STRADE DI LUCE | MACHUPICCHU | ed il giorno finisce | stupro parolaio | commutazione fiabesca | Ho un modo |
leggo gli ultimi frammenti di una canzone stonata assaporando l’estremo sacrificio che mi si arrende nel vuoto di una pazzia minore
e rifletto il vacuo sopravvivere di neutre aurore senza il senso delle emozioni e gioco con i crepuscoli fino al trionfo della notte aspettando la voce che brucerà i miei occhi al battere delle ore ultime assenti anche in questo circo dell’indifferenza
non chiedermi ancora degli orizzonti che mi si oppongono
è arduo questo volo
vanni 2005 maggio merlin
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Ho un modo
ho un modo di coltivare le vanità di accendere le mie notti un modo di spogliare l'anima dai sogni di affabulare sull'ipotesi del mio io blasfemo
ho un modo di aver paura e di scuotermi di dosso questo sole d'inverno
ho un modo un modo solo di ingannare le virtù di lacerare il velo della verità
ma quando sarò capace di piangere di me?
ora se tornassi ad essere dovrei confessare che mi scivola via questo velo nero
e urlare amore
vanni 2005 maggio merlin
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stupro con l'arma delle parole micidiali insane brividi sonori che percorrono le membra il membro come un refuso di mistica perturbata nel frigido antierotismo di una puttana nel nonsenso di un'estasi eiaculatoria
e corro svuotato verso altri lidi
vanni 2003
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in commutazione fiabesca di smanie d’amore dipinte sugli affreschi dell’intonaco della notte rifioriscono armonie festevoli onomatopee poetiche allegorie danzanti
e fate inapparenti e cavalieri acclamati e pulzelle sognanti ed elfi benigni folleggiano e danzano nelle melodie conturbanti di antichi menestrelli
e miti di eroi ricercano il perduto senno in affabulazioni ritmate dai canti protervi di bardi vagabondi
e il rimbombo di tuono di parole eretiche in martellare insistente di versi impazziti infrange i simulacri di nuove idolatrie
e in dissolvenza inversa sorge crudele l’alba del mondo
vanni 2003 merlin
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ritornano
le immagini
del passato
e l'esorcismo
anelato di un sonno
vanni 2005 marzo
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cammino come rapito da trance improvvisa tra la folla attonita sospinto da brama di vita
e devolvo ora questo destino che mi si avvinghia al dolore che qui si scruta alla sofferenza a me contigua
e miro lassù alla finestra bianca che scherma l’ultimo spasimo
ed il giorno finisce
da piazza San Pietro – Roma 2 aprile 2005 in agonia di Karol
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percorrere
vanni poli
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risalire a fatica sentieri sconnessi strade a strapiombo contare i miei passi che risalgono l’erta
silenzio assoluto
grida lontane riecheggian dai tempi città vissuta città nascosta città morta canti solenni di un antico splendore avvolgono ancora le inerti rovine memoria perduta trucidata nel sangue da invasori improvvisi nel nome di dio
solo un alpaca attento mi osserva e segue il mio passo che si inerpica lento
percorro stupito il labirinto dei luoghi mi seggo spossato a parlar col passato
si dissolve il silenzio e suoni di pianto descrivon l’epilogo di machupicchu la città perduta da solo in lei l’antica città disadorne rovine di luminoso passato vago sperduto verso mete non conscie e mi irrompono dentro le nenie del tempo e spiriti solenni di sciamani vissuti danzano lenti la festa del sole un Inti Raymi per un dio tramontato e solo l’alpaca che riprende il suo andare dissolve improvviso il sogno ultimo magico per il pianto estremo mio
vanni poli
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