Addio L'albero
dai petali di neve cominciava
a perdere i suoi frutti rossi ed
il vento fischiando annunciava che
l'estate era partita, rifugiata
dietro due lacrime che
scendevano ad annacquare il suo rancore borbottava
un addio; lui
capì che aveva perso i fiori più rari, lui
capì che aveva perso i suoi occhi chiari, più
profondi della notte, quei
due occhi che capivano le
sue paure, che annullavano i
suoi dolori, ma
quei suoi occhi ormai eran perduti, erano
fiori per lui appassiti, occhi
di sconosciuta. Camminava
per la sera, cielo
e mare cominciavano a confondersi perché
il buio li univa in una cosa sola, “come
l’amore aveva unito le nostre anime” pensò
lui, “sii
felice mia piccola stella, forse
non capivi quanto t’amavo, o
forse io non ho mai capito te, ma
che importa adesso?” Guardò
le stelle che continuavano a sorridergli Gli
ricordarono gli occhi di lei ormai
muti, una
goccia di dolore bagnò il suo cuore ma
riprese a camminare fino a confondersi tra
terra e cielo.
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Rinchiusa in una misera cella La sua anima strattonava le catene Amori e gioie Straziavano il suo cuore, guardava la vita passare come d’in riva al fiume, senza volersi bagnare, in questa sofferenza “se solo il mio corpo mi volesse somigliare”
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Ricordo Riemerge il ricordo Tela senza colori Che non ti da luci ed ombre Attenua gioie e dolori, perché il tempo sbiadisce il mio ieri come la candida neve cancella i sentieri; tra frasi e immagini cristallizzate proseguo un po’ perplesso quasi fosse capitato a un altro io ormai non più me stesso.
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Se le donne fossero stelle Tu cara saresti la Luna Che brillando come nessuna Le faresti sembrar men belle.
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Lungo le strade dagli dei
dimenticate, lungo quelle dai
“perbene” evitate dove la vita, dicon, sia
degenerata e la virtù lontano sia
scappata, quanto è strano fratello
questa sera girare qui, tra spazzatura
e fiori, dove ogni uomo pare una
candela con la testa infiammata da
dolori. Qui il dio denaro non v’è
entrato a cancellar violentemente
i colori, qui di un arte strana si
fa mercato, l’arte di non divenir
concime ai fiori; girano uomini come
aquiloni portati dal vento di qua e
di là non hanno stipendi ne
padroni ma quanta responsabilità
in ogni libertà! Se passaste di qui voi,
gente perbene, trovereste tra sporcizia e
pene bellissimi fiori di lillà, e capireste che siete voi
che vivete in povertà. Lungo queste strade di
notte affollate, negli occhi limpidi di un
bambino slavo, nel viso stanco di una donna di colore, riconos>
andasti via
senza nemmeno volerlo, e di noi due rimane solo un
ricordo, un attimo
cristallizzato, solo breve e
freddo passato. |
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