Gabriella Garofalo

19/10/00

12/11/00

29/12/00

  30/12/00

19/09/00 26/09/00 28/09/00 18/10/00 16/02/00 

20/10/00

16/02/01 

24/10/00

16/02/00 

25/10/00

21/02/01

26/10/00

21/02/01 b

06/11/00
28/02/01  28/02/01 b 10/11/00 11/11/00 1/02/01 16/01/01 26/11/00 18/01/01 26/11/00
18/01/01 14/10/00 18/01/01 26/11/00 30/01/01 29/01/01 29/01/01    

 

 

19/09/00

 

Padre,perché sperdesti

Te stesso e tua luce eterna

a corrusco di grembo e di materia

dove non leva seme,abbatte indifferenza

scintilla che non serve?

Eri stanco d’immoto tuo silenzio?

O ti colse un assurdo desiderio

di nere sensazioni a te negate

dissenno a silenziare esistenza

per altro da esistenza?

Non levi invano,Padre,

ansimante la fame di salvezza:

solo salvando noi,

trafitto frutto del tuo grembo,

potrai salvarti,Padre,rinnegando

in te l’invito che disperde-

sia redenzione l’urlo del tuo cielo

sia impervia ribellione di comete

e l’anima,Padre,con tua anima

con l’anima di tutti gli universi

si racchiuda nell’ultimo rigetto

perché sia nuovo grembo,nuovo cielo,

e nuova infine sia parola,Padre,

se non salvezza,se così dev’essere.

 

 

 

26/09/00

 

Non grembo ormai vinto

dove  sale sparsero e seme gli altri grembi

non parola trafitta da ossessioni

in eterno simili a se stesse

la madre e il padre mi svelarono

né l’ultimo splendore

di tua Luce che muove per l’eterno,

ma improvviso levarsi di quell’ascia

che l’anima colpiva implacandomi

il respiro,immonda mia pretesa

di schivare nero,

che infine intendo nel suo più giusto segno-

a te soltanto,Padre,mi gettava

lo slancio di tue mani,

tua ascia implacabile a sottrarmi

l’aspra radice e il ramo

di Morte preda e buio che  si disfa.

 

 

   

28/09/00

 

E se la prima luce arse nel volo

quel figlio al dissenno che poi cadde

un’altra luce di sua luce fredda

arse ustionando l’anima il mio grembo-

invano cercai scampo dalla luna ostile

da seme avverso seme di esistenza

aspro e sagace a raffiche braccando

a getto di comete-

possa brancarti a disperato sforzo

in eterno a sfida del tuo nero,

contro di te gettando di parole

all’ira compagne alla mia offesa.

 

 

19/10/00

 

Sia questo infine a sconto della colpa

eterno rigetto del mio grembo

dell’alba la terra ogni altro grembo

se notte madre del mio tempo

se il cielo padre scellerato

diedero vita al grembo

senza passione senza desiderio-

sia solo grembo folgore che leva

ed abbattendo eterna mi disperde

in quell’assurda luce che il mio cielo

più atro ancora e buio mi ritorna.                                                                                         

 

  

12/11/00

 

Anche tu,cielo,quando levi

devi fermare se ustionante luce

luna risponde:

di uguale sorte preda se altrui grembo

abbatte freddo contro la mia voce-

ma implacata continui mia ricerca

se anima e parola di altro grembo

ascolteranno un giorno mia richiesta-

ascolta,cielo,tu non potrai saziare la tua fame

fino a quando assurdamente insiste

tua pretesa del corpo della luna:

devi cercare altrove,cielo,

altra sia la tua scelta

se vuoi che cibo al desiderio

soltanto Eterno infine levi.

 

 

                  

  29/12/00

 

Perché esista la parola-

senza parola non hai grembo

né pane ha vita senza la parola-

anima slancia levati all’Eterno

indietro lascia

lasciati alle spalle

quel bianco ascolto indifferente

che in gelo aspro di neve ti trasforma

e lascia,lascia perdere

fame di fuoco vibrante

se a te di contro getta per cibarsi

in falso sembiante dell’amore-

a te soltanto luna di suo slancio

di chiaro getti di sua luce intensa

che ti feconda madre del tuo cielo:

perché non sia abbandono

a risanato grembo

e lieviti di seme creandoti

Parola.

 

 

  30/12/00

 

Stanco e sbiadito appare,

anima,il verde dei tuoi anni

quando insaziata di astri e di comete

gettavi perché in eterno

levasse cibo al desiderio

quando persino l’erba più fragile indifesa

non ti sfuggiva preda-

indifferente ad altrui fame

allo sguardo Suo cieca

a Sua parola sorda

invano cerchi,anima,tornare

ciò che hai rubato-

non ti soccorre luna né tuo cielo,

signori d’infame ruberia,

se levano schivare quel tormento

che l’anima tua soltanto,anima,

dismembra.

