Investito da un onda inaspettata, tutto è spazzato via tutte le persone solo Lei di ogni cosa diviene il significato solo Lei sempre Lei di giorno, di notte quando dormo quando piango Il vuoto, sordo e vibrante non lo e più taccio in attesa di un segno come una bomba a tempo la spio con la memoria di pochi ricordi pronto ad esplodere di desideri celati ho paura di morire senza che Lei sappia, senza poter vivere la sua femminilità ho paura che quest’ onda non bagnerà più la mia terra.
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Vorrei dirti dell’ anima di un cuore che batte di te, un’ anima logora di ineffabili passioni, un cappio al collo arresta in gola ogni suono, e nell’ intima grotta un eco di muti desideri, io ti amo!
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L’ ho conosciuta. Parlarle negli occhi è stato come gustare miele, dolce e vitale. È scesa dentro me lentamente è rimasta dentro ad addolcire le mie amarezze... ...quanti
sogni.
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Il battito stanco del mio cuore che vien meno, senza di Lei il corpo è solo dolore, la mente è vuota come una solitaria caverna silenziosa, dove goccie scandiscono un tempo infinito di nulla. Quando incontri Lei, se suoi sono i tuoi sentimenti allora nessuna parola umana, o gesto può dire della pienezza dell’ amore. Per sapere dobbiamo viverlo, ed io vivo solo per sapere.
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Fuori dal corpo In dimensioni surreali, vero e sogno non son più diversi. Là sono vivo tutto è colore musica e amore.
Poi mi sveglio apro gli occhi, potente è la luce della verità. Io sono quà nel corpo stretto che non respiro così pesante che opprime. Il dolore è forte che sembra uscire lacrime dal petto.
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L’ attesa del sognatore nulla avvera,
dei desideri nemmeno il piu intenso. Soffocato dal grigio respiro del cuore d’ inverno,
fra mille fiori guidati dal sole una rosa gli dona la primavera breve è la sua bellezza e lui non la coglie. Sognando il suo profumo nell’ intimo desiderio nessun verbo, nessun gesto accenna. Passata la primavera si riveste di grigio, sognando di rose.
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Mi si spacca il cuore sotto il peso della vita, dono prezioso che non posso accettare. Il rimpianto è il mio passato Il presente è già passato il futuro è gia rimpianto
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La parola sola è come un uomo in solitudine insignificante. Solo da un intima unione nasce la passione il desiderio la vita e tutto in essa trova significato. Innumerevoli parole galleggiano nell’ infinito, magicamente scelte e sposate tra loro divengono passione, desiderio e Poesia.
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Domenica uggiosa che spalma sugli occhi pastosa malinconia risonante nella psiche, impiccando ogni respiro.
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tacesse un solo istante i nostri pensieri all’unisono diverrebbero in quell’attimo l’unica essenza dell’universo
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La casa è infestata della mia memoria, di ricordi di ansie pronte a lapidarmi, rimbalzandomi addosso dure come pietre spigolose. Stasera esco. Non per compagnia di amici, per la voce corpulenta dei locali, per le luci affascinanti generose d’arcobaleni, per il fragore della città e uno sguardo da incontrare che sia tutto per me, per lo stordimento alcolico che rende tutto più accettabile, gocciolante di istinti suicidi. Nella casa affollata, senza maschera, nudo di fronte alla ferita ghiacciata piango una preghiera.
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UOMINI E SPECCHI RANDAGI Passeggia solo, nella piazza gremita di sguardi ciechi, vaga in un girotondo senza meta mentre dalla mano lascia cadere un po’ di dignità in cambio di un boccone abbandonato. Lapidato da bisbigli di scherno riprende il suo viaggio, gli stessi passi sulle precedenti orme e gli stessi sguardi taglienti volti altrove dopo il colpo inferto alle spalle e per non vedersi in quello specchio che tutto riflette senza pelle. Vediamo solo abiti logori popolare le pieghe più intime della città, coprire corpi sfiniti accantonati dall’egoismo. Come un randagio fra noi sopravvive, mentre tutti si aprono come acqua pochi guardano quello specchio passare pochi leggono la verità nei propri occhi.
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Sfatto nel corpo scandiva ad ogni respiro il tempo che l’ha demolito accanto alla compagna scolpita da solchi profondi come fiumi di saggezza. Quei vecchi fedeli al lago ne ascoltano il fragoroso divenire ognuno con il proprio sguardo rapito dai germogli di schiuma, occhi plasmati dal tempo di una vita durata pochi secondi d’infinito, una vita scritta nel loro silenzio rivolto al giovane orizzonte come l’ultima preghiera.
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Corpi svuotati d’ogni coscienza restano calici sgrondati, fragili fantasmi di vetro privati dell’eterno riposo vagano senza meta, trovando vacillanti ombre di felicità nel possesso e nell’ostentazione di sè.
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Quanto fragore sento nel mio cielo sussurri leggeri nati fra le foglie suonate dal vento come parole affogate nel silenzio che riempie la bocca Sento i pensieri sfiorarmi la pelle, sono ombre di seta a ridosso dei muri che scivolano sopra di me come mantelli, la casa è pregna della mia mente è lo scrigno in cui vive la mia vita, ed è nelle sue profondità che la bocca silenziosa ne custodisce le chiavi. La città muove i suoi passi veloci mentre illumina con luci di tutti i colori la sua voce, un gergo di parole e rumori
un concerto nel quale il mio suono tace perchè il silenzio mi riempie la bocca, cosi oscura e profonda è lei la porta dell’anima, un pozzo di suoni, parole morte sulle labbra liberano il senso nel silenzio gravido più di qualsiasi parola.
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PROGRESSO
MASCHERA DI POSSESSO I giorni muoiono al tramonto con l’affanno di chi rincorre il benessere calpestando tutto sostituendo all’essere il possesso. Sedotti da quest’inganno i grandi dimenticano che la vita è un piccolo tempo nel tempio dell’eterno e giocano alla guerra con soldatini di carne come fanciulli privi d’innocenza, uccidendo la vita seminando il progresso.
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Un gabbiano fermo nel vento mi guarda e nel lucido specchio dei suoi occhi vedo piramidi umane, io sono lì, a metà fra teste reclinate, rotolanti fra carni vinte dall’egoismo corpi oppressi dal prossimo che non vuol soccombere. Un gabbiano fermo nel vento mi guarda e nel nero rassegnato dei miei occhi vede la sua libertà.
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Dall’etere menzognero, dalla carta scritta di nero giunge solo miseria, guerra e morte, un lavaggio mentale che miete ogni speranza falciando la vita di netto, quella vera, la stessa già corrosa dall’avidità, che la impregna di oggetti inutili, di valori molli, lavorabili come coscienze d’argilla.
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Oggi sul lago nessun orizzonte, piatto e irraggiungibile come un futuro vacillante celato da sipari di foschia, distante dalla limpidezza delle acque vicine, trasparenti come il presente, un’onda di paure che non trova scoglio su cui frangersi.
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