Ti
basterebbe una volta sola,
di
una volta come i gatti,
di
una volta come gli uccelli,
di
una volta come gli angeli
per
capire quello che hai perso.
Mentre
io sul mio terrazzo
con
i brividi alla pelle
provo
invano ad ascoltarla.
Musica
ormai persa,
coperta
dal rumore
perché
così soave e disarmante
da
amplificare la tua impotenza.
E
tu,
STUPIDO
UOMO
ti basterebbe una volta sola per capire
Fermo
sulla cima dei miei pensieri guardo il mare insanguinarsi.
Tonnellate
di sentimenti
escono
con rabbia lanciandosi dagli occhi.
Il
Vento, il Mare, Dio e la mia fragilità
mi
confondono nei sensi.
E’
in questo dormiveglia surreale
che
trovo la mia pace.
Come
di Vita,
Come
di Morte.
Assurdamente veloce sarà la tua
morte,
così breve sarà stata la tua vita.
Ti sforzerai di capire.
riderai di fronte alla tua follia.
Imparerai in battito tutto ciò che in un'esistenza avevi appena scorto.
dimenticherai i ricordi.
Risentirai il profumo dei tuoi genitori,
tornerai bambino.
Predicherai la tua scoperta,
cercando di spiegare in un battito quello per un'esistenza è stato
superfluo.
Chiederai mille volte perdono,
e mille volte non ti perdonerai tu stesso.
Tenterai di aprire gli occhi,
per vedere in un battito quello che in un'esistenza non hai voluto vedere.
Sarai al centro,
sarai all'estremità.
Sarai tutto,
sarai parte.
Ti porrai tutte le domande,
e ti darai tutte le risposte.
Piangerai e riderai insieme,
per provare in un battito tutte le emozioni che in un'esistenza ti sei
lasciato scivolare addosso.
Ti rinnegherai, (tentando di impietosire)
Ti loderai, (tentando di stupire).
E la morte davanti a te ti guarderà meravigliata, pietrificata davanti ad
una creatura talmente disarmante.
Lei che dal Principio diede inizio alla fine, si troverà di nuovo, come in
ogni istante del tempo, ammutolita e spaventata.
E rivedrai il buio,
e risentirai il silenzio,
e toccherai di nuovo il vuoto.
E tu,
nonostante ciò,
ti accerterai dell'illusione di avere vinto.
(Dedicata
a Sabrina)
Danzavano
quegli angeli,
ignari
di tutta l’invidia che li circondava,
danzavano
e fluttuavano su di un mare immobile di specchio.
Scivolavano
senza toccare il terreno
Nati
forse da sempre e forse parte anche loro di quell’elemento
sembravano
dimenticare il vuoto che li avvolgeva
sembravano
in quel momento fare da perno all’universo
che
gli girava attorno,
si
piegava,
soffriva,
mantenendo
il respiro per non spaventarli.
A
unire i loro sguardi fissi
un
filo metallico che avrebbe potuto reggere la Verità.
E
nel vortice,
Loro,
Inconsapevoli,
Danzavano,
forse
non da soli.
E
anche il più introverso dei sentimenti si scioglieva,
in
segreto,
come
ghiaccio.
Stanotte ho sognato di avere la forza di non pensare a niente
di chiudere gli occhi e camminare senza preoccuparmi di inciampare,
ed ero piu' leggere di un bambino
e per gran parte del tempo volavo
e amavo tutto sinceramente,
senza chiedere ne' domandare
senza giudicare ne' avere pareri,
e finalmente ero parte io stesso delle miei poesie
e finalmente ero nota del mio spartito.
Non vorrei usare parole umane
gia' sciupate e fatte stridere di banalita' da altri,
Non vorrei rovistare anch'io nell'immenso stagno dei vocaboli
per trovare nuove combinazioni letterarie che ti facciano brillare gli occhi.
Mi limitero' a tornare indietro nel tempo,
alle origini del mondo e dei sentimenti,
e seduto al tuo cospetto
le pronuncero' tutte per la prima volta.
Le descrivero' con ampi gesti
cosicche' dalle mie labbra e dalle mie mani
tu ne possa estrapolare il vero significato.
E zittiro' successivamente tutti gli uomini
o li costringero' a ripetertele nel sogno,
a bassa voce,
in modo che tu non le possa scordare nemmeno con i sensi ubriachi dal riposo.
Perche' quando impressionero' per l'ultima volta i miei occhi con questa bellissima tela,
voglio i tuoi colori sul mio specchio,
voglio il tuo permesso per morire,
e una tua carezza sul mio viso,
tu,
(pausa)
che hai sorretto il mondo insieme a me durante questo alito di vento.
Timido spettatore di questo nuovo parto di luce
lascio che la vita mi riempia i polmoni
lascio che l'istinto, il corpo, il sangue
seguano le vie a loro predestinate.