 

 

16/02/00

 

Rigetto,terra dove caddi

polvere che divorai a stridor di denti

quando di patto scellerato cielo e grembo

di forza mi resero al silenzio-

ma se nemico è seme o ambiguo fuoco

io levi infine ad Anima e Parola,

che sole azzardano ribelli

ad infame parola di quel cielo.

 

                           16/02/01

 

Anima,più non ti sia d’inciampo

assurda pretesa e tuo dissenno:

torni infine ramaglia ormai già secca

a verde fioritura che altri tempi

levò saziarti insieme a quel mio grembo-

lascia che preda rendano all’inverno

non ergerti guerriera di possesso

se ti possiede luna di sua luce

più eterna e intensa

di così ambiguo verde.

 

                             16/02/00

 

E’ allora che nel tanfo nel fetore

innanzi a me ti levi

lurido corpo infetto piaga immonda

nei giorni che luna grembo e cielo

mi esigono a riscatto di un antico debito:

di astri discerpare il cielo di erba il prato

del grembo il desiderio

perché non gridi del corpo avida fame

così che possa ancora nutrirsi l’esistenza

più ancora di mia carne e di mio grembo-

mai sazia di suo cibo,

insidia a inerme preda.

 

 

         21/02/01

 

Luce,perché non si levò tuo amore 

così intenso

da non gettarmi inerme

ad altra ed aspra luce che in dissenno

l’anima mi divora e poi rigetta?

Ed è sola difesa che consenti

di contro a quella luce che dispreda

eterno seme di assoluto,la Parola

imperturbata stella che mi attende 

l’anima nel silenzio se disfrena.

 

                            21/02/01 b

 

Segno di Padre o segno di ossessione-

Non so qual è tua vera luce,

mio seme,parola che l’anima dispredi 

ed il mio grembo

sin da quando gettata da altro grembo

in tenebra e in dissenno

mi volsi a impervio cielo

che l’anima mi nega ed il mio grembo-

finché non levi slancio a possedere

assenza e luce vera di sue stelle.

                      28/02/01

  Io sono grembo nel grembo più profondo

Nel baratro di un’anima che sperde

Se è splendore tradito splendore

Di erba e del mio cielo

Quando Ecate guardiana di sue belve

Mi abita dimora

E l’anima mi scava quel suo sguardo:

quello che resta al pasto di paura-

pure mi ostino e non rinnego

perché ritorni infine a verde di erba

al suo cielo quell’anima che sperde.

 

                      28/02/01 b

 

        a Gaetano Arcangeli,poeta

        a Gaetano Garofalo,mio padre

 

 Finché potrò sentire la tua voce,

anima del mondo che mi sperde,

sarà salvezza dissepolta luna

da nubi e sue macerie-

e levi infine a proteggermi quel cielo

che mi rigetta peggio di altri grembi

e levi l’erba in tutta la sua gloria

d’intenso verde

e levi l’acqua sanarmi dissetando-

e leverà,anima,ricorda

l’anima tua più vera

di luce eterna di sua voce chiara:

solo mi renda solo mi ritorni

ad ogni sua parola di speranza.

 

 

  1/02/01

 

Notte che persino al Fato

In aspro ti levi e nel comando

Nulla potrà quel tuo implacato nero

Se urla e batte

Di solo cibo al desiderio:

l’anima stuprare e quel mio grembo-

non è mia luce,ascolta,

fragile raggio di luna che a te cede:

alta getta mia luce,notte,

alta,da luna ben diversa:

di seme luce che frutto del suo seme

infine riconosce,

di mia parola luce che in eterno

mia anima e mio grembo ti discerpa.

 

26/11/00

Mia stella,grembo che tua luce menti
a danno ed a mia perdita,ricorda:
tu non sarai più solo a possedermi
se Morte mia padrona muove
anche lei stanca di non aver possesso-
a eterna stretta leverà il mio corpo
grembo sarai disperso dal tuo cielo
gettando nella tenda dei luoghi silenziosi-
sia questa la tua fine
grembo che adesso ancora fermi
nella certezza di un astro luminoso.




26/11/00

Morte aspra mia Morte che si nega
che aspetti Morte a diventarmi
più bianca ostile vetta
che respinge incauta la sfida
e l'ardimento?
Non sia che solitudine
-anche tu sola nell'anima nel grembo-
a forza ti rigetta ad inseguire
quell'infido richiamo di esistenza:
non cedere,ricorda,sei soltanto
soltanto il desiderio di una notte:
possederti in fretta rigettarti-
così con me,mia Morte,
così con mia parola con mio grembo.




