Mirko Righetto
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Frammento

Un vuoto scavare Vitale buttarsi L’invettiva di una vita Mi manchi equilibrio Amando la terra Giorno e notte
Quando brucia un sogno Sotto la cenere La città della gioia Un mondo di paura Come gli uomini Il cacciatore Il percorso del mio sguardo
Il male peggiore JFK Mulini al vento Notte stellata Sembra essere Senza difese Nato altrove

 

Senza difese

 

Come quella fila d’alberi,

che da qui puoi vedere

immobile

attraversare questo paese,

io sono senza difese.

 

In balia del senso di dovere

offrire riparo alle creature

nella notte del predatore

quando, tra le mie fronde

tali e quali a me che certo

di non essere visto,

sono senza difese.

Come le mie radici profonde

tra acque gelide e velenose

e così sono impotente,

malgrado le crudeltà

che avvengono

proprio qui di fronte.

 

Immobile,

attraverso questo paese

tappezzato di delitti,

senza difese.

 

 

 

 

 

Nato altrove

 

So di aver viaggiato.

Per arrivare dove,

quando piove

chi ha un ombrello

lo tiene aperto

posato a terra,

come un’enorme scodella.

 

So di aver viaggiato.

Qui di fronte al sole

si giudica l’intenzione,

non le persone.

 

So di essere cambiato.

L’esperienza costa caro;

quando è positiva ti avvolge

come il calore

mentre, se negativa

ti uccide piano,

spesso per tua mano.

 

Gli ambienti,

non le persone

trasformano le cose

da cattive in buone.

 

So di essere arrivato.

E ciò influenza ogni situazione

da cui le persone

si spostano illuse;

di mutare colore,

di sfuggire al predatore.

 

So di aver viaggiato.

Io sono nato altrove.

 

 

 

 

 

 

Notte stellata

 

Quando quassù il sole si scosta

ogni stella può ed allora si mostra.

Ogni qualvolta laggiù s’alza il sipario

le stelle possono e così appaiono.

 

Questa sera un uomo

lascia il teatro e volgendo lassù

avverte l’enorme e crescente divario;

il palcoscenico ed io seduto quaggiù.

 

Sotto un cielo come questo

come si può uccidere?

Sì per amore delle stelle

è lecito spegnere il sole,

sì per amore della notte

il cielo, il giorno altrove

la notte incontra l’uccisore

che, lacerato l’enorme sipario,

recita alle tenebre

l’agognato splendore.

Sì per una notte come questa

è lecito spegnere il mondo.

 

 

 

 

 

 

Sembra essere

 

Ti è sembrato di sentir piangere;

ed eri tu.

 

Osare significa fare non pensare;

inchiostro di cobra si vive per scrivere.

 

Ti è sembrato di sentire amore;

ed eri tu.

 

La loro storia avrà il nome

di tutti i bicchieri che vuoterà,

chi darà un nome ad ogni brindisi che verrà.

 

Ti è sembrato di scorgere un difetto;

ed eri tu.

 

Ostinandoti tra varie pezze e vani castighi,

scintilla in un fienile carico di desiderio,

bruci di una semplicità gonfia d’intrighi

ed il danno che provochi fa di te il meno serio.

 

Ti è sembrato di sentire un brivido;

ed eri tu.

Tuffandoti fuori da questa realtà;

puoi morire o esser dato per disperso.

 

Mentre l’ebbrezza avanza

nella mia bocca mai stanca, 

mi è sembrato di sentir ridere;

ed eri tu.

Ma ho il terrore di rileggere

ciò che ho voluto scrivere,

perché mi è sembrato di sentire;

ed ero io.

 

 

 

 

 

 

 
 

Il male peggiore

 

Molte volte l’altra gente

mi ha dato dell’incosciente,

mentre gli amici si preoccupano

che possa ammalarmi ora e sempre.

 

Ogni giorno la prognosi si fa più dura

per un miracolo sull’orlo della sventura.

Ma loro non sanno, che da quando sono nato

io convivo con la malattia peggiore che ci sia;

Me stesso.

 

Il male peggiore è che oggi

a tutto c’è rimedio.

Sono sempre più rari i momenti in cui

un uomo non può più tirarsi indietro,

ma non perché sia ormai troppo tardi,

ricorda che a tutto c’è rimedio;

sfortunatamente scarseggiano gli uomini.

