"AVREBBE AMATO CHIUNQUE"di Davide Rondoni – ed. Guanda 2003
recensione a cura dell'autore "doramarkus"
Leggere un libro di poesia significa, per me, cercare di prendere tra le mani l’anima di chi l ’ha scritto. Non è come un romanzo, la poesia, non te la puoi inventare una storia, una trama in poesia ; o hai qualcosa da dire o non ce l ’hai, ma non si può bluffare a lungo con i versi.
E per il lettore, quale responsabilità trattenere ( non dico giudicare ) un’anima !
Con la poesia di Rondoni avevo trascorso qualche notte invernale, di quelle che cominciano presto sotto i cieli di S. Pietroburgo, circa tre anni fa, in compagnia del suo libro “ Il bar del tempo “ e fin d’allora avevo avvertito il peso forte dell’anima che passava dentro i suoi versi. Oggi ho letto e riletto il volumetto uscito da poco “ Avrebbe amato chiunque “ e mi sono ritrovato davanti uno squarcio più ampio ( e forse, dico , forse ) più maturo della sua poesia.
Che poeta è Davide Rondoni ?
Dovessi sintetizzarne una definizione direi che è un poeta che “ parla d’amore “ ma temo con questa espressione di fornirvi un’immagine deviata di lui dall’abuso che si è fatto della parola “ amore “. Ma aggiungerò ciò che egli scrive in chiusura di una sua poesia :
“ amare è l’occupazione di chi non ha paura “
Si potrebbe dire che questa è una vera e propria dichiarazione d’intenti che da sola apre uno spaccato sulla poesia di Rondoni. Ed egli ripete questo suo credo anche in altri due versi che danno il titolo alla raccolta, nella poesia “ notturno a S. Pietroburgo “, parte IV, ove scrive : Ma la città sull’acqua è stata così sola stanotte
avrebbe amato chiunque
la ragazza sotto l’arco fruga con ansia nella borsetta, poi se ne va ed io resto solo sulla piazza o sul suo desiderio
A questo punto quell’ ”avrebbe amato chiunque “ il lettore può collegarlo sia alla città che alla ragazza, perché è un’invocazione d’amore quella che scaturisce sia dal livido di quella città sull’acqua, che dalla ragazza che fruga con ansia nella borsetta.
E che Rondoni ci parli d’amore per la vita, per i propri figli, per quelli degli altri, per l’umanità che attende di essere liberata per mezzo di un “ vento “ che appartiene solamente allo Spirito, lo si vede in tutto il suo lavoro, ma principalmente in alcune composizioni quali :
Charles de Gaulle, in cui egli scrive : la solitudine è al gate 89C
e più avanti
le mani cercano le mani ma si chiudono i pugni nelle tasche
o nella poesia senza titolo a pagina 32 ove egli si domanda :
dove sei mentre ti perdo dove sono mentre ti perdo
ed ancora amore disperato dell’amore dove sei mentre ti perdo dove torni mentre ti guardo dove sono mentre ti perdo
o nell’altra a pag. 36 : Tu sai cosa vuol dire essere bella per sempre signora che sa i nomi degli alberi e hai un sorriso
sensibile ai richiami che hanno separato i continenti, al lontano che inizia dalle linee della mano.
