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disfatta mosche

 

 

disfatta

 

ho scoperto di essere malato

da qualche tempo ho sviluppato una forma di bulimia esistenziale

guardarsi allo specchio è un'esperienza che mina quei pochi punti di stabilità sui cui tenta di reggersi il mio precario equilibrio psichico

immerso nella solitudine vischiosa di certi giorni avverto una sensazione di quasi sicurezza

mi muovo disinvolto nel mio non-essere

poi all'improvviso la superficie argentata m'inchioda alla realtà

senza via di scampo

la voce che rimbomba nel buio del mio cranio diventa più insistente

la tensione cresce, sino ad accarezzarmi la pelle con un leggero bruciore

cerco di sovrapporre la mia immagine sulla realtà circostante

avanzo a fatica tra le macerie del mondo esterno

i cinque famigerati sensi abbandonano lo stato di torpore risvegliati dal contatto con l'aria aperta

e tutto ciò non è bene

ne sono sicuro

batto in ritirata come il più codardo dei disertori

mentre chino lavo i denti osservo il mio volto distorto nel metallo del rubinetto

 

poi

più

niente

 

mosche

 

siamo di nuovo uno di fronte all’altro:

io ed il foglio bianco.

quest’ultimo esercita sul primo un indiscutibile fascino.

si manifesta assieme ai primi conati, e poi trova soddisfazione.

vomito tutti i pensieri nati e morti nella mia testa.

come tante mosche nere si posano sulla pagina bianca.

regalo loro uno spazio vuoto da riempire,

e a voi il frutto cerebrale della mia solitudine.

sospeso tra il timido desiderio nascosto di farvelo assaggiare

ed

il timore di parlare a voce troppo alta,

sussurro nelle vostre orecchie.

 

 

 

La proprietà letteraria è dell'autore. Ogni riproduzione è vietata.

 

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apse: collapse" width="100%" id="AutoNumber1" height="251"> disfatta

 

ho scoperto di essere malato

da qualche tempo ho sviluppato una forma di bulimia esistenziale

guardarsi allo specchio è un'esperienza che mina quei pochi punti di stabilità sui cui tenta di reggersi il mio precario equilibrio psichico

immerso nella solitudine vischiosa di certi giorni avverto una sensazione di quasi sicurezza

mi muovo disinvolto nel mio non-essere

poi all'improvviso la superficie argentata m'inchioda alla realtà

senza via di scampo

la voce che rimbomba nel buio del mio cranio diventa più insistente

la tensione cresce, sino ad accarezzarmi la pelle con un leggero bruciore

cerco di sovrapporre la mia immagine sulla realtà circostante

avanzo a fatica tra le macerie del mondo esterno

i cinque famigerati sensi abbandonano lo stato di torpore risvegliati dal contatto con l'aria aperta

e tutto ciò non è bene

ne sono sicuro

batto in ritirata come il più codardo dei disertori

mentre chino lavo i denti osservo il mio volto distorto nel metallo del rubinetto

 

poi

più

niente

  mosche

 

siamo di nuovo uno di fronte all’altro:

io ed il foglio bianco.

quest’ultimo esercita sul primo un indiscutibile fascino.

si manifesta assieme ai primi conati, e poi trova soddisfazione.

vomito tutti i pensieri nati e morti nella mia testa.

come tante mosche nere si posano sulla pagina bianca.

regalo loro uno spazio vuoto da riempire,

e a voi il frutto cerebrale della mia solitudine.

sospeso tra il timido desiderio nascosto di farvelo assaggiare

ed

il timore di parlare a voce troppo alta,

sussurro nelle vostre orecchie.

 

 

 

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