Tanto se parlatanto se scrive de giorno de notte de Muse se vive e nessuno s’azzarda a toccà l’argomento de quanno te scappa ner peggio momento.
E’ ‘ntema diverso ‘ntema che scotta o mejo che, puzza quanno che sbotta eppure ce vòle te senti più mejo te senti svotato de tutto er bagajo.
Nun’arrossite nu ‘nve scansate pensate piuttosto a quante ne fate pure le monache preti e scenziati poeti, dottori pezzenti e malati
quanno che fanno quer rumorino se senteno mejo drento er pancino.
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tutto sembra morto
solo il dolce silenzio
crea un’atmosfera romantica.
La mia fantasia
corteggia la natura
immaginata come una donna
una donna meravigliosa.
Il mio dito
scrive parole d’amore
sulla fresca sabbia.
I miei occhi
rimangono affascinati, quasi delusi
da quel punto d’incontro del cielo e del mare
molto distante da me
dove vedo lei
il mio unico amore
raggiungibile solo con lo sguardo.
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Raccogli questa pioggia di capelli e formane un nido dietro la nuca ben tirati mi raccomando.
Ora sbottona l’aderente camicetta che tiene prigioniero quel prepotente seno sprovvisto di sostegno, adoro vederlo vibrare.
Con le delicate tue dita apri la lampo della gonna e lasciala scivolare a terra dolcemente.
Vedo con piacere che ami coprire con arte questa zona calda e proibita così protetta è ancor più misteriosa desiderabile.
Adesso togli le scarpe dal tacco a spillo e . . . lanciale alle tue spalle, lontano.
Ora sfila lentamente lo slip di seta nero e adagialo sulle profumate lenzuola, ecco, così. Sei angelica sai?no, non togliere gli occhialiti donano hai un’aria, diversa.
L'amore è musica il corpo le sue parole. Peccato tu sia una canzone senza musica.
Tempo scaduto devo andare fuori c’è un tizio, reclama il suo turno.
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Riflessioni
Guarda queste ferite amore sono tue guardale . . . guardale.
No, gli occhi non servono ci vuole l’amore e tu ne hai?
mi ami ancora?
Ho dimenticato il brivido delle carezze ho perduto il momento magico del bacio ho raccolto troppe spine di freddezza
esse mi hanno ferito.
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Siamo soli nella tua piccola stanza una lampada illumina appena i nostri volti un disco suona per noi per riempire il silenzio. Qualche movimento insignificante poi nulla mi guardi fisso non una parola capisco, vuoi farlo ancora una volta. Con gesti di esperienza gli abiti che coprono appena il tuo corpo dalle forme invidiabili fai pian piano cadere a terra. Ora ti vedo affascinante irresistibile. Ecco, ti stendi sul letto su quel morbido letto dei folli amori. Copio i tuoi movimenti mi avvicino al tuo caldo corpo ed insieme iniziamo ad abbandonarci a quell’istinto infrenabile. Il disco continua a suonare e solo le dolci note coprono l’ormai forte respiro.
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Il piccolo uomo in te trova svago ti modella secondo la sua fantasia ma il passante presuntuoso distrugge il suo progetto. Non puoi difenderti non puoi parlare non puoi fuggire. Sei destinata allo sfruttamento al piacere. Buon uso di te fanno ma anche dannoso da te non dipende sei solo uno strumento, uno strumento di giochi spesso sgraditi da te forse condannati. Chi sei dunque? perché non parli? Forse non lo vuoi tu vedi come siamo e hai paura del nostro mondo.
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Ti senti pavone o tacchino?
La spavalderia del celibato impallidisce nel momento in cui si rimane soli di notte chiusi in casa senza avere alcuno cui affidare le nostre paure senza avere alcuno cui raccontare la nostra rabbia senza avere alcuno cui offrire il nostro amore.
Mi chiedo cosa sia mai questo pavoneggiare una coda inesistente. La solitudine, a volte può essere una condanna.
E’ la notte che angoscia fa paura ruba il sonno obbliga a riflettere, ed è proprio di notte che il pavone si accorge di essere tacchino, magari per scelta magari no. Difficile mentire a se stessi.
Se solo ci fosse un bimbo cui intonare una dolce nenia per farlo addormentare stringendo amorevolmente la sua fragile manina e dirgli a voce sommessa, buona notte amore . . . sogni d’oro . . . allora si sarebbe come avere una magnifica coda da mostrare con invidiabile orgoglio, l’orgoglio della vita |
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