Maria Concetta Naro 

 

Terra mia Prece Rimpianto Macerie Consolazione Attesa Naufragio Esilio

 

Terra mia

Zagara amara
riempie l'aria 
di profumi
senza tempo
e racconta
di viottoli di ardesia
che s'inerpicano
fra dune
di sulfuree
polveri
rivestite
ove fichidindia
di porcellana
rilucono al sole
e macchie
di ginestre in fiore
occhieggiano
tra cumuli
di terra assolata 
e stanca…
…e narra
del monotono
susseguirsi 
di ginepri
e spicchi di cielo…
…e del mare,
di un azzurro
rubato all'Empireo,
che lambisce
il sasso
un dì 
benevolo anfitrione
dell'approdo
di antichi velieri
e fiducioso ospite 
di orde devastatrici.
Per la mia terra
alzo il mio canto,
per essa,
povero triangolo
riarso dal sole,
la parola si fa poesia
e leva al cielo
il suo inno.
Sicilia… piccolo cosmo
insanguinato…
Sicilia terra mia.






Prece

Prostrata
ai tuoi piedi,
Signore,
non oso sollevare
lo sguardo
né proferire 
parola.
Come Maria 
ai piedi della Croce,
schiantata 
dal dolore,
con il cuore 
in pezzi,
ripenso 
alla culla riposta,
al tempo passato,
al cammino percorso.
Mio figlio 
sta soffrendo, 
Signore.
Come fiume di lava 
incandescente
che, 
impietoso,
distrugge 
ciò che ostacola
il suo inesorabile 
fluire,
il Male 
arde 
dentro di lui
e lo tormenta 
togliendogli 
il respiro.
Come animale feroce
che bracca e tortura 
la preda
sino a stremarla,
il Verme 
circonda col fuoco
le sue giovani carni,
annienta 
le resistenze
e lascia 
senza forze
-su quel talamo 
bianco-
il corpo stanco.
-Ho paura, mamma,
portami a casa,
non lasciarmi.
- implora.
E l'anima 
piange.
E quell'uscio chiuso, 
Signore,
paratia d'incomunicabilità,
a limitare 
e precludere
ogni contatto
e contrastare 
la Brama 
di tenerlo 
tra le braccia
e avvolgerlo… 
… e cullarlo.
Aiutami, Signore,
a far mio 
il tuo Getsemani.
Aiutami 
a bere 
il calice amaro 
dell'accettazione.
Prendimi per mano 
e, come 
il Cireneo lo fu per Te,
fatti Sollievo 
e sorreggi
le povere spalle
mentre porto 
la croce
e ascendo 
l'erta
che mi condurrà 
al Calvario.
Non sarò sola
se Tu sarai 
con me
e asciugherai 
le mie lacrime.


 

 

Rimpianto

Lentamente,
come 
ostrica
che
si apre
a mostrare
il biancore perlaceo 
del Frutto,
la Diga
della memoria
si alzò
e,
come fiume 
impietoso
che esce 
dagli argini,
l'onda dei Ricordi
investì la Mente 
e travolse 
i pensieri…
…sferzandoli
col suo cieco furore,
li batté,
li urtò,
li spinse e
li trascinò,
rovinosamente
tra sassi e rovi… 
…poi la Piena
cessò…
le acque rientrarono
ed io rimasi lì
-vinta-
mentre lacrime
scesero
a lavare la Colpa.


Macerie

 

Passeri

sulla neve

che,

alito di vento

fa volar via,

in un frullar

d’ali,

i pensieri

si librano leggeri

recando

memorie.

E le certezze,

accartocciate da mano

crudele,

si sgretolano

lasciando vuoti.

E il Buio,

velo pietoso

steso

da

dea magnanima,

scende

a coprire

le macerie.


 

Consolazione

 

Come animale ferito

alla ricerca

di un rifugio,

nell’intricata geometria

della mia anima,

anelo

sbocchi

e

respiri

e guadi.

Ma,

reciso il filo

che Arianna

diede a Teseo,

non Lume né

torcia

a schiarire

il cammino.

E, nel dedalo

di tortuose viuzze

e vicoli ciechi

che mi accingo

a

percorrere

-         consolazione-

le tue mani

protese

ad accogliermi.

 

 

 

 

Attesa

 

Scese la neve

e coprì

la terra

di un oblio

che sa

di silenzi e

di torpori

…e di eternità.

E nel biancore

estremo

della notte

scivolare

nella magia

dei cristalli

e abbandonarsi

alle terse

trasparenze

di cieli

senza alba.

E nella fredda

immensità

di quel mondo

senza

aliti né

respiri

è l’attesa di te

a scaldare

le membra stanche.


 

Naufragio

 

Mentre Amore,

veliero che furor di marosi

inclementi

tormenta e travolge,

fa naufragio

nel mare infinito

dell’oblio,

-         unica superstite-

la mia anima

cerca agganci.

E tra flutti

di inchiostro,

mentre

abissi tentano

di attanagliarla

nella loro morsa

di ghiaccio,

lei

si libra leggera

e

-finalmente libera-

innalza

inni di gioia.

 

Esilio

 

Quando

pennellate di latte

renderanno

il cielo

opalescente

e l’aria frizzante

del mattino

solleticherà

le narici,

e profumi intensi

si spargeranno,

io mi allontanerò

e nuovi approdi

cercherò.

A nuovi orizzonti

volgerò

lo sguardo,

nuovi lidi

accoglieranno

il mio nido,

acqua di sorgente

berrò

e di manna divina

mi ciberò.

Non guarderò indietro,

non cederò

alle lusinghe

e alle insidie

di ulissiche sirene.

Andrò

e quando

il vento sarà tornato

a

spargere effluvi

e la memoria

non sarà

più

Dolore ,

io tornerò

e la terra mi chinerò

a baciare

 

 

 

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ssiche sirene.

Andrò

e quando

il vento sarà tornato

a

spargere effluvi

e la memoria

non sarà

più

Dolore ,

io tornerò

e la terra mi chinerò

a baciare

 

 

 

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