Silvana Pagella 1-2

i suoi pensieri

BREVE COME L’ALBA. ALLORO. CHI SIETE PIU’ D’UN RIGIDO GIORNO. DELUSUONI LA’, OLTRE LO SPAZIO ED IL TEMPO. PROMESSA, ADDIO! COME LA TINTA DELL’AURORA. DIALOGO PREMATERNO.
ED IMMEDIATAMENTE
…LA LUCE
FIGLIA DEL PIANTO VETRI PIANGENTI. VAGITO ALMO. QUELLO STESSO GIORNO. IL COLORE DELLA PACE. ROSSO POMPEIANO. AMO RICORDARE. VISIONE NEL DIPINTO.
COME IL SECONDO MESE. IO NON SONO. TUTTO TACE. MANI SEMPRE VIVENTI. AMARO PIU ’ DEL MIO DESTINO. COME I GABBIANI. Dammi un punto San Sebastiano, VIVENTI FIGURE FORTI
Povero Attilio CIPRESSI IN PRIMAVERA. AMO LA CAMPAGNA. IL CANTO DEL GALLO.          

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AMO LA CAMPAGNA.

 

Amo la campagna

dove è vissuta

mia nonna,

dove io stessa

sono cresciuta.

Amo passeggiare

prati rinverditi

e fioriti.

Amo respirare

alla libera brezza.

Adoro occhieggiare

i biondi campi

dalle spighe dorate

coi fiammeggianti papaveri.

Amo i piccoli insetti

che sorvolano

ogni fiore,

ogni corolla,

ogni stelo,

ogni prato.

M’incanto nell’osservare

i cirri vaganti

per il firmamento.

Poi,

ritorno a guardare la terra

sotto i miei piedi,

e vedo le rose rosse:

mi viene il desiderio

di raccoglierne alcune

per la mia mamma;

ma le spine pungenti

mi tengono lontana.

 

 

 

 

 

IL CANTO DEL GALLO.

 

Dopo brevi ore

di sonno,

il piccolo gallo

col suo canto vivace

saluta per primo

l’arrivare dell’alba.

È felice di dormire

poco tempo

e si desta più riposano

di noi.

Nel pollaio

dove si sente sovrano,

la piumata bestiola

sveglia, piamente,

ogni vita

e con il canto più acuto

richiama tutta la campagna

al lavoro.

È felice

di rendere felice l’uomo,

ma ignora

l’iniquo destino

che gli pende sul collo:

Sconosce

che le braci fulgide

del forno

non sapranno suscitare

il suo ultimo canto

 

AMARO PIU ’ DEL MIO DESTINO.

 

Lettera ad un padre dalla figlia spastica.

 

 

Caro papà,

che ora

giaci nel muto

e grigio cimitero,

tu non m’ispiri,

nella poesia,

perché

quand’eri in vita

non sei stato

un buon esempio

per la tua famigliola:

sei stato amaro

più del mio destino.

Possedevi:

quattro lauree,

una cultura profonda,

un’estesa conoscenza,

ed eri amante della politica;

e ciò nonostante,

un padre impreparato,

nei miei confronti, 

Tu, fosti?

Poco mi donasti,

addirittura nulla.

Allorché da bambina

stavo nell’istituto,

distante da casa,

tu, raramente,

venisti a trovarmi.

Tanti anni di studio,

per la tua responsabilità,

ho perduto.

E, dopo,   

non più volesti

che proseguissi.

Questo resterà,

sempre,

il mio unico

componimento poetico,

dedicatoti,

papà!

E m’auguro

che giunga;

là, ove,

si troverà

l’anima tua.

Ora, non più

Puoi dirmi: “Taci!”

Ricordati

le Parole del Vangelo:

“ Sapienti e Dotti della Legge,

se uno di voi

dice a questi miei piccoli

di tacere,

si metteranno

ad urlare le pietre.”

Papà!      

                         La tua figlia “disgraziata.”

 

 

 

 

 

 

CIPRESSI IN PRIMAVERA.

 



 

Mi rivolgo a voi,

severi cipressi,

a voi

che crescete

nel muto

e grigio cimitero;

dove i miei antenati

riposano

in un sonno perenne.

Cipresseti,

la lieta e verde primavera

viene

ad accarezzare,

anche,

i vostri malinconici rami

e placare,

un poco,

le vostre lacrime.

