PONTE DI STELLE | LA MIA ANIMA | BATTITI DI GUERRA | UNA FOTO | NOME ETERNO | L’ALBA |
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.............A Zico
In un fiabesco sogno ho visto un regno, da giganti e bruti intelletti popolato, dedito allo schiaffeggiare l’indegno per aver così troppe volte sbagliato.
Accasciato sulle poesie, in preda a dolori, ho visto piangere quel minuscolo puntino: solo un uomo uscì dalle righe e gli venne vicino: "Non piangere, ti aiuterò io a vestir gli allori!
Anche l’aquila, regina temuta e venerata, era poco più d’un cucciolo dopo essere nata! E invece, guardala ora com’è abile nel volo, quando l’ala s’apre e sbatte nel suo assolo!"
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Nel buio cielo solitario e indolenzito che s’alza greve nel vuoto del nulla, sino a giunger alla lontana stella dal solito abito, ormai sbiadito,
malconcio il faro l’unico occhio sdraia, fulvo e biancastro, a esplorar l’aria di fumo grigio e lampi intarsiati d’oro. In quel blu di Prussia così tempestoso,
si sporge una casa con la sua finestra. Appiccica naso e fronte al gelido vetro, la donna attende la fine della tempesta: il marito s’è perso, rapito da quel buio tetro!
Povera donna, in lei penetrano timore, ansia e paura come taglienti lame a differenza del faro, privo del dolore e paziente nella ricerca della nave.
Che il poeta sia come il faro e la donna!, ogni notte si vesta di ansia, paura e pazienza per calarsi nel buio di una triste notte alla ricerca dell’amata nave: ispirazione!
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Non aveva più il gambo dritto perché dritto è stato il colpo, il colpo che ora sfoggia afflitto come noi un livido sul volto.
Non so il suo corpo, metallico e filante, come il primo dei baci d’un giovane, quant’abbia vissuto: forse un giorno appena, rinchiuso nel buio di un mattone.
Non serviva più si vede: ma in fondo questo è il suo umile scopo: essere creato conscio del suo suicidio, per poi senza ritegno esser buttato!
Ma camminò un uomo nella via mille volte, con gli occhi chini e sconfitti lo raccolse: ne fece regalo a un bimbo e disse:
"Scrivi una poesia su questo chiodo e sarai un vero poeta!" Il bimbo corse subito a casa per farti poesia, il bimbo ti diede vita.
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Che la morte si accomodi pure, senza aver pietà, al banchetto del mio corpo.
Che si nutri a sazietà divorandomi il cuore, bevendomi il sangue.
Che importa! Tanto, della mia anima non sentirà nemmeno il profumo, l'odore.
Scrivendo poesie, l'ho plasmata in versi e ora è immortale, eterna.
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Alzo gli occhi - senza volere - e vedo un aereo felice disegnare scie bianche in cielo.
Abbasso gli occhi e vedo mille tombe, croci lapidi ferite e sanguinanti.
Nell'aria respiro i boati dei motori, i battiti delle bombe incandescenti.
Ma forse, sono i battiti dei morti, battiti frenetici, battiti d'odio.
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ho potuto renderti immortale e in silenzio ricostruire nel mio cuore quel ponte di stelle e d’amore.
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L’ALBA
Abbagliato dal bagliore d’un fiore mi parve di scorgere fra i massi la notte gettarsi nell’acqua, e con nevrotiche sbracciate scomparire ai confini dell’orizzonte. E ora che il cielo è privo d’un colore, nudo ci osserva dalla sua torre; il pescatore posa l’arma sull’argine, io diluisco i colori sulla tavolozza.
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