Alessandro Bacci

MILLENOVECENTONOVANTANIENTE

IDENTITÀ

Figli di un dio migliore IL VENTO CAMPANE DELLA SERA 

 

 

Né più caldo né più freddo
disegno un arcobaleno
in bianco e nero,
né più guerra né più pace
dimmi qual è la differenza
tra sinistra e destra,
ieri in televisione
ho visto un mondo migliore
ma era un sogno
ed oggi mi sono svegliato
con tanta rabbia tra le tue labbra.

Mi sono svegliato
e adesso?
sto bruciando
i soldi che la gente
sta cercando.

Adesso?
sto colorando
i fiori che la gente
sta calpestando.

Adesso?
sto gridando
il silenzio che la gente
sta ascoltando.

Mi sono svegliato
e penso che di tutta la gente
nessuno assomigli a me,
nessuno e nemmeno te
che ti ho conosciuta nel
millenovecentonovantaniente.

 

 

 


 

 

IDENTITÀ

Sto sognando sto cercando
qualcosa che non trovo
e forse...e forse...
e forse non esiste.

È difficile credere
senza avere fede,
è difficile avere fede
senza credere
in niente e nessuno.

Sto parlando sto gridando
e spacco con lo sguardo
il ghiaccio del mio palazzo
non si scioglie in acqua,
ho una foto
e tante cose da fare
per dimenticare
mentre tutti mi dicono
cosa dovevo...

Spegni tutte le stelle
ma resta con me,
ho bisogno di sesso
e di tutto il resto,
prendi le ombre
...tutta la notte!
dimmi che dopo quest'attimo
c'è ancora un altro attimo.

È difficile per tutti non solo per te.

 

 

Condannati a dare un senso al niente
viviamo il presente sul sentito dire
incidendo la noia sui banchi di squola
mentre tutto è sempre più difficile
e noi siamo soli e senza eroi
in un mondo di pochi e idioti.

Sogni in onde medie da realizzare...
non abbiamo imparato ad ascoltare
perché nessuno ci ha mai fatti parlare,
miraggi del deserto d'asfalto...
non saremo d'esempio
perché non ci è stato dato,
esercito di profughi dal niente...
siamo quelli con la nitro nelle vene
pronti ad esplodere.

Il cappio del futuro ci soffoca
come una stupida cravatta
che non siamo abituati a portare,
noi che vogliamo or="#3C8AFF" face="Times New Roman" size="3">L'autrice del sito
  Le pagine del sito 
     

 

tra gli echi di antiche preghiere
perse tra i ruderi
di una vecchia chiesa di campagna
che poggia le sue mura
su questo immobile tempo
silenzioso come una ruvida cartolina.

A chi giova tale cantilena o lagna?
forse è di conforto a chi non ha ritorno
e all'ombra schiudono
gli ultimi applausi della sera.

Il vento corre spettinando gli alberi
e rapisce lo sguardo che si perde nel verde,
un vasto mare che ha colline per onde
e isolate luci sparse qua e là
incastonate nel buio mosaico della notte
come tante stelle a specchiarsi in esso.

Il cielo sembra rovesciarsi nel vuoto
e un comprensibile disorientamento
si prende gioco di me
orfano di un orizzonte
a dividere in due la notte.

Dalle tenebre sorge il campanile
come un faro
ad indicare la strada
col suono delle sue campane.

Un punto di riferimento nel niente.

Soffio di Dio
fiume di ghiaccio
corda flessibile che corre.

Tutto si muove intorno
come chi si china davanti al suo dio.

Passa per i cieli,
trapassa e purifica
case, corpi e la storia.

Quante cose ha portato via
e fatto dimenticare il vento?

Ha ricoperto Pompei,
Roma, Firenze
così come ha fatto con il soldatino
del figlio del garzone.

Forse chi non sappia dov'è
è consapevole della propria esistenza,
ma niente metterà fine
all'irrevocabile notte dei tempi
e all'irreversibile spazio solare.

Vento
scuoti le cime dei faggi,
alza la polvere,
spazza il sagrato,
finché faggi, polvere
e sagrati esisteranno.

Home page  |  L'autrice del sito  Le pagine del sito