Il granchio

 

La marea del porto che vedo 

La pace al crepuscolo  Quello sporco lavoro I tuoi piedi   Terra in vista I tuoi giorni più belli Stai a sentire il tuo io Pensare di te Stormi nell’aria Il vecchio  vestito
TORNARE TI VIDI PRIMA DI TUTTO Il mio amico Il sentimento senza nome Attimo di pace  La mia galassia Una giornata in ombra Il tuo tempo Il gaudio
La sponda La visione La fuga Una serata a Calcata L’alba Il temporale Santa Marinella Il portico in ombra Il tuo specchio Bella che dorme
La storia di chi Dolcissimi occhi di figlio L’inizio della fine Distratto pensiero Atmosfera Il_barracuda Il_figlio_
del_vento
Illy    

 

Atmosfera


È notte
Sembreresti solo
Buon musica suona
Sullo sfondo del mare
Lacrime emotive
Felicità perduta
Ritrovata
Luci soffuse
Soul e tramonto
Passeggio a notte fondo sul molo
Mentre le macchine sfilano sullo strand
Identità perdute
E io ritrovo la mia
Eleganza
Sguardo profondo
Nessun limite arbitrario
Nessun limite mentale
Nessuna provocazione accettata
Libertà interiore
Estetica e dance
Spiaggia a chiusura locale
E se tu fossi qui
E se tu vedessi i miei occhi
Piccolo mondo perfetto
Piccola esteta del sogno
Tu che piangi di una lacrima sottile
Dimenticando il male
Abbracci il buio della notte maltese
Odori di sale
Fiaccati dall’alba

 

 

 

Il barracuda


Corri figlio del mare
Corri figlio del destino
Non fermare le tue pinne
Hai pensato di riposare in un’ansa
Sbagliando persona
Luminescente nel buio
Ballando alla luce di mille stelle marine
Corri figlio del mare
Che l’alito pesante del pescatore non ti prenda
Non ti prenda vivo
Non sia sicuro di se
Non bruci il tuo tempo
Libera il tuo planare profondo
Tra mille oceani ancora una volta
Finché ne hai
Finché ce n’è

 

Il figlio del vento

Ci hai lasciato uno spazio di luce
Ci è rimasto il tuo sguardo di pace
Ci hai lasciato il rimpianto di te
Ci è rimasto il tuo volto di luce.
Avevamo una vita davanti
Quando tu hai iniziato a vestire i tuoi panni
Avevamo mille dubbi, ansie e notti insonni
E tu hai donato i tuoi anni.
Oggi un pensiero, costante ci assale
Oggi il ricordo e il dolore c’insegue
Oggi il ricordo è più forte di ieri
Dei tuoi occhi belli e sinceri.

 
Illy


Compare dal nulla
Dolce pensiero
Scompare nella dolce notte romana
Dolce pensiero
Assorbita da mille pensieri fluttuanti
Eppure c’è
E siamo lontani e vicini
Eppure c’è
Se chiudo gli occhi ti vedo
Vivere il sogno
Abbiamo miliardi di cose in comune
Vivere il sogno
Ci separa una striscia di mare e di vento di fuoco
So dove sei anche stasera
Immerso nel porto
Infatuato di un profilo
Sconvolto nell’anima
Diverso da ieri
Coinvolto nell’anima
Ma chi sei
Ma chi siamo
Che diritto abbiamo di stare lontani
Così belli al tramonto
Ma che diritto abbiamo
Ma cosa saremo domani
Un destino legato ad un filo
Tensione emotiva
Intelligente donna, sconvolgente creatura
A cui penso ballando i depeche
Se il mio sogno
Sei il mio ritmo
Che nessuno può toccare
Il mio io che insegue il ritorno alla vita

 

 

 

L’inizio della fine

 

Prova a farti un tatuaggio,

Prova a sentire il dolore,

Prova a svenire avvelenato d’inchiostro.

Poi prova a guardare dietro di te,

La tua giovane donna che invecchia,

La tua giovane anima in incognito.

 

Dopo aspetta il bus la mattina d’inverno,

Poi prova a parlare al tuo vecchio,

Prova a capire che pensa.

Al mattino, distratto, acquisisci giovanili emozioni,

Al risveglio sudato ti perdi le immagini,

Alla sera seduto sei spento.

