Luigi '38  1-2-3

 

Poesia per tutti voi

Per San Valentino

La casalinga al supermercato

FLASH

Prima d'incontrarti

Un cuore di nebbia

Per farmi perdonare


Aspettando un lunedì

Dedicata a S. Gennaio è il purgatorio dello spirito
Una sera d'inverno a S. Pietroburgo
 

Tempo

Hotel Lettera ad una novizia di clausura Dall'ex carcere dellAsinara Ulisse: omaggio ad Allen Ginsberg
Mesopotamia AI MINIMI TERMINI (viaggio in Abruzzo) Et in arcadio ego kYBER PASS ( allamico Kens ) Su quel treno per Vilnius Disorientato Ironia Polvere (ovverosia lInferno siamo noi)

11 M. - MADRID
 
La tua assenza (remake) Un regalo ad Englantjne TORINO d'après Satura QUARESIMA
( secondo il Battista )
Dietro quel muricciolo Una tela astratta Giovedì santo (Getsemani)
VENERDI POMERIGGIO (Maria) SABATO MATTINA (Pietro) DOMENICA ALLALBA ( Maddalena ) AUTO-DA-FE' CON TENEREZZA LA CHIAMATA VI ODIO, UOMINI DEL MONDO L'IRONIA CI SALVERA'

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VI ODIO, UOMINI DEL MONDO

Cosa sai tu che sei straniero alla mia carne
di quello strazio che il tempo ha operato
nella mia mente, della ferita ancora agonizzante ?

Credi di piegare questo corpo ai tuoi abusi
con i tuoi pettorali palestrati sotto la T/shirt oliva
ma nulla, dico nulla, ch'esca da te
sarà più greve delle violenze già subite.

Pensi forse ch'io tremi alla vista
del tuo bastone di civilizzato ?
Puoi anche seviziarmi con collo di bottiglia
ed io ti odierò di più di quanto ho odiato in ogni notte
l'uomo che di giorno mi costringeva sotto il burka.

Odio voi, maschi , appestatori della storia
vi odio, imperatori del benessere,
odio voi uomini d'ogni specie,
anche quelli della mia razza
vorrei vedere estinti nelle fiamme,
voi che ritenete di poter violare ogni pertugio,
montoni senza dignità, dannati alla ricerca
d'un grembo da ferire, pieni d'angoscia
e di timore che il vostro fallo sia di cartapesta.

Si, io vi odio e maledico il giorno
in cui mia madre mi partorì alla luce
su questa terra dove anche Dio è maschio,
dove nascere donna conta di meno
che l'essere asino da soma.

Tu, venuto da Occidente con la scorta
d'anticoncezionali assieme al kit per la sopravvivenza,
e benedetto da schiere battiste e avventiste al seguito,
credi di essere meglio di costoro che denudi,
sevizi e metti in fila come capi da macello ?
Sei un bandito legalizzato come gli incappucciati
che mozzano le teste e giustiziano uomini in ginocchio !

Si, io vi odio tutti, uomini del mondo,
buoni solo a fare guerre e ad ingravidare,
vi odio con ogni fibra del mio tessuto d'anima,
ed ora guardami negli occhi mentre mi violenti,
devi guardarmi dentro e leggere quell' odio
che scende giù fin nella vagina
e diventa solo voglia d'annientarti.

 

 

 

 

 

 

L'IRONIA CI SALVERA'?

Il nostro osare l'ha portato il vento
che allarga le crepe dentro i muri
di esistenze stanche come le nostre.

Ai piedi del giaciglio
abbiamo deposto le paure
di bambini dalle voglie insoddisfatte,
comprato parole un poco usate
all'eros center di periferia
e successe quasi un miracolo fra noi
analfabeti di ritorno del sesso non virtuale.

Ma presto cadde pioggia acida
( Cernobyl rilascia ancora scorie, non lo sai ? )
e sprovvisti delle tute protettive
facemmo l'inventario assieme
dei sogni non trovati nella calza
e fu " subito sera " come qualcuno scrisse.

Certo fu amore il nostro,
amore contrastato dagli anziani genitori,
dai figli adolescenti e dalle sette leghe
da percorrere senza gli stivali
chè la fanghiglia appesantiva
ogni monosillabo d'intesa.

Si, forse ci amammo
dentro la nostra Soyuz
ma, quando tu,
piegando il capo a destra
ti guardasti al polso l'orologio
dietro la mia nuca,
io vi lessi la domanda
" quanto ci metti,caro ? "
e fu il tracollo.

CON TENEREZZA

Guardami con tenerezza

se la possiedi,

la stessa che riversi sul tuo gatto
perchè io tengo fra le mani
grappoli d'amore inacidito
e mi gravano la lingua
le stalagmiti del sapere.

Con tenerezza

parlami dei sogni


che non ho saputo mutare in segni
e del tempo impiegato a sollevare
muri di rabbia e di silenzio.

Con tenerezza

cercami


ma lasciati respingere al di là
sono persona senza volto
corpo senza sesso
mente che cerca pace.

 

 

 

 

 

 

LA CHIAMATA

 

La felicità secondo Matteo di Levi

Già, fate presto voi a dire che sono uscito pazzo,
che m’ ha plagiato la volontà,
che presto mi pentirò,
ma già da tempo io non stavo bene,
c’era un’insofferenza dentro me
per quel lavoro spesso vicino al furto.

La sera, chiusa la porta, facevo le abluzioni,
mi preparavo da solo un po’ di cibo
non perché io non avessi i servi
ma per togliermi dagli occhi
le facce di coloro che avevo derubato.

