Renato Saviani 
www.gegad.com/saviani
 

A VOI SIGNORI DEL FUTURO

Parigi

PIANI

Foco

Visto da sopra

Il treno

Saggio autunno

il passo non distinguo

se non con l'occhio

 

 

se non con l'occhio almeno il verbo

come stai?

ho tentato di scriverti a quel fuggente indirizzo che mi gridasti al
volo, e come tutte le grandi cose della vita, per un piccolo errore di
comprensione ho perso i giorni donandoli ai ricordi di te.

Leggiadra pulzella qual m'apparisti
come di propria luce inondavi il campo
nulla si pose a vero
ne macchine
ne strada
ne gente
ne suoni
ma solo il tuo essere
qual gioia dell'esistere

come di un bimbo l'imbarazzo colsi
che fuggir dovetti in un istante
con la paura che a proferire verbo
avrei commesso errore

qui infine il mio coraggio appago
di penna e calamaio faccio scudo e arma
per lesto dirti che nulla chiedo
ma quel signor di tanti lodo
perché tu esisti e io ne godo

non mi fraintendere ma non sono facile a parole
di tante cose che dir vorrei poche son quelle che esprimo
tanto è più forte il mio pensiero al lessico che opprime
così mi pongo in rima che strofa esprima un cantico supremo
che te dono a lode del tuo essere


 

 

 

 

 

 
A VOI SIGNORI DEL FUTURO
 


Non V'é speranza all'uomo alcuno
se non sa goder di prole

Alto il vessillo del futuro
porta la stirpe oltre confine

segno potente dell'unico dono che
Madre ci ha porto

E' a te Donna che tanto puoi
che volgo il mio sorriso onesto

E cuore porgo in intimo amore
per quanto grande é il tuo spronar la vita

Sui Figli tuoi e quei milioni ancora
pogian le colonne della volta

Per questo chino mi piego al tuo cospetto
per questo immenso dono da Te all'umanità


per Greta

 

 

 

 

 


 

Parigi

Parigi qual lieve sogno si leva
quando ancor fresco profuma il pane
l'aria che freme e l'animo si disperde
di mille sconosciuti amici si fà la vita
 

Foco

Rosso aleggiar
s'imbruna ribelle
che tanto arder
pone lo scotto imbelle

di campi luce
di case brace

racconti mordaci
d'avventure intense
o semplici gesti di lieta semplicità
dove s'implode l'odore delle cose
e quante
  e quante volte ancora
tu mi lasci di ricordi
un segno
nuda ambra t'avvolge il corpo
che per simpatia accende la mi brama
ardo e a te il mi foco dono
levo il vessilo al calice del vino
a ringraziar la brace delle tue resti

Renato Saviani 2003
 

PIANI

Nella notte
piccoli sospiri diventano rumori
confondi

piani diversi
insegnano realtà

fai tuo ciò che non ti appartiene

castelli di stoffa
bastioni di piume
proteggono la fragilità
come scudo il buio

Il battito richiama al sostanziale

Ora Sei

numerico e materiale
muovi lo spirito
sostieni l'anima

spingi alla notte
per riconoscerti

E Per Davvero Sei
perché non sai

BUONGIORNO
 

 

 

 

 

 

Visto da sopra

Come levarsi
e dalla somma
Mirare il mondo

Quanto piccolo
quanto immenso

Par di bellezza esplodere
e di colori serrar la vista

levasi profumi di gioia
GAIA che tu m'appari
pulita e bella

che piacere scender di nuovo
del quotidiano viver
al cospetto

E ancor più forte
sentir profumo di vita

A Toccar terra
umano viene
il sentimento
e dire......

Cos'é 'sto frazio di bottino
 

Il treno

aspettami - aspettami
mi avvolge l'ansia ed il timore
vedo sfumare la grande occasione
aspettami - aspettami

sale il battito del cuore
e tu  - dove sei
quale sarà il vagone
aspettami - aspettami

si mischiano le anime
ombre si dissolvono
si divide lo spazio
aspettami

come un film - un film
fotogramma per fotogramma
spaccati di vita
ed io - fermo
rassegnato

sei lì - ultimo spezzone
il tuo dolore - il mio dolore
come posso raggiungerti
implacabile mi appari
evanescente

e sò per certo - sò
che anche la vita
la mia vita
ha preso un treno
diverso

sotto una pioggia
di lacrime

 