 

Sempre più radi ricordi,

Sempre distratti amori,

Sempre del tempo sprecato.

Cominci a contare il tuo tempo,

Cominci a contare le cose da fare,

Cominci a elencare le gioie e i dolori.

 

Vorresti restare per sempre,

Vorresti ascoltare ancora chi già se n’è andato,

Vorresti vede i suoi occhi ancora una volta.

Rimani a guardarla,

Eterna fatalità,

Tempo inafferrabile.

 

Lei ti chiede un giudizio,

Le rughe ci sono,

Ma tu impari a nasconderle.

Ti fermi a fumare davanti ad una vetrina,

Immagini come sarebbe con quella che incontri,

Immagini scollegate in tempi sbagliati.

 

Suoni note stonate,

Hai idee poco eleganti,

Neanche il sesso costituisce anelito.

Eppure con un ultimo guizzo puoi ancora sognare,

Eppure con un ultimo sforzo puoi ancora trovar dignità,

Eppure con un ultimo grido puoi farti sentire.

 

Ma in fondo cosa volevi aspettarti,

Ma da giovane perché hai lasciato le cose sfilare,

Ma allora si sbaglia senza possibilità di salvezza.

Inizia adesso bambino ad amare tuo padre,

Inizia adesso piccolo uomo a vedere il tuo mondo,

Inizia adesso a preparare la fine.

 

 

 

 

 

 

Distratto pensiero

 

Una domanda ti assale,

la ragione che te la fa porre è contenuta nel profondo tuo io.

 

Una domanda  ti prende,

la tua mente che, interrogativa,  è  assalita dai tuoi mille dubbi.

 

Una domanda che ti incalza,

il tuo io più profondo che chiede risposte sincere.

 

Una domanda ti affanna,

la tua fede che preme e cerca nuovi spazi dentro e fuori di te.

 

E’ la tua fede che chiede di te,

è il tuo Dio che ti manda a chiamare,

è la tua gente che aspetta tue notizie.

 

E’ la tua fede che ti aiuta a concludere l’iniziale tua vita,

è il tuo Dio che implora la tua attenzione,

è la povera gente che indica il cammino.

 

Adesso, malgrado il dolore,

malgrado i tuoi dubbi,

il poco tempo e le altre mortali distrazioni,

adesso vivi la tua nuova vita.

 

Adesso, sentendo le parole del Padre,

incantato dalle immagini sacre,

rinnega le futili cose, rinnega il peccato,

adesso abbraccia la luce.

 

 

 

 

La storia di chi

 

Caro chi,

Ti chiederai chi sono,

Mi cercherai chissà  dove.

 

Parlerai con chicchessia,

Finirai a chiacchierare di cose inutili.

 

Ma sei un essere vivente

Umano, vivente

Dolce suadente.

 

La tua storia è qui

Il tuo racconto mi avvolge.

 

Ciò che dici trapela

E non urla,

Povero chi.

 

Tenero abbraccio,

Fascinoso essere.

 

Distante avvenire,

Lo chiamano figlio,

Lo capiscono in pochi.

 

Circondato da idioti,

Costretto a mentire.

 

Sicuro di te,

Sicuro di un padre,

Dolore che sale.

 

Attese e illusioni,

Sperando  di trovare la forza.

 

Credevo di avere fortuna,

Credevo di potere resistere,

All’idiota destino.

 

Oggi sto qui a domandarmi cosa sia  stato a portarti lontano,

Distante da me.

 

Tenero chi, il nostro tempo verrà,

In cui libero potrai leggere queste mie parole,

In cui potremo sereni allontanare il maiale.

 

Potremo forse  arrostirlo,

Gettarlo nel mare e infilarlo col ferro.

 

E la donna, peccatrice sconfitta,

in silenzio capirà il mio dolore,

perdendo il suo io.

.

 

 

 

 

Dolcissimi occhi di figlio

 

Correva l’anno 1994,

Era un’annata speciale,

In cui governavano o santi o templari.

Fu allora che il meschino tuo padre,

Correndo su spiagge dorate,

Incorse nella fiera ferita.

 

Fu subito ardore,

Fu subito odore,

Poi nascesti tu.

Tuo padre le costruì un recinto,

Che non funzionò,

Che fu subito aperto.

 

Squalo di siepe,

Leone di fango,

Storione maleodorante.

