Silvana Pagella 1-2
Amo la campagna dove è vissuta mia nonna, dove io stessa sono cresciuta. Amo passeggiare prati rinverditi e fioriti. Amo respirare alla libera brezza. Adoro occhieggiare i biondi campi dalle spighe dorate coi fiammeggianti papaveri. Amo i piccoli insetti che sorvolano ogni fiore, ogni corolla, ogni stelo, ogni prato. M’incanto nell’osservare i cirri vaganti per il firmamento. Poi, ritorno a guardare la terra sotto i miei piedi, e vedo le rose rosse: mi viene il desiderio di raccoglierne alcune per la mia mamma; ma le spine pungenti mi tengono lontana.
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Dopo brevi oredi sonno, il piccolo gallo col suo canto vivace saluta per primo l’arrivare dell’alba. È felice di dormire poco tempo e si desta più riposano di noi. Nel pollaio dove si sente sovrano, la piumata bestiola sveglia, piamente, ogni vita e con il canto più acuto richiama tutta la campagna al lavoro. È felice di rendere felice l’uomo, ma ignora l’iniquo destino che gli pende sul collo: Sconosceche le braci fulgide del forno non sapranno suscitare il suo ultimo canto
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Lettera ad un padre dalla figlia spastica.
Caro papà,che ora giaci nel muto e grigio cimitero, tu non m’ispiri, nella poesia, perché quand’eri in vita non sei stato un buon esempio per la tua famigliola: sei stato amaro più del mio destino. Possedevi: quattro lauree, una cultura profonda, un’estesa conoscenza, ed eri amante della politica; e ciò nonostante, un padre impreparato, nei miei confronti, Tu, fosti? Poco mi donasti, addirittura nulla. Allorché da bambina stavo nell’istituto, distante da casa, tu, raramente, venisti a trovarmi. Tanti anni di studio, per la tua responsabilità, ho perduto. E, dopo, non più volesti che proseguissi. Questo resterà, sempre, il mio unico componimento poetico, dedicatoti, papà! E m’auguro che giunga; là, ove, si troverà l’anima tua. Ora, non più Puoi dirmi: “Taci!” Ricordati le Parole del Vangelo: “ Sapienti e Dotti della Legge, se uno di voi dice a questi miei piccoli di tacere, si metteranno ad urlare le pietre.” Papà!La tua figlia “disgraziata.”
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Mi rivolgo a voi, severi cipressi, a voi che crescete nel muto e grigio cimitero; dove i miei antenati riposano in un sonno perenne. Cipresseti, la lieta e verde primavera viene ad accarezzare, anche, i vostri malinconici rami e placare, un poco, le vostre lacrime. Vi sussurrerà soavemente che la stagione rinnovatrice è vicina; vi supplicherà piamente d’innalzare le argentee fronde, verso l’azzurro infinito, pronte ad ospitare nuovi nidi, vi bisbiglia d’abbandonare la vostra triste armonia alla tiepida brezza. Le rondine, appena, sorvoleranno sopra di voi in segno festivo, le agili e nere ali. E voi, cipressi, pur, essendo il simbolo del lutto e dello sconforto, sentirete, come ogni essere vivente, la fresca gioia della vita che rinasce.
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VIVENTI FIGURE FORTI Possente è il suolo che sostiene ogni peso. potente è l’universo dove splendono gli astri. Energico è il vento, quando solleva ogni cosa. potenti sono i mari che circondano il mondo. Robusto è l’uomo che suda lieto nel suo lavoro. La mia mente, instancabilmente, pensa e ripensa; ed è viva, solare, pronta e profonda. Ed anche il mio cuore è forte, giovane, sano e bello: resiste ad ogni dolore, ad ogni sconforto. Silvana Pagella. 2002
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Povero Attilio, sei venuto; io non sentendo i suoni acuti, come lo squillo del campanello, non t’ho aperto. Sono spiacente!
Prossimamente verrà, ancora la “la mia nuova amica? ”
Mia madre è molto stanca. Povera mamma!
Anch’io talvolta sono stanca.
La mia cara nipotina si chiama Benedetta.
Fra qualche giorno verrà Gianna, spero di darle tutte le soddisfazioni che mi saranno possibili.
Attilio è riapparso ieri sera molto tardi.
Oggi stesso, la mamma non ha sorriso. Come mai?
Io voglio sempre essere una ragazza solare, nonostante, la mia menomazione fisica!
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Dammi un punto d’appoggio ed io muoverò la terra ed il cielo. Archimede.
Anch’io, con il grande ausilio del mio amico Computer, agiterò il suolo ed il firmamento.
