IL VELIERO
Il vento gonfia le vele, ma
tra tempesta e bonaccia
si ammainano stanche,
stasi
la rotta è bislacca,
al primo soffio si riparte,
a poppa e a prua ancora
si issano colme le vele
sventolano orgogliose
e calmo scivola, il veliero
nel verde immenso.
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Magia
C’est un étendre de magie
sur la fenêtre bat la goutte
c’est la goutte de la pluie
la pluie de ma vie qui bat
bat vers toi goutte sur goutte
c’est la cascade de ma passion
qui entre dans ta bouche
qui entre contre mes rein
c’est une symphonie la plus
silencieuse la plus belle
qui éteint ma soif
qui éteint ma faim
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E’ aprirsi alla magia
sulla finestra batte la goccia
è la goccia della pioggia
la pioggia della mia vita che batte
batte verso te goccia su goccia
è la cascata della mia passione
che entra nella tua bocca
che entra tra i miei reni
è una sinfonia la più
silenziosa la più bella
che spegne la mia sete
che spegne la mia fame
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Si tratta…
Il S’agit d’être et de connaitre si tratta d’essere e conoscere
je me cache dans la matasse mi nascondo nella matassa
intrigant de ma fantaisie intrigante della mia fantasia
je me dole de tout façons me ne dolgo nonostante tutto
je fait un grand respire faccio un grande respiro
pour mon revivre per il mio rivivere
trop je te désire troppo ti desidero
trop près de moi troppo vicino a me
je me ravise toi libre ma mi ravviso tu libero
moi chevale en bride io cavalla nelle briglia
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Corde…
hai suonato in me una corda
molto tesa mai suonata
suonata male scordata
dimenticata in soffitta
ne son uscite fuori
note stonate, stridule
inespressi voli
divenuti cadute
altre corde suonano
rotte e riannodate
nenie e cantilene
ripetitivi canti
altre ancora pizzicate
di tanto in tanto in cerca
di voli più liberi e leggeri
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Ritempràti
Azzurro è lo spazio
senza macchie nere
ma una lingua di fuoco
ne brucia la quiete
la distesa d’acqua
inizia il suo rumoreggiare
da sopra e da sotto
non c’è più distinzione
su barriere s’infrange
l’impatto è marmoreo
schiaffi da palmi d’acqua
schiumeggianti vanno e tornano
è fosca tormenta ma al suo
limite ammicca il sereno
è tutto più mirabile magico
l’odore lasciato fende la via
al sole, alla pioggia alla
calma, al subbuglio per
riemergere più forti, consci
d’essere esseri leggeri
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LA BREZZA
la brezza lambisce
appena l’aria stessa
su filo d’edera allegro il fringuello
teso nell’annuncio, ti sofferma
ad assaporare la freschezza che
muove appena le ciglia del tempo
in piccolo battito e pizzica su
corde sibilanti in squarci di luce
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QUOTIDIANITA’
tutto intorno continua a girare
strilla urla schiamazzi
bambini compiti, spesa
per fortuna la quotidianità
l’isolamento è nella testa
l’incontro con note di musica
che pungono il cuore
nel fermarsi sul vuoto
rincalzare la fisicità, chiedersi
se è sempre stato così
un trascinarsi… dove non
ci fosse stato un fine…
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Da un vecchio pontile
Mi affaccio, pontile dimesso
scorgo tra due rive scarne
un fermo fiume verde
un tempo solcato, brioso
oggi melmoso, non più
confini verdeggianti
ma alte finestre
al tramonto infuocate
non più alti fusti
ma ombrosi tralicci
un melanconico pescatore
trascorre le sue ore, la lenza ferma
aspetta che qualcosa si muova
che si muova alfine anche il mio amo
affondato in quest’acqua
ansiosa di rivivere
e d’esser radiosa al tramonto
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-MISSIONE…
Dispersa nelle voci lontane
parole mai più giunte allungano la mano...
Vite donate, gesto umano compresso
in siti già percorsi e dimenticati.
Colpa dell’omertà:
inesorabile il masso cade!
Vite spezzate.
Innocente disperazione
tra lacrime e fierezza.
Quante vittime inutili della passione …
Giocano ai vertici:
scacco matto !? a chi la prelazione?
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Cullavano il sogno di una
vita migliore
per sé, per gli altri.
Fiduciosi nel loro giaciglio
udivano la voce della loro bambina,
altri passavano di lì,
ignari andavano coccolati da loro.
E' un orrore vano:
dolore, angoscia, maledizione
per quanto tempo ancora
questa trasfusione!?