 

La morte non è il peggiore dei mali;

c’è chi ancora rincorre la gloria,

c’è chi è costretto a vivere.

L’incoscienza scrive la storia.

 
 

 

 

 

 

 

 

 

Il percorso del mio sguardo

 

Il percorso del mio sguardo,

è in ritardo rispetto al dardo.

Ciò che gli sfugge sono piume,

mentre la scura sagoma scivola

verso il basso fino a toccare il fiume,

dove l’acqua non riuscirà ad ingoiare

il fagiano veloce che io mangerò piano,

sorseggiando buon vino dal fondo amaro.

Mentre vedo freccia, mutata in pinna

fuggire sul fondo e ruotare squamando,

sento madre natura pulsare tra le chiare acque

del fiume che ora taglio con braccio feroce.

 

Non sfuggirà al mio arco di morbido faggio,

che tra le gelide onde si fa duro spillone,

l’improvvisa chimera che enorme si staglia

tra me ed il chiaro fondale che mi da coraggio.

 

Il percorso del mio sguardo

si perde tra luci e diverso intervallo.

Penetro in lui ma non posso afferrarlo,

mentre scorgo la preda salir sull’erba

e tra questa fuggire in rinnovata chimera.

 

Esco dal fiume come da un sogno,

nella mia mano la lancia che ora voglio,

ciò che rincorro tra terra e cielo,

ripara tra mezzi boschi coperto di pelo.

 

Il percorso del mio sguardo

si smarrisce tra le fronde,

mentre il mio grido s’arresta di fronte

allo spettacolo del corpo di un uomo

che, trafitto nel fianco dibattendosi annega,

tra uno sbatter d’ali che non scorgo volare

all’imbocco di un sentiero, tra umano ed animale

nel quale ora finalmente io mi posso inoltrare.

 

 

 

 

 

 

JFK

 

L’unica cosa che rende difficile

questo luogo è la mancanza di spazio,

ma non sono loro.

Il presente è quel fiume,

il passato quel ponte

ed il futuro questo sasso.

 

I pesci tropicali si lasciano guardare,

non fuggono malgrado quel sasso.

Li osservo da questo ponte

da dove, chi cerca certezze

avverte il bisogno di mangiare.

 

Una fetta di burro significa aver

voglia di volare da quella finestra,

dritto in bocca alla mia testa.

 

Immensi silenzi,

viscere coraggiose

su, parlate ora!

prima che il duro strale

attraversi la piazza per colpire

colui tra noi che sa di dover morire.

 

Quando fa freddo è la cosa migliore,

ma bere per affogare è un grave errore;

i guai imparano presto a nuotare.

Ed io soltanto sotto la pioggia

riesco a non pensare

e mio malgrado, risalgo il fiume

dal greto di morte ricoperto.

 

 

 

 

Mulini al vento

 

Oggi sto lasciando perché

questo gioco non fa per me

ed il girare attorno alle cose

mi storpia anima e cuore.

 

Quando i cuccioli dormono

nella culla non temono

lo spillone d’argento,

ma ora che i grigi ferri hanno

tessuto un variopinto tormento,

se ne vanno scomparendo

come mulini al vento.

 

Camminando e dormendo

mi volto di scatto

e dal mio sonno son desto,

ma nulla appare agli occhi miei,

neppure Bacco illumina l’estro; 

superato in velocità dalla vita,

tradito da un tempo troppo lento

e se qualcosa rimane,

di quei mulini al vento

resta chiuso dentro di me.

 

La sensazione di un’elica

che lentamente gira

qui sopra la mia testa,

per poi tornare a cadere

nel silenzio che resta.

 

 

 

Amando la terra

Siedi e fai come ti dico;

incrociando i polsi

poco prima delle ginocchia

ruotali all’insù,

gomiti sui fianchi,

non premuti ma stanchi

e piedi ben piantati giù.

 

Il palmo delle mani è verso l’alto

e tu verso di me lasciati andare,

cosicché io ti possa afferrare.

 

Il sangue percorre la via dei polsi

soltanto per riflettere sui suoi trascorsi.

 

Se sei una persona di terra,

incontrando l’acqua,

ti chiamerai fango;

dove ogni cosa

lascia un effimero stampo.

 

Se incontri il vento,

sarai pelle al sole;

morbido deserto d’onde ricoperto.

 

Incontrando me che sono aria;

alzati e vola che oramai è tempo.

