Claire 

 

Ladro di sogni Caro Giovanni ODE ALLA MIA INFANZIA MALIA IN UNA STANZA Per Giovanni PANTA REI

 

Caro Giovanni,

io vorrei che tu mi amassi per sempre.

Così, senza motivo, non perché io sia una persona meravigliosa o speciale, io vorrei che tu mi amassi follemente come in quei bei libri dell’Ottocento, ove l’eroe romantico si uccide per la bella donna dalla carnagione pallida e perfetta.

Io vorrei essere una di quelle donne, sentirmi oggetto di passioni fatali, sentirmi desiderata, amata fino all’ultimo.

Vorrei una vita di passione.

Vorrei essere una donna coltissima, elegante ed abile in tutto, sicura di me, ed avere un portamento fiero ed austero, quasi da regina, piacerti e compiacerti sempre.

Sogno di essere felice e di amare corrisposta, di vivere per me stessa e per chi amo.

Di vivere per te.

Sogno di passeggiare in un bosco fatato come quello di quel giorno  di fine Novembre, nella macchia incantata ove mi pareva di sognare, avvinta alle tue mani e alle tue braccia.

Il profumo della terra che m’invadeva il cuore è ancora con me; il tuo sguardo limpido ed antico accompagna i miei giorni stanchi e malinconici.

E quasi ci sembra a volte di vivere in un grande acquario, ove il tempo non è altro che conosciuta, solita acqua che ci avvolge tutt’intorno.

Tu con me, muto e pallido come ti ho visto un giorno d’aprile sul bel sofà, antico e remoto  com’è oggi l’amore di quel giorno.

Ti ho visto sorridere di pudori malcelati, languidi come il tuo cuore tenero e molle.

Ho sognato d’abbracciarti, quel giorno, e giurato di non ridere di sguardi goffi ed amorosi.

E volevo abbandonare anche perverse crudeltà d’adolescente ,  abbandonare  frasi e  gesti stolti come i miei pochi,  quasi vent’anni……..

 

                                                                                        

 

Ladro di sogni

 

Ladro di sogni

Non saccheggi di notte

Rubi a piene mani in pieno giorno!

 

Parole taglienti come rasoi

distruggono sogni!

Dolci bon bons non vi divorerò più!

 

Il maestro cattivo ordina comanda

S’arrabbia pesta i piedi.

(i miei non i suoi!).

 

Obbedisci remissivo angioletto.

Cedi i tuoi sogni al ladro di turno.

 

Destino crudele

di ch’incontra sol ladri di sogni!

 

Ahi!

 

 

 

ODE ALLA MIA INFANZIA

 

Spesso quand’ero fanciulla

M’era amico un ramoscello d’albero fiorito

Tanto sorpreso nel divenire bacchetta magica

Nelle mie piccole mani bianche!

 

Malia che alzava un vento forte e libeccioso

Annuncio di furenti temporali estivi.

 

E quante volte mi fingevo Signora del Vento!

Dio benefico e distruttivo il vento nella mia ingenuità consapevole.

 

Ed è così che sono cresciuta,

Con l’amore per il vento, nel cuore e nei capelli.

 

MALIA IN UNA STANZA
(semiprosa per te)



Ho visto una foto di bimbo appena entrata
E già mi brucia il cuore.

Quel bimbo sei tu!

Ho visto un disegno puerile appeso alla parete, pieno di rosso,
Mi pare, forse un po' troppo.

L'hai dipinto tu.

Un delirio nella mia mente già satura di cose mie, vecchie,
Ma ancora così urlanti!

Mi piace quel letto disfatto, il sole che bagna le coperte
Con la luce del meriggio d'aprile.

Libri noti, altri da scoprire: come te e la tua stanza
Ove mi pare che il tempo si fermi.

O si sia già fermato.
Per noi. Forse.

Aprile 2002

 

PANTA REI

 

Amore sincero,

già assaporo l’amarezza

dei tuoi “non ti amo più”.

 

Non un oscuro presagio di donna tradita

Non funesta veggenza di un cuore battuto

Certezza ben radicata in petto è la mia.

 

Con me vedrai il nostro amore

Cadere nel fango.

 

Nitido, sì, già ti vedo nel tuo negarti a me,

sordo Amore.

 

E grido, ti invoco, mi struggo

Mi perdo per il tuo sì.

 

Romanzetto d’appendice di cui

Ben conosco l’epilogo

È  il nostro.

 

Sai che diverremo noi?

Amanti scaduti da aborrire

Anime disunite nell’incanto perduto

Amore tutto sbiadito

 

Sarà così. O non sarà affatto.

 

 

 

 

Per Giovanni

 

Giovanni,

ho fatto un sogno.

Ho sognato di baciare le tue mani fresche come fiori appena colti, di sfiorare la tua bocca foriera di delizie e salute.

Giovanni, io nel dolore sogno e desidero.

Vivo di speranze pazze e d’attese febbrili.

Stanotte ho teso le braccia, nel buio sono incespicata e mi sono ferita.

L’amore non era con me ed il buio della notte ha lasciato il posto ad un mattino ricolmo di luce,

solo per chi ha gioia e vita vera però.

Giovanni, so che potrei perderti perché questa vita è mendace quasi come l’amore di una fanciulla oscena e birichina.

E sento di perderti ora perché il vuoto dell’anima diventa un abisso e getta il mio corpo nel  limbo del nulla ove vivrò

credimi Giovanni

in eterno senza il tuo  bel viso.

 

                                                                                                                Luglio 2002

 

 

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