Si, io Matteo della tribù di Levi,
falsificavo i dati, cambiavo i documenti,
davo ai Romani solo parte delle entrate
ma accantonavo per me ben più
di quanto la legge mi autorizzasse.
E poi , ero isolato, nessuno mi cercava,
anzi, tutti mi emarginavano,
tranne i colleghi, buoni solo a dividere
la tavola le feste e le varie Maddalene.

Uscito pazzo, plagiato, voi dite ?
E’ facile dar giudizi, voi che non l’avete visto,
ma quel mattino ho incrociato gli occhi
di quell’uomo, fieri, fissi e scuri
e la sua mano era stesa in avanti
con l’indice puntato verso di me
seguimi ! – mi ordinò

Lo so, pensai che era un mago
che m’aveva fatto un gioco con lo sguardo,
ma non seppi dire di no,
raccolsi le monete e lo seguii
ed andammo a casa mia a festeggiare.

Voi dite che m’ ha stregato
e che mi toglierà gli averi,
ma non m’importa di ciò che avverrà:
donne non ce n’erano nella mia vita
figli neppure, ero malato senza saperlo,
ho scommesso su di lui, e l’ ho seguito.

Ora scrivo queste note per la memoria
e registro i fatti prodigiosi, rendo
il maltolto ai poveri, e vivo assieme a lui
ed agli amici, e talvolta non capisco
ciò che mi succede, ma affido la speranza
a quando disse che i malati era venuto
a convocare e non i sani, e sto con lui.

 

 

 

 

 

 


DOMENICA ALL'ALBA ( Maddalena )

Mi condusse a lui quella luce intensa
racchiusa nello sguardo
che mi rivolse in casa di Matteo
quando gli avvolsi i miei capelli attorno ai piedi,

e lo seguii così sulla cima di quel colle
per strade e per contrade in Galilea
dentro la stessa luce che contornava i rami
quando gridò " beati i puri, beati i mansueti "

Per una Maddalena come me
usa a venir comprata e abbandonata
due o tre volte a notte,
era un diverso amore :
finalmente vivevo in piedi,
c'era la pace dentro noi
s'eravamo raccolti dietro a lui.

Il mio cuore si è spento
quando lo discendemmo dalla croce
e lo portammo qui, dietro quel masso.

Quale illusione cova ora il mio occhio ?

Forse è per questa luce così intensa
che vedo quel masso rotolato via ?

Chi sono le due figure bianche in piedi ?

E chi veglia in quest'ora
accanto al luogo ove lo ponemmo ?



Forse il custode del giardino
l'ha rimosso e l'ha portato via,
ma l'ombra bianca ed alta a me sembra nota,
tremano le mie ginocchia ed anche i polsi
pur se la ragione mi conferma
che i morti non ritornano alla vita.
Eppure ritrovo quello sguardo lungo,
dentro quegli occhi obliqui
c'è la dolcezza di chi mi disse
" vai, senza più peccare ".

Si, io sono certa di ciò che vedo,
cuore di donna sa se un sogno è vero,
è lui, è il mio " rabbi "di fronte a me
e sento che sta per aprir la bocca
ma troppo grande è questa gioia
le forze che se ne vanno dalle vene.

E' lui che mi fa cenno con la mano,
è lui che mi sorride, è la sua voce
ch'io ascolto quando proclama :

" Và, annuncia ai miei fratelli
che la morte non c'è più,
io l'ho vinta ! "

 

 

 

 

 

 

 

 

AUTO-DA-FE'

Tu non conosci forse la nostalgia
dell'occhio che passeggia e sosta lento
sopra gli ovali delle foto e dei dagherrotìpi
cercando le radici della sua miopia.

Tutto ti sembra chiaro nel giudicare
morale e perdono li sai amministrare
ma il tuo piede mai si sente stretto
nella palude del dubbio e dentro l'incertezza.

La sicumera della tua saggezza è scudo
quando credi di cantare ma gracidi parole
che parlano a te solo e ti incensano.

Medicante sei che cerca la conferma
del proprio stato, ma canta a squarciagola
in solitaria e notturna ubriachezza
e scopri che hai percorso leghe d'abbandono
senza compagni assieme a dei passanti.

Ora però la sai questa stanchezza
del muscolo cardiaco ed il respiro corto
del tempo che s'invola ed anche quella
dell'omero che s'assopisce adagio
nel bagliore del giorno quando si tace.


Pasqua 2004

VENERDI' POMERIGGIO (Maria)

Dissi il mio sì all'angelo
ma ignoravo allora tutto il sangue
che vedo ora uscire da quel fianco.

Adesso che in fondo a questo cuore
la spada è penetrata fino all'elsa
comprendo ciò che Simeone profetava.

Torna diletto arcangelo, io ti scongiuro
e strappa dalle sue carni ancora verdi
quei lunghi ferri neri da maniscalco,
e da quel legno insanguinato càlalo,
ch'io lo possa stringere al mio seno
come sopra la paglia di Betlemme !

Ridammi il figlio che portai a Cana,
ci saranno altre nozze e sarà gioia
vederlo mutare ancora l'acqua in vino.
Prendi, soldato, queste mie mani
e pianta dentro ad esse i chiodi
che sono artigli per le sue membra pallide,
e tu, Maddalena, togli quel sangue
che riga la sua fronte e il dorso flagellato !

Ti ringrazio, o contadino di Cirene,
la trave ch'egli porta è troppo greve
per le spalle d'un solo uomo;
abbraccio te Veronica, che gli fai pulito
il viso dagli sputi e da quei grumi,
ma tu, amico centurione, accorciagli il soffrire !

