Libera Carpino 

 

L'ATTESA VORREI VEDERE 9 AGOSTO 1998  TU DANZAVI  GRANELLO DI POLVERE
IL CUSTODE  LETTERA IN VERSI CICATRICE    

 

L'ATTESA
                    (a Francesca)


Aspetto 
che l'oscurità scompaia
dal tuo cielo
che le nuvole si diradino
dal tuo pensiero
che il crepitare della pioggia si plachi
sui tuoi vetri perlacei
per poi, scandire a suono di lancette
il tempo, gli anni, la vita
di questo cuore innamorato
di te!
    

 

 


VORREI VEDERE

Vorrei vedere
quante persone
verrebbero a porgermi
le loro scuse,
le dolci parole,
le lacrime sincere,
ma, soprattutto, i fiori.
Gli stessi che io,
ancora piccola, strappavo
dalla compagnia dell'erba,
sempre umida e fresca di pioggia,
sotto quegli occhi
che, incantati,
mi dicevano convinti:
"Come sei bella
bambina che stringi, fra le mani,
fragili margherite!".

 

 

 


GRANELLO DI POLVERE

Lasciare
la mia vita trasportare
dal vento
privo di sentimento,
come se fossi
un granello di polvere,
per non farmi più riconoscere.
Dormire dove il vento mi posa,
sul petalo di una rosa
o sopra un davanzale,
dove uno straccio potrà farmi del male,
quando cercherà di spolverarmi.
Anche da lì dovrò andarmene,
dentro le mie lacrime,
senza sentirmi in obbligo
di salutare.

 


9 AGOSTO 1998

Perché
sono torcia spenta
nella mano
del viandante?

Ardo
Ardo
Ardo di passione

Brucio
Brucio
Brucio di rabbia

Perché
sono torcia spenta
nella mano
del viandante!

 

 

 

TU DANZAVI
                           (a Francesca)
Tra la gramigna
e i rifiuti
depositati sugli asfalti
dei pensieri
tu danzavi.
Tra il silenzio
e l'indifferenza
della vita
ti nascondevi.
A questi occhi
non restava che seguire
la tua danza
e nonostante
tu distassi chilometri e chilometri
riuscivo a raggiungerti
(ugualmente)
nei sogni più segreti.

IL CUSTODE

Attenderti
come visitatore inatteso
“dai sacrali giorni di un tempo”
fu per EDGAR ALLAN POE!

Nel tuo nero, sobrio, lucente abito
tutore delle ombre
parti senza commiato
dall’ignoto sentiero di cipressi
assopiti nell’incantato crepuscolo
per giungere foriero
nello zufolare freddo
di questo nostro tempo
L’incenso rischiara la sera
oramai alla fine
nella stanza che andrà ad accogliere
il tuo silenzio di parole, mesto
come il segreto
sotto il nero, sobrio, lucente abito
dell’autore di questi versi
9 gennaio 2000

 

LETTERA IN VERSI

Cortese Elfo
in questa selva oscura
(a due passi fuori del rumore)
i grandi occhi, tondi,
della tua devota compagna
fungono da lanterna
La fievole luce
tra le ghiande sacre e l’edera
accompagna il pellegrino
al sentiero d’insidie
dove lugubri indicazioni
portano alla dimora della Dea Nera,
all’incontro con le anime perse
nel mio essere smarrito
denutrito di linfa

Elfo
non voglio andare per la notte
Desidero che il mio Càrpino nero
metta qui radici
Da qualche tempo
il Drago e il Pipistrello
che dimorano sulla mia corteccia
non emettono più
alcun pensiero sinistro

Elfo
la solitudine sconsola sempre più
i miei rami, spogli
di speranzose parole
vogliosi, folli, del suo calore
grigio/scuro di saggezza
e conoscenza
grigio/scuro di paziente attesa
e segretezza esoterica
grigio/scuro di protezione
e assistenza

18 agosto 2002

 

 

 

CICATRICE

Nella notte gravida di sogni
piuma sibillina ti posi
sul davanzale designato

La stanza è tutto un gemito
Si fa truce l’aria viziata
sul corpo intirizzito

La paura scivola sommessa:
nera becchina posa la tristezza
nel letto d’ebano

La mente è brutalizzata
dal lugubre stridio
del nunzio amante

Nella mattina gravida d’illusioni
piuma sibillina sei cicatrice
sul davanzale designato

 

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