INVERNO SULLA SCOGLIERA
(con giusy45)
Candida neve che sovrappone i suoi cristalli
a quelli del sale, sulla scogliera del ricordo
dove immagini di ieri calano a coprire il gelo
coi lampi di sole della trascorsa estate.
Scende in silenzio, in fiocchi grandi
ad ovattare la musica inquieta della risacca
e a confondere le sagome dei gabbiani
rincantucciati su cengie protese sul mare
dai riflessi increspati d'azzurro e piombo.
Ma nella memoria
le immagini si perdono nel silenzio di oggi
nel quale ascolto il suo cadere lento lento
a cancellare il sale della stagione lontana
che se pur brillante di papaveri e ginestre
stenta a rimanere nei corridoi sempre più stretti
della memoria e come sarà per la neve al sole
svanirà
persa nello spettacolo di un mare mai domo
su questa scogliera immutata che anche oggi
veglia sui miei sogni.
GABBIANI
Sfrecciano a pelo d'acqua
come bianchi lampi
piegando le ali al vento
e con gialli becchi,
adunche scimitarre,
vìolano l'acque
per ghermire lampi d'argento.
Poi sazi
su scogliere acerbe
tra contorti cespi di rosmarino
si posano a ristorare
pigolanti implumi.
Gabbiani
volatori arditi
che tempesta non temono
e d'ogni slancio fanno evoluzione.
Non so staccarmi da quelle ali
che pur nella fragile apparenza
sanno condurmi lontano,
candide e rapide,
come i sogni di un bambino.
DA UNA CIMA DEL
CASENTINO
Dalla vecchia ringhiera nera di ferro battuto
m'affaccio sul baratro che s'apre
verso nord
di questo spartiacque tra il Tevere e l'Arno
e lo sguardo corre dallo scosceso crinale
spaziando dal Tirreno all'Adriatico mare.
Dai Sassi di Simone alle Balze acerbe
l'occhio si sposta e spazia fino all'Amiata
passando da quei fitti boschi
che in Appennino, sono la mia casa.
E pensiero sussulta e come falco vola
ai ricordi antichi che in questi scenari
mossero passi di gioia sfrenata
e speranza rincorsero tra queste faggete
dimora d'incanti e di magie segrete.
L'ANGELO
AZZURRO
Come l'angelo azzurro
hai ingabbiato la mia mente
giovane scintilla
che mi guizzi sulla pelle
con carezze palpitanti
che temevo d'aver dimenticato
con un cuore impazzito
che con te ho ritrovato.
Come il vecchio professore
da te vengo per cercare
quell¹incanto di un¹età vivace
e trovare nel tuo abbraccio
attimi di gioia e tenerezza
che saranno la tomba della mia pace.
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LE LACRIME DEL 7 GENNAIO
È pioggia fredda
che su facciate grigie
scorre gelida
e le vetrine incide
lasciandole deserte.
MORBIDE COLLINE
Scendono falde
di morbide colline
calde carezze
mentre labbra decise
ne assaggiano i fremiti.
RIUNIONE
In verdi occhi
si scorge del passato
vivo ricordo
e l'attesa del tempo
che riunirà gli amanti.
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PIUME
Piume colorate svolazzano libere
come sogno che gravità non cattura,
libere dai quotidiani affanni
da telegiornali e sconvolgimenti
fatti da sangue versato nel nome
di un dio sciacallo e barbuto
così frequenti da farmi rintanare
per impotente rabbia
in quella realtà virtuale
che rende il mondo così vago
da sembrare ingenuo riparo.
MEDITAZIONE
Era una sera d'ottobre
calda e di bonaccia
col tempo che scorreva
senza eco di colori
senza aria smossa dal vento,
aria assonnata.
In quella quiete
giunse la pace e la comprensione
e la coscienza di una realtà incipiente
che (forse) non vista
era stata trascurata
elisa da ogni considerazione,
ma finalmente giunta a placare
la mia ossessione.
I MIEI SOGNI
Flutti infranti sullo scoglio
come pensieri incatenati alla pietra.