Oh, figlio, figlio scontroso e solitario
assorto e silenzioso fin dall'infanzia,
figlio partorito con quella sofferenza
che empie il mondo fin dall'inizio,
luce alla quale accorsero i pastori,
tu che dicesti a me che tuo dovere
era compiere l'opera del padre,
dimmi qual è l'amore che ti strappò
a tua madre, perchè lasciasti a me
questo dolore e questa pena ?

Dei tuoi compagni solo Giovanni è qui
con gli occhi addosso a te, come da sempre,
di lui io cerco il braccio nel meriggio,
presso lui porrò nella vecchiaia che m'attende
queste mie gambe stanche per il tuo calvario.

 

 

 

 

 

 

 

SABATO MATTINA (Pietro)

Ho diviso con lui spighe e locuste,
per tre anni ho calpestato le sue orme,
ero al suo fianco quando dissigillava labbra e occhi
e rialzava chi era prono a terra,
finanche Lazzaro ho visto riportare a vita
e già il suo corpo olezzava della morte,
mi mise il suolo fermo sotto il piede
quando calmo' il vento e l'onda,
lo vidi cambiare di sembiante in cima al monte,

ed ora sto qui sotto la pioggia
fitta ed acuminata di questo sabato,
di fronte a un masso che ha sepolto
tre anni di cammino e d'illusione.


A che valse l'operare tutti assieme?
Perchè' portammo pane e pesci a cinquemila ?

E ieri il gallo m'inseguì tre volte
ed io fui chiamato a dito ;
è ieri che lasciai Giovanni sotto la croce
e come la pietra oggi mi sento
che trovo dentro me solo un gran vuoto.

Giuda lo consegnò, di noi, nessuno
gli fu al fianco. Non disse una parola,
nè fece un grido di potenza
sotto la frusta e i chiodi.

Io mi nascosi, finita quella cena :
il sogno di riscatto era svanito
quando lo vidi chino a lavarmi i piedi.

L'amico ora mi manca,
quel suo fare mesto, la sua risposta certa,
lo sguardo fisso dentro gli occhi
quando mi disse " vedrai, se vieni "

Cefa mi battezzò, ed una cefa ora lo ricopre,
mentre Cefa sta sotto quest'acqua fredda
e cerca di capire tutto il silenzio
che da ieri tiene sommersa la città.

 

Una tela astratta

Nodo di corda dura
intrisa di salsedine
è questa vita che invano
mani e unghie cercano
di sciogliere, ma sopra
io ne stringo un altro
e domani un altro ancora
e poi ancora, all'infinito.

Annaspo e poi risalgo,
si piaga l'anima e affonda
nell'ansia di un incontro
ma
ti tradisco
ti abbandono
ti ricerco
dentro una parola
un gesto o un sorriso.

Tu laceri la mia tela
con tagli verticali,
il tuo disegno su di me
è intriso in un mistero
fatto di gesti attenti.

Dietro i miei sfoghi astratti
dietro quei tagli
tu vedi i nodi incancreniti,
li tocchi con rispetto,

sono tuoi, li scioglierai tu solo
quando fra le tue braccia
non sognerò più abbraccio umano.

 

 

 

 

 

 

Giovedì santo (Getsemani)

Un brezza amica si respira
in questo giardino di ulivi, e c'è
un'aria di primavera che nasce
dalle palme fruscianti sulle colline.

E' vuoto questo spazio dove
gli ulivi porgono il dorso d'argento
alla luna sotto lo scirocco.

Forse Gerusalemme s'è un po' assopita
ma attendo con ansia l'arrivo di spade
gli elmi, gli scudi e le grida
ed a terra appoggio il mio volto
perchè nessuno vi veda il pallore
sotto il rosso sudore di sangue.

Ho un cuore di gesso che trema
atterrito e sgomento nella notte,
- il tonfo d'un sasso gettato nell'acqua -
che non sa accettare il giudizio già scritto.

Suda questo corpo affranto dal peso
e cerco Giuseppe e la sua bottega
con l'odore del legno e il piacere
che dava un lavoro ultimato e ben fatto.

Ma questa sera ho spezzato il mio corpo
con gli amici più cari e versato
il mio sangue nei loro bicchieri
sigillando tre anni di cammino comune.

Vieni, Giuda, non sarai che un amico
che vende un amico,
dopo Caino è sempre successo,
sei stanotte necessario a questa solitudine,
vieni ed abbracciami, insieme
porteremo a destino un progetto d'amore.

 

 

 

 

 

 

QUARESIMA ( secondo il Battista )


Miele e locuste per il corpo
e la tua parola sopra il capo
quaranta giorni e quaranta notti,
cosi' ho messo mano al ventilabro
per togliermi la pula dalla mente.

M'insegue Niccodemo con i suoi dubbi
m'assaltano fuori dal tempio i farisei
m'accusano con anatemi e prima o poi
m'arresteranno d'Erode gli scherani


ma poi


si perderannno le grida nel silenzio
di quel deserto che m'accoglie,
diguno e penitenza nell'attesa
d'incontrarti e abbandonarmi a te.

Il tempo è giunto al maturare,
anche il mio boia è pronto,
assieme al tuo contano i giorni,
devo lasciare che il mio cuore passi
attraverso un incontro fatto di
questa penitenza che lo brucia.

 

 

 

 

 

 

 

Dietro quel muricciolo

Quel muricciolo si cui zampetta il gatto
ti separa appena dal mio sguardo
ora che non sei più solo un gonfiore
del mio ventre e non posso abbracciarti
con tremore come quando tu danzavi dentro me.