Vi sussurrerà soavemente

che la stagione rinnovatrice

è vicina;

vi supplicherà piamente

d’innalzare

le argentee fronde,

verso l’azzurro infinito,

pronte ad ospitare

nuovi nidi,

vi bisbiglia

d’abbandonare

la vostra triste armonia

alla tiepida brezza.

Le rondine,

appena,

sorvoleranno

sopra di voi

in segno festivo,

le agili e nere ali.

E voi, cipressi,

pur, essendo

il simbolo del lutto

e dello sconforto,

sentirete,

come ogni essere vivente,

la fresca gioia

della vita che rinasce.

 

 

VIVENTI FIGURE FORTI



Possente è il suolo

che sostiene ogni peso.

potente è l’universo

dove splendono gli astri.

Energico è il vento,

quando solleva ogni cosa.

potenti sono i mari

che circondano il mondo.

Robusto è l’uomo

che suda lieto

nel suo lavoro.

La mia mente, instancabilmente,

pensa e ripensa;

ed è viva, solare,

pronta e profonda.

Ed anche il mio cuore è forte,

giovane, sano e bello:

resiste

ad ogni dolore,

ad ogni sconforto.



Silvana Pagella. 2002

 

 

 

 

 


 

Povero Attilio

Povero Attilio, sei venuto; io non sentendo i suoni acuti, come lo squillo del campanello, non t’ho aperto. Sono spiacente!

 

Prossimamente verrà, ancora la “la mia nuova amica? ”

 

Mia madre è molto stanca. Povera mamma!

 

Anch’io talvolta sono stanca.

 

La mia cara nipotina si chiama Benedetta.

 

Fra qualche giorno verrà Gianna, spero di darle tutte le soddisfazioni che mi saranno possibili.

 

Attilio è riapparso ieri sera molto tardi.

 

Oggi stesso, la mamma non ha sorriso. Come mai?

 

Io voglio sempre essere una ragazza solare, nonostante, la mia menomazione fisica!

 

 

Dammi un punto

Dammi un punto d’appoggio

ed io muoverò la terra ed il cielo.

Archimede.

 

Anch’io, con il grande ausilio del mio amico Computer,

agiterò il suolo  ed il firmamento.

 

 

 

 

San Sebastiano,

 

San Sebastiano:

l’inverno sta mirando

alto e lontano.

Silvana Pagella. 1978.





San Benedetto, San benedetto;

le primule sono nei prati,

la rondine vola al nido

che sta sotto il tetto.

Giocano i bimbi

sul tappeto verde;

viva l’armonia,

splendido è il mondo!

Silvana Pagella. Lobbi.



Composta nel 1972. Avevo tredici anni. Infatti fu la prima ed unica poesia che abbia potuto leggere la mia adorata ed amata nonna paterna. Esattamente, sei mesi dopo ella concluse la sua esistenza terrena.





 




 

 

 

 

 

 


 

COME I GABBIANI.





Come i gabbiani
dalle gigantesche ali

sorvolano

le cullanti

schiume marine,



come i gabbiani

avvertono,

nel loro cuore,

i segnali

dell’uragano

e della quiete,



come i gabbiani

amano librarsi,

all’occaso,

sopra

la lucente

e rifiorente natura,



come i gabbiani

ascoltano,

la sera,

l’armoniosa

e sonora musica

del mare

color blu,



come questi uccelli marini,

anche il mio cuore,

ama lottare, vincere

e sperare

pur

contro ogni speranza.



 
TUTTO TACE.





Tutto tace
dopo un grande

imparare.



Tutto tace
dopo un lungo

apprezzare.



tutto tace

e rifiorisce

l’abbagliante occaso

che indora tutta

la valle.



Garrisce, piamente,

la rondine al nido,

nutrendo i suoi

piccolini.



Poi, giunge,

lentamente

l’astro argentato,

e tutta la terra

s’imbianca

alla sua luce.



Un altro giorno finisce

sul sentiero

della nostra vita

 

 

 


 

MANI SEMPRE VIVENTI.



Alla nonna paterna.





Sono intenta
a stilare

una nuova poesia,

ed avverto

delle mani

posarsi

sulle mie spalle.



Sono mani

invisibili,

ma sempre viventi;

mani impalpabili,

ma intramontabili.



