Quietami Quietami l'anima azzurra luce dei giorni risorti. Scava l'aratro le vergini terre di domani che mai potrò calpestare, le umili preghiere mie s'avventurano verso future memorie. Dispiacerebbe al cielo donare una goccia d'eternità a un suo figlio capriccioso?
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Gioia mia. Dove sei finita fragile e ingenua gioia mia, nelle limpide acque del cielo tra nuvole di tempesta e gocce d'arcobaleno, e non c'è quiete in me oh gioia mia nel vento e nelle disperse ore sfuggite ai quadranti. Sole e splendore atroce calore vacilla il mio cuore, oh gioia mia di neve che l'anima mia teme come tutto svanir nel sogno. |
Contemplando un fiore. Un fiore sbocciò e presto riempì lo spazio del mio sguardo con la forza del colore. Non bastò la visione a convincermi del miracolo e pensai dubbioso che l'evento fosse una creazione della mente, ma il profumo intenso mi destò dal sogno momentaneo gettandomi nella confusione dei sensi. Pensai al fiore come ad uno scherzo di un demone birichino, oppure al caso che Dava forma a questa stranezza, ma era evidente che la ragione si era persa davanti ad un semplice fiore. Oramai senza speranza per un istante credetti che il fiore fosse un dono di Dio, ma non avendo io alcun merito scartai l'idea. Rassegnato contemplai l'ineffabile bellezza del fiore e non pensai più nulla.
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