Grazie a Fabio Martini per questa sua preziosa collaborazione.
Autunno Scansione metrica (il segno _ indica SINALEFE)
In questa esemplare lirica di Cardarelli ho cercato la suddivisione in sillabe metriche, che non necessariamente corrispondono a quelle linguistiche, secondo i principi e i fenomeni prosodici della metrica italiana. Analogamente, ho tentato di analizzare la struttura ritmica dei singoli versi (ictus o accento ritmico, che non sempre coincide con quello linguistico); in quest'ultimo caso la valutazione è più soggettiva, dipendendo in parte dalla sensibilità e dall' "orecchio" individuale. Ho messo perciò tra parentesi quadre gli ictus che mi paiono incerti, mentre nel 1° verso, ad es., ho considerato prosodicamente (oltre che linguisticamente) tonico un avverbio ("Già..."), che di solito non ha grande importanza, ma che qui, nello svolgimento logico-sintattico del discorso, viene enfatizzato (nota che è all'inizio di periodo, subito dopo la pausa sintattica forte del punto), quasi a significare "da tempo esiste in me questa sensazione di precarietà e scomparsa, che è presentito e sofferto sgomento di fronte alla certezza d'una fine". Fabio Martini CHE COS'E' LA SINALEFE?
In un verso si ha la sinalefe quando la
vocale
finale di una parola e l’iniziale di quella seguente si contraggono in
un’unica sillaba. Nel testo poetico la sinalefe non è segnalata da alcuna
convenzione. Nei manuali di metrica, e in sede di analisi, si può usare un
arco che sottende le parti interessate, o un angolo con il vertice rivolto
in alto (^) segnato sopra.
Il
termine "SINALEFE" deriva dal greco sun (con) + aloifè (da aléifo =
ungere, quindi commistione, unione).
Il contrario è "DIALEFE" (separazione), greco dià, che indica appunto
separazione prosodica di vocali, che vengono ripartite in due sillabe
metriche
successive.
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NEVICATA
suoni di vita più non salgon da la città,
non
d'erbaiola il grido o corrente rumore di carro,
non d'amor la canzon ilare e di gioventù. Da la torre di piazza roche per 1'aëre le ore gemon, come sospir d'un mondo lungi dal dì. Picchiano uccelli raminghi a' vetri appannati: gli amici spiriti reduci son, guardano e chiamano a me. In breve, o cari, in breve - tu càlmati, indomito cuore ? giù al silenzio verrò, ne 1'ombra riposerò.
(G.
Carducci - Odi barbare)
Metrica barbara: cinque distici elegiaci.
Distico elegiaco =
esametro + pentametro
Primo distico: Lenta fiocca la
neve pe 'l cielo cinerëo: gridi, (esametro)
suoni
di vita più non salgon da la città,... (pentametro)
L'esametro è
qui reso generalmente con
un settenario + un novenario;
il pentametro con un
settenario tronco (al v. 8 ottonario tr.) + un ottonario tronco.
Scansione metrica
Len-ta-fioc-ca-la-ne-ve
(settenario, ictus 1-3-6)
pe'l-cie-lo-ci-ne-re-o:-gri-di,
(novenario 2-5-8)
suo-ni-di-vi-ta-più
(settenario tr., 1-4-6)
non-sal-gon-da-la-cit-tà,
(ottonario tr., 2-7)
non-d'er-ba-io-la_il-gri-do_o
(settenario 4-6)
cor-ren-te-ru-mo-re-di-car-ro,
(novenario 2-5-8)
non-d'a-mor-la-can-zon
(settenario tr., 3-6)
i-la-re_e-di-gio-ven-tù.
(ottonario tr., 2-7)
Da-la-tor-re-di-piaz-za
(settenario 3-6)
ro-che-per-l'a-e-re-le-ore
(novenario 1-4-8)*
ge-mon, co-me-so-spir
(settenario tr., 1-6)
d'un-mon-do-lun-gi-dal-dì.
(ottonario tr., 2-7)
Pic-chia-no_uc-cel-li-ra-min-ghi (ottonario 1-4-7)
a'-ve-tri_ap-pan-na-ti: gli_a-mi-ci
(novenario 2-5-8)
spi-ri-ti-re-du-ci-son,
(ottonario tr., 1-4-7)
guar-da-no_e-chia-ma-no_a-me.
(ottonario tr., 1-4-7)
In-bre-ve,_o-ca-ri,_in-breve
(settenario 2-4-6,
"giambico") tu-càl-ma-ti_in-do-mi-to-cuo-re
(novenario 2-5-8)
giù_al-si-len-zio-ver-rò,
(settenario tr., 3-6)
ne-l'om-bra-ri-po-se-rò.
