Ivan Coccarelli 

Foto artistiche dell'autore



      

                                            

MARTE ENTROPIA NOSTALGIE. SOFFI  DI  VITA ECHI  DABISSI STELLE  DINVERNO. CINQUE LACRIME GIA EVAPORATE NEL VENTO.

TEMPUS EDAX RERUM

 

  MARTE

 

  Granelli di quarzo ialino

   seguono eteree brezze 

   per scivolare su croste vermiglie

   di antichi ossidi ferrosi.

 

  Aurore incantate si accendono

  tra  tenui ed arcani vapori

  trafitti da polveri cosmiche

  e sciami di meteore infuocate.

 

 Orme di chimere algonchiane 

 emergono dagli abissi del tempo

 per riannodare essenze

 di regni lontani

 fondendo  a  cristalli d'arsenico

 spore di felci smarrite

 nel buio degli spazi siderei.

 

 

 

 

 

 

ENTROPIA

 …… è  al suo valore massimo ……. oltre  la natura non permette.

La mia acqua , la mia terra , il mio fuoco

oramai s’annichilano

nella mescolanza caotica

di un’àpeiron  amorfo.

Le esperienze tantaliche si sono addensate

sull’orizzonte degli eventi  

come fronti d’onda su isolate convessità.

Evaporiti restano sul fondale inaridito

mentre le ultime acque salse

 scorrono su ciechi rivoli senza scampo.

Non resta che immergersi

nel flusso degli eventi  atassici

stringendo ancora nel pugno

l’ultimo sogno.

 

 

 

 

 

NOSTALGIE.



Provai un giorno

come adesso

una strana nostalgia

per qualcosa che non fu mai mia ,

ne vissuta.



L’odore del muschio che avvolgeva la roccia

invadeva i sensi quando la fiamma

librando ai sospiri

scottava il tufo delle pareti;

mentre il vento

sibilando tra i segreti di vecchie fessure nei legni

trasportava lontani echi notturni.



Nostalgia di quei suoni medioevali

che dai boschi trasportavano le grida di strane creature alate

e dalle pievi rintocchi di campane stanche.



Nostalgia di quella nebbia

che nascondendo forme gotiche di spazi angusti

svelava orizzonti immensi

in cui il pensiero si perde.



Nostalgia dei passi lontani di donne brune

che dai campi portavano essenze e odori.



Nostalgia dei sogni di bambini

che dei boschi conoscevano fate e gnomi

e dei selciati il fango;

quel fango

che Francesco preferì al marmo

quel fango

che l’Archeano trasformò in grembo vitale.



Se nostalgie di altre vite lontane

percorreranno le tue vene

potrai penetrare nelle mie.


 

 

 

 

 

 

  Riemergono da anfratti remoti

  antiche sensazioni ipotalamiche

  fondendosi con nuove forme

  tracciate da giovani sinapsi.

 

  Profumi di ricordi

  dilaniati dal tempo

  si addensano su geometrie

  stagliate sull'orizzonte sensibile

 

  mentre vapori informi

  di esperienze lontane

  condensano su gelide masse

  generando attimi di reale

  e soffi di vita.                   

 

 

 Corde di violini vibrano    

 tra sorde molecole d'acqua

 nel buio di un abisso oceanico.

 

 

 

 

 

 
 
     Tredici bacche tinte d'Autunno
     per Te in questa notte
     dal sapore d'Inverno.
 
    Undici stelle prive di cielo
    per me in questo spazio
    dal sapore di vuoto.
 
    Nove fili di seta
    che mi legano ancora
    a quest'ultima spiaggia priva di sabbia.
 
    Sette passi smarriti nel buio
    di un oceano che anela il mio corpo.
 
    Tre meteore graffianti
    un cielo tradito.
                  
    Un cuore solo squarciato
    perché ne avevo uno soltanto.

 

TEMPUS EDAX RERUM
 


Guardò quel grande vuoto prima e quella grande luce poi,

di quell’inizio cosmico.

Tracciò gli eventi in spazi ignoti perturbando l’eterno statico

come un fotone virtuale in uno spazio adronico ,

come una carezza su un graffio rupestre.

Scandì la cadenza di una goccia in un umida grotta oscura

mentre giganteschi archeosauri si annichilivano
in un soave tramonto giurassico.

Inseguì l’evanescente fruscio di quel primo vento solare

che solcò l’antica Luna e poi quel passo smarrito

di quegli uomini che per primi la violarono.

Sarà in quella valle cosmica dove l'ultima particella

decadrà nell’infinito nulla.
 

 

 

 

 

 

 

Home page  |  L'autrice del sito  Le pagine del sito     

         

 

p;  Sette passi smarriti nel buio
    di un oceano che anela il mio corpo.
 
    Tre meteore graffianti
    un cielo tradito.
                  
    Un cuore solo squarciato
    perché ne avevo uno soltanto.

  TEMPUS EDAX RERUM
 


Guardò quel grande vuoto prima e quella grande luce poi,

di quell’inizio cosmico.

Tracciò gli eventi in spazi ignoti perturbando l’eterno statico

come un fotone virtuale in uno spazio adronico ,

come una carezza su un graffio rupestre.

Scandì la cadenza di una goccia in un umida grotta oscura

mentre giganteschi archeosauri si annichilivano
in un soave tramonto giurassico.

Inseguì l’evanescente fruscio di quel primo vento solare

che solcò l’antica Luna e poi quel passo smarrito

di quegli uomini che per primi la violarono.

Sarà in quella valle cosmica dove l'ultima particella

decadrà nell’infinito nulla.
 

 

 

 

 

 

 

Home page  |  L'autrice del sito  Le pagine del sito