Il muro di mattoni un po' crepato
del giardino ripara dagli sguardi
il pruno e la magnolia su cui
questa tardiva neve ha lasciato
tracce di bianco spatolato


Ti penso con malinconica dolcezza
figlia coltivata nel mio sangue
e dentro la mia stanca carne
ora che stai studiando la lingua
per una nuova conversazione
e visi nuovi ti tengono per mano
con parole dai suoni mai uditi.


Mi metto un po' in disparte
a decifrare l'eco d'una Parola
più alta di queste allineate
sui fogli per fermare il tempo
e so che non di solo pane io vivo
ma anche di questo amore
fatto di te con la mia sostanza vera.



Il gatto s'attarda sul muretto
scuote la poca neve dalle zampe,
si scioglie il tempo d'un mattino
che il sole da lontano scalda appena,
s'ode un gracidare di cornacchie
sopra il pino, lenta s'avvia la barca
che t'accompagna e lentamente


ti distacca dalla mia riva.

 

 

 

 

 

Un regalo ad Englantjne

 

Da qualche parte sarai
ci sarà un luogo che respira con te
un tavolo sul quale tu poggi le mani
una sedia ti reggerà quando parli
risponderai a chi cerca di te,


forse sorriderai al tuo cane,



si, comunque vivrai senza me
senza questa tristezza pesante

di chi non ti ha,
di chi non ti vede
di chi non ti parla

di chi muore cercandoti
e sapendo che hai lasciato la mano
che ti sorreggeva al mattino

e rimuore, ( se fosse possibile ),
sapendo che vuoi fare passi da solo
e provare

DA SOLO

a decifrare la vita.

Si, è vero, da qualche parte sarai,

esisterai,

ma lontano da me e da questa tristezza.
 

 

 

 

 

 

 

 

TORINO d'après Satura

 

Non-affittiamo-a-meridionali
( se-non-referenziati)
trovavi scritto sui portoni,
ma i figli della seconda generazione
salita con valigie di cartone
e pacchi legati con gli spaghi
impararono a levare alto
il pugno chiuso a Mirafori.


Talvolta noi s'andava in via Po
da Fiorio per una cioccolata
e ti leggevo l'attacco del " compagno "
oppure " verrà la morte ",
e il kilt scozzese e giallo
di quella gonna per me comprata
in via Garibaldi, prima del cinema,
l'ho conservato a lungo dopo la tua partenza.

C'era l'Einaudi in via Biancamano
una generazione di scrittori combattenti
nata dentro quegli uffici
era per chi sognava la scrittura
come cinecittà per chi amava i film.



Tu stavi in corso Vercelli
o in via Trani da una vecchia
ed io in corso Francia,
alla R.i.v prima degli svedesi
era il tuo lavoro, ed io
arrivano fino a Druento
col bus dal capolinea : porta Palazzo.

Di tanto in tanto ti torno a rivedere
città sabauda e molto umbertina
e malgrado S. Salvario e via Nizza
m'appari come una donna d'alta classe
costretta dalla vita e scendere d'un passo
dal livello degli studi di gioventù,
però quando t'incontro ti sento ancora
la vera capitale d'un mondo ormai disfatto.

 

11 M. - MADRID

Come il toro di Guernica mugghiava
di dolore dentro una notte di pece
e solo una lampada pendula,
perdutamente solitaria,
dava luce a membra squartate
e grida laceranti nella notte,
così nelle vostre orbe pupille
ci sarà uno sguardo di fiera incattivita,

ma non

il ricordo d'un amore di donna
e il timore d'averla perduta,
né avrete tenuto un bambino
sulla spalla per posarlo nel sonno,
o per lo schiaffo dell'onda alla chiglia
oppure pregato con parole di pace
sulle labbra e nel cuore.

Solitaria pazzia è nelle menti
disfatte dal delirio onnipotente
e spargete sul mondo lo strazio
di carni trafitte , spazzatura
in sacchi di plastica nera.

Ma chi colmerà l'attesa dei bambini
lasciati alla scuola da madri salite
ad un cielo più alto ? o spalmerà
per loro l'olio sul pane ? chi canterà
le canzoni per farli assopire?

Non noi, bandiere stupefatte di pace
che penzoliamo dai nostri davanzali
in questa mattina senza vento
e di neve marzolina sui rami.

Noi,

tra poco avremo scordato l'orrore.

 

 

 

 

 

 

 


 

La tua assenza (remake)

Mi sei stato accanto nella notte piena
dei vetri infranti dalle tue canzoni
ma ora il giorno è vuoto senza te.

La tua assenza è un taglio verticale
di Fontana nella mia tela,
e questo amore è diventato
un grumo di colore rinsecchito
sopra una tavolozza accantonata,
un sacco lacero e bruciato come un Burri
nell'angolo triste della mia memoria.

Ho appeso il tuo ricordo
come una ragnatela che ora
attende qualcuno che la tolga.
 

Ironia

 

Sei sole che irrompe dentro
questa nebbia di pianura
e la dissolve sui fumiganti campi,

esplodi e mi dilani
le indurite arterie,

voglia di vita

che mi attanagli i visceri
e mi fai ancora urlare
come gatto accalorato
con un lamento che divampa
e il desiderio d'affondare
i denti nel collo della preda,
succo d'un frutto mai scordato.

Ancora ti rinvengo nel mio sangue
stagione che fa ruggire
e non vuole ch'io ricordi
che son caduti
i denti della fiera.

E' solo un gatto che si compiace
d'una grattata sotto il mento
e........ scrive versi
prima di far le fusa.