Restano,

Su di me,

molte ore

ferme e silenti.

Poi,

quando l’aria imbruna,

mi salutano:

“ Ciao, ora andiamo.

Ti raccomandiamo sii forte

con il tuo amaro destino

ed attiva con te stessa e gli altri.”



Così ripartono,

così svaniscono

nella più profonda oscurità,

lasciando in me

tanta e tanta ricchezza

di solarità e di serenità.



 
COME IL SECONDO MESE.







Come febbraio
risuona,

ininterrottamente,

è anche

una mente solare

e desiderosa

di danzare

ai primi passi

della primavera.



Come il secondo mese

dell’anno:

amico dell’allegria,

è pure

un cuore piamente infantile

amante del gioco.



Al par di febbraio

dimostrante

tutta la sua innocenza,

così, pure

sarà un spirito brioso

volente ridere

e scherzare.


 

 

 


 

IO NON SONO.



Io non sono
un vegetale

stante immobile

nel vaso.



Io non sono

una pietra,

priva di vita

giacente

allo stesso punto.



Io non sono

un quadro

esposto

in mostra.



Io non sono

una bambola

di porcellana

da temere

che si spezza.



Io sono

una creatura,

una persona,

una disabile

avente

un cuore

palpitante,

ed una mente

pensante.

 
AMO RICORDARE.





Amo ricordare


la mia lontana infanzia,

l’infanzia

che m’è stata rapita

dal tempo.

Amo rivedere,

nel mio libero intelletto,

i luoghi

dove sono stata bambina,

dove ho pianto,

dove iniziai a crescere;

ma anche

dove ho sorriso


e riso di cuore.

Amo ripensare

alle persone

che m’hanno amata,

che io stessa ho amato:

persone


che ora non rivedrò mai più.

Amo rimembrare tutto

e tutto si rianima,

tutto vibra in me:

dentro il pulsare vermiglio

del mio giovane cuore.


 

 




 

VISIONE NEL DIPINTO.



Ho visto

una Visione

nel dipinto,

s’era una Figura

assai materna,

assai pia e bella,

mai veduta prima

di quel momento.



Era una pittura

immaginata

da un genio divino,

amante della cristianità,

adoratore della natura,

del canto

e della poesia….

…..Forse, Buonarroti?



La contemplavo,

sempre di più,

e non più riuscivo

a distaccarmi

da quella Visione,

le labbra

di quell’eterna Mamma,

con il Piccino

nelle braccia,

sembravano parlarmi.

 
ROSSO POMPEIANO.





Rosso pompeiano
è il simbolo

dell’antichissima cittadella

di Pompei.



Rosso pompeiano

è il colore

richiamante

alla mia mente

i potenti Romani.



Rosso pompeiano

è la tinta del paese

arso dal Vesuvio:

oggi meta

di turisti

vicini e lontani.



Rosso pompeiano

si presenta

pure

l’aspetto della Stanza

del Vescovo.
 

 

 


 

IL COLORE DELLA PACE.







Amo

il colore della pace,

adoro

il colore della vita.



Il colore della

è perfetto,

la tinta della vita

è purissima

come l’acqua

appena discesa

dai nevosi monti.



Non ha forma,

ed è impalpabile;

ma ogni cuore umano

l’avverte

quando nella sfera vivente

non si rintracciano

segni di violenza

e d’amaro odio.



 

QUELLO STESSO GIORNO.



Racconto d’una giovane missionaria.





Ero una ragazza

“ leggera”,

ma un repellente giorno

il terremoto

mi separò

dalle intime cose,

distruggendomi

la mia calda villetta.



Ero una fanciulla

“ viziata”,

ma quello squallido giorno

venni a contatto

con la sofferenza,

con la povertà

e m’annullai del tutto.



Quello stesso giorno,

Tu Signore

mi chiamasti piamente

con la Tua voce dolente;

mi chiamasti

più d’una volta;

mi sussurrasti

in tono placato:

“ Or sei matura,

vai per il mondo.

Vai ove c’è molta fame;

vai dove non c’è altro

che guerra! ”



Da quel giorno…..

…..non mi riconosco più!

 

 

 



 

VAGITO ALMO.







Silenzio,

un bimbo sta nascendo!



Silenzio,

tra brevi istanti

s’udirà e si riudirà

il vagito d’una nuova vita.



