Il
Subbuglio
Ascoltando i bruni passi
mi sollevo da terra,
sorvolando il vecchio starnazzare di voci decadute
incrociando visi al vento
cadendo nel risucchiare di un mare
in un epopea di sorrisi e ricordi del passato
aspettando un solo dire
solo un veloce passare del tempo.
Massimiliano D'Ostilio
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Aria
notturna
In pochi secondi
il buio si sovrappone al nostro viso
lancinante aspettando l'ora antelucana
ansimando nella lussureggiante cupidigia
nel quale solo pochi sconfitti
hanno la possibilità di lasciarsi
accompagnare dal vento.
Le onde si infrangono verso i nostri segreti
ma non son nessuno per poterle fermare.
Nè ora ne mai.
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Tardiva
infinità
Nell'antro socchiuso sparlo dell'oscurità,
di quel che c'è fuori
e di quello che dentro me si è insediato
puro odio sgomina il mio candore infatuato dal tuo sguardo,
e come una cometa volo alta
e mi riduco in una libera caduta nell'oblio
perchè solo e solo il biondo sangue può sotterrare tutto il male
che sottostante si declina sempre più.
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Si
scagliano ombre...
Sangue si sparge al suolo,
ombre assaltano ciò che è rimasto di un corpo senza vita,
urli da lontano arrancano verso la luce,
l'ambiente si satura di queste voci
che squillanti al vento scorrono tra i vari inutili pensieri.
Cola senza pudore,
si accascia al suolo,
non squote nessuna anima,
sono solo le ombre che sfiorano il tutto con il loro sguardo
mentre noi poveri pusillanimi ci accertiamo
che la nostra esistenza duri ancora molto.
Speranze vane.
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Il
giorno dopo
Fasci di luce la aggrovigliano intorno al suo corpo,
in silenzio soffro accovacciato in un angolo con volto trasognante
come in una domenica mattina poi mi lascio al tripudio dolorante
di un'esistenza, e vedo figurare nella mia mente le notti d'estate
e con un grido di rabbia cancello questo vago pensiero
e ammutolisco le voci delle amanti di ieri
che sottolineano con il loro sguardo il mio essere vicino al tracollo.
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"Solo
nella solitudine più pura"
E'
sera,
la giornata è stata un aggrovigliarsi di eventi,
la testa scorreva sulle parole e se le girava tra le dita;
con un fare distratto mi presento, il viso scuro ed intimidito,
nessuno mi nota, che fare... mi chiudo in me e mi sveglio finalmente in
sintonia con il resto, un gozzovigliare autentico, un sogno infrangibile
ed
un essere superiore si batterà per me come io per lui darò la vita...
non mi
sento bene... chi ascolta le mie parole? i futili le ascoltano, i
dimenticati e tutti coloro che nel loro pastore non hanno trovato una
guida.
Questo non è vivere, esistenzialismo datato ad essere soppresso o
infinito
essere succube della storia?
Una scelta, un sospiro.
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Imprecisioni
Salve notte autunnale, ti
guardo, ti contemplo,
mi porti solo sofferenza, pene laceranti,
porto la mano al capo,
mi sogno allo specchio,
più bianco della neve,
il mio cuore vola solo per lei e l'aria mi sfiora,
come sempre la mente viaggia per i vicoli bui soffocando qualunque
pensiero
sconnesso e facendone rilevare le solite imprecisioni;
violento la mia visione e la nebbia la oscura,
naturalmente le imprecisioni corrodono l'immagine di colei per il quale
il
respiro si è fermato più volte.
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Non
vedo altro ovunque vada
Accompagnami ancora per le
tue vie o sacrilega gemmea ninfa che il tuo
squardo è sottolineato dal mio incredibile sognarti,
continuo e fido, ti contemplo avvolta e tenera in calde improvvisazioni
della mente, ricevo i tuo segnali, non li leggo, sono già pronto alla
manifestazione del tuo candore che si stringe sempre più tra le mie
braccia;
aspetto solamente il momento in cui ti innalzerai e io spasmerò e mi
esalterò.
Lampo castano e incrocio visivo e tutto questo in pochi secondi.
E la profondità si sospingerà attraverso la tua apoeteosi.
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Instabile
Come si potrebbe dire
"io c'ero",
sanguinante mi guardavo con effimera impazienza non che aspettassi chissà
che cosa...
ero solo in pura contemplazione o forse furono solo puerili immagini
dell'inettiva,
beh si camminava sui soliti fili e l'equilibrio si faceva nefasto a
lungo
andare,
solo pochi passi e ne sarei rimasto,
non erano i limiti che mi mancavano se no ne sarei uscito a testa
alta...
incespicai mi derisi da solo,
guardai una foglia autunnale ed imparai subito il mio lavoro e giù giù,
sperando che sotto non ci fossero spine.
Le spine che una rosa avrebbe potuto lasciare.
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GRAZIE
FRASTORNATO
Che c'è.. che mi guardi a
fare?
sai non tutti possono capire
forse tu puoi ma non essere a modo tuo
impara risolvi.. sdebitati con il tuo inconscio
perchè ti parla...ti assoggetta
non sai controllarti,
normale per noi, non sei il solo
perchè mi guardo? mi indico il viso,
che dire non mi spaventa l'idea,
velluto? cordoglio? strascico parole,
filante il mio vestito incontenibile
mi sussurro nidiate pertinenti
ma poco e veramente importante che ne so...
semplicemente grazie.
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Inevitabile
Rimorso, che infima presenza nel mio scorrere,
si manifesta follemente puro e minaccioso
nella sua natura più calda ed implorante.
Fiele, gioiosa, caduca ed impertinente
si avvolge in un'arco di nolenti dissapori
tra le già scritte e riempite pagine di pazzia e violenza
che può creare ed imporre.
La disperazione alla deriva è più vicina di quanto sembra,
non c'è mare che possa ostacolare un magnetismo inevitabile.
In fin dè conti è solo sano ed immancabile odio.
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Angosciante
fine
Vampa di solitudine nelle mie membra
sopite,
giaccio d'incanto in una miriade di overghirlande,
angosciante mi effondo nella surrealità invasiva
di un pensiero che non vale per abitudine.
Il vuoto riempito dalle sordide funambolezze
dell'aria
non sarà più inchiostro che spargerò vago nelle offese di carta,
ritorcendo il più con la mia disfacente grida,
il riverbero incessante non si propaga.
Un silenzio mesto mi conturba ed ospita nel suo grembo
dove la cenere insubordina verso la scaltra e soffocante metaluce.
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NOTTE
Vorrei tornare all'inizio, come portare a
compimento
quella vita di risorse e forme disastrate limitandomi a guardare
con l'occhio spento che mi descrive, l'ingordo che si specchia,
senza calore, solo oppressione elementare, e vedo
l'ubriaco che si spegne nella notte fredda, e il fuoco
di un fiammifero che non risponde
e la voglia di tornare a bere in quella notte
tra lenzuola di fango e fotografie di volti che rivestono il selciato
limitandomi a grondare per quell'emozione rutilante,
come al solito vicino ad una falena nel bagliore degradante.
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