 

Entrando nel fuoco che tuttora mi respira

lo attraverso come un sogno, una notte soltanto.

Stregato dal suo caldo e fragoroso silenzio

vivo coltivando fiamme con l’istinto di quando,

non ti ho mai chiesto di essere mia completamente,

soltanto di farmi sentire come lo fossi veramente.

 

Sono cresciuto pensando molto ed amando la terra,

nascondendomi in lei ad ogni cenno di guerra.

 

Quella donna modellata nel fango rifugge il sole

perché le sue ginocchia sanno ben amarsi ed amare.

 

Quando la terra incontra l’aria il tempo si posa,

per far breve la vita è giusto io colga qualcosa;

sia oro come terra oppure soltanto una rosa.

 

 

 

 

 

 

 

Come gli uomini

Io non sono colui che falcia l'erba nei prati di dio,

cavalcando macchinari pensati dall’uomo

nell’infernale baccano voluto dal diavolo.

Io sono colui che ne soffre…

 

Io non sono colui che gestisce i danari dell’uomo,

rinchiusi nei forzieri di un’improbabile chiesa di dio

nell’abominevole sistema bancario genio del diavolo.

Io sono colui che ne soffre…

 

Se il topo e la serpe vanno a braccetto nel sole rosso,

chi ci rimette non è soltanto la rana.

Così esplode la rabbia,

Che furibonda mi scaglia contro tutto, tutti voi e me stesso.

 

È sufficiente il relativo bagliore di una sola fiammella

per trasformare il semplice buio nella più profonda tenebra,

Perché l’uomo è il pane che indurisce se non riceve calore.

Le donne sono come l’acqua santiera nelle chiese

all’indomani d’ogni domenica;

qualcuno la possiede, sebbene tutti ci mettano le mani.

Mentre fan testo a parte coloro che son chiamati buoni;

nascono, non vivono, ma muoiono proprio come noi uomini.

 

 

 

 

Giorno e notte

 

Ora è giorno perché

un gattino bianco, malgrado fiducioso

s’intrufola

in quel crepaccio lungo e tenebroso,

tra una miriade di giovani sottili peli biondi

che si protendono verso il mio cuscino

nella lusinghiera luce del mattino.

 

Quando il sole striscia sul mio uscio

semplicemente la notte non è più.

 

 

  

 

 

 

 

Il cacciatore

 

Nella mia preistorica esistenza

sapevo volare lo ricordo bene,

tra terra e cielo non c’era mistero

ero la cosa più bella del mondo intero.

 

Oggi la storia è tutto ciò che resta;

come ad un uccellino preso nella rete,

tra i vignali di questa campagna,

un cacciatore mi ha schiacciato la testa.

 

Ora sono qui, senza cielo solo terra

mentre raduno idee e poche piume

provo a spiccare il volo.

Dunque è questo il cielo dell’invidia,

armata di fame e di uno stolto cane

si nutre d’ali ma non sa volare;

che a certi mali non c’è rimedio è vero,

come all’ignoranza di chi ne va fiero.

La mia testa schiacciata e poi il mio cervello

perduti, come l’anima di chi non ama il bello.

 

 

 

Frammento

 

Mi accorgo di averti vicino

 

Fammi sorridere

 

Come sorride un bambino

 

Sai non mi dispiace affatto

 

Tu mi dia del cretino

 

Solamente io sento sempre di più

 

Già mi chiedevo chi mai fossi tu

 

Continuando a camminare

 

Lungo un borgo antico

 

L’ora è quella giusta

 

L’ora delle favole e se ci credi

 

Semplicemente di me rimarrà niente

 

Mi accorgo di averti vicino

 

Fammi sorridere

 

Sorridere come un bambino

 

Un vuoto scavare

Zitta felicità, sorridi tristezza

Perché parlo ancora di te

Da quando i dolci ricordi

Sgualciti, traditi

Lasciano intravedere quello

Che c’è dietro, come di vetro

E l’illusione di pienezza nella mia mente

Non ha portato a niente se non

Ad un vuoto scavare

In strade buie io cammino

E questa via si chiama destino

Finche vinto da noia e dolori

Per un migliore delirio venderò i miei colori

Poiché i miei occhi non vedranno mai

Quella luce sempre all’ombra dei guai

Ed è questo quel mio vuoto scavare

Mentre nell’anticamera della disperazione

Milioni di persone pronunciano il mio nome

Io salgo scale che non hanno dove

Apro porte che non portano altrove

Scrivo canzoni a cui nessuno darai mai un nome

Nessuna voce, nessun suono, nessun rumore

Solo un lento e vuoto scavare

La pesante armatura che mi avvolge

Sale la strada che porta al nero castello

Sul mio cavallo morto sotto un nero mantello

Ma il mio pianto non copre

L’incalzare del mio vuoto scavare

E tutti giocano per un premio

Che nessuno ha mai vinto

Quando il vuoto scavare suona come

Una canzone senza né aria né parole

Se non l’inesorabile incalzare

Di un vuoto scavare

 