14/10/00

Anima,ora che improvviso avverti
il morso del grembo e della vita
luce che leva nei tuoi giorni avversa,
non ti protegga luna dall'azzardo
non sia rifugio parola che consente-
anima,sia la discesa sino al più profondo
nero sdegno a spergiuro al tuo timore
e,soprattutto,anima,ricorda:
non abiuri l'urlo del tuo cielo
ad astri di falsa luce,di facile promessa-
là non è Dio,ma altrove,in atra sfida
che le radici di ogni senso abbatte
ogni chiusura a sfregio ormai divelta
malora di speranza e desiderio.


26/11/00

Così di luce io muoia e di ricerca
perché preda più sagace in eterno
mi schiva l'esistenza se l'inseguo
accanita nell'aria fiutando
di nero le mie tracce
e seme non risponde né Parola
se di sguardi sbarrati,di paura
non si avvede l'anima che sperde:
suo improvvido levarsi
più di Medusa o basilisco
impietra il seme 
impietra la Parola.




29/01/01


Padre,dal profondo io t'invoco-
di un abisso che non è abisso,ma soltanto 
implacato nero di un'assenza:
tu vedi,grembi cui mi protesi urlando
cani da guardia ostili mi negano di entrare
nel sacro luogo così ben difeso
che sguardo mi distoglie sin da quando
il primo ostile grembo
inerme mi gettò ad assurdo suo dissenno:
centro di un'esistenza che in me schianta
così di lampi obliqua luce che discerpa
l'albero,sua paura e sofferenza.


20/10/00

L'assorta intensità d'impervio sguardo
mai non si levi a luce di tue stelle
se ancora e sempre sfrena
di ctonia sua luce il desiderio
ed è mio grembo,Padre,
immoto mio centro che m'incroda
sull'irto strapiombo dei miei corpi:
se cedo sarà l'anima già sfranta
polvere che a Te non può levare
se cauta azzardo un lieve gesto
m'insorge livido terrore della fine-
questo soltanto,Padre,mi rimane:
di verde aspro rigetto richiamarti,
poi fermare.




24/10/00

Non la profondità né l'ardimento
quando di me inchiavardata gettavo
alla ricerca di cieli sconosciuti
di luna in corsa ostile
se l'esile mia luce,lontana
certezza sfolgorante di altra luce
raccattavo affannando a possedere
nell'anima segni inesplorati-
ben poco forse questo ti serviva,
esistenza che esigevi
altro levare da me altro abbandono:
che levassi,certo,ma levassi
di grembo bruciante suo disfreno
che cieco non desidera diverso:
solo se stesso vuole fame e suo dissenno-
a lui non levi Dio,
di azzardo non levi né ardimento.




25/10/00

Nadir di un'impossibile promessa
m'insegue mentre batte mia ricerca
di un'anima non più di eterno inciampo
che irta non levi a rigettarmi
e l'anima mi sazi la soddisfi
di chiari sensi sconosciuti,
d'intatta fertile certezza-
ma non arrivo ancora possederti,
vita,se mi brucia il cielo
l'anima e il grembo
perché luce di luna non gli serve
levando negare il freddo eterno.





26/10/00

"Sia luce",Padre,ti levasti urlando
e ancora non comprendo
se a troppo fuoco e amore
se ad improvviso getto del dissenno:
e luce fu,
ma luce fu sconvolta
di fame di stupro di materia-
per questo,Padre,levo ad invocarti
se paura mi muove o desiderio:
non sia luce creazione di mio grembo
non sia luce trafitta di altro nero
in eterno disabiti il mio grembo
incrosti in eterno sulle labbra
sale della rinuncia,
mia luce che disperde.




06/11/00

Io ti vidi quando levasti a generare
dalle pietre figli per Abramo
e si rifranse tua energia implacata
sull'anima ancora più implacata-
perché,Padre ti chiedo,dal mio grembo
tu non ti levi a generare vita?
O forse insospettata pietra a tuo spavento
grembo dove muore in eterno quel mio seme
ma frutto non produce e solo Morte
genera Morte:
misura dei sensi più infiniti,
inesplorata geometria di luce
che solo schiva solo si allontana
dal buio dove sperdo,miei calcoli
di nero di paura.





10/11/00

Non ti sconvolga mio sepolto seme
che ancor non mostra intendere la strada
perché in alto di slancio quel mio stelo
e penetri di energia tenace
la mia radice nell'impervia sede-
continua,se anche troppe e troppe volte appare
che ti rinneghi quel mio grembo stolto
che l'anima di tenebre trafitta
da te sguardo distolga e non si curi-
continua,Padre,a spargere di seme:
dubbio non ti possieda se in grazia di Parola
eterna accoglie mia parola
incomprensibile l'offerta del tuo seme.





