Diventato Re

Mai stanco di ascoltare 

Io insonne 

Dedicata ad Ariadna

 

Mai stanco di ascoltare

quello che

per molti

non è che

funebre sirena

io

Rinnego Cleopatra

e ascolto

ascolto funerali quotidiani

di gente avida di vita

castigata a due gambe

diseredata dal camposanto

Rinnego il dovere

come fraterno sacrifizio

rinnego tutto

voglio un?alcova

con un letto a baldacchino

verde rame

Per osservare il cielo di vetro

retto dall'ipocrisia

crollare alla più debole bestemmia

Rinnego chi se ne va illuso

bramando un poi carico di

tintinnanti gioielli

Mi guideranno tra rumori d?ossa

gli angeli del male

verso le nere steppe

dove riceverò

tante lusinghe

e mille lampi

saranno

la risposta

 

Io insonne mostro noncurante

camminando nella bramosa oscura notte

incrocio cristiana pallida margherita

raro fiore socchiuso

porta luce e novità

mi offre l'umido splendore

Rifiuto e cammino

Mando marciapiede in frantumi

si scioglie intatto tanfo lumaca

 

Io ultimo abbruttito

mente bellezza

datemi furtiva tromba

nella nuda notte

scoperchierò dondolanti pupille

 

Io morto vorace vinto e pieno di sogni

terrificante maestro infecondo

stanco e lunatico

perfetto criminale

annoiato perché la morte è tuttavia distante

 

Io mostro infedele eppur gentile

sollevo un cuore umano

tortuosi cammini

peso morto in attesa

 

Io cupo incidente fatto di carne

consapevole di non comandare

spengo le ceneri

uccido formiche

 

 

Fantastica e misteriosa è la vita

morti a trent'anni

vivi per una sola stagione

vi sento urlare

accucciati come granelli di sabbia

splendenti martiri

splendenti deformi

splendenti spenti 

 

 

Dedicata ad Ariadna

 

Alle ore  21

di una notte fredda

con le labbra rotte dal vento

s'avvicina effimera musa

è tutta mia

un caldo abbraccio

una carezza

è un dolce pastello sul gelido bianco

s'accende sacra aurora

questa notte oltraggerò diversi comandamenti

camminiamo su esauste pietre sprovviste di gemme

io bruto di altri empirei

ossame vivente e lei

regina carezza lanterna indomita

una cruda ingordigia mi guida

nelle acque agitate

nei meandri di vecchi vicoli

non vedo niente all'infuori

di un viso di donna

la mia ombra e la sua

sono cieco supplizio

dimentico parassiti, accattoni, giocolieri

allegri disastri quotidiani

fatemi morire adesso

che sono felice

seduto su una nuvola eterna

vedo il deserto

vedo un orologio fermo

allora sì che comincia la tentazione

 

 

 

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