 

 

Vitale buttarsi

Molta gente si vive la parte

Dell’inguaribile cuore spezzato

Non conoscono il piacere dell’avventura

Mentre dentro ascoltano una voce che dice

"Sei grande"

Ma non può essere così

Non può proprio finire qui

Ed è allora che è vitale buttarsi

Anche se pochi credono tu possa farcela

Qui è vitale buttarsi

Per il benessere del corpo e della mente

Io percepisco messaggi, messaggi di solitudine

Sei straniero in casa tua, l’insoddisfatto in paradiso

Mentre cerchi la scusa per andare

Hai già un’altra lasciata a cui brindare

Ci sarà qualcuno che ti preferisce ad una notte buia e sola

Incluso io

Qualcuno che conosce un modo migliore per finire una canzone

Incluso tu

Ma non può certo finire qui

Non puoi buttarla via così

Ma stasera sono fuori gioco

Non ho proprio più scuse

Un’altra lasciata su cui brindare

Propositi in fumo

L’invettiva di una vita

Non per cambiare il mondo

Ma ricordiamoci di chiedere

Scusa qualche volta non a dio cosa conta!?

Scendiamo dall’auto entriamo in quel bar

E cerchiamola anche là un po’ di felicità

Non possiamo perché non lo vogliamo

In tempi in cui droga ed incidenti

D’auto sono diventati la nuova selezione

Naturale morire fa molto meno male

Abbiamo voglia di picchiare

Sballare oppure amare??

Io cerco di capire se

Cederà prima il mio fegato

Oppure il mio cuore

Così scrivo per forza

E per amore

Le poesie non sono

Scritte per tutti e quanti

Perciò astenetevi ignoranti

Andate e tornate ubriachi

Con le lacrime agli occhi

Forse allora capirete la differenza

Tra vivere piano morire sano

E vivere veloce morire precoce

Liberate la cagna la troia ubriaca

Che giace sotto il campo di grano

In paese i villani piangono i loro

Cari e congiungono le loro mani

In cimiteri simili a bordelli

Impeccabili e troppo umani

Troppo belli

E voi del mare

Il pesce nella vostra rete

Non placherà la vostra sete

Tornate a bruciare le streghe nel rogo

Difendendovi dal brivido con il fuoco

Persi in un labirinto di dette regole

Tutti sapete dirmi cosa non devo fare

Ma nessuno saprebbe invece dirmi cosa fare

Iniziate a camminare verso il mare

E poi correndo urlate quando l’acqua

Inizia ad entrare liberando il mondo

Dal vostro pregiudizio universale

La differenza tra giustizia e legge

È esattamente la distanza che ancora

Separa l’uomo dalla puttana perfezione

Non bastano le ali per volare

Disse il cielo rivolto al mare

Ma ecco che finalmente mi assale

Quella sensazione di benessere e menefreghista

Soddisfazione arriva al suo culmine dove

Stanca giace su di una punta di malincuore

Pago cara ogni fetta di vita mia

A volte mi trascino con stupore

 

 

 