La madre un feticcio,

Il resto da inferno,

Tu sempre rapito.

 

Oggi sono sicuro,

Governo a distanza,

Con piccoli gesti.

Oggi sono sicuro che la mia razza prevalga,

Che la mia forza  ti appartenga,

Che tu possa arrivare.

 

La bestia perderà,

Con celere atto,

Ogni sua gerenza.

Un giorno verrà o figlio,

Che tu capirai,

Che tu laverai la sporcizia di un rapimento.

 

Mai detto,

Inconfessabili,

Compiuto da bestie insane.

Uccise di sicuro da dio,

nel loro inconfessabile e sacrilego atto,

affogate nell’eterna vergogna

 

Il tuo specchio

 

In quella giornata piovosa, senza alba e tramonto,

Senza luce ne idiomi a te noti,

In piedi da tempo a guardare le ombre.

 

Una fugace visita in centro,

Vestendo soltanto i tuoi jeans,

Aderenti alla tua anima.

 

Un giaccone ripara dal vento, e sotto soltanto il tuo cuore,

Mentre al caldo del solito bar consumi veloce la colazione,

Guardando le gambe a bellissime donne.

 

Tornato alla tua calda dimora,

Aspetti la luce,

Controlli il tuo animo ed  il tuo viso.

 

Riconosci te stesso,

E  davanti allo specchio,

Ti prepari all’incontro.

 

Ti radi e massaggi il viso,

La luce  aumenta,

E ti permette di apprezzare il tuo io.

 

Il mare si muove appena

Ed un pescatore lancia il suo amo

Come tu ti  prepari silenziosamente a lanciare il tuo.

 

Lei suona,

Alla porta è ansiosa,

Ha fretta, forse qualcuno l’aspetta.

 

Ed è solo un incontro,

L’arido letto riconosce le forme, i  gemiti, il sapore di Lei,

Ma è tutto un istante.

 

Un fiore che nasce e che muore,

Rimani da solo a  pulire il tuo corpo,

Ancora tremante, ancora  pieno di lei.

 

 

 

 

Bella che dorme

 

La vita sopita,

Il cuscino l’avvolge,

Il silenzio rotto da un silenzio di noi.

 

Muove la testa,

È caldo e si scopre,

Fuori è già l’alba.

 

Si intravedono i seni,

Grossi fiori donati,

Ad una amore maturo.

 

Al suo dolce risveglio,

Forma splendida  e morbida,

Ne comprendi il pensiero.

 

Allo sguardo,

Al momento,

Profondamente scosso, rifletti.

 

Ma soltanto un istante,

Sei con lei,

Sei lei e sei tu.

 

Siete voi in un’unica forma,

Il più antico dei balli irlandesi,

Vissuto sotto la coltre calda e dannata.

 

Con i corpi sudati,

Non è ancora finita,

Che già ricomincia l’antico rituale tribale e infinito.

 

Avresti voluto sentire le carni,

Avresti dovuto rallentare il tuo battito,

Ed è già sole, fuori e dentro la stanza.

 

Una doccia all’aperto,

Un abbronzante dai tropici.

Un libro di amore, un esplosione di odori,

 

 

 

 

 

Il tuo tempo

 

Il tuo tempo è adesso

È stato domani

Sarà ancora quando, da solo, morrai.

Il tuo tempo è pavido

Ti si nasconde

Il tuo tempo fugge,

dannato,

da te.

Le tue ore e i minuti,

veloci, ti lasciano, intrepido,

solo.

La tua notte che abbaglia,

che ricorda le tenebre,

che conferma i tuoi dubbi,

che insegue l’incerto.

Il tuo tempo è l’incerto,

e l’incertezza la metrica,

del tuo pallido viso, impietoso,

allo specchio.

Le parole ingoiate,

le cose non fatte,

un tenue ricordo, sbiadito, discreto.

Avresti voluto filmare,

avresti voluto gridare,

ma come negare che infine, il destino decide per te.

Hai oramai la tua età,

lo ricordi ogni giorno,

sei inseguito dal vello,

dal tuo tempo,

 da te.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il gaudio
 

La felicità è terrestre,

educata,

visibile,

estroversa,

azzurra,

nel cielo.

Col tempo poi sfuma,

in pensieri adattati,

logorati da eventi,

da fatti non sempre graditi.

