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CANZONE SOLO UNA STAGIONE Fette biscottate
Impressione di un minuto  I colori svaniscono  

 

 

 

CANZONE

  

E lui guarda una stella antica

Cosí forte nel suo tempo astratto

In cui visse da vera nemica

Morí nel giorno in cui nacque il rispetto

 

La sua luce era un pó tenue

Ma sveglió gli spiriti nei boschi

Che senza indugio fecondarono donne ingenue

Per ovviare ai padroni un pó loschi

 

Un bel giorno uno spirito sparí.

Capí che forse era meglio giocare

Si mise a ballare, cosí

Come la pioggia pronta a cadere

 

Giocó col sole, le nuvole e il mare

Si perse nei meandri di mondi infiniti

Ed ogni sua gioia seppe colmare

I giorni di noia eran spariti

 

Sembra la storia di un Adamo sereno

E forse in cuor nostro é proprio cosí

Udí nell’animo un dono terreno

E sognó una dolce fanciulla, proprio lí

 

E via boschi, ruscelli e ballate

Arrivan la notte, la poesia e la cittá

Macchie di sangue sul viso trovate

E la carne come sempre vivrá

 

Cosí lo spirito divenne odore,

Pittore, carnivoro e qualitá.

Giunse in una pianura dal grande splendore

Si mise a scrutare con aviditá

 

Guardava una stella antica

Cosí forte nel suo tempo astratto

In cui visse da vera nemica

Morí nel giorno in cui nacque il rispetto

 

 

 

SOLO UNA STAGIONE






Lungo la strada colori, foglie e follie

Tornano in mente certi giorni

Impressi nel tempo

Che corre sulla nostra etá



Ormai l'autunno mi parla di te

Mi ricorda e m'infilza il cuore

Con lama di peccato e forte dolore,

Mi strappa la gioia di amarti un pó



Stagione mia, ti adoro piú che mai

Sei il volto dell'immenso che gode in me

Sei un bambino ingenuo e gentile perché

Mi offri con colore, la nostalgia del perdono



Lungo la strada colori, foglie e follie

Svaniscono ormai certi giorni

Perduti nel tempo

Che corre sulla mia etá



Svegliati angelo! É autunno ormai

Il sole che alle mie spalle gioca

La lieve brezza che si perde con pelle d'oca

Il tempo che corre sulla tua etá




Fette biscottate



Ascolta le carezze giocala con me


Mi piacciono le case con imposte trasandate
le vecchie con la borsa della spesa

Che contan le monete con aria da bambini



le serate con le urla sulla strada

Vuol dire che c'é vita, che c'é in ballo un pó di sfogo

Mi piacciono gli odori la mattina presto



Mi piace dentro al bar con la gente che discute

É proprio uno spasso mmmh le opinioni altrui

pure i pettegolezzi



Adoro il te alla sera come la gente, quella di stile

Mi piacciono i biscotti fatti da mia mamma

Il sapore delle mani che senti al primo morso



E poi mi piace anche il cinema con la sua magia

L'abbraccio dell'amata mentre scorre la follia

Mi piaccion le castagne tra le foglie dell'autunno



i colori dei pensieri tuoi

mi sembrano farfalle che si poggian sul mio naso

che bella che è la neve perché é sempre una novitá



E poi mi piaci tu, quando la mattina presto
Ti alzi un po prima e faccio finta di dormire

E quatto quatto socchiudo appena gli occhi

Cosí vedo le tue mani che imburrano le fette

Fette biscottate piene di tanto amore....



Mi piacciono i bambini, mi piacciono i lampioni
Mi piace anche la noia, perché é dolce come il sonno

Mi piacciono i vestiti anche se portati male

Mi piace tuo nonno perché ha sempre da raccontare

Mi piace una candela e poi fare l'amore

Mi piace una stagione che si chiama anno

Mi piace anche il mare e mi piacciono le fette biscottate

Fette biscottate..... fette biscottate.....


Impressione di un minuto



?
... era un accostamento esasperato. Una sequenza, seppur discontinua, di immagini talmente contrastanti da apparire affiatati tra loro, senza discordia. Vi fu anche un fiore appassito troppo presto; un fiore si consolava nell'arte della pittura corporea per apparire più accettabile, in realtà, uno squallore quasi inguardabile. Il poco ritegno rimasto si é probabilmente dissolto con l?ornamento, talmente pesante e presente da nascondere perfino l'idea che di una persona ci si può fare. Un'aria sconsolata e afflitta ricopriva il suo volto, una dea che pensa a come la sua vita é ridotta, ormai una comune mortale e forse stava già incamminandosi verso la Nera. Che rimpianto.

Gustava con squallido piacere la sua, apparentemente rancida, pietanza. Tutto ciò appariva con un senso di malinconia che si spingeva quasi alla compassione ma non so perché il tutto figurava intriso di devozione. Inquietante.

A colorir la scena, seppur pittoresca già di suo, caddi nelle parti di uno spettatore ormai incredule, e assistetti alle movenze di cinque bulletti, cinque figure quasi mitiche, rappresentanti della loro goffaggine, rappresentati da essa stessa dal loro testosterone e dalla loro moda rurale. Sembravano cinque figure uscite fresche fresche da un quadro di pop-art intento a rappresentare una rimasticatura stenta degli anni cinquanta. Era tutto buffo.

La vecchietta che duramente ammette di essere tale, impegnata nell?assimilazione della sua pietanza surgelata, simbolo del veloce e moderno; intenta nel contempo anche di seguire le sconnesse note di stereotipata musica nostalgica. Cinque buffi individui certi ormai di aver scoperto l'essenza di un sogno con un bicchiere di grappa, qualche sigaretta e un po' di goliardia cantando i passi di qualche indimenticabile cantautore...? 








I colori svaniscono



... mi son seduto al solito bar, quello più trasandato e squallido della zona universitaria, mai frequentato da studenti, solo grezzi manovali, rovinati, prostitute e delinquenti. Ogni tanto qualche studente ci entra, ma é per cambiare qualche moneta o perché deve aver sbagliato. Comunque, quest'oggi ho preso caffè e brioche (crepi l'avarizia). Davanti a me un anziano signore impegnato nella lettura del quotidiano. Dopo qualche istante, entra un altro vecchietto con viso simpatico, gli occhietti vispi e attenti. Si siede accanto all'altro e si riconoscono, non si vedono probabilmente da molti anni. Il vecchietto dagli occhietti vispi era tutto eccitato e contento. Era come un bimbo.

Esordì con un -come stai? ti vedo bene-. Poi hanno iniziato a raccontarsela. In pochi minuti hanno toccato innumerevoli argomenti, dallo sport alla politica, all'economia al tempo libero; hanno parlato di automobili, della città, del tempo, dei panifici, delle rosette di pane, di quanto son buone; ma soprattutto hanno parlato dei vecchi tempi, dei vecchi amici, del passato, di chi sta morendo, di chi e´morto, di chi fa due passi e di chi non ne vuol più fare, di chi lotta, di chi ha successo, di quanto era bello il passato, di quanto era bello viverci dentro confondendolo col presente. Poi il vecchietto con gli occhietti vispi si alzò, salutò e se ne andò e i colori svanirono e le rughe tornarono sul viso suo e della gente. Il caffè é finito. Faccio tardi a lezione...? 

 

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