Mi manchi equilibrio

Io mi sento così disperatamente felice

Tutto è invitante perché l’indole non si tradisce

E’ difficile aprirti a ciò che sento

Ma devo rischiare all’alba di un nuovo pentimento

Certe persone non mi meritano ti viene da pensare

Ma poi è il momento di fare i conti con il cuore

Non so se questa malattia un giorno mi ucciderà

Ma so per certo che non mi cambierà

Mi manchi equilibrio la notte non si ferma malgrado sia giorno

Posso vederne la luce attraverso il vetro della mia auto tutt’intorno

Il mio equilibrio sta tutto tra la fine dell’una e l’inizio dell’altro

Così la mia depressione è pura nostalgia di una perfetta definizione

Ora che il passo è fatto non sono più solo

Un sorriso di approvazione per me che ora volo

Una complicità assassina sempre più contagiosa

Ogni cosa è temporanea quando diventa rumorosa

Mentre ciò che penso non porta mai ad un’idea silenziosa

Temo davvero che noi si viva una volta sola

Non so se questa malattia un giorno mi ucciderà

Ma so per certo che non mi cambierà

Mi manchi equilibrio la notte non si ferma malgrado sia giorno

Posso vederne la luce attraverso il vetro della mia auto tutt’intorno

Il mio equilibrio sta tutto tra la fine dell’uno e l’inizio dell’altra

Così la mia depressione è pura nostalgia di una perfetta definizione

Bagno di luce per te questa sera sarò là quando ne sarai abbastanza piena

Comincia a muoverti anche se fosse volgare

Voglio che tu riesca a toccare l’animale

Non temo che il contatto faccia un po’ male

Sono pronto a soffrire purché non sia banale

Non mi interessa se qualcuno ne morirà

Non importa se io sarò morto domani perché

Mi manchi equilibrio la notte non si ferma malgrado sia giorno

Posso vederne la luce attraverso il vetro della mia auto tutt’intorno

Il mio equilibrio sta tutto tra la fine dell’uno e l’inizio dell’altro

Così la mia depressione è pura nostalgia di una perfetta definizione

Quando brucia un sogno

Da qualche parte oggi brucia un sogno

Con un pò di dolore come capita a me

Quando brucia un sogno

Sogni infranti mi sveglio su sogni infranti

Riuscirò a riscattarli con un nuovo giorno

Né troverò tanti troppi ed esaltanti

Vivere e bruciare come i sogni mi aiuterà questa volta

Quando brucia un sogno migliaia di occhi lo possono vedere

Quando brucia un sogno allora tutti lo possono toccare

Da qualche parte un uomo brucia un sogno

Anche oggi brucio un vecchio sogno

Per non morire di fredda illusione

Da qualche parte anche oggi brucia un sogno

Con un pó di dolore come capita a me

Quando brucia un sogno

Ogni notte alla luce dei miei sogni la candela scende

Svegliami tra migliaia di sogni in frammenti

Tizzoni ardenti ne troverò altri nuovi ed incoscienti?

Quando brucia un sogno migliaia di occhi lo possono vedere

Quando brucia un sogno allora tutti né possono godere

Così anche oggi brucio un sogno

Per potermi addormentare al suo calore

Per potermi addormentare e riprendere a sognare

Continuamente cerco sogni da bruciare

Per non gelare nell’inverno della disillusione

Da qualche parte qualcuno si addormenta

Da qualche parte quest’estate l’ultimo mio sogno

Da qualche parte ora arde l’ultima fiammella

Da qualche giorno un sogno brucia non è finita

Perché la vita è una candela ed i sogni le danno la fiamma

 

 

Sotto la cenere

Tu non sai quant’è profondo il mare

Tu non sai quant’è lontano un dio

Tu non sai quant’è fedele il male

Tu non sai quant’è distratto dio

Quel che è peggio è che

Faccio del mio meglio

Nella commedia del continuare

Nella finzione dell’amore

E sono sovraccarico di emozioni

Date da scelte pilotate

Ogni azione porta ad una reazione

Perché è vero che tutti abbiamo un cuore

Se il paradiso è il primo sogno di dio

Sotto la cenere l’inferno è il brusco

Risveglio proprio qui dove mi trovo io

Sotto la cenere continua a bruciare

Sulle mani posso sentire il calore

Io Adamo so che tra Eva e dio

Nacque qualcosa tra i meandri del giardino mio

Ma io sono bugiardo sono bastardo

Sono stronzo ed anche codardo

Quel che è peggio

E’ che do il mio meglio

Sotto la cenere il fuoco è sveglio

Come in una foto di gruppo mi nascondo

Dietro a qualcuno sullo sfondo

Per non doverti parlare di quel che

Giace in fondo a quel mare

Ogni azione porta ad una reazione

Perché è vero che portiamo rancore

Se l’inferno è non c’era prima di dio

Il paradiso è un salto nel vuoto compiuto

Da un innamorato che si è poi ricreduto

Sotto la cenere continua a bruciare

Sulle mani posso sentire il calore

Io Adamo ho cacciato dal giardino Eva e dio

Quando loro tradirono l’amore mio

Perché sono bugiardo sono bastardo

Fanalino di coda rotto e codardo

 