La gioia è l’istante,

un attimo blu,

un tramonto rubato,

in un giorno sbagliato.

Hai vissuto anche l’esaltazione,

alla fine di un anno,

mai un bisestile,

le cose che viaggiano,

senza dubbi ne incanti.

Ma allora,

quando eri più giovane,

che correvi felice,

sudato, sul mare,

abbronzato,

la testa già vuota,

dopo una notte annaffiata da vino,

dopo una notte annaffiata da donne,

cos’era?

Era gaudio, o mio amico fedele,

che ascolti in silenzio questi miei poveri versi

Persi

In un alito pallido di vento autunnale.

Gaudio, la giovanile incoscienza,

non già definito

Non già preordinato,

atteso, invocato,

leggero anelito di terre lontane

Mai commentato,

ti ha lasciato invecchiare.

 

 

 

 

 

 

 

 

Stormi nell’aria

 

Sola la in cima,

i tuoi pensieri che volano,

i tuo occhi che bucano il cielo.

Sola con te aspettando e sperando

Sei sola a sperdere le tue ombre,

a chiarire i tuoi perché.

Enigmi insoluti anche qui,

bianche spiagge del nord,

fra gente che parla diverso.

Ininterrotto solfeggio del mare,

ininterrotta scogliera, ininterrotta marea.

Le barche ormeggiate ormai in secca,

poche persone che cercano cosa,

metafora antica.

Il vento ti sposta i capelli,

quel vento che ti ha già portato via l’amore,

che ti invita a seguirlo.

Sei sola e ricordi,

lo fai così forte che risenti i rumori

Del tuo dolcissimo amore.

La schiuma dell’onda ti bagna di lacrime

Di dolcissimi addii

Di sentimenti nascosti.

Il piano adesso risuona potente,

risenti la voce di lui,

ti riappare, splendido, tuo,

come stormo di aironi, nell’aria.

Adesso diglielo, adesso fermalo,

adesso prendilo , per sempre,
angelo pieno d’amore.

 

 

 

 

 

 

Il vecchio  vestito

 

Un illusione di eleganza

Il sigaro masticato che pende

Vecchio vestito.

Capelli d’argento curati

La camicia ormai larga

Il colore che fu.

Fuori dalla vetrina

A guardare che passi

Che invecchi.

Fuori da tutto

Fuori di te

Lontano dal cielo.

Il tuo vecchio vestito

Che non cambierà

Nostalgia di costiera.

Al tempo che fu

Indossato di fronte a splendide dame

Oggi a sembrar ragioniere.

Una cravatta che scende ordinata

Senza vita e senza futuro,

senza più nulla da stringere.

Avrei dovuto cambiarti

Quando ancora era tempo

Quando il tempo era mio.

La vecchia che passa ancora si gira,

come molti anni fa, ti guarda,

vorrebbe parlarti, dirti cos’era.

Nel tempo lontano, quel giovane ironico

Quel vecchio ragazzo

Che adesso, non c’è.

 

 

 

 

 

 

Santa Marinella


Esiste in un sogno un paese

Segnato da mille ricordi

Le foto non bastano a dirlo

Le parole si spengono al vento.

Ma una volta, coi primi

Arrivava dal mare il segnale

Un ordine scritto di stare a vedere

Quanto duro era il mare.

Miei nobili amici

Concittadini famosi

Da Napoli, Roma e Parigi

Le palafitte anni 30.

I pescherecci romantici

Il castello di sfondo

E speranze di gente di mare

Finite in piatti di ricci.

Il mercato rionale

Gli odori di terra e di mare

Le splendide donne

Con le gonne arruffate.

Il lungomare senza dubbi

Il porto vecchio e i suoi flutti

I bar sempre aperti

Benvenuto ideale.

Da piccoli pensavamo

Che il paradiso esistesse

Poi molti dubbi

Poi infine un approdo sicuro.

Santa Marinella, che bella

Ne saprò mai l’origine certa

Ne saprò mai cosa porta il futuro

Ma siamo in molti riuniti a goderti, come una stella.

Il verde come fondale

L’azzurro del mare

Il cielo che brilla di un sole antico

Il panorama, sicuro, del paradiso.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il portico in ombra

 

Chissà questa strana provincia cosa fa

Cosa fa nella notte, cosa fa.

A vederla in periferia appare scolorita

A guardarla dal portico si resta ammirati.

