Ci sono nelle mani | Le linee dei palazzi | Dentro al giorno, | Primavera, | Son stato amante, | quel banco di riviera |
Nel nuovo dei visi | Tutte le cose mi dicono | Gloria all'esistenza, | Scrivero' di te, |
gli stessi solchi, una mente che coglie le stesse ragioni, un gusto che sceglie radici vicine, discorsi animati da parole ovvie. Sicuro c'è un punto d'incontro, tra strade spezzate, attese e ritardi, ci sono le cose che ogni giorno trattiene, in cui quel qualcuno che vive, son io che ripasso la storia del mondo
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II costringono,entro barriere, le mie infrequenti occhiate, poco oltre c'è il mare, ma la distanza, l'orlo dell'orizzonte, il carro della nascita, il vento del tramonto, è un'utopia, è immaginazione pura, come un respiro tra l'aria sulfurea di ogni strada, come guida nelle nostre cognizioni perdute. Un piccolo appunto mi riesce di scrivere, dove sosto a volte, perchè la mia ricerca ha un senso, tra i pini di una villa, colgo la realtà del mare, la forza esitante della vita, mi sorregge tra il creato che distrugge
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III le ore, fra esse una è solo mia. Dirglielo è un continuo correre, accorrere in un cerchio che ritorna sempre, ma sempre meno dell'urgenza che lo vuole; cancellerei la sua trascendenza da me, umiliando quei nomi di numeri inutili, che combinano le fattezze di quelle altre. E' lei, solo lei che desidero, ma da sola non può venire, gira incastonata tra chi precede e chi segue, a differenza di me che invece inseguo
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III progresso di forme, l'evidenza del desiderio supplisce,surroga e poi affanna la mia realtà monogama. Fianchi,cosce,seni, isole e porti delle correnti del materialismo pedestre, son solo comparse le cose che allontanano dai sensi, come sotterfugi per l'attesa, discostano sul lato opposto quei pochi tempi da clessidra impazzita. Essere lesti non ha importanza, la bramosia molesta si confonde ad altro, resta una durevole fragranza, che rimane,si scioglie e poi riprende.
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IV entrato in quello stato, ma piu' che viverlo, fingerlo, o forse,semplicemente, vivendolo non l'ho avvertito, specie tra le tante specie quotidiane, ........e poi il dopo, quel dopo che sperpera, nel vicinato e fino all'infinito, le esalazioni della mancanza, necessita' vincente, necessita' gaudente nel mio occhio strabico di ricerca, quando la mia calma è impeto di rincorsa, il mio andarivieni tempo perso, su un corso senza meta. Son stato amante, fuori dal bozzo colorato, in maniera apprensiva ma poco visibile, e quella passione che si vestiva di flebile sostanza, ora in ogni senso si perpetua
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I sopra il prato, stona. Portategli il mare o fatelo bruciare, il paesaggio non merita occhi estasiati da sopportazione. In quanto a me, so stare ancora qui seduto, ad incontrare incongruenze nei cambi di stagione.
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II c'è un che di dimenticato, e quel che non era, è l'alba di una scienza passata
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V le parole si appresseranno, e non dovro' cercare un senso a quella folla. Per Carolina
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III che ci sono angoli di terra spezzati, dove la ragione fugge e il cuore non esiste, in cui grida e rumori abitano il silenzio, sono la sua sostanza e le donne partoriscono odio da un amore che è stato vendetta. L'oblio non ci manca, quei nomi che dicono che ogni luogo è nel mondo la loro verita' l'hanno perduta, le loro parole? ma le avranno mai dette? Quante forme puo' avere l'indifferenza, quante l'impotenza, la terra è quella di ognuno, dove se la ragione non fugge e il cuore resiste è perchè ognuno e' il padre di se stesso.
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IV ai segni che si ripetono, alle voglie che ritornano, noi che siamo sensi delle veglie, in attesa crudele, creduta nuova per un ottuso modo d'essere. Bambino, Cosa ti abbiamo dato?
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