 

La città della gioia

Sì le cose stanno proprio come sembrano

Questo buon diavolo non può mentire

Non puoi vendere tutto di te stesso

Rabbia e fantasia sono articoli da capire

So bene dove mi trovo ora

La mappa è da sempre nelle mie mani

Mentre tutto ciò che ho lasciato sembra irraggiungibile

Quel che resta è la voglia di andare

E c’è qualcosa nel suo sorriso

Che risplende e mi protegge

Nella città della gioia molto lontano dal paradiso

Troppo debole per andare oltre

Affetto da una qualche nuova malattia

Il mio corpo dovrà forse morire

Fuggire sapendo che non c’è altra via

O avrà un posto dove dormire

E così sognare con la mia fantasia

Di essere protagonista di quell’azione

Che mette me al centro dell’attenzione

Evitando abilmente la perfezione

In overdose da indecisione adesso

Non so cosa scorra nelle mie vene ora

Quando all’orizzonte della gioia

Vedo già le torri le mura

Così continuo alla fine non c’è più regresso

Sarò curato ed amato alla prima via di fuga

E c’è qualcosa nel suo sorriso

Che risplende e mi protegge

Nella città della gioia molto lontano dal paradiso

Troppo debole per andare oltre

Affetto da una qualche nuova malattia

Finalmente sulla soglia dell’enorme portale

Quando la sentinella riconosce il mio male

Di fronte a me lo scopo del viaggio

Dentro al cuore ancora abbastanza coraggio

Per capire che abitando nuove strade città e case

Tra le alte mura nuova gioia non saprei portare

Ho percorso si la lunga via che porta all’amore

Ma riconosco ancora in me il pellegrino del dolore

Ed ora so che in paradiso non si va per pregare

Mentre in me cresce la paura di dover rinunciare

Nella città della gioia molto lontano dal paradiso

Troppo debole per andare oltre

Affetto da una qualche nuova malattia

 

 

 

Un mondo di paura

La mia fissa la migliore

 

è starmene chiuso in una stanza

 

Qualche poster alle pareti

 

muri bianchi è quanto basta

 

So che oltre esiste un mondo

 

e sarebbe una speranza

 

Pensare che fuori ci sia gente

 

che mi cerca e non sa far senza

 

Ma nella mia vita ci sono tante paure

 

Che a volte no non so proprio spiegare.

 

Sguardi che pesano e non mi fanno mangiare

 

Bocche che mi cercano per potermi parlare.

 

Ma non saprei che dire meglio non farsi trovare

 

Ho paura del mondo e di quel che può fare

 

Vorrei sapere cosa fare con chi posso stare

 

Vorrei sapere cosa fare quando mi verranno a cercare

 

Io dico si mi alzo e sono pronto ad andare

 

Ma ci sono cose che non so mai controllare

 

Tanto veloci da non riuscirle a fermare

 

Ci sono donne a questo mondo

 

Così belle ed impossibili da avere

 

Uomini che ogni giorno portano

 

Sulle spalle lavori enormi con orgoglio

 

Sguardi pesanti che non riesco a sostenere

 

Mani ruvide che stringono cose più che mai vere

 

C’è un mondo lì fuori

 

Che ci prova anche senza di me

 

Io ne ho fatta qualche sporca

 

E ne ho una o due da recriminare

 

Troppe donne che non ho potuto avere

 

Molti uomini che non ho saputo amare

 

Ma io vorrei avere tutti con me

 

Esser presente quando tutto sarà andato

 

Ma nella mia vita c’è sempre un momento

 

In cui lascio andare tutto per il troppo spavento

 

Mostri e paure che quando chiudo gli occhi

 

Non si arrendono e mi vengono a cercare

 

Vorrei sapere cosa fare con chi posso stare

 

Vorrei sapere cosa fare quando mi verranno a cercare

 

Io dico si mi alzo e sono pronto ad andare

 

Ma ci sono cose che non so mai controllare

 

Così brutte da potermi spaventare

 

Vorrei sapere cosa fare con chi posso stare

 

Vorrei sapere cosa fare quando mi verranno a cercare

 

Io dico si mi alzo e sono pronto ad andare

 

Ma ci sono cose che non so mai controllare

 

Tanto veloci da non riuscirle a fermare

 

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