Un forno elegante con le ceste del pane,

Le donne che parlano silenziosamente.

La luce del giorno che illumina mille storie diverse,

a misura d’uomo.

L’infanzia serena, la musica blues risuona nel bar,

e il tresette e la bruma e la neve.

L’estate disperde i più ricchi, ritornano, felici.

La voglia di vivere ti spinge lontano,

senza sapere quanto sarà indispensabile tornare, quanto sarà indispensabile guardare la tua città dal portico.

Ti avvicini alla piazza, un dolcissimo swing ti prende

L’odore di legna bruciata ed il freddo alle mani.

Le luci dell’ultimo negozio si spengono,

e domani dovrai ripartire,

e avresti pagato per lasciarle accese.

E riconosci i passanti invecchiati,

segno di una realtà diversa.

Rientri in te, controlli dal portico,

sono loro, la favola è finita, la tua strada è già chiara.

Tornerai ancora a guardare,

hai perduto il tuo io lontano da qui,

ne sarà mai all’antica maniera,

ne avrai mai a godere di qui,

ti rimane di scrivere in fretta, ma a chi?

Ti rimane di andare, ma dove?

Maledetta provincia che non cresci mai,

maledette le strade serene e già note,

maledetti coloro che cambiano e invecchiano,

maledetti noi stessi e la corsa che invano facciamo.


 

 

L’alba

 

Sono le 5

È un giorno qualsiasi

L’inverno alla fine

La casa sul mare

La pioggia che cade

Dolcemente, rimbalza

Nessun rumore

Il colore del mare

Di un giorno qualsiasi

Scoperte continue

Sulla spiaggia pesante

Odori antichi

Di un tempo che è stato

Le gesta di uomini

Il lamento di reti

Il sapore di umido

Una luce portuale

Lontana

Felicità riscoperta

Sicurezze mai date

Il grigio prevale.

 

 

 

 

 

 

Il temporale

 

Una giornata di marzo

Un pallido sole

Senza nemmeno fiatare

Senza stare ad ascoltare

Solo un soffio vitale

Che senti, è maestrale.

Adesso il silenzio

Rimbomba feroce

Sulle palme abitate

Sulle antenne tremanti

Dietro i tuoi vetri

Senza un’idea da seguire.

Allora guardi e riguardi

Aspettando un nonnulla

Che stupisca i tuoi sensi

Che ti possa svegliare

Ascoltando il rumore

Di una Lei che dorme.

Ne parlano tutti

Ne sanno tutti ben poco

La dolcezza dell’acqua

Che bagna e pulisce

Che addolcisce ogni cosa

Che talvolta spaventa.

Se potessi parlarti

Mia unica musa

Ti direi quanto ti amo

Ti direi del desiderio

Ti direi che ti aspetto

Che mi bagno felice

 

 

 

 

 

 

La sponda


Prendemmo alla fine la moto

Partimmo

Energia vivente

Disegnata sul parket

Ideologie confuse

Estremi contrari

Musica punk

Luce rossa

Giacca di pelle

Un ‘idea

Sali e scendi per ore

Scendi e non tornare mai più

Avere la fede

Avere la chance

Avere la prova

Abbattere un mito

Abbattere un treno

Capire chi sei

Cercare ancora

Rivivere
 

 

La visione

 

Canzone d’amore

Ancora lei

La marcia della pace

La marcia del sole

La marcia

Che scorre lenta

Il battito feroce

Il mio cuore che cede

Di fronte al fremito.

Eri sola

Eri qui

Eri me

Io ero con te

Il museo aprì le luride porte

Troppa polvere

Confonde le nostre idee

Troppe idee diverse

Dividono la nostra luce.

Taglio una tela

Attraverso lo zoo

Scaglio una pietra

Che curva

Vieni ancora da me

Lascia il tuo spazio

Apprezza il sapore

Apprezza la piega

Confonditi sola

Diversa

Con me.

 

 

 

 

 

La fuga

 

Era ora di andare

Di scappare lontano

Di non farsi toccare

Di non farsi distrarre

Dalle solite

Mille banalità.

Accese musica

Arrivò al solita scossa

Iniziò a volare

Passò le luci della città

Vide il volto di tutti

Fermi all’angolo sotto di lui.