 

 

 

 

 

 

Polvere (ovverosia l'Inferno siamo noi)

 

La polvere del tempo s'allunga
sopra i sorrisi e sulle grazie,
offusca a poco a poco
la senile esaltazione
che scava calanchi con il dito
dentro quel velo sopra i vetri
e mentre intreccia origami
sopra i fogli - credendoli parole -
non comprende il senso della
sua saison che s'incammina ogni mattina
dentro l'enfer di relazioni
che taluni s'ostinano a chiamare

umane.

 

Su quel treno per Vilnius
( 11 settembre 2001 )
 


Il treno lituano correva
sopra fiumi che sfociavano a nord
dentro un'estate indiana
che indorava le betulle sottili.

A Minsk , mentre doganieri bielorussi
richiedevano la mancia per il visto
fu là che arrivò il messaggio
" attaccate le torri
ed anche il Pentagono.
Anna "

Pearl Harbur era degli anni 40,
pensavo fosse uno scherzo,
ma l'amico traduceva la radio
dal russo e confermava sgomento.

Fino a notte inventammo le immagini :
ad ogni banchina soltanto figure
di donne e ragazzi che porgevano frutti
sollevando i cestini con aria dimessa.

Così non la vidi la freccia impazzita
violare il mattino e conficcare l'acciaio,
non vidi la sfera di fuoco arancione,
il fungo di polvere e sassi,
gli sguardi allibiti di morte.

Vidi il viso di chi era uscito di casa sbattendo la porta.
Il sorriso negli occhi felici di una lei in attesa.
L'orsacchiotto di pezza volare nell'aria.
L'Hallò interrotto a metà, appendendo la giacca.
L'Hi cordiale gettato davanti alla porta del lift.

Si, vidi le storie di uomini e donne
che divennero cenere e pianto
nel tempo di un battito d'ali,
storie di carne e dolore
cancellate dalla nuova Hirohima.

E piansi da solo.

 

 

 

 

 

 

Disorientato

 

La tua presenza è una visita
che corre, passa a travolge
la paura della nuvola nera
che nasce dal mare
ed uncina alla pietra lo spirito,

è onda che muta le forme
notturne più oscure,
i fantasmi che sento aggredire
le certezze del sentiero percorso.

Allora tremo e barcollo

accucciato


cercando parole di sola amicizia


 

Et in arcadio ego

 

Pensare te, Bellezza, è cercare
un sentiero dentro il bosco, aprirsi
un pertugio tra i cespugli irti,
divaricare fronde e rami, e poi
lasciarsi abbacinare all'improvviso
dalla luce che calda ti cade sulla fronte.

Ed incontro le tue forme
di bellezza fatta sorriso e carne
nel colore d'occhio o di capello
o nella mano affusolata con unghia
di bianca mandorla d'oriente,
nella caviglia che s'avvita in una gamba
che pedala, nella curva d'un labbro pieno,
oppure nel sobrio fianco dalla spavalda
andatura, quando l'incedere dei passi
fa onda mole al seno e scopre l'ombelico.

Ancora mi sei compagna, quando
ti scorgo dentro quel ramo che
scopro mutare di colore con la luce,
ti odo nel mattino quando il merlo
comincia a balbettare l'avvio del suo giorno,
t'ascolto nelle note di vento sensuale
di Bahams nella danza Ungherese,
ti intuisco nella rabbiosa pennellata,
annuso quel profumo che mi toglie il fiato
quando attraversa il mio cammino,
e ti vorrei


ghermire
toccare
accarezzare



e portarti con me per conservarti

eterna



contro il tempo che c'irride,
contro il male che ci devasta i copri

e contro Lei



che ghigna sopra di noi :
" Et in arcadia ego ! "


 

 

 

 

 

 

 

kYBER PASS ( all'amico Kens )

 

Insegui la verità dentro il razionale
ma i passaggi stretti e le gole in ombra
del tuo Kyber pass sono bersagli agevoli
per guerriglieri nostrani e acquattati
con parole avvelenate dietro i massi quotidiani.

La tua scorta fedele ma disarmata
cerca di decrittare i suoni più sottili
ed usa il grimardello per le parole,
naviga tra le stelle con i codici di Hammurabi,
ma l'aiuto di Gilgamesh non basta
a riportare la certezza dentro il gruppo.

Così, sotto gli agguati d'un sentiero
sempre in salita, cadono i servitori
utili al tuo andare, ma Verità è oltre
quello scarno passaggio caudino, e

mentre splende dentro il cielo boreale
quella croce del Sud - impossibile a Nord -
tu prosegui la tua salita in solitaria
recitando le tue laiche preghiere,
lucidamente conscio che quando
dorme la ragione nascono i mostri.


scritta il 21.3.04 -
con affettuosa solidarietà da
Dormarkus

 

Mesopotamia

 

Era del Tuo corpo quel brandello
di carne esplosa, abbandonata
nella citta di Ur dei Caldei,
che la pietà ricopre ora col sudario.

Tu, l'uomo che fuggiva nel terrore
lungo l'argine del Tigri, quello
che alzava le braccia e, come gomma
sobbalzò disteso sotto il colpo.

Era Tuo il volto spaurito e sperduto
dei ragazzi venuti dall'ovest, insabbiati
con gli Abrams nel paese d'Abramo.

Tuoi i corpi rinchiusi dentro
il ferro nel sole di primavera, e Tuo
il loro fetore, ma Tuo anche il braccio
che scavava la fossa comune,

si, fino a quando sarà il Giusto
che paga l'addizione, sarà Tua la mano
che placa la ferita e ricuce le membra,
che sempre disseta e sfama le genti.

