AL BILIARDO Schiocco secco di palle bianche che battono e rimbalzano e abbattono birilli sul panno verde un po' sporco un po' consumato del vecchio biliardo che fiero mostra nell'alcova di luce le sue cicatrici di sigarette sul bordo dimenticate. Punti scorrono contati e rincorsi da geometrie calcolate da calibrata forza e ore trascorrono nel racconto di storie sempre uguali e monotone di vittorie improbabili e di facili conquiste e d'illusioni raccolte sul fondo di un bicchiere.
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CATTEDRALI Scoscese scogliere svettano sul mare come gotiche cattedrali nella morbida luce dell'alba d'estate e paiono vetrate colorate le fioriture incastonate nei canaloni a strapiombo. Mentre i gabbiani s'allontanano radenti l'acqua per apprestarsi al giorno come beghine che sciamano dal portale dopo il mattutino. |
29 LUGLIO Privato dell'ansia dell'attesa essendo tutto programmato aspettavo in un corridoio tra piastrelle sbiadite passeggiando avanti e indietro nervosamente incapace a star seduto serenamente. Attendevo nello scorrere di minuti lenti e in testa mi frullavano pensieri sempre più cupi di possibili imprevisti tragici eventi. Il tempo non passava in quel 29 luglio non molto lontano fino al giungere di quel pianto e il volto sorridente dell'infermiera che gl'incubi scacciava e trasformava in lontana chimera. Benvenuto Alessandro.
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L'INCIDENTE Ho sentito lo schianto delle lamiere l'urlo e stridore di gomme ancora. Dov'è mio figlio? A casa se Dio vuole.
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GIRANO VOCI Girano voci che primavera incomba coi suoi colori. Soffia vitale il vento a spargere pollini.
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FREDDO Freddi incanti sono gli occhi tuoi, gelida neve. [occhi] pozzi oscuri dove l'ombra regna su vuoti sensi. [cuore] bianco ghiaccio che luce non riflette, è il tuo cuore. [mano] solo ragione spinge la tua mano senza calore. [amore] è finta gioia che mai vedrà il sole di calda estate. [risveglio] tardi coscienza muoverà i suoi passi. freddo risveglio! [rimpianto] Buia tempesta, nell'umido autunno del tuo rimpianto. |
PINETA MAREMMANA Verde amplesso tra odore di resina e rosmarino. |
LA LUCE DELLE STELLE Ieri rubavo la luce alle stelle per farne collane per te. Oggi rubo ore alla solitudine per cercare di ricordare come s'intrecciano le collane. Domani non ricorderò nemmeno perché le intrecciavo. Ma in un tempo che non esiste vorrei un'altra vita per innamorarmi ancora almeno mille volte ed imparare di nuovo a rubare la luce alle stelle.
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MEMORIE
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STAZIONE ATOCHA Pizzica la pelle nella pungente aria mattutina nell'attesa dell'ora che a quotidiana fatica avvicina. Nell'aria tersa incombe primavera annunciata dal timido fiorire di tralci di pesco, nuvole rosa tra il cupo rosso dei mattoni, distrattamente sfiorati da occhi ancora segnati per il tempo al sonno rubato dai giochi d'amore. Sguardi che indugiano sui colori trascinati dall'alba attraverso un finestrino sporco nello sferragliare lento che porta in stazione e su quelle sfumature ti concentri per non sentire l'afrore della calca fatto di fumo aspro di sigarette e di dopobarba da supermercato comprato assieme a zainetti e matite colorate per figli che ora, sotto al medesimo sole, pure cominciano la loro giornata poi più nulla nemmeno il tempo per l'orrore.
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VENTO 4 Vento soffia e in coriandoli sparge la mia allegria. |
AUTUNNO Foglie ambrate, lo splendore autunnale venato d'oro. |
MAREMMA File di pini s'alternano a cipressi che della macchia son contorno e scenario con cespugli di ginestre e campi di grano. E cielo e mare si fondono nel vento d'improvviso maestrale che sabbia solleva da spiagge selvatiche a smerigliare legni dalla corrente abbandonati per incuriosire i gabbiani che svolazzanti si tengono lontani tra i turchesi del cielo e gli smeraldi di mare. Con questi colori Maremma mi parli e ancora m'incanti come fu nel tempo andato perché poche altre, come te, io ho amato.