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San Sebastiano,
San Sebastiano: |
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COME I GABBIANI. Come i gabbiani dalle gigantesche ali sorvolano le cullanti schiume marine, come i gabbiani avvertono, nel loro cuore, i segnali dell’uragano e della quiete, come i gabbiani amano librarsi, all’occaso, sopra la lucente e rifiorente natura, come i gabbiani ascoltano, la sera, l’armoniosa e sonora musica del mare color blu, come questi uccelli marini, anche il mio cuore, ama lottare, vincere e sperare pur contro ogni speranza. |
TUTTO TACE. Tutto tace dopo un grande imparare. Tutto tace dopo un lungo apprezzare. tutto tace e rifiorisce l’abbagliante occaso che indora tutta la valle. Garrisce, piamente, la rondine al nido, nutrendo i suoi piccolini. Poi, giunge, lentamente l’astro argentato, e tutta la terra s’imbianca alla sua luce. Un altro giorno finisce sul sentiero della nostra vita
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MANI SEMPRE VIVENTI. Alla nonna paterna. Sono intenta a stilare una nuova poesia, ed avverto delle mani posarsi sulle mie spalle. Sono mani invisibili, ma sempre viventi; mani impalpabili, ma intramontabili. Restano, Su di me, molte ore ferme e silenti. Poi, quando l’aria imbruna, mi salutano: “ Ciao, ora andiamo. Ti raccomandiamo sii forte con il tuo amaro destino ed attiva con te stessa e gli altri.” Così ripartono, così svaniscono nella più profonda oscurità, lasciando in me tanta e tanta ricchezza di solarità e di serenità. |
COME IL SECONDO MESE. Come febbraio risuona, ininterrottamente, è anche una mente solare e desiderosa di danzare ai primi passi della primavera. Come il secondo mese dell’anno: amico dell’allegria, è pure un cuore piamente infantile amante del gioco. Al par di febbraio dimostrante tutta la sua innocenza, così, pure sarà un spirito brioso volente ridere e scherzare.
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IO NON SONO. Io non sono un vegetale stante immobile nel vaso. Io non sono una pietra, priva di vita giacente allo stesso punto. Io non sono un quadro esposto in mostra. Io non sono una bambola di porcellana da temere che si spezza. Io sono una creatura, una persona, una disabile avente un cuore palpitante, ed una mente pensante. |
AMO RICORDARE. Amo ricordare
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VISIONE NEL DIPINTO. Ho visto una Visione nel dipinto, s’era una Figura assai materna, assai pia e bella, mai veduta prima di quel momento. Era una pittura immaginata da un genio divino, amante della cristianità, adoratore della natura, del canto e della poesia…. …..Forse, Buonarroti? La contemplavo, sempre di più, e non più riuscivo a distaccarmi da quella Visione, le labbra di quell’eterna Mamma, con il Piccino nelle braccia, sembravano parlarmi. |
ROSSO POMPEIANO. Rosso pompeiano è il simbolo dell’antichissima cittadella di Pompei. Rosso pompeiano è il colore richiamante alla mia mente i potenti Romani. Rosso pompeiano è la tinta del paese arso dal Vesuvio: oggi meta di turisti vicini e lontani. Rosso pompeiano si presenta pure l’aspetto della Stanza del Vescovo.
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IL COLORE DELLA PACE. Amo il colore della pace, adoro il colore della vita. Il colore della è perfetto, la tinta della vita è purissima come l’acqua appena discesa dai nevosi monti. Non ha forma, ed è impalpabile; ma ogni cuore umano l’avverte quando nella sfera vivente non si rintracciano segni di violenza e d’amaro odio. |
QUELLO STESSO GIORNO. Racconto d’una giovane missionaria. Ero una ragazza “ leggera”, ma un repellente giorno il terremoto mi separò dalle intime cose, distruggendomi la mia calda villetta. Ero una fanciulla “ viziata”, ma quello squallido giorno venni a contatto con la sofferenza, con la povertà e m’annullai del tutto. Quello stesso giorno, Tu Signore mi chiamasti piamente con la Tua voce dolente; mi chiamasti più d’una volta; mi sussurrasti in tono placato: “ Or sei matura, vai per il mondo. Vai ove c’è molta fame; vai dove non c’è altro che guerra! ” Da quel giorno….. …..non mi riconosco più!
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VAGITO ALMO. Silenzio, un bimbo sta nascendo! Silenzio, tra brevi istanti s’udirà e si riudirà il vagito d’una nuova vita. Hueee, hueee!!!!!! Il frugoletto è nato, il piccolo ha salutato tutti, varcando la soglia del mondo con un vagito almo |
VETRI PIANGENTI. “ O, vetri perché piangete? Avete, forse, freddo? Avete, forse, ricevuto del male? Vetri, presto giungerà la rifiorente primavera, e voi perché siete, così, tristi e cubi? Non immaginate il cielo limpido e terso? Non preudite il soave trillo del piccolo e felice usignolo? ” Vetri della mia finestra, ditemi: “ Perché siete, attualmente, così lacrimosi? ” “ Noi lacrimiamo, per la commozione nel vedere come tu osservi il mondo, con le pupille solari d’una vivace frugoletta!