Immobili
per non affaticare membra spezzate.
Immoti per non sentire il dolore.
ASPETTANDO L'ORA
Attendo
al riparo dal vento
nel sole d'inverno
l'ora dell'appuntamento.
Il tempo scorre lieve
come tenue brezza
che accarezza le palme
con tenerezza
mentre affacciate sul mare
parlano di profumi
di essenze rare.
Con palpebre socchiuse
per i riflessi delle onde
fantasia decolla
ad accompagnare bianche vele
verso porti sconosciuti
tra paesaggi lontani
e scenari mai vissuti.
Poi verso il tramonto,
tutto s'infrange
il sole indugia
un attimo sul mare
l'ora è arrivata,
bisogna andare.
SERA CHIANINA
Sera io ammiro,
meravigliosa e tersa,
da finestra svettante
che sulla vallata s'apre,
da dove sguardo indugia
su collane di luci
bianche e gialle
che adornano la Chiana
e il sogno del mio ritorno
accarezzano.
Io che oggi
sono turista a casa mia.
SAZIAMI
Mesi e mesi ho trascorso
nell'attesa di un tuo gesto
nel desiderio di averti presto
e ignorare della tua assenza il morso.
Oggi tu mi parli con parole d'amore
così dolci da sciogliere il cuore
in un abbraccio di gioia solare
da farmi sperare che tu mi voglia amare,
ed io sopravvissuto a questi mesi di vuoto
per raggiungere la tua isola di passione
mi getto nel mare e vengo a nuoto
per saziarmi della tua emozione.
QUELLO CHE NON HO
Un altro viaggio sta finendo
ed io sono qui ancora in cerca
di quello che non ho trovato,
ma già penso di ripartire
stanco di soli superficiali istanti
di fittizie passioni
che poi svaniscono
come pastiglie effervescenti
solubili in acque ribollenti
fatte di animali istinti
da esaurire in fatti contingenti.
Così riprenderò il viaggio
in cerca di quella meta sfuggente
che unica potrà ridare pace
sia all'anima che alla mente
con una sola paura nel cuore
di passarle davanti in una notte scura
senza saperne riconoscere il colore
tra le ombre spezzate della luna.
IL CRITICO
Che rotoli la testa del buffone
che tronfio rospo sull'altrui indugia
appropriandosi di spazi non propri
non autorizzati
non consentiti.
Che sul collo cali la virginale lama
asettica distributrice di giustizia
che senza strazio di carni
recida
netta
i pensieri arroganti.
ROSE E SPINE
Carezza il vento
petali vellutati
tra rose e spine.
VACANZE ROMANE
Bevo il mio tea
con sguardo fisso,
ancora intorpidito
dalla trascorsa notte,
sul balcone fiorito
in questa limpida mattina.
E la mente esamina
centellinando
suoni e odori e percezioni
seppure domestici
cosi diversi dall'usuale
in questa mia vacanza romana.
FIORE DI CAMPO
Fiore di campo
spuntato in mezzo ai rovi
senza pungersi.
IL GIARDINO DELLA
VILLA
La balaustra di pietra macchiata dai licheni
corre accompagnata dalla siepe di bosso
fino a colonne sbilenche di un cancello
che da tempo invitano ad entrare,
inchinandosi ai cipressi e ai tigli guardiani,
verso le geometrie incolte e abbandonate
di un giardino dove il lastricato s'intuisce
sotto a coltri di foglie di stagioni passate.
Sulle tonde aiuole dominano finestre cieche
e porte svergolate d'indefinibile colore
tenute assieme da chiodi posticci.
Facciata dall'eleganza ormai sfumata
dove vestigia di colori occhieggiano
tra cretti profondi e intonaci sbrecciati
come belletto incerto e sbavato
sulle rughe di una vecchia signora.
Eppure
non c'è angoscia ne rimpianto
in questo giardino abbandonato
nella luce brillante e smeraldina
filtrata da rami che rinnovano la loro livrea
come la mia mente i ricordi lontani
e i pensieri accarezzati nella quiete
di questa stupenda giornata di primavera.
