Davide Riccio

Poesie di Davide Riccio (Torino, 1966).

LO STALLO

NINNA NANNA ASPETTAR CHE VENGA MAGGIO CIO' CHE UGUALMENTE PASSA COME UN FRAMMENTO DI SAFFO SETTIMANE FA
MATTINATA IO NON SONO COME EMINEM HYPERMARKET PARVENZA SOGGETTIVA SEMPLICEMENTE IN BICICLETTA 

 

LO STALLO
    
    Ventilatore che oscilla fioco,
ad ogni distacco della corrente
del fluido l'incidenza si fa critica
sui piani, così cade la portanza
e cado io in vite senza madrevite,
senza importanza per oggi immangiato.
Ti sapevo di terra e di castagna,
di patata che sbucci e mela verde;
però anche tagliato a metà lo sono
nel senso di quei marmi che decorano
gli androni, uguali eppure speculari.
Siamo dove non troviamo nel libro
stampato il filo e i tratti raccordanti
di un corsivo, ma perfino ciascuna
lettera è sola
e non si incruna,
oppure breve che non cuce, ai cuori.



ASPETTAR CHE VENGA MAGGIO
O del perder tempo scrivendo

L'asfalto si argenta di pioggia,
diviene un fiume che s'increspa
ai dossi alle buche ai tombini
su cui rolla, beccheggia l'auto:
ora è un battello, la scia
che lascia sono pozze ai bordi.

Tutto l'autunno e poi l'inverno
ad aspettare il tempo nuovo
ed eccola, una primavera
lenta in ghisa grigia raffredda.




CIO' CHE UGUALMENTE PASSA

Fatue palle piumose
dei soffioni di tarassaco
ho riscoperto in giardino

Uno ne ho reciso
e come non facevo più
sui pappi ho soffiato lieve

Sono senza soldi abbastanza
per cambiare casa più grande
sposarti, e quindi fare un figlio

Ma, vedi, una volta anch'io
alla disseminazione ho contribuito
di ciò che ugualmente passa


COME UN FRAMMENTO DI SAFFO

M'incammino
 io ero
Il tempo ripugna?
Sarcofaga (depose) le sue uova?

Sopporto mutazioni

l'umano e il divino

Nota:
Sarcofaga, insetto dittero simile al moscone, depone le uova sulla carne o su sostanze in decomposizione.

 



MATTINATA

Dove schiumando esce l'espresso
La moca senza più il manico
A me sembra una Venere di Milo

Tu stessa la Dea
Emergi ora
Dalle ondulate coltri


Commento dell'autore.

La "mattinata" era un componimento poetico amoroso, normalmente con accompagnamento musicale (qui accompagna invece un caffè portatole a letto), con cui si risvegliava al mattino la donna amata.

 



IO NON SONO COME EMINEM
(che si rappa addosso)

Necrotici grigiori
nel traffico delle otto
vetri sporchi sguardi vaghi
il tergicristallo non arriva
all'escremento di un piccione
allo specchietto lei mette più sangue
bastoncino di rossetto

Necrotici prudori
il viatico
le radio raggi di sole
stufette dell'animo ad un animo
pulsano di vita intrauterina
festereccio e fico è già il deejay
urticante m?irrita la piaga
il Conformatore onnipresente

Segregazione cellulare
dell'auto e del telefono
feticismo dell'autòs
efficientismo del sorpasso
in curva o sulla destra
e dito medio
verso la distinzione del badge
libertà vigilata del lavoro

Usciticci del venerdì sera e della mente
avremo prosciugato succo nucleare
per l'uropoiesi da birra
neurospasmi e mioclonie
da scongiurare sulla pista
diversamente predisposti
alla funzione riproduttiva
e mai un miliardo mai

 

HYPERMARKET

Prima di entrare ero ansioso e teso.
Qui ripredispongo la mia mente
al pensiero positivo; a più lunga vita
riattivo il sistema immunitario.

Un melone retato, tastato con sapienza
ostentata: io, navigatore solitario
che srotola strappa spiega con arte
e annoda i sacchetti per le susine sfuse
o i muscoli glutei delle melanzane.

Tutti i colori del mondo mi rallegrano,
ricreo legami più stretti tra gli altri
e me, intenti a cercare identici
osservabili bisogni da appagare.

Sono l'apprezzabile single
che seleziona con cura anche l'anticalcare,
l'ammorbidente da stappare annusare.

Refrigerato ovattato
governo il mio carrello in questo mare,
con classe riflessi e moderno sex appeal,
oppure non visto rotolando sospeso
a un ritorno senza prezzo di ragazzo
in monopattino.

E a casa ancora mi premio
scartando sfiziosi blisterati
come in un altro bianco Natale.

NINNA NANNA

(Con la vita venuta a noia
o con la morte in orrore
sempre incombe l?incubo di ricominciare
eppure di non poter più ricominciare).