 

 

 

 


 

AI MINIMI TERMINI (viaggio in Abruzzo)

 

Di niente ho più desiderio questa sera
e fuori sul davanzale buio la notte
non graffia questa carne debole.

E' solamente un soffio di me quello
che giace agonizzante e lontano
nella pianura gialla di luci.

Tace la sera in questa stanza
su balconi d'Abruzzo,
ed ho mangiato pesci e bevuto vino
sofferto la tua assenza
sopra un tavolo bianco e perfetto
come tovaglia d'altare.

Muore lentamente la vita
o forse la lascio affogare
dentro il miele della mia solitudine

mentre ad una ad una mi tolgo
le poche piume rimaste ad adornare
questo cranio ormai calvo.


(1987 )

 

Dall'ex carcere dell'Asinara

E di nuovo la notte sgronda
acqua di sale sopra ferite
che l'umore del tempo indolenzisce.

T'arrotoli a ciambella dentro il deserto
con orecchie abbassate da felino
in caccia, ma la lingua gorgoglia
balbuzienti messaggi dal carcere speciale.

Affiorano nel buio visi amati
radici che il tempo ha solamente inciso
ma non reciso, nel sonno di pece
talvolta riemerge un sogno
un corpo di giunco t'avvicina
torna un sorriso senza identità
che ti ributta nell'attimo iridato.

Il passo dei lontani secondini sull'assito
il ferro che percuote le inferriate
rintanano il desiderio dentro il confine,
l'occhio contempla la solitudine
dell'osso rinvenuto sotto i lapilli
e raccogli così la tua povertà sconfitta
dentro un fazzoletto d'abbandono.

 

 

 


Ulisse: omaggio ad Allen Ginsberg

Conto stanotte con parole di stanchezza
tutti i sentieri che ho navigato ed anche
il lago di molti cuori dove ho distillato
e sorseggiato le acque amare del rimpianto.

E’ il canto d’un vecchio nello specchio, e
di un bambino che ha visto morire la speranza,
rubata da Minerva dea della parola
e dalla figlia di Alcinoo, gravida d’una mente
sanguinante per l’afasia del troppo dire.

Canto di un seno carezzato nel cellulare
e di una mano udita e inumidita dal piacere,
l’algida purezza d’una pennellata surreale
che s’immergeva in disperata fuga
fatta d' accenni, dalle radici amare.

Ho lasciato persone come ombrelli
abbandonati sopra i tram al capolinea
e cani sciolti poetare gesta antiche
d’amore e di lussuria, mentre asciugavo
rivoli di lacrime sopra cuscini pieni
di piume strappate dall’orgoglio.

Mi sono fatto in vena di un dolore
acuto come un ago ed ho invocato
la Misericordia d’un perdono appassionato,
di notte ho letto versi scritti con il Proznac
da menti strizzate dentro la disperazione
mentre desideravo la cantilena d’una voce
che si disperdeva tra un lago ed un museo,
Circe sconosciuta intenta a distillare versi.


Ho digitato numeri cercando una risposta
che sempre giungeva tardi, a volte mai,
ed ho mancato le antiche promesse di ritorno
sapendo che Itaca era il miraggio da fuggire.



Che resta di quel tempo ora che il cuore
Ti cerca ancora dentro il filo dei pensieri ?

Che porto in questo viaggio ove m’ attende
una risposta inseguita da troppo tempo ?


Smarrito, senza sostegni, allucinato
chino la testa dentro la piega del mio braccio
e cerco in Te una pace simile a quella libertà
che c’era dopo l’amore quando il corpo s’abbatteva
nell’ultimo sussulto, prima del sonno.

 

 

 

 

 

 

 

 

Hotel

 

 

La notte scioglieva le paure sopra una guancia umida,

moriva e rinasceva il desiderio

nel breve spazio che circondava i nostri sguardi

e la tua mano cercava chi lenisse la ferita…………….

         

…………………ancora quella marina bretone dietro la sedia

al centro della stanza dove sedevi nel mattino

d’un giorno debole, appesa alla speranza.

Ancora coppie straniere e voci

nell’ascensore azzurro, lento verso la 41

aperta  dalle nostre emozioni senza fiato.

 

……………giunge più tardi l’alba in autunno

dentro la stanza e sopra i muri

scrostati del cortile.

pallido è il sogno dopo il risveglio,

stanco appare l’avvio privo d’attesa.

      

 

 

 

 

 

Lettera ad una novizia di clausura

 

( essi lasciarono il padre nella barca con gli aiutanti ed andarono dietro Gesù )
Marco capc 1 - 20



Le tue primavere saranno
artici inverni e silenziosi,
spazzati dal vento impetuoso
che Lui solleva ogni giorno
per aprire le crepe nei muri
far oscillare le torri d'avorio
e renderci ansiosi di luce.

Ti guarderemo con la memoria
che sopravvive negli occhi d'un padre
e nella delicatezza del seno di madre
come ad ogni risveglio facciamo
e sarà ancora forte e vivo
il dolore per le radici recise
per questa carne divisa dall'amore
per saperti celata ai nostri sguardi
da cancelli, grate e portoni.

Ogni alba ti cercheremo con tenerezza
dentro gli oggetti di quel mondo
che hai messo da parte,
ti sfioreremo piano ogni sera le ciglia
come fa l'acqua, dolce sui coppi
e sarà forse il sonno a regalarci
il sogno di te, primo anello
delle nostra famiglia,
anello che tutti ci salda
dentro uno spazio più grande.