L’energia fluiva lenta

Al tramonto fece nuvolo

Si sentì per un attimo solo

Ma pensò alla sua vita

Che era oramai trascorsa

Fra le mille ridicole esperienze.

Non tornare indietro pensò

E fu così che ancora oggi

Nel quartiere

Nella sua Dublino ovest

Fra sporcizia e poesia

Lo ricordano

Zingaro felice.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una serata a Calcata

 

Il ronzio delle semplici menti

Una birra scura davanti allo specchio

Una donna fugace

Capelli biondi

Capelli sciolti

Una danza tribale

Le scarpe adagiate

La ricerca dell’io

Una ripida scala a Calcata

Una luce fioca

Lo yankee che invita alla danza

Il generale che mesce vino

Gli amici di un tempo che è stato

Fermati dal treno

Una donna che balla

La serata si accende

Ripartiamo a fumare

L’antico toscano

Davanti alla piazza

Il fumo di legna

Il tuo odore di frutta

La tua bocca sensuale

Io che non sarò mai più lo stesso

Le tue ultime parole

Gridate alla luna.

 

 

 

 

 

 

Pensare di te

 

Pensare di te,

provare a capire,

provare a sentire il tuo cuore.

Pensare di te,

gioire per nulla,

aspettando un segnale.

Pensare di te,

odiare il silenzio,

il dolore e l’attesa.

Pensare di te,

sperando che il sole,

generoso,

Ti baci.

Pensare di te,

che sei bella,

e che splendi sicura

In un alba, in un sogno, un’idea.

 

 

 

 

 

Una giornata in ombra

 

Musica calda

Maestrale severo

Nubi in arrivo

Il porto svuotato

Pescatori seduti

Un bar che risuona di musica etnica

I due solitari si lasciano

Odore di mare

Sapore di amaro

Aspettative deluse

Una macchina passa

Un uomo si gira

                                                     

                                          Lei è già andata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La marea del porto che vedo

Le urla del tuo mondo lontane
la tua anima gentilmente offuscata dal saliscendi 
deciso
di questa marea.

L'avevamo attesa congiunti e pieni d'attesa
nella speranza di coglierla al volo
di bloccarne l'essenza, la grande abbondanza.

Nel breve spazio che separava l'io dal profondo dell'essere
vidi la rete infilarsi nell'onda in salita
nel tenue destino dell'uomo.

Lo sguardo interrogativo ancora una volta
non ebbe la forza di credere in proprio
al miracolo
possibile, difficile al quale nessuno è mai avvezzo.

Infine ti chiesi il motivo del tuo esitare
all'entrata del porto, nel forte contrasto tra il verde e la schiuma
e non ebbi come sempre risposta.

Il tuo iacco pendeva adesso pesante esanime dopo l'ennesima asperrima quota guardavi lontano
dove forse adesso t'aspettavi di scorgere l'anima
ancora per un ultimo fremito di un ultima alta marea.

Il granchio 
(dedicata a tutti coloro che al mare si sono persi…)

 

 

 

 

 

 

La pace al crepuscolo


(ode al far niente qualificato!)

Quello degli Dei ricordava i salotti della Marzotto
senza riposo e senza intenzioni
creazione multimediale al tempo delle biro.

Il mio PC non poteva nulla però senza la finestra,
già la grande finestra sul crepuscolo sul mio personale riposo 
sul mio personale spicchio di mondo.

Fate silenzio udite udite ode al silenzio 
ode al prezioso dolce far nulla
onore a chi non offre le braccia cedendo allo sporco lavoro
per pochi denari strappati dall'anima
scambiati con tanta importante tensione.

Non offro ricette, oscura penombra ed un comodo letto 
senz'altro ben frequentato
che il caffè sia servito ben dolce 
ed il sigaro giusto, non umido non vago mai indeciso.

Aperta sul fuori la grande finestra pensa ora per me
riflette un'immagine piena d'umore marino
tra il verde e il marrone
destinata al buio profondo nel più dolce spero lungo crepuscolo.


Quello sporco lavoro

Doveri mediatici
fandonie reiterate da strani figuri
il lavoro il messia la strategia
accorrete ce n'è per tutti siate belli o viviate da farabutti.

Ingenuità della tenera età dove sei?
Parossismo di mediocrità come promesse ad un piccolo 
non già mantenute.