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INVERNO IN VAL DI CHIANA
Nebbia cala alla sera
a far la notte più scura
ad ovattare suoni
ed a coprire la luna.
E calda si fa la casa
e l'abbraccio dell'amante
mentre fuori acqua gelida
scorre costante.
In questa mia terra
di cipressi e di vigne curate
che cattura lo sguardo
dall'inverno all'estate,
respiro il profumo forte
di storia e di fieno bagnato
e trovo ristoro e pace
in questo vivere pacato.
IL RE NUDO
Nell'accondiscendenza
squittiscono deliziate
le vestali del guitto
che azimato annuisce e ringrazia
con affettazione, come cicisbeo,
ma il re è nudo
e fuor di casa sarà preda del freddo.
NEVICATA
Scendono bianchi
come stelle di luce
e si posano
tra gli ovattati suoni
di una città assonnata.
LA
PRINCIPESSA E IL GUERRIERO
Mia principessa
mia dolce amante
mai ti lascerò
nelle mani del negromante
e per valli e per monti
sconfiggerò gnomi e giganti
e orchi e mannari
montando zoccoli tonanti.
Cavalcherò da te
portando appresso anelli
che non sono del potere
ma chiavi di cancelli
che a verdi scenari
apriranno la via
lasciando che giunga dal fato
tutto ciò che sia.
E come guerriero
senza paura e senza timore
avanzerò fremente
a combattere il terrore,
così come avvenne nel sogno
quando giunsero le tue carezze
a scacciare le tenebre
e le mie gelide incertezze.
ROUTINE
Tornano sogni
tra avverse correnti
si oppongono
a realtà vincolate
dalle banali usanze.
VOLANO LE FOGLIE
Le foglie volano
come i miei pensieri
in quest'aria fredda d'ottobre.
Sono trascinate incerte
senza sapere dove
si placherà il vento
per lasciarle riposare.
Neanche io so
dove mi portano queste correnti
che intrecciano il mio cammino
muovendo i miei passi curiosi
chissà dove
nonostante sia già l'autunno.
INVERNO
A te conduce
la dolce meraviglia
irrazionale,
amante delicata
dell'autunno passato.
LA PANCHINA SUL LAGO
La panchina sul lago
sotto al tiglio
quello con la corteccia incisa di fresco
da giovani cuori.
Un vecchio
si chiede se è cataratta
o foschia ad offuscare la vista
del vapore delle 16:00
che candido lascia la sua scia
come cigno gigante
sulle acque piatte.
Le dita nodose cercano
il pane vecchio
nella tasca slabbrata della giacca
mentre intorno si fanno le oche
come ogni sera
per le solite quattro chiacchiere.
"Vi ricordate di Anna - chiede -
quando qui passeggiava sul lungo lago
col suo vestito bianco come la neve
e la treccia nera sulla spalla?"
Gli occhi alza al cielo
verso quelle nubi pesanti, grevi
come gli anni trascorsi nella solitudine.
Annusa l'aria, ma ancora è presto
per avvertire l'odore dell'inverno
quello vero
perché il suo è ormai quasi finito.
"Anna, amore mio,
quanto tempo ci separa ancora?"
KATANA
Canta l'anima
del guerriero e ricama
linee taglienti.
Tra i fiori di ciliegio
semina rose rosse.
INVERNO A
MARINA DI GROSSETO
Triste e silenziosa nell'umidità
di un solitario fuori stagione
dormi sotto gli invernali raggi
di un sole freddo e velato.
Spazza la spiaggia il maestrale
e solleva la rena a smerigliare
legni abbandonati sulla riva
e smuove le dune che nascondono i canali
e i capanni e le bilance di rete
dove misere pescate si dibattono
nel momento dell'asfissia
che si legge sulle saracinesche
di negozi chiusi ad aspettare stagione
e nelle vetrate sigillate di stabilimenti
balneari che attendono assetate
una spugnata d'aqua a scrostare il sale.
