Presentazione dell'autore:
Mi
chiamo Jean, ho 28 anni, laureato in legge, vivo a Caravaggio (BG).
"Scrivo da molti anni e ho sempre percepito il mio desiderio di fare poesia certo come un momento di liberazione catartica, forse un dono, ma anche come un peso, una condanna che scaturisce da un sentire spesso troppo intenso le emozioni e gli accadimenti che hanno riempito la mia vita."
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PER
FRANCESCA, LÀ DOVE CI AMAVAMO Nella
notte sorge il regno della parola, luminescenze
all'orizzonte, linea
continua, che scorre e mi circonda, tratteggi
e profili, la
mente produce alambicchi pieni di magia, che
danno sostanza a ciò che è visione di interiorità, io
scruto lungo il limite che separa terra e cielo, il
buio che fa posto ad un grigio illuminato, riconduco
lo sguardo verso brividi arancio, già
visti, che accendono il ricordo, tendo
la mano, in
attesa di un palpito caldo, sfioro
pelle ruvida, poi
ritraggo, per
un istante mi ricomprendo, mentre
già al di là delle fronde, che
appaiono mute, nel
blu che comincia a colorare lo sfondo, mi
perdo; corre
la forza che mi è stata data a cercare altri sfondi, altri
orizzonti, disegnati
tra il cielo e il mare, nuova
aurora che tinge di rosa la
tua percezione in me, sequenza
di sinapsi, che
mi spaventa, provoca
il divino, occhio
di bue sull'ipersensibilità, che
mi riempie, mi brucia, morde,
trasforma, mentre
cresco e
forse troppo di me comprendo, ma
anche stavolta ho narrato più del dovuto, ignorando
l'attimo, il gesto, l'istinto, ho
perso, nella
presuzione sottile della mia nicchia unica, da
cui osservare, per poi mai vedere.
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mentre
mi muovo solo nel letto, blandisco
la mente inventandomi
più veloce del tempo e dello spazio, chiedo
aiuto ai demoni oscuri che
corrompono la mia anima di cristallo con
la terra e l'istinto perchè
facciano giungere fino a te il mio impeto, la
forza con cui sogno la tua carne, mentre
corro coi palmi aperti, stringo,
graffio, carico
sui miei lombi tutto il triste peso della
mia voglia d'amore, della
mia voglia di te, ricado,
ritmando la pienezza, sento
i seni, capezzoli eccitati, fin
su, collo morbido, brividi
lungo i tuoi lobi, labbra
color del sangue, occhi
dilatati, non
più soffici riflessi d'azzurro, ma
braci e fuoco, trasfigurazione
dei sessi incandescenti, che
si congiungono, riempiono
e ricevono; sogno,
solo sogno, pensiero
più potente dell'azione, ma
muscoli che si contraggono, che
penetrano al di là dello specchio che cancella le distanze, che
lascia i nostri corpi sospesi a riflettersi e confondersi, persi,
lì sul limitare dei mondi, visione
che chiede di essere realtà, mentre
mi alzo, tendo
gli avambracci, sfioro
con la punta del naso le tue guance, sento
i capelli che mi solleticano, fisso
il tuo sguardo sul cuscino, supero
la materia e
ti percepisco viva, pulsante, fisica, lontana
o vicina, ovunque tu sia.
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Le
case bianche, con gli infissi colorati, dietro al porticciolo, qualche
gozzo attraccato, bianchi,
azzurri, rossi, che
si riflettono sulla superficie dell'acqua, chiarita
dal sole, che,
piano, tra i tetti delle case, sta cominciando a salire, più
in là, il mercato del pesce, qualche
urlo, un saluto, cassette
da frutta capovolte, secchi
d'acqua, odori,
profumi, salsedine,
tufo, sabbia, muschio
ancora abbarbicato tra
cozze, molluschi e telline, visi
tagliati, bruciati, già
svaniti, risucchiati dal tempo, solo
uno squarcio nei ricordi, uno
sfondo sul paesaggio, che
già è cambiato, che
già non gli appartiene più, i
tuoi occhi azzurri, i
tuoi occhi azzurri, immensi, i
capelli neri, una cesta sotto il braccio, il
profumo del mare che riempie l'alba, ma
io non sono mai stato lì.
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PER
FRANCESCA, CHE NON RIESCE A GUARDARE Hai
reso alla mia penna la
scintilla dell'oblio, la
cupezza dei momenti da
tradurre in scritti e graffi, con
cui io mi dilanio il cuore e
rigenero i suoi battiti; sentimenti
scavati dalla risacca, che
penetra nei più profondi anfratti, portati
al largo e di lì di nuovo a riva, tra
le conchiglie capovolte e frantumate, assopiti
e stanchi, tra
i riflessi brillanti della luna sulla sabbia; scrivo
per me e
leggo per rileggerti, per
perdermi nell'illusione dei tuoi occhi rapiti, della
forza del mio pensiero che
diviene azione di straziante passione, catalizzata
dalla tua ispirazione, estasiato
nell'idea d'autodistruzione che
tanta luce non
potrà che costringerti a
distogliere lo sguardo.
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PER
FRANCESCA, CHE NON HO MAI INCONTRATO La
mia ragazza triste culla
il suo bambino dall'altra
parte del cielo, lungo
la linea di un tramonto rosa, io
che passo mi riempio di gioia davanti
a quegli occhi sospesi tra
le nuvole e il mare e
cerco un ricordo che non posso trovare, perchè
mai ho sfiorato quelle labbra rosse in
questa c="#00FF00">mai
esistiti, scoccati
e già perduti, qui,
fissati per sempre lungo l'inchiostro che
si muove stordito, che
sporca il nulla e
regala sguardi perenni ritaglio,
invento, dove
non c'è do senso, così
che io mi riempio, demiurgo
della materia, resa
nobile dal pensiero, che
rompe gli argini dell'indifferenza
dei gesti quotidiani, riapro
pagine mai sfogliate, nel
rumore ascolto, il silenzio.
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Una
fiammella tremante sullo
sfondo di una notte infinita, aspetto
le parole scivolare, come
per magia, al
di là delle mie dita, la
bocca serrata non
conosce i ritmi che
sappiano accompagnare le
note profonde della mia vita; incoscienza
del naturale tormento che
mi risucchia le viscere per
spargerle e sporcare una
pagina pulita.
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C'era
una lacrima, che
rigava il viso candido come
un marmo greco, vi
si rifrangeva un
azzurro intenso, spento
da una palpebra chiusa, ultimo
bagliore di
una vita ormai muta.
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