Franco Monari

PONTE DI STELLE LA MIA ANIMA BATTITI DI GUERRA UNA FOTO NOME ETERNO   L’ALBA
SOGNI LIVIDI ARRUGGINITI L'AQUILA IL FARO    

 

.............A Zico

 

In un fiabesco sogno ho visto un regno,

   da giganti e bruti intelletti popolato,

dedito allo schiaffeggiare l’indegno

   per aver così troppe volte sbagliato.

 

Accasciato sulle poesie, in preda a dolori,

   ho visto piangere quel minuscolo puntino:

solo un uomo uscì dalle righe e gli venne vicino:

   "Non piangere, ti aiuterò io a vestir gli allori!

 

Anche l’aquila, regina temuta e venerata,

   era poco più d’un cucciolo dopo essere nata!

E invece, guardala ora com’è abile nel volo,

   quando l’ala s’apre e sbatte nel suo assolo!"

 
 

 

 

 

 

 

Nel buio cielo solitario e indolenzito

che s’alza greve nel vuoto del nulla,

sino a giunger alla lontana stella

dal solito abito, ormai sbiadito,

 

malconcio il faro l’unico occhio sdraia,

fulvo e biancastro, a esplorar l’aria

di fumo grigio e lampi intarsiati d’oro.

In quel blu di Prussia così tempestoso,

 

si sporge una casa con la sua finestra.

Appiccica naso e fronte al gelido vetro,

la donna attende la fine della tempesta:

il marito s’è perso, rapito da quel buio tetro!

 

Povera donna, in lei penetrano timore,

ansia e paura come taglienti lame

a differenza del faro, privo del dolore

e paziente nella ricerca della nave.

 

Che il poeta sia come il faro e la donna!,

ogni notte si vesta di ansia, paura e pazienza

per calarsi nel buio di una triste notte

alla ricerca dell’amata nave: ispirazione!

 

 
 

 

 

Non aveva più il gambo dritto

   perché dritto è stato il colpo,

il colpo che ora sfoggia afflitto

   come noi un livido sul volto.

 

Non so il suo corpo, metallico e filante,

   come il primo dei baci d’un giovane,

quant’abbia vissuto: forse un giorno appena,

   rinchiuso nel buio di un mattone.

 

Non serviva più si vede: ma in fondo

   questo è il suo umile scopo:

essere creato conscio del suo suicidio,

   per poi senza ritegno esser buttato!

 

Ma camminò un uomo nella via

   mille volte, con gli occhi chini

e sconfitti lo raccolse: ne fece

   regalo a un bimbo e disse:

 

"Scrivi una poesia su questo chiodo

   e sarai un vero poeta!" Il bimbo

corse subito a casa per farti poesia,

   il bimbo ti diede vita.

 

 

 

Che la morte si accomodi pure,

senza aver pietà,

al banchetto del mio corpo.

 

Che si nutri a sazietà

divorandomi il cuore,

bevendomi il sangue.

 

Che importa! Tanto,

della mia anima

non sentirà nemmeno

il profumo, l'odore.

 

Scrivendo poesie,

l'ho plasmata in versi

e ora

è immortale, eterna.

 

 

Alzo gli occhi - senza volere -

e vedo un aereo felice

disegnare scie bianche in cielo.

 

Abbasso gli occhi e vedo

mille tombe, croci

lapidi ferite e sanguinanti.

 

Nell'aria respiro

i boati dei motori, i battiti

delle bombe incandescenti.

 

Ma forse, sono i battiti

dei morti, battiti

frenetici, battiti d'odio.

 

ho potuto renderti immortale

e in silenzio ricostruire nel mio cuore

quel ponte di stelle e d’amore.

 

 

 

 

L’ALBA

 

Abbagliato dal bagliore d’un fiore

mi parve di scorgere fra i massi

la notte gettarsi nell’acqua,

e con nevrotiche sbracciate

scomparire ai confini dell’orizzonte.

E ora che il cielo è privo d’un colore,

nudo ci osserva dalla sua torre;

il pescatore posa l’arma sull’argine,

io diluisco i colori sulla tavolozza.

 

 

 

 

 

Home page  |  L'autrice del sito  Le pagine del sito     

         

"#FF99FF">PONTE DI STELLE

Perdonami, o mio unico amore,

se su quel nostro ponte di stelle

ti ho pugnalato di baci e carezze

uccidendoti l’anima, condannando

il fuoco che entrambi bruciavamo.

Perdonami, o mio unico amore,

se ho distrutto quel ponte d’amore

ma solo così, solo con il delitto

ho potuto renderti immortale

e in silenzio ricostruire nel mio cuore

quel ponte di stelle e d’amore.

 

 

 

  L’ALBA

 

Abbagliato dal bagliore d’un fiore

mi parve di scorgere fra i massi

la notte gettarsi nell’acqua,

e con nevrotiche sbracciate

scomparire ai confini dell’orizzonte.

E ora che il cielo è privo d’un colore,

nudo ci osserva dalla sua torre;

il pescatore posa l’arma sull’argine,

io diluisco i colori sulla tavolozza.

 

 

 

   

Home page  |  L'autrice del sito  Le pagine del sito