Una sera d'inverno a S. Pietroburgo

Silenziosa s'addormenta la sera
l'accompagna il crepitare del ghiaccio
sotto le ruote del tram, e la Neva
è un campo di nebbia e vapore che
s'addensa sotto la Fortezza.

Le pallide tende rischiarano la stanza
e vetri ondulati svelano orme
nel selciato di neve compatta,
oscillanti candele si riflettono
nel diaframma degli specchi.

S'appoggia la mano per cercare respiro
sotto la luce gialla di antiche prigioni,
precipita l'occhio nel buio improvviso
e la mente l'accompagna ad un porto
sopra una lingua di terraferma.

Scambiamo tu e io manciate di neve
accanto a quell'AURORA dai cannoni
ancora puntati sul palazzo d'inverno
e torna il passato dentro le uniformi
che risalgono l'estuario dal mare.

 

 

 

 

 


 

Tempo

Apre al risveglio la donna
le braccia al davanzale, distese
ai rami tramati dell'inverno

s'incrociano le ombre del mattino
sui sentieri di fango congelato

la rada luce fa angoli smussati
dai tetti al bordo delle case
il treno ha un fischio lungo
di metallo cromato e la campana
un suono secco di cristallo
che affonda

nell'acido grido dei gabbiani

il giorno si espande finalmente
nell'indolente sonnolenza

indora

la polvere d'un muro
e scrosta i visi
dentro gli ovali di ottone.

 

Dedicata a S.

 

Questo silenzio è amara medicina
che trangugio nell'amalgama dei giorni
in cui ti cerco sempre tra le righe
e forse tu farai la stessa cosa,
triste panacea per una storia
che non abbiamo lasciato sviluppare
per la paura di scoprirci disarmate.

Nel gelo dell'inverno i sogni dell'estate,
sono vizzi come le foglie della vite
ed anche tu scompari adagio dalla vista :
mi tengo la tua figura sul sagrato
i bottoni beige del tuo cappotto azzurro
il neo che nascondevi tra i seni grandi,
pochi ricordi di una storia bella
che tu volevi essere solo d'amicizia
mentr'io la completavo col desiderio.

 

 

 

 


 

Gennaio è il purgatorio dello spirito

 

Questo gennaio è fatto solo
d'aghi ghiacciati ed appuntiti
ed io non apro neppure le persiane,
faccio barriera al mondo
con la mia casa vuota.

Allora la mia preghiera è nel suono
della campana che spezza l'aria
come un bicchiere che s'infrange
ma lascia il cuore disattento.

Gennaio è il purgatorio dello spirito
un luogo ove vaghiamo come gatti solitari
a testa bassa ad annusare le tracce
passo per passo, sperando in un incontro.

Un giorno forse cesseremo di vagare
cercando le Tue orme, allora smetteremo
d'annusare senza saperTi scorgere,


o Signore.
 

Per farmi perdonare

 

Sotto le tue finestre passa verso le tre di notte
l'espresso del levante e sferraglia sugli scambi
fuori dalla stazione, mentre tu sveglia pensi
che potevi anche acconsentire nel disegno.

Tocchi nel buio l'elefantino di vetro rosso
del professore afgano, forse l'hai messo
tra le tue private cose, quelle che accumuli
nel cassetto dei ricordi un po' spaiati,
e non mi vedi dentro le rare luci dei finestrini,

ma di certo hai pensato d'allungare la mano
per stringere la mia quando all'alba ci sveglieremo
verso sud con l'acqua cheta del mare nel mattino
che s'appoggia ai sassi nel silenzio d'un sole
che a dicembre non abbiamo saputo immaginare.

 

 

 

 

 

 

Aspettando un lunedì

 

........eppure un giorno anche tu scoprirai
come le nostre vite passarono...........

la tua, aspettando gesti e parole
che nessuno sapeva più compiere,
la mia,spazzata via come
le folate di neve
che il vento ruba dai tetti
di questa città illuminata di freddo.

Io con troppe bottiglie vuotate
e tu con soliti orgasmi da fine settimana
aspettando un lunedì sempre di attesa.

Ti guarderai d'attorno per cercare
la mano che non ci sarà
e sarai costretta a pilluccare
solo le brioches del Mulino bianco.

Prima d'incontrarti

Prima di incontrarti camminerò da sola
lungo quel sentiero che corre sempre
a fianco di ogni massicciata, dietro le gaggìe,
e poserò il mio cuore sul binario
come un tempo facevano i ragazzi
con i tappi di gazzosa per diletto
e ti porterò una sogliola di carne
da porre sotto l'uscio del paradiso
quando sbatte con il vento nella notte.

Quel giorno ti renderò una vita
vissuta al trenta o al quaranta
per dirla con l'Arsenio; sarà un po'
consumata come la vecchia gonna
d'una puttana in là con gli anni,
piena di macchie, strappi e tradimenti,

e finalmente non sarò più la punta
di un'ala rotta che batte contro il vento,
non l'unghia mozzata del gatto
che non può piu' uncinarsi alla corteccia,
la coda tronca del ramarro verde
che guizza ancora dopo l'amputazione.

 

 

 

 

 


Un cuore di nebbia

Questa nebbia senza suoni
è una pace ove il tempo
è il segnalibro deposto
tra i sentimenti e le passioni
ritagliate dentro questo algido gennaio.

Le nostre penombre attraversano
lontane campane festive
e la vita è una ricaduta
di malattia mai sopita,

dolente

compagna di strada,

camicia di forza indossata
sopra gli antichi vizi,

memoria dentro la quale
possiamo indovinarTi un po'

e ricercare la Tua paternità

smarriti

sotto questo cielo
che ci rimanda gli echi
della nostra impotenza
ed i nostri alibi

celati

dalle nere fusaggini degli alberi


che accompagnano dell'inverno
gli orizzonti.