E vorrei fare il pazzo, vorrei provare a svegliarmi
per avere la certezza di non vivere in un sogno
per destarmi dal coma,
al quale tutti siamo dubbiamente legati.
Ne ho visto il confine,
ho guardato oltre,
il mio spirito lo assaggiato
ma il mio corpo non si e' mosso.
Triste e' il fatto di dover concedergli la razionalita',
se cosi' abbiamo il coraggio di chiamarla,
per attraversalo.
Sarebbe meglio
se fosse possibile
viverci a ridosso.
Eppure basta veramente una canzone per cambiare.
Perche' quella canzone,
quella voce che canta,
non siamo altro che noi prima di nascere,
non e' altro che il nostro pensiero che parla,
non sono altro che le nostre origini
che caricate sulle spalle ci portiamo lungo il nostro interminabile viaggio.
Viaggio lungo un istante,
lungo un' eternita',
viaggio immobile e profondo
e
beato chi ogni tanto al tempo di fermarsi e raccontarlo.
E di ascoltare la sua canzone.
Perche' fa male strappare le radici per reinnestarle,
perche' una casa e' nel nostro io,
beato chi fa di una casa il suo bagaglio.
Perche' un addio fa piu' male di una morte.
Beato chi con ogni addio riesce a tatuarsi il cuore,
a cicatrizzare un nome,
ad aggiungere un sassolino,
a muovere un passo.
Beato chi la canta la canzone.
L'onnipotenza
non e' altro che la piena consapevolezza
di essere se stessi.
Di essere l'unico motivo
per il quale esiste Dio.
Ma e' un dolore e una gioia
al quale non siamo geneticamente preparati.
Per questo la cediamo volentieri ad altri,
standoli a guardare mentre si beatificano con le loro forze
e mentre muoiono
di solitudine.
IDEE
ARENATE
Cetacei argentati dalla coscienza infantile
si arenano sulle mie spiagge.
Con colpi di coda imprigionano molto di più di ogni mia idea.
Con occhi sinceri esprimono ben oltre la mia sofferenza.
Con il cuore allo stremo accolgono oltremisura un odio non loro.
Come il più saggio degli sciamani
abbracciano l'altra faccia della vita
con la serenità di un ruscello di montagna.
E non mi resta che abbassare lo sguardo di fronte al loro,
perchè è loro la ragione di tutto.
E l'umiliazione più grande il loro perdono.
Foto
sbiadite
Il colore più triste
è mio padre trent'anni fa.
Speranze ancora vive
riflesse ancora
come strascichi di bava
all'
estremità della sua bocca.
E la paura sempre viva,
incoraggiante
di chi sogna
e non lo dice.
Due code, un'abisso. Folli! Li additiamo lor che si gettano. Perchè allora negli occhi rivolti a noi in caduta luccicano in miscela perfetta tristezza e pena.
|
Ho vissuto, per uno sbalzo, uno solo, dove la luce era vita, dove non aspettavo l'ultimo respiro per provarne il gusto, dove ero cosa e non persona. E adesso mi pesano gli occhi ed ho paura ad aprirli.
|
Perso ogni freno passerò la vita a cercarne di nuovi per morsicare di nuovo il gusto di liberarmene.
Con che coraggio continuiamo a chiamarci uomini se non ci fermiamo neanche davanti alla speranza in lacrime.
|
mese/giorno/anno
Mi sono spezzato. Da solo. Io, giunco immortale. Tra circhi e acrobati d'acqua. Mi sono fermato, io, orologio stanco; perchè non ti insulto vivendo, ma non, nè, morirò di morte. Non posso negare però due passi di danza al dolore. Un tango ritmato dall'odio di bestia, di bimbo. Sapevi!!! Come puoi adesso, senza appello nè risposta, chiedermi di invecchiare di grigio senza il tuo volto, senza il mio volto. Bastardo!!! Lasciarmi invalido di vita, mutilato, a farmi odiare Dio.
|
E' sentirsi in colpa guardando uno storpio. E' uccidere d'indifferenza l'emozione carnale che non puoi controllare. E' la convinzione che il non agire migliori gli eventi. Ma se non ti giochi in vita quando intendi farlo ?
|
La vita è la ricerca del suo significato. Non il tempo, nè gli anni dunque ci scandiscano, ma luce dentro di noi.
|
2002-11-16
Si ritrova, l'amore infinto dell'uomo immutato davanti ad una statua di marmo. In lacrime. Paradosso mortale di una ancor viva spiritualità. Si nasconde e si passa da una mano all'altra il coltello mentendo ad ognuna con tenera sincerità.
|
E' andata, morta, sparita, mai esistita. Gia' troppo vecchia nei miei primi ricordi, rughe e radici da quercia. Troppi giorni con gambe di sedia, troppi anni il suo futuro solo ricordi passati. Mi hanno ammaestrato per essere triste oggi, ma ne abbiamo già riso io e lei insieme stasera. E queste parole almeno queste, le leggerà ora direttamente dal mio cuore.
|