11/11/00

Non pensare d'incontrarmi
in dimore che non sento,avversi grembi,
ora più non risiedo
in squallidi luoghi sconosciuti:
se desiderio di me brusco ti afferra
Morte dovrai cercarmi altrove-
abito il grembo di Parola che mi prende
più d'inesausto cielo sue comete,
vivo in dimore d'infinite stanze
infinite come la sua tenacia
che braccando inseguire
al rigetto mai cede.





16/01/01

Nero di notte cielo di tuo grembo
abbatte quando luna di suo slancio
-che certo non ardivi di sognare-
di raggi e chiara forza ti possiede
levando l'anima vibrante che impaura
a vita feconda di un azzurro
perfino più fecondo del tuo inverno-
infine accolga cielo di tuo grembo
l'Eterno che nell'anima s'incarna-
seme di ore lunari,di suo verbo.





18/01/01

Non vi possiede ritmo ma dissenno
anima,grembo
se freddo blu d'inverno leva
implacato guerriero a minacciarvi
se dei più freddi giorni
non intende ragioni il desiderio
né invito alla prudenza:
apocalisse ad ogni costo chiede
apocalisse solo urla pretende
perché nutra gelida sua fame-
così gelida fame di mia luna
quando anima possiede
ed il mio grembo.





18/01/01

Non ha parole luna se mai intende
parole che le getti
in tenace dissenno di speranza
che infine accolga e renda al tuo possesso-
forse risposta è in astri in altro cielo,
ma l'anima e l'anima d'inverno
certo non leva ad ansia e desiderio:
perché ferma tuo nero di stoltezza
a false lontananze e non avvede:
altro non è chiaro di raggi
che un'implacata assenza.







18/01/01

Padre di un'infinita lontananza,
più inerme dell'erba che calpesto
più prossimo del cibo che mi nutre
levati saldo se nei smarriti giorni
quei freddi raggi e freddo blu d'inverno
si gettano padroni dell'anima del grembo-
ti sia speranza,Padre,ti sia luce
mio seme che l'anima nasconde:
di nuovo ascolto nascere e Parola
e tutta offrirmi preda
non più di luna e infame suo possesso,
ma di altre voci,notte,
forse del tuo Eterno.




30/01/01

Sempre più seme,sempre più selvaggio
in se stesso s'attorce quel dissenno
che grembo muove e l'anima,esistenza-
ma io sono cielo,cielo che inchiavarda
nel gelo blu di fredda lontananza
e seme non avverte né impaura
se nel mio blu dimora sola luce
intensa di suo slancio la mia luna:
suo desiderio è padre di parola,
suoi raggi le mie porte
che negano in eterno quel dissenno.



29/01/01

Intensi cenni di luce vigorosa
intensa sobrietà di mie parole:
altro non possedete per saziarvi-
ma tu,anima,non cedere a paura
tu resta saldo,grembo,
se nostra mensa così stenta appare-
insieme a me levate nell'attesa
di altro cibo di altro nutrimento,
quel solo raggio di un'obliqua Luce
che tutto paralizza e poi discerpa
da noi vita dei giorni e desiderio
così che solo raggio levi e ci divori
e noi,anima e grembo,divorati
divorando saziamo antica fame.

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Padre di un'infinita lontananza,
più inerme dell'erba che calpesto
più prossimo del cibo che mi nutre
levati saldo se nei smarriti giorni
quei freddi raggi e freddo blu d'inverno
si gettano padroni dell'anima del grembo-
ti sia speranza,Padre,ti sia luce
mio seme che l'anima nasconde:
di nuovo ascolto nascere e Parola
e tutta offrirmi preda
non più di luna e infame suo possesso,
ma di altre voci,notte,
forse del tuo Eterno.




30/01/01

Sempre più seme,sempre più selvaggio
in se stesso s'attorce quel dissenno
che grembo muove e l'anima,esistenza-
ma io sono cielo,cielo che inchiavarda
nel gelo blu di fredda lontananza
e seme non avverte né impaura
se nel mio blu dimora sola luce
intensa di suo slancio la mia luna:
suo desiderio è padre di parola,
suoi raggi le mie porte
che negano in eterno quel dissenno.



29/01/01

Intensi cenni di luce vigorosa
intensa sobrietà di mie parole:
altro non possedete per saziarvi-
ma tu,anima,non cedere a paura
tu resta saldo,grembo,
se nostra mensa così stenta appare-
insieme a me levate nell'attesa
di altro cibo di altro nutrimento,
quel solo raggio di un'obliqua Luce
che tutto paralizza e poi discerpa
da noi vita dei giorni e desiderio
così che solo raggio levi e ci divori
e noi,anima e grembo,divorati
divorando saziamo antica fame.

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