Nel giardino Lei l'immensa creatura guardava le foglie
pensava ad un vaso
vuotava se stessa dalla miseria incontrata
dall'incertezza donatale da un destino bislacco.

A chi e non per chi fu vera gloria?
Per colui che dovendo vendere vendette?
A colui che diede tutto il richiesto?

Rimaneva soltanto la scheda
l'acquisto del pane semmai garantito malgrado l'impegno profuso
l'immediato destino celava soltanto
il disoccupato.
 

Mai domo ne scoraggiato ed oramai avvezzo
alla confusione 

alzò la testa,

guardò lontano e fece un sorriso



 

 

 

 

 

 

I tuoi piedi

Sono Loro che ti hanno portato
quando volevi
quando pensavi…..

Oggi che non ne puoi più
presa come sei dai tuoi mille pensieri
ne abusi
ne dimentichi l'ideale beltà
ne cancelli l'idioma.

E' così che avviene
essere indispensabile o soltanto partecipare
alla tua mesta parata
senza allori
senza valore
senza che questa tua vita 
sia capace di vero approfondimento.

Oggi non importa più a nessuno
essere trattato male
essere dimenticato
alle tue estremità
essere…….scontato.

Piuttosto in tanti ci siamo chiesti
quale sarà la tua fine
dopo che anche l'ultimo di noi
….dei tuoi piedi
sarà stato cancellato.

Terra in vista


(dedicata a tutti i caduti per la storia dell'uomo e autti coloro che li hanno psicanalizzati………

Sangue e arena
odore di eroe
solo un cretino,
chi sei per dirlo
chi sei dentro?

Ricordo ancora la prima volta
la mia prima
che ascoltai la tua follia
il tuo commento stonato alla parola eroe 
ma io stolto vigliacco non osai….

Oggi con l'esperienza del tempo
senza più nulla doverti
neanche la pena mi frena
ti vedo bene
senza l'alone del tuo inutile mentire
senza l'ombra della tua trasparente umiltà.

Godrai del giudizio fra poco
senza avere più nulla da fare
dovendo soltanto ascoltare
e riascoltare l'odiato commento 
a chi non fu come te.

C'è sempre giustizia guardati intorno
cerca la gioia
comprendi d'averla trovata sotto il ponte
e non sul tuo volgare balcone
gioisci la tua pena è finita
adesso potrai apprezzare chi a differenza di te
invece di parlare osava …….fare.

 

 

 

 


TORNARE



La difesa è debole, le tue ultime parole rassegnate,
il grande disastro imminente, le cose cambiano,
ma non era tempo di distruggere,
la vita che corre e il disco finisce,
e forse non c'è più tempo per l'occasione e il tempo di fare cose,
ma solo di guardarsi, fermi alla stazione, nel vento,
le crude parole che non dissero nulla ma scrissero nel tempo la fine,
No non avrei voluto, ma non sentirti è dolore, ancora e come e di più,
i conti sbagliati anche stavolta e tu
ferma e lontana,
aspetto il mio credito che non arriverà…….
E ora ritorna, per sempre amore.







TI VIDI

Le note di una dolce ballata d'Irlanda scorrevano lente,
i tuoi capelli mossi dal vento,
fermi a fissarci,
il sole che appare, fa caldo,
andremo ancora a fianco nella vita,
ti vidi e chiesi,
il tempo dovrà lenire le tue ferite,
il calore del sole, il tuo mondo stupendo e il tuo sorriso, 
non più domande e nel sole ti vedrò arrivare.

 

 

 

 

 

 

PRIMA DI TUTTO

Prima di te la solitudine,
con te le luci, i colori dell'alba e della città,
gli odori forti dell'amore e
il tenue tuo sorriso, venduto per pochi segni di affetto,
non fu mai vero amore, perché l'amore esiste è un nome e forse 
è scienza fredda
quello che sei stata è un soffio di linfa, di sogno, di te.



Il mio amico

Tenue luce del mattino
Che brilla disinteressata del sole, del vento
Senza attese inutili
Senza incomprensione

Vorrei dirti
Vorrei farti capire
Avrei dovuto
Tu c'eri sempre
Forse è stato lo stesso anche per te

Forse un giorno noi non saremo più
Ma all'ombra degli ippocastani
Due amici
Puri 
Splendidi
Brilleranno ancora nella luce del sole





Il sentimento senza nome

Non potrei dirti ti amo
Per non farti cadere nel baratro della distanza che ci separa.
No potrei dirti ti amo per non farti umiliare dal baratro delle tue illusioni.