Dormi, figlio, dormi adesso che puoi.
Il buzzer non ti sobbalzerà alle sei?
Da ieri, laggiù nera nube, c?è un incendio
all'acciaieria del gruppo Thyssen-Krupp:
la città s?ammorba di olio bruciato
ma gl'Ipa e il benzene non faranno male.

Dormi, dormi figlio adesso che puoi.
L'asma non ti toglierà l'aria,
cosmica seconda madre mano illimitata;
ti proteggo - io che so - t'accarezzo, tu andrai
affamato dispensatore d'affetto
e di spazio, sobrio dinamico realista
senza le quaranta e più sigarette al giorno
e senza collezioni di fantascienza,
etichette di birre, Ufo e macchinine?

Dormi, fai la ninna, fai la nanna.
Stanotte non verrà tentato il furto
col piede di porco e il pugno di ferro
per una torcia o un occhiale da sole nel cassetto.
L'utilitaria non sarà dal carrozziere,
domani non prenderai la metro leggera.

Oh, figlio di questo urbano Odisseo metodico?

Dormi bambinello adesso che puoi,
ché quando avrai sogni amori doveri progetti
non dormirai così, e al primo fohn caldo
al dolcore di marzo sui palazzi brillerà
figlia di luce l'Aurora dita rosate e in te
più definita nostalgia, meno dolente misterioso
e impotente il richiamo d'avvenire.

Dormi, figlio mai nato, che è venuto il tuo papà?
Venuto ancora una volta attento a non suscitare
come Onan progenie all'umano fratello perverso.
 
Note:
Ipa: Idrocarburi aromatici.



Figlia di luce, brillò l'Aurora dita rosate, balzò dal letto il caro figlio d'Odisseo? (Odissea, libro secondo).

Dormi mia bella, dormi / dormi fai la nanna / ché quando sarai mamma / non dormirai così. Dormi bambina dormi / ché quando avrai lo sposo / non dormirai così? (Viso di Luna, Ginevra di Marco).

Onan, personaggio biblico (Genesi 38) punito perché praticava il rapporto sessuale evitando il concepimento.

 



PARVENZA

Nel cielo turchese
al vento elettrizzante
rare nubi lenticolari
ed altre stravaganze
dalla mente di un Gaudì
ardesia
dai riflessi fosforei
dell'occaso aranciato
tubi ad arte di flexneon?

come dirlo ancora
sulla carta bianca
d?uno scartafaccio?

Nel bicchiere schifato
la cola macera un moschino
ed io ? poca fiamma
da stoppino di penna
in parole paraffina ?
fondo e mi raffreddo
colaticcio di candela.


SOGGETTIVA

E' inutile, se il meticcio alza la gamba
e orina sullo zolfo del perimetro perbene.
Le bottiglie d'acqua non le degna certo il padrone,
si rovesciano per vari eventi
ancora tappate e colme sul marciapiede o sulla strada.
L'apposita appiccicosa forchettina di plastica
si piega ma non s'infilza nella dura polpa zuccherina
del dattero denocciolato, ed è sùbito da buttare.
E' inutile quando la primula bianca
passa e s'increspa da se stessa che era in pattumiera;
idem tutti i fiori che avrei potuto regalarle.

I morsetti fermafogli sono da anni nella confezione,
non hanno mai pinzato la mezzeria dell'apertura,
non hanno mai tenuto uniti i fogli di un quotidiano.
Anzi, il giornale comprato ogni giorno,
certi giorni nemmeno riesco a sfogliarlo;
finisce nella pila perfettamente piegato
per un futuro raptus delle pulizie, ed è inutile.
E' inutile la nostalgia appassionata del fado:
se non conosco il portoghese,
e non lo conosco, mi annoia.
Lo stesso potrei dire di altro ed altro ancora.

Bassa pianura d'impermeabile mortale argilla
dove arrivano il fiume e i suoi depositi,
con poiesi e parole,
vi sto forse tracciando le isoipse
delle altitudini sognate, mancate?
Nel lattice sottile
ad oggi un altro figlio è in salvo da questo uomo.


SETTIMANE FA

Nel mare del tempo
Non prendo il largo mai

Sempre parto il lunedì
Un diportista non per sollazzo

Mi allontano dalle coste
Mai del tutto fino a mercoledì

Al giro di boa il dietro front
Stanco torno di venerdì

Rimango a terra due giorni
Per un riposo e quindi daccapo

Nel mare del tempo
Non prendo il largo mai



SEMPLICEMENTE IN BICICLETTA

Domenica andremo al parco

La mia verde bicicletta d'antan
La tua inglesina bianca con il cestino
Saranno macchine del tempo
Fino a sentirci primo Novecento

E di questo soltanto saremo contenti
Pedalando
Tu ed io un altro giorno equilibrando
In equinozio di primavera

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