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FIGLIA DEL PIANTO. Chi è la figliola nata dal dolore e dal pianto? E’ una fanciulla nata per far soffrire e per dare tormenti? No! La figlia del pianto è una croce che abbraccia tutti gli uomini. E’ una luce che splende nell’oscurità più profonda. E’ una voce invitante a condividere ogni gemito del mondo. E’ una fiammella di pace che quieta ogni ansia dell’intelletto. La figlia del pianto è anche la figlia dell’amore: essa è la vita, la vita di tutta l’umanità.
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…ED
IMMEDIATAMENTE…LA LUCE. “ Mamma, un giorno vedrò il sole? ” Domanda un bimbo dallo sguardo spento. “ Non so, piccino mio. È difficile che ciò avvenga; ma un miracolo può sempre accadere! ” Spiega piamente la madre, acquietando la sua creatura. “ Mammina. Preghiamo insieme… Gesù ci vedrà da Lassù E ci aiuterà? ” “……Preghiamo! ” ……….E l’indomani. “ Mamma! Che chiarore c’è intorno a me! Com’è splendido Il piccolo e grande mondo! E’ la Luce del Cielo. Sono le pupille dell’anima.”
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DIALOGO PREMATERNO. Ad un’amica in trepida attesa. E’ qui, dal profondo nelle mie viscere, si desta, si agita, mi chiama, dicendomi: “ Mamma, perché m’hai concepito? Nel languido ignoto Vagavo felice.” “ Piccino, è l’amore che t’ha dato la vita. E’ bella la terra Coi fiori sui tappeti verdi; i rami degli alberi accarezzano il firmamento ed il sole sorride beato.” “ Mamma, ho paura, il tuo mondo è triste. Vi sono tanti dolori, violenze, uomini ingrati malattie assassine, droga che illude i giovani. Mamma, è proprio necessario, vedere la luce del tuo pianeta? “ “ Creatura dell’anima mia, pure il Signore volle venire al mondo, soffrendo, amando, sacrificando la Sua vita, per tutti noi, con il Suo immenso Amore. Pargoletto del mio cuore, non è il nostro egoismo che ti volle, ma l’amore. L’appassionato, nobile E puro amore Che ti sarà, sempre, fedele compagno e ti condurrà verso le infinite bellezze della seconda vita. Su, frugoletto mio, vieni. Sei atteso! “
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COME LA TINTA DELL’AURORA. Come la tinta
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PROMESSA, ADDIO! “ Gemella, fra otto settimane, nasceremo? ” “ No! Nasceremo, questa sera.” “ Sarà un lieto evento, il nostro. Niuno c’attenderà, così presto!” “ Cosa promettiamo, tra noi?” “ Promettiamoci che saremo…… …….. due simpatiche monelle, sempre unite.” “ Ecco mamma ha le doglie; la nostra ora è suonata.” “ Esci prima tu, gemella. Dopo esco io!” “ Uuuueeeee, uuueeee! “ “ quanta gioia c’è in casa.” “ Che festosi vagiti!” “ Ohhh. Dove ci racchiudono, gemella?” “ In un’unica culla termica.” “ Io sto soffocando!” “ Coraggio!” “ Che dolori ho nel capo, sento i primi sintomi della perenne spasticità.” Non so, gemella, se riuscirò a mantenermi fedele alla promessa.”
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BREVE COME L’ALBA. Alla piccola Liliana Rossi: zia mai avuta. Ecco, spunta il giorno, e l’alba fiorisce, svegliando la natura alla prima luce. Sorride a tutte le creature e con loro desidera danzare. Ma non può, perché il bagliore del potentissimo astro di fuoco vuole dominare l’universo, e la fragile aurora svanisce del tutto. Così, sono pure i silenti vagiti d’una bimba, allorquando dopo brevi giorni di vita è chiamata Lassù dagli Angeli.
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ALLORO. Vola la leggiadra foglia d’alloro. Vola al di là del piano. Vola dove c’è fiaba e poesia. Vola e volteggia, come un usignolo portatore di musica. Infine la fresca foglia d’alloro sorvola ogni mente poetica, donandole una luminosa e sonora ispirazione. |
CHI SIETE? Chi siete mai, voi, che all’uscio ci parlate piamente, in tono pacato, come vecchi amici? Noi non sappiamo, non ricordiamo, forse di voi? Chi siete? Siete, dunque, persone che ci avete viste nascere ed ora, venite a trovarci da un luogo lontano? …..Entrate….. ……ma prima diteci ……chi siete. ……Ah, siete voi!… …i nostri cari defunti oggi più vivi che mai! La vostra funzione non è stata rapita dall’occaso materiale; né dal tempo, che implacabilmente, tenta di cancellare ogni ricordo più bello. Voi siete ogni giorno quaggiù, da noi ed un giorno, anche noi vi raggiungeremo Lassù!
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PIU’ D’UN RIGIDO GIORNO. A Mariangela. Più d’un rigido giorno fu il tuo pianto allorché non assaporasti l’infanzia con la tua gemella. Più d’un rigido inverno fu il mio dolore allorquando, per sempre. mi divisero dal tuo tenero intelletto. |
DELUSUONI. |
LA’, OLTRE LO SPAZIO ED IL
TEMPO. |
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