Ma vorrei incontrarti o donna lunare
Si proprio a te
Obbligarti a respirare la mia stessa aria
Spingerti a desiderare di vivere la mia stessa vita
Anche solo per un istante

Avvisarti che vado
Avvisarti che torno avvisarti che esisto
Anche per te donna pallida
Annullata dal tuo stesso io
Dal tuo tessuto madido di lacrime
Versate per troppi inutile
Quadri senza cornice.

Vorrei stabilire l'eterne connessione 
che solo fra due cuori puri 
può essere elevata al rango d'amore.

Vorrei baciare le tue labbra
per renderne indimenticabile il profumo
vorrei essere di più sempre di più
anche nella piena coscienza che due fili tagliati nello spazio infinito non saranno mai più riannodati.

 

 

I tuoi giorni più belli

Sono quelli che non riesci a vedere
erano quelli del sabato mattina con tuo padre
saranno quelli di tuo figlio
li stai vivendo anche oggi.

Verranno ancora se lo vorrai
faranno ancora cadere le stesse foglie arrossate
avranno ancora gli stessi odori
porteranno ancora lo stesso gelido freddo
ed il sole che oggi ti appare appannato.

Eppure talvolta
a sorpresa, con tua grande sorpresa, li rivedi
riesci ancora una volta a scorgerne l'essere
riesci ancora ad assaporarne gli aromi
segno di un tempo che scorre ma
mai contro di te.

Ritrova allora senza altro tempo sprecare
soltanto il tuo antico io
esercita l'anima nel profondo esercizio
di divenire e non di cercare soltanto
l'inutile spazio destinato al futuro che è incerto
come sai e come forse fai finta di non ricordare.

I tuoi giorni più belli sono ancora li
dentro di te, dove vivono senza nebbie
nell'attesa soltanto che tu riesca ancora una volta
ad immergerti, a vivere.

 

 

 

 

 

Attimo di pace

E' solo tuo
senza dividere, senza spiegare,
senza temere e senza tornare.

E' il tuo attimo lucido di gioia infinita
di pace infinita, di sole, di pioggia di te…

Nessuno che venga a bussare, a rivolgere a te inutile odio
o soltanto l'umore o peggio il suo amore
la pace, il silenzio del rombo del tuono,
goduto col solito libro, col tuo solito amore.

Quanto brigare, rovistare impazziti alla ricerca del nulla
senza mai sedersi, tranquilli ad ascoltare
il lontano richiamo segnato dal tempo
del nostro e sempre presente attimo di pace.



Stai a sentire il tuo io

Stallo a sentire
quando ti parlo e non ti fidi stallo a sentire
quando ti chiamo e non rispondi
stallo a sentire quando tuo padre non è li
stallo a sentire quando sei sola con lui.

Il tuo sole brilla alto
la tua stella è tramontata
vicino a te soltanto ombre 
stallo a sentire oramai nel pieno dell'età
vicino al termine del viaggio.

Non l'avresti mai pensato
eppure la prossima è la tua
è già ora di lasciarci
tante emozioni tante parole
tanti pensieri
e sei arrivato anche tu come loro, come me.

E adesso ti spegni nel ricordo doloroso
di ciò che hai avuto e di ciò che hai mancato
stallo a sentire allora
almeno adesso il tuo animo stallo a sentire fino in fondo 
lancia un segnale a questo mondo bislacco
che giudica senza capire 
che capisce molto poco e di cui in fondo
la tua colpa è quella di non averlo mai ascoltato.


La mia galassia

Vedo la strada di casa
La vedo vicina calda e luminosa
Sento le voci che conosco
Sto tornando a casa 
Nella mia galassia

Eppure le sensazione che provo
È di lucido torpore
Preso come sono dai mille ricordi terreni
Dalle mille delusioni provate
Da ciò che ero
Lontano da casa

Ricordo di gente
Mai di amici
Che chiedeva denaro
Che odorava di marcio
Che era sicura
Che faceva ribrezzo

Ricordo anche la mia distrazione
E poi all'improvviso l'idea
Il sublime ricordo
Di casa
Della mia galassia lontana
Da dove ero partito
E dove finalmente stavo tornando

In eterno

 

 


 

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