 

 

 

 

 

La casalinga al supermercato

 

T'imboschi incupita tra pile di crackers
afferri accigliata un pacco di Pampers,

strapazzi la figlia che s'ingrugna nel cesto
e grida a gran voce " dai, comprami questo !",

riguardi sul fianco la scadenza del latte
ti vedi allo specchio che t'osservi le poppe

e dici a te stessa " sono quasi scadute,
mi serve un chirurgo che rifaccia la cute ",

e metti sul nastro una fila di pezzi
che il computer decifra e tu pensi " son vizza ",

ma la corsa riprende e la figlia si spoglia,
tu le infli il cappotto e le tiri le briglia,

t'attende la cena, il marito che torna,
buttare la pasta, preparare il contorno
sperando che lui , guardandosi attorno
non dica un po triste e con somma disdetta
"siamo coppia scoppiata e ridotta alla frutta "

 

 

 

 

 

FLASH
 


non abbia timore,
cara signora,
sono bond della Cirio,

lui garantiva sorridente
e mentiva.

avranno sbagliato gli esami

io garantivo sorridente
e mentivo.

mi danno anche cinque euro
per due di queste

lei garantiva senza un sorriso
facendo uscire dal giaccone
un po' unto sui gomiti
un fascio di biro

veramente innovative,

diceva.

Sorpresa dall'uso di quell'aggettivo
inusuale su quel piazzale ambulante
di macchine e mercanzie davanti all'ospedale
mi lasciai raccontare di
ragazza-madre-vedova-
di-un-quasi-fidanzato.

Mentivi
( un po' male, lo capivo benissimo )
ma tutto era secondo copione:
il banchiere, io, anche tu
e comprai quattro biro
innovative,
come avevi detto,
per due euro e cinquanta
ciascuna.

 

 

 

 

 

 

Poesia per tutti voi

Per te che ancora fai qualche sogno
ma lo tieni riparato dagli sguardi
ed al mattino commenti nello specchio
"ieri non c'era", toccandoti una ruga
e t'addormenti al fianco di chi forse
non conosce tutti i sentieri della luna,

per te che ogni giorno le domandi
" dove sei ? ", e gridi, annaspi,
tocchi il fondo cercando la sua mano
negli occhi di ogni incontro,

per te che aggredisci il mondo
col piglio d'un esperto samurai
ma guardi i cuori e la natura
con sguardi d'un amante appassionato,

per te che quella sera nella gelateria
assaporavi i tuoi pensieri in solitaria
traversata, ed hai raccolto la gomena
ma senza legarla bene alla tua caviglia,

per te che manifesti la tua voglia
di vita dentro ogni verso e temi
che le cavallette distruggano la parola,

per te che distilli ogni concetto
dentro l'alambicco del tuo vissuto
e goccia dopo goccia speri
nella simbiosi tra un amore fatto di carne
e l'Altro che brucia e ti rinnova,

per te che ogni giorno devi decidere
se ciò che leggi è giusto pubblicarlo
e ti dibatti tra ciò che senti dentro
e le parole che no color="#3366FF"> 
 

         

 

una lingua del passato, e temi per timidezza
di svelare i tuoi segreti dispiaceri,

per te giovane poetessa, fiore di campo
e di primavera che cerchi la riconferma
attorno alla tua vita e dentro il tuo sentire,

per tutti voi ho scritto questi versi,
per dirvi grazie di restare assieme
a confrontarci e mettere in comune
i nostri gridi d'impotenza,
le solitudini e le poche gioie ,
le vanità e le invidie
e per chiedervi perdono se molto spesso
io non ho capito ciò ch'era nascosto
dentro ogni vostro messaggio nella bottiglia.
Per San Valentino

Ora che la mia stagione scende piano all'orizzonte
la tua figura torna ancora nella mia mente :
certe mattine quando l'aria è frizza
le tue mani saranno arrossate come allora
quando le infilavi dentro la mia tasca.

Delle tua gioventù, dell'entusiasmo nel domani,
della risata fresca ebbi timore, e ti lasciai
senza la commozione che provo ancora
quando rileggo una certa poesia.

Ho camminato tanto da quel tempo,
un po' in compagnia ma sempre sola,
non ho raggiunto i sogni che inseguivo,
eri nel giusto quando mi dicevi
" prendiamo il giorno, il suo presente e vivo. "

A Porta Palazzo dove fermava il bus
scoprii che la tua casa era a Salsomaggiore
( ma Parma e Bertolucci li scoprii più tardi ),
noi restavano assieme dentro una pensione
in via Garibaldi, dove il tram sferragliava
e tintinnava dentro il nostro letto.

Era forse l'estate del sessantadue
o del sessantatre, e mentre mi stringevi
forte e dentro, lo stillone giù nella strada
annunciava che nella Spagna il vecchio dittatore
aveva garrotato l'oppositore rosso,

e già la pazzia aveva posto il nido
dentro questa mia mente che inseguiva
miti, battaglie e sovversione, e tu
che mi volevi sempre trattenere a te
non dividevi quella rabbia e quell'impegno.

Fuggii quasi sottobanco, un po' vigliaccamente,
come si fa nei film, senza sapere che già
d'allora stavo scrivendo cattiva letteratura,
come qualcuno più tardi disse,
ma ti ritrovo sempre, acuto e dolce, quando
mi rileggo nella mente Agonia e Lavorare stanca.
 

 

 

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