Solitario il mio sguardo si spinge al mare
da sud a nord accarezzando l'arcipelago
e di casa sento il sapore e gli odori e i suoni
io esule
che sempre pronto al desiderato ritorno
amo della mia terra l'essenza e il sogno.
RIORDINANDO UN
CASSETTO
Un cassetto semivuoto
con solo quotidianità ordinarie
di agendine vecchie
e foglietti con appunti di posologie.
Una foto, forse la prima,
di tuo nipote che oggi ha diciott'anni.
Un vecchio foulard dai toni smorzati
e ricevute impacchettate di bollette
e la penna, ancora nel suo astuccio.
Poco mi resta ancora di tuo,
oltre alla vita.
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SERENITÀ
Lessi l'amore
sul viso di un vecchio
che vita lasciò
assaggiando d'un fiato
anche l'ultima sua ora.
FRAGOLE E LAMPONI
Mi muovo in silenzio
lontano dai suoni della città
cercando di contare gli uccelli
per il loro cinguettare.
Il bosco mi avvolge nel suo abbraccio
da ogni direzione con la familiarità
di anni e anni di passi percorsi
fin da quelle lontane primavere
quando coi nonni qui venivo
per raccogliere fragole e lamponi.
Volti rugosi e sorridenti che
ancora mi parlano tra questi tronchi
profumati e morbidi di muschio.
NEL BLU
Nei suoi vecchi occhi
è vivido il riflesso
del volto di lei
e l'attesa del tempo
per raggiungerla nel blu.
IL CELLULARE
All'improvviso il sole
vìola le penombre del bosco.
Raggi danzano tra le fronde
ad asciugare la terra e il sottobosco
intriso dagli scrosci del temporale.
Una biscia scivola lesta nel fosso
mentre il concerto di mille uccelli
s'intreccia e accompagna
il frusciare monotono e incessante
delle foglie smosse dal vento
e il ronzare danzante degl'insetti.
Spengo il cellulare
non vorrei mai turbare
questo scenario speciale
e distruggere questa magia
con un trillo artificiale.
LA FARFALLA
Come una farfalla
dai colori splendenti
t'ho tenuta
sulla punta delle dita
e ammirato
e amato
e di passione
con te ho diviso il canto.
Bellezza la tua
ancora più sfavillante
per l'evanescente realtà
del nostro amore
che pure il nostro cuore
ha strapazzato.
Ma il momento è sfuggito.
Le mie dita hai lasciato
e con la tua danza leggera
hai ricominciato
a costruire in cielo
i tuoi arcobaleni.
È così arrivata l'ora
che io plachi il vento
per far sicuro il tuo volo
e ancora ammirare
quei colori
che m'hai regalato.
Colori
che tanto ho amato.
QUOTIDIANA ROUTINE
Com'è lontana estate!
Negato dalla tua assenza
il tempo scorre grigio.
Monotono.
Nello stridore di contrasti
tra realtà vissute
e virtuali promesse.
Vane.
Promesse stritolate
che il sogno schiaccia
contro vetri di finestre
che sul grigio feriale
di una città nebbiosa
s'affacciano.
Mentre speranze
a volte affogano
altre sopravvivono
mescolandosi
nel lago degli affanni
di quotidiana routine.
IN TRENO
Come bambino
col naso incollato
al finestrino
m'immergo nei paesaggi
che sono mia memoria.
FIGLIO PENSIEROSO
Pare greve fumo
che ristagna sulla tua testa
come opprimente pensiero
per un'ansia sempre desta
ch'è timore dell'imprevisto
per ciò
che se pur già scritto,
ancor non è stato visto.
Ma vita incombe
e tu cresci schietto
e di incertezze e affanni
fai un solo pacchetto
e sulla tua via prosegui
tenendo alto il mento.
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MA DOMANI .
I colori ritorti su se stessi
assimilano schegge di luce
e di un'idea morta che
come novella Athena
incorpora frammenti
di una realtà fugace
svezzata nell'Ade.