Ed ancora a pag. 38 : Tu , mio bene, non sei un rifugio per me ma la traversata d’un braccio di mare
non c’è riposo per me nel tuo respiro ma colpo di vento alle vele chinate
alle parole d’amore che ho in mente
e chiudo con pochi versi da pag. 41
come in un abbandono io mi trovo
in un abbandono senza perdono senza nemmeno più un suono
in un abbandono dove mi getta e toglie
solo il tuo viso buono
Parlavo in apertura di spirito ( direi quasi “ pneuma ), spirito che l’ autore invoca su un tempo nel quale
Tredicenni fissano in un video per ore la luce senza ardore che viene dalla rete
e poi si tolgono la vita nel giorno dell’anniversario della morte di Kurt Cobain, spirito dicevamo, che torni ad abitare sopra una società che :
non sa più cos’è : domandare
e nella quale non potremo dar figli alla luce
senza imprimere movimento a tutta la vita che c’è nella vita
Bisogna che l’occhio dell’uomo si faccia attento al
Fuoco chiaro, febbrile del giorno che scende tra gli alberi
e che ci si faccia carico della notizia minuscola in cronaca come qualcosa che riguarda il suo amore
C’è in Rondoni e già lo si avvertiva fin dal Bar del Tempo un’attenzione maniacale per l’uomo, quello vero, semplice, quello che
Apre e gira e riapre sul tavolo il giornale
Sono parole, questa, tratta dalla poesia “ Strada di campagna, tra Forlì e Ravenna “ che io considero le più pulite stilisticamente e le più coinvolgenti di tutte le poesia raccolte nel volume. Poiché ha l’andamento da sequenza da film di Kiewslosky, regista polacco, vorrei tentare di fornire ai lettori un’immagine chiara della scena nella quale la poesia è inquadrata .
Esterno : Notte - campagna semiscura, ombre sterminate, piante. Bar tabaccheria
Interno : un uomo seduto ad un tavolo, che sfoglia e risfoglia un giornale. La TV in alto sopra il bancone trasmette un quiz a premi Nello sfogliare il quotidiano l’uomo solleva le braccia verso l’alto e si sofferma sulle notizie. L’uomo si alza dal tavolo ed esce. Si avvicina la padrona o il padrone del locale e raccoglie le briciole dal tavolo con una mano, facendole scivolare nell’altra posta sotto il bordo.
Esterno ancora : L’autore, esce dopo aver bevuto il caffè, comprato i toscani, apre la macchina con la chiave elettronica e riparte.
In questo modo ho ridotto la poesia al taglio di una scena cinematografica. Gli interrogativi l’autore se li pone, ma già le immagini da sole avrebbero potuto parlare :
una vita rubata alla solitudine, sigarette, al muso grigio della solitudine degli altri.
C’ è nell’animo di chi scrive quasi il timore di perdere “ quel” mondo, “ quei “ personaggi, “ quella “ mano che raccoglie le briciole sul tavolo come un angelo dipinto. Insomma, Rondoni ha folgorato come in un lampo il significato dell’esistenza dentro una sosta al bar tabaccheria di campagna ove ha sostato per comprarsi i toscani.
E questa attenzione per la vita umile, sottotono, quella degli antieroi che brulicano nelle nostre città, che camminano lungo le nostre strade di notte e che intravede dietro i vetri dell’auto portando in giro i figli è ritratta ancora benissimo in una poesia a pagina 70 ove egli ci parla della
Vita nella tromba delle scale Della signora che sbuca con la testa al suono alto dei postini
delle donne anziane, sole angeli delle ore medie e conclude con un’affermazione che riflette il suo sbigottimento di e che egli vi trasmette a chi legge , così :
la vita, vedi, anche a metà mattina se guarda nei suoi oceani com’è smarrita . Questa poesia mi ha invitato alla rilettura di un’analoga contenuta nel già citato “ Bar del Tempo, che si intitolava “ Sera Italiana “ nella quale fin d’allora il poeta manifestava tutto il suo interesse per le realtà minute che costituiscono l’esistenza umana, e che rappresentano il senso ultimo del vivere, perché quando la morte arriva, egli dice nella poesia a pagina 104
Le mani si stringono sinceramente sapendo che è stato grande pagare l’affitto, dare una casa ai piccoli se c’erano o fare con pazienza uno stupido lavoro
e che nella folla, o a volte da solo su certe strade, ha camminato quell’uomo, e ha preferito una canzone, senza nemmeno ricordarne il motivo.
16 febbraio 2004
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