Hueee, hueee!!!!!!



Il frugoletto è nato,

il piccolo ha salutato tutti,

varcando la soglia

del mondo

con un vagito almo
 
VETRI PIANGENTI.





“ O, vetri
perché piangete?

Avete, forse, freddo?

Avete, forse, ricevuto del male?



Vetri, presto giungerà

la rifiorente primavera,

e voi perché siete, così, tristi

e cubi?

Non immaginate il cielo

limpido e terso?

Non preudite

il soave trillo

del piccolo e felice usignolo? ”



Vetri della mia finestra,

ditemi:

“ Perché siete, attualmente,

così lacrimosi? ”



“ Noi lacrimiamo,

per la commozione

nel vedere come tu osservi il mondo,

con le pupille solari

d’una vivace frugoletta!

 

 

 


 

FIGLIA DEL PIANTO.







Chi è
la figliola

nata dal dolore

e dal pianto?



E’ una fanciulla

nata per far soffrire

e per dare tormenti?



No!



La figlia del pianto

è una croce

che abbraccia

tutti gli uomini.



E’ una luce

che splende

nell’oscurità

più profonda.



E’ una voce

invitante

a condividere

ogni gemito

del mondo.



E’ una fiammella

di pace

che quieta

ogni ansia

dell’intelletto.



La figlia del pianto

è anche

la figlia dell’amore:

essa è la vita,

la vita

di tutta l’umanità.


 

 

 


 

ED IMMEDIATAMENTE…LA LUCE.





“ Mamma,

un giorno vedrò il sole? ”

Domanda un bimbo

dallo sguardo spento.



“ Non so, piccino mio.

È difficile che ciò avvenga;

ma un miracolo

può sempre accadere! ”

Spiega piamente la madre,

acquietando

la sua creatura.



“ Mammina.

Preghiamo insieme…

Gesù ci vedrà da Lassù

E ci aiuterà? ”



“……Preghiamo! ”



……….E l’indomani.



“ Mamma!

Che chiarore

c’è intorno a me!

Com’è splendido

Il piccolo e grande mondo!

E’ la Luce del Cielo.

Sono le pupille dell’anima.”

 

 

 

 

 

 

DIALOGO PREMATERNO.

Ad un’amica in trepida attesa.







E’ qui,

dal profondo

nelle mie viscere,

si desta, si agita,

mi chiama,

dicendomi:



“ Mamma,

perché m’hai concepito?

Nel languido ignoto

Vagavo felice.”



“ Piccino,

è l’amore che t’ha dato la vita.

E’ bella la terra

Coi fiori sui tappeti verdi;

i rami degli alberi

accarezzano il firmamento

ed il sole sorride beato.”



“ Mamma,

ho paura,

il tuo mondo è triste.

Vi sono tanti dolori,

violenze,

uomini ingrati

malattie assassine,

droga che illude

i giovani.

Mamma,

è proprio necessario,

vedere la luce

del tuo pianeta? “

“ Creatura dell’anima mia,

pure il Signore

volle venire al mondo,

soffrendo, amando,

sacrificando

la Sua vita, per tutti noi,

con il Suo immenso Amore.



Pargoletto del mio cuore,

non è il nostro egoismo
che ti volle,

ma l’amore.

L’appassionato, nobile

E puro amore

Che ti sarà, sempre,

fedele compagno

e ti condurrà

verso le infinite bellezze

della seconda vita.



Su, frugoletto mio,

vieni.

Sei atteso! “
 

 

 

 

 

 

 

 

COME LA TINTA DELL’AURORA.




Come la tinta


calda dell’aurora

che annuncia il giorno,

senza ardere;

è pure

la parola accattivante

del buon Pastore

che ci sussurra,

priva di furore.



Come il tenue colore

della ridente alba

chiama la formichina

al lavoro;

è anche la voce amorevole

del Padre che cancella

ogni nostro inquieto pensiero.



Come la naturale pittura

dell’aurora

ci rincuora, ogni mattina;

pure la fedele mente

dell’inimitabile Pittore

ci colma di perdono,

di bontà

e d’infinite speranze.

 

 

 

 

PROMESSA, ADDIO!




“ Gemella,

fra otto settimane,

nasceremo? ”

“ No! Nasceremo,

questa sera.”