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Sopravvivenza…
Sospeso, sopra l’argine di un fiume
caduco sembrava il suo fremere
quand’ecco rivelarsi,
nell’orda fetida d’illusione
unta di blasfema mediocrità,
l’improvvisa convinzione d’essere.
Volgeva verso la speranza,
ma tornava con disappunto
nella stessa stinta melassa.
Abissi
immersa nei gelidi abissi
sento appena il freddo dentro
sono illuminata da lucciole
elettrizzata da improvvisi lampi
scossa da bioluminescenze, mi assottiglio
appartengo a quelle acque
alata continuo a percorrerle
e mi nutro di esse
apre i varchi un angelo del mare!
E' macigno...
Si adagia carezzevole la nebbia
ma non sono verde pianura
e pesa su di me come coltre spessa
oltre non vedo, il giorno non dipana
barcollando come ai primi passi vado
ma dove?
Ricordo il primo guscio:
leggera me ne uscii alla luce
quando mi si schiuse
ora è corazza senza protezione
non è casa da portare dietro
- è macigno che schiaccia -
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Riuscirò ad uscire?
Ho scavato la lunga galleria
ed in fondo ho riempito la mia tana
chiuderò bene la porta
e cadrò in un lungo sonno
svegliatemi in aprile insieme alla marmotta
così non sarò preda e mi farò cercare
mi evolverò nei sogni, saranno ampi
gli orizzonti e liberi per camminare
supererò la noia e questa prigionia
e forse solo allora mi cercherai…
Mai nate...
Oltre la catena montuosa
anelli di stenti s’incastrano
e fanno prigioni su corpi
a colombe senza ali,
spezzate
per farle strisciare
in vicoli dove scorrono
sudiciumi
il pianto è muto, si scioglie
il trucco di bambola
ma nel mercato non c’è pietà
è defraudata per sempre l'innocenza
e con essa il libero volo della vita
non
sono
mai
nate
Appena fuori città
Oscurità nella febbrile chimica
primo lavoro appena fuori città
l’affanno era acre respiro
e nelle fumate color paglierino
si passava veloci e assorti
ma lì nella volta tossica
giocavano i ragazzi nei cortili.
Più volte la clessidra si è girata
ora dal traffico convulso appare
di cemento uno scheletro dove
bolle d’aria e di sapone
saranno cinque stelle dorate
una chimera di ricco avvento.
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Ultimi doni…
Disseminate qua e là, sul pavimento
bianche e colorate
stamane le sistemerò con cura
ogni forma avrà il suo posto.
Cammino e le ritrovo in fondo
o all’inizio di una strada
dove soffia la brezza dell’Avvento.
Sono i più gettonati, doni
avvolti tre, quattro volte
come se il freddo li divorasse
con quanta leggerezza
li gettiamo lì, disposti a strati.
Azzurra, bianca, verde
è la fantasia del riciclaggio ultimo grido.
Non ti chiedi...
Ti perdi un po’ nell’aria, dove
ancora chiome danzano nel cielo
e bimbi, mamme, nonni si ricreano
infine le voci si fanno riposanti
e per la luna che ascende
la vista si fa esitante
e non fai caso a quell’uomo trasandato
che rovista nel contenitore di eccelsa città
e non ti chiedi quali sogni hanno
quelle mani costrette su di un filo
che lanceranno in aria solo delle pietre.
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Fantasmi azzurri
Nelle vie domina l’azzurro
le guardi farfalle invisibili
in reti contorte si posano
senza lamenti
nei campi dall’alba al tramonto
sotto la cappa il respiro è affanno
un leggero colpo e il viso è al sole
prima che arrivi il rombo e tornare
veloci sotto l’azzurrità dell’ombra
pesanti su di loro ricadono le scaglie
se frantumi la pietra sospesa
ma se il tuo volo è eccelso
le guardi finalmente negli occhi fieri
dove non c’è opera tua voluta e scelta
e nel baco si aprirà una ninfa
in questa metamorfosi un setoso
velo le potrà accarezzare
senza che alcuna sapienza le schiacci
segnando confini e allontanare il tempo
in cui arriverà una mano che non teme pelle.
Aspettare
per crescere, forse.
Quanto ancora dovranno aspettare
cercando tra pagine ingiallite
nei tanti nomi, gridarli tutti
per far correre un bacio
verso chi non sa cosa sia
vite soffiate in corpi senza crescita
spiumati in grigi lettini
si dondolano avanti e indietro
indietro avanti
fino ad avere sguardi persi
ma se ci sarà un risveglio
in un sentiero d'amore pieno
il silenzio avrà i suoi lampi
e il tuono la sua quiete.
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