 

 

 

 

Saggio autunno

Nel Mondo ho camminato...
per incontrar l'età

Di sonno incontrastato
ho perso il Tempo

Ora che nuovo mi dono
alla Realtà
senza ritegno il mio sguardo volgo

Effimera saggezza di chi ha
per non poter dare

Tanto é l'onore per essere
Me Stesso

e attendo ancora
impaziente attendo
che cada l'ultima foglia d'autunno



18/09/03 dedicata a Ivana
 

il passo non distinguo in questa via
tante che furono le volte corse

di ciottoli e pertugi conosco il dove
compagni sono i legni a sfidare il sole
forti le querce
al vento offrono le rame

mazza sostiene lo mi peso
che curvo sospingo in questo andare

lì oltre quel dosso m'attende lieta l'alba
a dirmi che v'è un giorno nuovo

Ferma e di potente luce ella sostava
volta al verso della nascente sfera
tant'era immobile che a primo miro non s'impresse
che d'abitudo ero per quelle vie solo

non volse a me attenzione
ma muta forza mi chiamava
a sostarle silente d'appresso

a cova di piere ci ponemmo
per gettar sguardo nella valle
che il primo raggio fosse nostro e di niun altro

non v'era modo di spronar lo verbo
di canti di natura e frollar di foglie
ci vestimmo

d'incanto mi fu nuovo
che il tutto ch'aveo mirato
nulla
a paragone di quanto ancora m'aspettava
in quel sorriso che il mondo offriva

di tanta armonia il core si pervase
che d'impeto voleo serrar
al petto mio la mia compagna

colto fui dello stupore
ritrovammi a stringer lo mondo
che al fin compresi
d'essere compagno della di mi stessa alma

allorche contento d'esser chi sono
ad umil grazia della vita
allo momento vivo

cotanto ebbro d'idillio
che lo sentiero lesto discesi
a raccontar alle genti tutte
che dell'effimera solitude non v'è esistenza
tanto che il core è pregno di bellezze

or che ogni cosa parmi nova

grazie sorella franca
 

 

 

 

 

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cente

e sò per certo - sò
che anche la vita
la mia vita
ha preso un treno
diverso

sotto una pioggia
di lacrime

 

 

 

 

  Saggio autunno

Nel Mondo ho camminato...
per incontrar l'età

Di sonno incontrastato
ho perso il Tempo

Ora che nuovo mi dono
alla Realtà
senza ritegno il mio sguardo volgo

Effimera saggezza di chi ha
per non poter dare

Tanto é l'onore per essere
Me Stesso

e attendo ancora
impaziente attendo
che cada l'ultima foglia d'autunno



18/09/03 dedicata a Ivana
 

il passo non distinguo in questa via
tante che furono le volte corse

di ciottoli e pertugi conosco il dove
compagni sono i legni a sfidare il sole
forti le querce
al vento offrono le rame

mazza sostiene lo mi peso
che curvo sospingo in questo andare

lì oltre quel dosso m'attende lieta l'alba
a dirmi che v'è un giorno nuovo

Ferma e di potente luce ella sostava
volta al verso della nascente sfera
tant'era immobile che a primo miro non s'impresse
che d'abitudo ero per quelle vie solo

non volse a me attenzione
ma muta forza mi chiamava
a sostarle silente d'appresso

a cova di piere ci ponemmo
per gettar sguardo nella valle
che il primo raggio fosse nostro e di niun altro

non v'era modo di spronar lo verbo
di canti di natura e frollar di foglie
ci vestimmo

d'incanto mi fu nuovo
che il tutto ch'aveo mirato
nulla
a paragone di quanto ancora m'aspettava
in quel sorriso che il mondo offriva

di tanta armonia il core si pervase
che d'impeto voleo serrar
al petto mio la mia compagna

colto fui dello stupore
ritrovammi a stringer lo mondo
che al fin compresi
d'essere compagno della di mi stessa alma

allorche contento d'esser chi sono
ad umil grazia della vita
allo momento vivo

cotanto ebbro d'idillio
che lo sentiero lesto discesi
a raccontar alle genti tutte
che dell'effimera solitude non v'è esistenza
tanto che il core è pregno di bellezze

or che ogni cosa parmi nova

grazie sorella franca
 

 

 

 

 

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