Luigi Simonetti

Tenebre

Il sole entra sbilenco nella stanzetta, illuminando le mani immobili sul letto. Un raggio di luce che porta calore, vita, viene da un cielo azzurro che da gioia alla primavera.

Il mondo che si rinnova ogni anno, riempie di verde i prati, dà slancio agli innamorati.

Tutto lontano anni luce da questa stanza, che sembra diventata il centro del mondo per chi vi abita da mesi nell'ultimo domicilio.

E sul letto "lei", che un anno fa cantava, un anno fa rideva e brindava alla vita.

Gonfio il corpo, carico di dolore che tante iniezioni non bastano a lenire. E gli occhi che guardano lontano. Forse un mondo che sta aprendo una porta per riprendere ciò che aveva fatto uscire 45 anni prima. E sulle labbra senza più voce, sempre la stessa domanda . "Signore, perchè proprio a me ? "

E lui, "il mostro", nascosto nelle viscere, mentre divora la vita, forse non sa, che anche per lui non vi sarà nuovo giorno.

Arriva di nascosto, sempre inaspettato e sa come colpire. Gli altri, guardano, osservano, coperti dai loro camici bianchi, scrivono nomi di medicine, alzano le mani, si arrendono.

Hanno perso la battaglia.

E il "mostro" si muove lento, divora la vita e colpisce sempre quando vuole lui.

E fa urlare di dolore la sua vittima, sadicamente o forse inconsapevolmente. Poi si acquieta e dà respiro a un corpo che chiede pietà, che vuol vivere nonostante tutto, mentre la morte invoca ad ogni assalto.

Il sole gira, scende lento, si avvicina al crepuscolo.

E gli occhi guardano sempre lontano, lontano.

"Sanno" che non vi sarà un nuovo giorno, che il sole tornerà su quel letto, ma il corpo non riuscirà più a scaldare. Che la luce illuminerà di nuovo la stanza, ma per loro il buio non finirà. Che la vita ha ormai trovato uno sbocco per uscire da quel corpo dolorante.

Ma, almeno, l'inferno sta per finire.

Il sole scompare dietro le colline e il buio prende possesso del mondo.

Scende lento il respiro, sul viso bianco gli occhi non guardano più.

Solo una lacrima sosta, senza fretta ormai.

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