che Dio ci ha dato,
e noi l’abbiamo presa,
ringrazziandolo vivamente.

Sull’autobus n.20 ti puoi innamorare,
di questo schifo di vita,
combatterla senza doverti rassegnare,
e dire tanto è tutto quà.

Ti scordi l’amore,
e magari ritrovi chi sei.

Non basta lo sguardo,
per dare la forza,
non basta una croce,
per reggere il peso.

Sempre troppo pesanti,
sempre troppo leggeri,
e questa vita che non conosce,
le mezze misure tu non te lo puoi permettere.

 

 

 

 

 

 

 

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