Patetica
nel metodico pathos
di un'abitudine ancestrale
di lucumoni di Thalos
che furono satrapi e schiavi.
Lì
nel rivivere di sfolgoranti
spasimi d'amore e d'odio
di un pluvio manicheismo
che solo nella caduta
[di titanica speranza]
sfogo ottiene nel naos
di una psiche eterea
- fortunata o incompiuta? -
che in faglia pietrosa
incide il divenire noumenico
dell'oggi.
Ma domani . un'ultima Thule!
(PS: attenzione, questa poesia
è assolutamente priva di ogni
significato)
CROSTE DI SALE
Fragile sentire
che d'assenza fa rinuncia e resa.
eppure è amore, anche nell'attesa.
A te conduco il mio pensiero
tra le forti correnti di un mare nero
attraverso nubi scure e mareggiate
che sugli scogli lasciano croste salate
come quelle che sulla nuda pelle
mi hai lasciato parlandomi di stelle.
A RITMO PACATO
Si scuote il treno e sferraglia lento
dettando il ritmo ai miei pensieri.
Il naso incollato al finestrino
la curiosità negli occhi
che si appaga nel dolce salire
della piana alla collina.
Ha i colori della pioggia il cielo
e grigi sono i campi sabbiosi
coltrati di fresco
dopo l'ultimo raccolto.
Pochi i verdi
sopravvissuti alla calura estiva
in questa terra di confine
ai piedi dell'Appennino
che sommessamente s'avvia
al riposo invernale.
Dimessa nella livrea autunnale
di ruggini riverse al suolo
e svolazzare di colombacci
in attesa della prossima primavera
del nuovo brillare di smeraldi
tra gli intrecci di alberi in filare
che di questa campagna
sono trama e ordito.
ACQUA
Sei come l'acqua che scende
e sui sassi rimbalza
e vortica irrequieta
e spumeggiante il fosso scava
così il mio cuore hai segnato
e la mia vita.
RADICI
Ho portato i miei sogni
a spasso per la città,
ma come ago di bussola,
sempre m'hanno ricondotto
alle amate terre e alle lontane radici
della montagna e del bosco
tra cinghiali, volpi e lepri
e falchi dallo sguardo acuto
che il mio spirito accompagnano
tra querce e faggi, a nutrirsi di vita.
SI DISPERDE
1
Si disperde
l'eco delle campane
nel vento d'estate.
2
Si disperde
il superficiale amore
dei doppi giochi.
3
Si disperde
il gracidare del rospo
nella calura.
4
Si disperde
nelle sere d'estate
l'affetto tradito.
BELLA EPOQUE
Scorre lento il tempo e senza affanni
in questo antico albergo delle terme.
Nell'attesa del pranzo
immagino sfilare figure in bianco e nero
coi baffi curati e l'orologio nel taschino
e lini bianchi e frusciare di sete e crinoline
e crocchie elaborate su colli slanciati.
Di sommesso vociare sento pervadere
gli eleganti salotti dai soffitti alti e intarsiati
e candide tende svolazzanti sul loggiato
affacciato sul parco dei larici.
Nel salone adiacente scricchiola il parquet
ai passi rapidi dei camerieri indaffarati
a rifinire l'apparecchiatura nei riflessi
dei mille e mille strass dei lampadari.
Il cordone rosso è tolto, si può entrare.
Svaniscono i fantasmi in bianco e nero
sostituiti da clienti vocianti in braghe corte.
Peccato
comunque è l'ora, si va a mangiare.
|
UN LAMPO
In una voce imprevista
ascolto battiti
d'improvvisa emozione
che dell'inverno
fanno primavera.
E in quegli occhi,
nel nero della notte,
vedo il domani
mentre le labbra accosto
per assaggiare la vita.
C'È IL TEMPORALE!
Scorrono lente le ore
al ritmo del respiro
nel soffio del vento tra i rami
e lo scrosciare dell'acqua
in questi luoghi turbati
dall'affanno di scoiattoli
dal tuono spaventati.