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PUBBLICITÀ Vendono sogni fasulli e illusioni da comprare a prezzo di listino. Regalano immagini di vita falsa in offerta speciale fatta d'unghie laccate che non si spezzano a scopare e di tacchi a spillo su pavimenti a specchio e illusioni di vita facile da provare a metà prezzo Mostrando culi vendono viaggi e detersivi e altre patacche all'ombra di seni rifatti ad arte e carnose labbra impiegano allusive ed ammiccanti per dei semplici biscotti croccanti Così in quest'orgia di folli apparenze dove un catalogo ha più sesso in mostra d'un pornogiornale poveri spiriti si perdono nei tunnel del banale non concependo più vita reale, o quell'essenza normale, calpestata in pozzi d'alcol e d'anoressia per quell'essenza morale ch'è fuggita via.
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BISTRÒ Negli odori di birra ed anice si disperdono vecchie canzoni roche per fumo di tabacco.
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MARINA È mare azzurro al margine di sabbie fini e candide fiancheggiate da dune e pinete profonde. |
MEMORIE Sogni sbiaditi, che son solo cimeli del mio passato. |
PROVENZA Tra i profumi dolci della lavanda si ascoltano da una fisarmonica vecchie ballate tristi |
NELL'ATTESA (quasi cronaca di un memorabile viaggio)
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FIGLI Patetici figli di una storia falsa mai realizzata, seppure scritta dall'apocrifa arroganza di chi giusto vincitore s'appella e seme di menzogna spande come rubizza cappella. Patetici figli di una rivoluzione grande madre di ogni illusione che d'invidia e sfaticata inazione fate di vostra vita filosofia odiando chi ciò che vorreste essere ai vostri occhi pare che sia. Patetici figli di una puttana senza sogni e senza dio che d'odio v'ha nutrito alla lontana in culle d'egualitaria arroganza d'odore di morte tanto fetide da farvi amare violenza come danza. Patetici figli dell'ignoranza che altrui vita disprezzate nel livore mantenuti in gran paranza da sfruttatori e parassiti d'apparato che vi si fanno padri e zii e parenti saggi d'ogni grado. Patetici figli di miti fasulli che di ogni estremo fate religione nella ricerca dei settimanali sballi e quando stanchezza e adrenalina frulla e falsa vita pulsa, seguaci vi fate di piatta moda che pensiero annulla. Patetici figli di questo tempo che maledetti tornate strisciando dai vostri paradisi senza scampo giustificati da diffusa imbecillità fate di vostro stato una bandiera per rifiutare l'altrui umanità. Patetici figli di chi amico vi si è fatto senza sapere essere ne padre ne madre tali resterete finchè non troverete un atto che dal mondo vi porti qualcosa d'amare si che sincero affetto odio sconfigga ed alla vita vi faccia tornare.
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SUPERFICIALITÀ L'amor disperde la superficialità di un inverno che nel sole s'illude d'essere calda estate. |
AUTOSTRADA Stridenti lampi lamiere colorate rotte e contorte. Tra acri fumi neri i sogni interrotti
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RONDINI IRREQUIETE
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IL MARINAIO STANCO
PRIMAVERA
MINARETI |
11 MARZO Mia è la città che respiro. Mio il tempo con essa vissuto. Mia nelle case e nelle piazze, nei palazzi e nelle vie che riconosco al tatto e per gli odori e i colori di sempre, come fosse madre e sorella e moglie e amante oggi violata. Con te io piango i vagoni squarciati dalla follia della bestia barbuta e i sogni interrotti e gli affetti stroncati e affondo nello sgomento così forte da cancellare l'odio e rendere vana ogni voglia di comprensione.
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ROSE ROSSE In un'alba fredda sbocciano sui binari le rose rosse che bestia ha piantato, maledetta dall'uomo |
SEDIMENTI |
TORNANDO A CASA
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FERITE Ferite chiuse dimentichi nel tempo salvo ritorno di sogni più agitati che ancora dolgono. |
PINETA Frinir di grilli tra odore di resina e rosmarino.
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AI GIARDINI Bianchi marmi dagli sguardi fissi vigilano su giovani labbra che cercandosi s'abbandonano su panchine dure a pronunciare parole d'amore tra abbracci e impacciate carezze e dita che sotto ai maglioni cercano calde emozioni che si perdono nell'aria fredda su ali senza forma affannate nell'inseguire la gioia di quel contatto. Bianchi marmi che nelle sere d'ottobre ammiccano a penombre intime di sogni sbocciati in un vento che già profuma di neve.
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SOLE D'INVERNO Sole d'inverno accarezza la pelle con passionale delicatezza, come le mie labbra su di te.
AL PUB
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ALLO ZOO C'era una volta un bambino distratto che andò allo zoo con lo zio, quello sciatto. Li vide tante bestie gialle, blu e grigie di ratto. Che felicità e che gioia in quel giorno piatto! E quando la tigre fuggì di scatto mangiandosi di colpo lo zio disfatto, il bimbo le corse incontro e come un matto gridava di gioia: "che gatto, che gatto!" Gnammmm!! |
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