Cesare Orlando

 

DISCESA

PERDERTI COSI?  TI HO VISTA

 

DISCESA

Il giorno scende,
e le stelle tatuate del nostro passato
rincorrono noi,
come lame impazzite,
che tagliano
questo immenso.
Rasoi
fendono a morte la mia anima,
rabbia e paura
in una pericolosa mistura.
Mentre il suono di ieri
è ancora forte.
Quando passerai?
Dimmelo,
ci sarò.
Non ha più utilità
questo amore tormentato.
Ma voglio esserci.
Saremo gli stessi...
o cambiati...chissà?!
Scende il giorno,
e di colpo mi chiedo
il senso che ha avuto
patire,
gioire,
tormentarsi ed esternare,
in questa luce che non è più luce,
in questo morbido divano
di illusioni spezzate.
Scende il giorno,
come adrenalina di attimi estesi,
come la tua insuperabile bellezza.
Crederai ancora
a questo giullare triste,
a queste cellule spente?
Crederai?!
A me e a te?
Il giorno è sceso.


Cesare Orlando (11 giugno 1997)   ROMA

PERDERTI COSI?


Perderti così, sparita nel paesaggio scontornato,
annichilirmi l'anima orfana di te,
con nostalgica bramosia
dei tuoi capelli.
Perderti,
e anche oggi non saperne il motivo,
mentre un vortice di lacrime antiche,
di dolori mai soppressi,
mi annienta a poco a poco.
Perderti,
senza nemmeno più minuti,
sorrisi,
baci,
da poter assaporare
ed identificare?come nostri.
Perdere
La tua luce,
che profumò di glicine
la favolosa ebbrezza che ci univa.
Perdere
La possibilità di incontrarti,
di attestare di nuovo la tua presenza,
sebbene ormai lontana
dal mio universo.
Perderti
di esser morto dentro,
perché ti amo
e niente ha senso
al di fuori di ciò.
Perderti,
supporre e soffrire,
sospettare che mi hai tradito.
Perderti
E ricordare tante cose,
pentirsi e rimpiangerne il momento,
di altre spingerne giù fino allo stomaco
il ricordo.
Perderti.
Sentirti ancora addosso,
bramare le tue mani splendide,
su di un corpo dimesso,
che è stato ed è solo tuo.
Perdere
la carezza dell'estate
e il familiare tepor nostro dell'inverno.
Perdere
ed uccidersi dentro
la voglia di contattarti.
Perdere
La gioia di ogni ricorrenza,
spogliata già della tua presenza.
Perderti così,
senza più una voce,
atono cuore triste,
che ti ha persa,
e assiste impotente
all'amara debacle
di un sentimento,
che non ha mai avuto,
né mai avrà
eguali.

 
25/3/00 ROMA

TI HO VISTA

Ti ho vista
nel tuo ciuffo ribelle,
allegra e grintosa,
ti ho vista nuda,
pallida come la luna,
sorniona e perfida.
Ti ho vista isterica e cattiva,
persa nel tuo ego,
t'ho vista io.
Tenera sei stata,
ma non sempre.
T'ho vista
bella come il sole,
sorridere alla vita,
baciarmi con passione.
Ti ho vista perdente,
rassegnata,
ancor prima di lottare.
Ti ho vista distante,
sempre più lontana da me.
Ti ho vista l'altra sera,
ma tu non mi hai visto.
Ti ho vista, amore mio.
Ti ho persa.


12/10/95 ROMA

 

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