Così fare sera
in chiacchiere di famiglia
davanti al caminetto, mentre fuori
nel buio
continua il ticchettio imperterrito
della pioggia, per nulla turbato
dalle trine di fiamma vivida
che a cadenza illuminano il bosco.
PENSANDO ALL'AUTUNNO
Freschi i miei giorni scorrono
in questa estate placida
profumata di fieno.
Nuove farfalle svolazzano a sera
attorno ai lampioni del giardino
e a notte le lucciole scintillano
vicino alla siepe.
Com'è lontano il mondo!
Se solo potessi
trasportare quest'oasi
e tenerla con me
per godermi il suo autunno
di more succose e funghi
tra i colori di fiamma
degli aceri d'ottobre e le tinte
screziate di ruggine e d'oro
dei faggi e delle querce.
Se solo potessi tra un paio di mesi
usare gli occhi anziché la fantasia.
|
LA MAISON
Oggi alla stessa ora
sono andato dalle ragazze.
Alla stessa ora
sono salito nella stessa camera
tenendo per mano la Gina.
Prima della stessa ora
sono uscito
ho sceso le scale
ho salutato
e nella folla di strada
sono rientrato
uno dei tanti
tra gente qualunque.
Ho lasciato in lacrime la Gina
oggi non abbiamo fatto l'amore
volevo solo avvertirla.
Sono HIV positivo.
ALBA
Buon giorno mondo!
E il sole si leva
da un orizzonte infuocato
disegnando i netti profili
delle frastagliate cime
della costa orientale
e ai rossi dell'alba,
dai fucsia agli arancioni,
si contrappone il mare
con freddi blu
di metallico cobalto
e di azzurro profondo.
Pochi minuti.
Attimi di drammatica sinfonia
che ogni nascita accompagna
e dal profilo della madre
il padre si libera,
l'ultima stella scompare
e i colori tornano
al loro ordinario splendore.
IN INVERNO
Vorrei passare di qua
il prossimo inverno.
Nel candore della neve
cercare insolite viste
tra i neri tronchi spogli
potendo allungare lo sguardo
oltre quei confini
che le smeraldine quinte estive
non consentono di varcare.
Come in quell'inverno di mio nonno
quando mi portò a vedere il panorama
dalla curva degli ontani e lontano
nel canalone
vidi i cinghiali fuggire.
|
RILETTURA DI UN
NASO
Ma tu, Cyrano
con la storia del naso ci marciavi.
Vecchio ubriacone iracondo!
Con bell'arte esibivi la protuberanza
come dei glutei fa la meretrice
e altro non attendevi che uno sguardo
anche lieve, solo sfiorato, impacciato
timido
e tanto bastava, alla terza caraffa di vino,
per metter mano al ferro e sfogare
tutto il tuo rancore sul malcapitato tapino.
E Rossana poi?
Rossana la bella, Rossana la dolce
Rossana di qua, Rossana di la
in barba ad ogni tua romantica illusione
voleva solo verificare la deduzione
impertinente
se all'attributo tuo vistoso
altro più occulto ne fosse controparte.
Rossana . la cortigiana!
Così anche stasera, al terzo tracannare
hai attaccato la solita filippica e
spada in mano
ti sei messo a poetare ignaro
del tuo tempo ormai finito
e gran stupore è apparso
nel tuo sguardo appannato
quando al fin della licenza
"lui"
ha affondato la sua lama e
"tu"
sei stato il toccato.
Così ora giaci in quest'ultimi istanti
s'un pavimento lercio di taverna a cercare
del finale quella mancata rima
e ti rendi conto solo ora
di quanto è stata vana tua vita.
|
UNA SERA DI
FEBBRAIO
Amore travolgente
ho letto stasera
tra nuvole
dal tramonto colorate
gonfie di pioggia
e di sospiri
accarezzato nei pensieri
da un vento gelido
che soffia per la tua assenza
su ali senza forma
da sogni che sanno di sale
e di profumi intensi
di fiori di mare
che mi raccontano di te
mentre passione attende
di assaporare il gusto
della nostra pelle.
|