(ottonario tr., 2-7)
*lezione incerta: novenario,
se si considera, oltre alla dieresi di "aëre", dialefe fra "le ore";
ottonario, se uno di questi due fenomeni prosodici viene escluso;
in teoria anche settenario (poco probabile),
se entrambi vengono esclusi.
Nota: con
questi espedienti metrici e linguistici, Carducci riesce a riprodurre sia
l'oscillazione numerica delle sillabe esametriche (che possono variare da
13 a 17), sia, con il predominante novenario 2-5-8, l'andamento ritmico
del secondo emistichio dell'esametro. (Pascoli sarà poi il più assiduo
sperimentatore di questo tipo di novenario, che perciò sarà detto
"novenario pascoliano").
Viene inoltre qui rispettato
integralmente lo schema ritmico del pentametro classico, grazie alle
sistematiche uscite tronche degli emistichi che lo costituiscono.
PRECISAZIONI:
NEVICATA - 29 Gennaio 1881
Nella raccolta "Poesie di Giosue Carducci", Ed Zanichelli, Bologna,
1955, (non risulta il nome del curatore), al v. 2 leggesi:
"...non salgono da la città,"
In
questo caso, il secondo emistichio viene misurato come novenario tronco
(anziché ottonario tronco, come ci si potrebbe legittimamente
aspettare).
Analogamente, al v. 4:
"non d'amor la canzone / ilare..."
Qui il primo emistichio è considerato settenario piano, e, in
corrispondenza della cesura ( / ), non si verifica sinalefe, come di
norma.
Personalmente opto per le lezioni che adottano la misura di settenario
tronco + ottonario tronco per la resa, nei rispettivi versi, del
pentametro classico, coerentemente con gli altri "pentametri" (anche se
ciò può essere lectio facilior; cfr., ad es., Segre-Martignoni).
D'accordo, invece, per la dieresi sia su "cinerëo" che su "aëre",
rispettivamente ai vv. 1 e 5.
Sono, ovviamente, preferenze soggettive da mettere in discussione.
Approfondimento: "Barbara" si riferisce alla metrica italiana, sillabico-tonica, quando cerca di rendere, in modo artificioso e innaturale, quella classica, greca e latina, che è di tipo quantitativo. La metrica classica si basa sulla quantità di vocale: il senso della quantità vocalica era perfettamente noto a greci e latini dell'età classica, non solo ai poeti, ma anche alla gente comune. Greco e latino erano infatti lingue "melodiche", a prevalente componente melodica o musicale; mentre l'italiano è una lingua "intensiva", basata sull'intensità degli accenti linguistici, primari e secondari, che possono essere più o meno marcati. Da sempre coesistono, in qualsivoglia lingua, queste due componenti fondamentali: quella melodica si riferisce all'altezza o frequenza del suono, grave o acuto, quella intensiva o accentuativa all'intensità del suono, forte o debole. Le due componenti fisiche del suono coesistono, ma solitamente una prevale: si parla allora di lingue melodiche o musicali, ad es. lo svedese o anche le lingue orientali, nelle loro modulazioni, in cui lo stesso suono assume significati completamente diversi, secondo la tonalità di pronuncia, es. sillaba "ma"= madre, lino, cavallo, insultare (!), e di lingue intensive o accentuative, come l'italiano, il tedesco, l'inglese etc., caratterizzate acusticamente da una serie di piccole "esplosioni" sonore, che corrispondono alle sillabe toniche, mentre le sillabe atone non sono marcate o lo sono molto meno e restano, per così dire, "inesplose", prive di forza sonora. Per quanto riguarda la lingua italiana, noi abbiamo gradualmente perso il senso della quantità vocalica latina. La metrica "barbara", dunque, è la metrica italiana che tenta forzosamente di rendere quella classica, cerca cioè di rendere una metrica quantitativa (latina e greca), che le è estranea, in termini di metrica sillabico-tonica, propria dell'italiano. "Barbara" perché l'italiano è lingua barbara, lingua "altra", nei confronti del greco e del latino. L'uso di tale metrica, nelle Odi barbare di Carducci e più in generale, è espressione di classicismo, di nostalgico ritorno a una classicità idealizzata e sognata come un'età aurea e nobile, quasi un Eden letterario (e sociale, dal momento che, per Carducci, il poeta ha anche un'alta funzione civile). Ma l'obiettivo è, per definizione, irraggiungibile: impossibile riprodurre, se non in modo approssimativo, la metrica degli Autori classici, impossibile concretizzare il sogno vagheggiato di un'età d'oro, perché una tale età non è mai esistita nella storia umana. Dal punto di vista poetico-letterario, invece, Pascoli troverà soluzioni geniali, conciliando la resa metrica con le rime. La poesia "Barbara" (ovviamente metrica), originale, è un mio esercizio sul distico elegiaco; sono originali, del resto, tutti i componimenti pubblicati nella pagina web, e altri che ti invierò, concepiti come esercizi di studio autodidattici.
Fabio Martini
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