“ Sarà un lieto evento,

il nostro.

Niuno c’attenderà,

così presto!”

“ Cosa promettiamo,

tra noi?”

“ Promettiamoci

che saremo……

……..

due simpatiche monelle,

sempre unite.”

“ Ecco mamma

ha le doglie;

la nostra ora

è suonata.”

“ Esci prima tu, gemella.

Dopo esco io!”

“ Uuuueeeee, uuueeee! “

“ quanta gioia

c’è in casa.”

“ Che festosi vagiti!”



“ Ohhh.

Dove ci racchiudono,

gemella?”

“ In un’unica culla termica.”

“ Io sto soffocando!”

“ Coraggio!”

“ Che dolori

ho nel capo,

sento

i primi sintomi

della perenne spasticità.”

Non so, gemella,

se riuscirò

a mantenermi fedele

alla promessa.”

 

 

 

 



 

BREVE COME L’ALBA.



Alla piccola Liliana Rossi: zia mai avuta.



Ecco,

spunta il giorno,

e l’alba fiorisce,

svegliando

la natura

alla prima luce.

Sorride

a tutte le creature

e con loro

desidera danzare.

Ma non può,

perché il bagliore

del potentissimo astro di fuoco

vuole dominare l’universo,

e la fragile aurora

svanisce del tutto.



Così,

sono pure

i silenti vagiti

d’una bimba,

allorquando

dopo brevi giorni

di vita

è chiamata Lassù

dagli Angeli.
 

 

 

 


 

ALLORO.




Vola
la leggiadra foglia

d’alloro.




Vola

al di là

del piano.



Vola

dove c’è

fiaba e poesia.



Vola e volteggia,

come un usignolo

portatore

di musica.



Infine

la fresca foglia d’alloro

sorvola ogni mente poetica,

donandole

una luminosa e sonora ispirazione.



 
CHI SIETE?




Chi siete
mai, voi,

che all’uscio

ci parlate piamente,

in tono pacato,

come vecchi amici?



Noi non sappiamo,

non ricordiamo,

forse di voi?

Chi siete?



Siete, dunque, persone

che ci avete viste nascere

ed ora, venite a trovarci

da un luogo lontano?



…..Entrate…..

……ma prima diteci

……chi siete.



……Ah, siete voi!…

…i nostri cari defunti

oggi più vivi che mai!



La vostra funzione

non è stata rapita

dall’occaso materiale;

né dal tempo,

che implacabilmente,

tenta di cancellare

ogni ricordo più bello.


Voi siete

ogni giorno quaggiù,

da noi

ed un giorno,

anche noi

vi raggiungeremo Lassù!


 

PIU’ D’UN RIGIDO GIORNO.





A Mariangela.



Più d’un rigido giorno
fu

il tuo pianto

allorché non assaporasti

l’infanzia con la tua gemella.







Più d’un rigido inverno

fu

il mio dolore

allorquando, per sempre.

mi divisero dal tuo tenero intelletto.



 
 

 

 

DELUSUONI.



Addormentati
fanciulla,

hai il cuore

amareggiato

dalle molte

delusioni.



Dormi piamente

e placata.

Presto

troverai un nuovo amore

e tutto si ridimensiona

per sempre.



Sogni

e prevedi

nella tua triste mente

una luce di fiamma

abbagliare

nel tuo sguardo.



La vita,

come si sa,

è densa di delusioni,

ma è pur degna

d’essere vissuta

fino in fondo.



E’ in fondo

al sentiero della vita

che conosceremo

lo scopo

per cui

siamo stati chiamati

quaggiù.



 

 

LA’, OLTRE LO SPAZIO ED IL TEMPO.




Silenzio,
è notte fondo.

Ma l’universo

ha il libero spazio.

ed è illuminato

da ogni costellazione;

il tempo

è innanzi a tutti noi

e ci permette

di riflettere sul futuro,

d’intravedere

la desiata meta.



Immaginiamo,

noncuranti della vertigine,

di trovarci

là, oltre l’infinito spazio

e l’illimitabile tempo,

dove, pure,

l’impossibile ci è appartenente.



Speriamo

con più vitalità

nel cuore

in un orizzonte terso

e privo di procelle,

che ispiri

nelle menti umane

sentimenti caritatevoli

ed atti nobili.



 

 

 

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