se non con l'occhio almeno il verbo
come stai?
ho tentato di scriverti a quel fuggente indirizzo che mi gridasti al
volo, e come tutte le grandi cose della vita, per un piccolo errore di
comprensione ho perso i giorni donandoli ai ricordi di te.
Leggiadra pulzella qual m'apparisti
come di propria luce inondavi il campo
nulla si pose a vero
ne macchine
ne strada
ne gente
ne suoni
ma solo il tuo essere
qual gioia dell'esistere
come di un bimbo l'imbarazzo colsi
che fuggir dovetti in un istante
con la paura che a proferire verbo
avrei commesso errore
qui infine il mio coraggio appago
di penna e calamaio faccio scudo e arma
per lesto dirti che nulla chiedo
ma quel signor di tanti lodo
perché tu esisti e io ne godo
non mi fraintendere ma non sono facile a parole
di tante cose che dir vorrei poche son quelle che esprimo
tanto è più forte il mio pensiero al lessico che opprime
così mi pongo in rima che strofa esprima un cantico supremo
che te dono a lode del tuo essere
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A
VOI SIGNORI DEL FUTURO
Non V'é speranza all'uomo alcuno
se non sa goder di prole
Alto il vessillo del futuro
porta la stirpe oltre confine
segno potente dell'unico dono che
Madre ci ha porto
E' a te Donna che tanto puoi
che volgo il mio sorriso onesto
E cuore porgo in intimo amore
per quanto grande é il tuo spronar la vita
Sui Figli tuoi e quei milioni ancora
pogian le colonne della volta
Per questo chino mi piego al tuo cospetto
per questo immenso dono da Te all'umanità
per Greta
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Parigi
Parigi qual lieve sogno si leva
quando ancor fresco profuma il pane
l'aria che freme e l'animo si disperde
di mille sconosciuti amici si fà la vita
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Foco
Rosso aleggiar
s'imbruna ribelle
che tanto arder
pone lo scotto imbelle
di campi luce
di case brace
racconti mordaci
d'avventure intense
o semplici gesti di lieta semplicità
dove s'implode l'odore delle cose
e quante
e quante volte ancora
tu mi lasci di ricordi
un segno
nuda ambra t'avvolge il corpo
che per simpatia accende la mi brama
ardo e a te il mi foco dono
levo il vessilo al calice del vino
a ringraziar la brace delle tue resti
Renato Saviani 2003
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PIANI
Nella notte
piccoli sospiri diventano rumori
confondi
piani diversi
insegnano realtà
fai tuo ciò che non ti appartiene
castelli di stoffa
bastioni di piume
proteggono la fragilità
come scudo il buio
Il battito richiama al sostanziale
Ora Sei
numerico e materiale
muovi lo spirito
sostieni l'anima
spingi alla notte
per riconoscerti
E Per Davvero Sei
perché non sai
BUONGIORNO
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Visto da sopra
Come levarsi
e dalla somma
Mirare il mondo
Quanto piccolo
quanto immenso
Par di bellezza esplodere
e di colori serrar la vista
levasi profumi di gioia
GAIA che tu m'appari
pulita e bella
che piacere scender di nuovo
del quotidiano viver
al cospetto
E ancor più forte
sentir profumo di vita
A Toccar terra
umano viene
il sentimento
e dire......
Cos'é 'sto frazio di bottino
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Il treno
aspettami - aspettami
mi avvolge l'ansia ed il timore
vedo sfumare la grande occasione
aspettami - aspettami
sale il battito del cuore
e tu - dove sei
quale sarà il vagone
aspettami - aspettami
si mischiano le anime
ombre si dissolvono
si divide lo spazio
aspettami
come un film - un film
fotogramma per fotogramma
spaccati di vita
ed io - fermo
rassegnato
sei lì - ultimo spezzone
il tuo dolore - il mio dolore
come posso raggiungerti
implacabile mi appari
evanescente
e sò per certo - sò
che anche la vita
la mia vita
ha preso un treno
diverso
sotto una pioggia
di lacrime
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Saggio autunno
Nel Mondo ho camminato...
per incontrar l'età
Di sonno incontrastato
ho perso il Tempo
Ora che nuovo mi dono
alla Realtà
senza ritegno il mio sguardo volgo
Effimera saggezza di chi ha
per non poter dare
Tanto é l'onore per essere
Me Stesso
e attendo ancora
impaziente attendo
che cada l'ultima foglia d'autunno
18/09/03 dedicata a Ivana
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il passo non distinguo in questa
via
tante che furono le volte corse
di ciottoli e pertugi conosco il dove
compagni sono i legni a sfidare il sole
forti le querce
al vento offrono le rame
mazza sostiene lo mi peso
che curvo sospingo in questo andare
lì oltre quel dosso m'attende lieta l'alba
a dirmi che v'è un giorno nuovo
Ferma e di potente luce ella sostava
volta al verso della nascente sfera
tant'era immobile che a primo miro non s'impresse
che d'abitudo ero per quelle vie solo
non volse a me attenzione
ma muta forza mi chiamava
a sostarle silente d'appresso
a cova di piere ci ponemmo
per gettar sguardo nella valle
che il primo raggio fosse nostro e di niun altro
non v'era modo di spronar lo verbo
di canti di natura e frollar di foglie
ci vestimmo
d'incanto mi fu nuovo
che il tutto ch'aveo mirato
nulla
a paragone di quanto ancora m'aspettava
in quel sorriso che il mondo offriva
di tanta armonia il core si pervase
che d'impeto voleo serrar
al petto mio la mia compagna
colto fui dello stupore
ritrovammi a stringer lo mondo
che al fin compresi
d'essere compagno della di mi stessa alma
allorche contento d'esser chi sono
ad umil grazia della vita
allo momento vivo
cotanto ebbro d'idillio
che lo sentiero lesto discesi
a raccontar alle genti tutte
che dell'effimera solitude non v'è esistenza
tanto che il core è pregno di bellezze
or che ogni cosa parmi nova
grazie sorella franca
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