Quei
occhi
Torna dietro la
finestra l’unica mano che
tocco’ il mio cuore Guarda gelida il
mio canto l’amore che non
vidi su quei occhi Tant’erano tristi
di malinconia si chiusero col
sipario del silenzio in un istante e non li vidi più
comporre quel sorriso che
accendeva almeno una speranza
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Apri
la mia voce quando sarò lontano
dove l’ultimo
addio è sepolto o spegni di nuovo il pudore
per indicarmi la strada Il vento ha
riportato il tuo nome e le tue forme il sole, l’ombra
che fugge e che si dissolve Ora o mai più
senza averti appassita Perderai le mie
follie di una notte o troverai le mie
bruciature sottili o spezzerai il mio
collo sul nascere Solo gli inganni
addormentano il fremito sangue e
gli occhi parlano a volte più della
bocca Una maschera è
appesa al tuo volto con profonda
tristezza dell’anima e il grido sarà un
contorno di rabbia
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Il
primo sole
Il nero delle vie s’apre
all’orizzonte d’aria fresca
vivono nei pensanti canti gli usignoli, sorreggendo amori sopra rami. S’intrecciano le
foglie yle="font-size:13.0pt;mso-bidi-font-size:10.0pt;
font-family:"Comic Sans MS"">sentiero di un
amante. Alle corde di un
quadrato bianco il segno di un
raggio scialbo. Occhio nubile che
sfida ancora forme docili del
tempo che ammiro
penosamente astratto.
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Il coltello taglia
l’umile quercia del mio silenzio triste e stanco e
l’amico schietto sincera nel mio cuore.
“Non ti peserà mai nuovamente sul petto
un’altra ferita”. Cosi vago il
pensiero dei remoti sbagli e affronto la spada
rovente che si lancia sulla penombra
della strada. Porto avidi
serpenti sulle spalle e pronto a spezzare
ciò che è più difficile da odiare strappo
timori e lacrime nascoste. Dove ogni cosa è
presente gli occhi, le mani e la bocca
sentono perché il passato si frammenti e il
futuro si nasconda e alla mia porta
bussi il vento delle cose semplici
e banali senza chiedermi in cambio
l’anima e il cuore nelle
mani di un pirata senza strapparmi facili
ispirazioni e ricordi che ho già
riposto. Su nel solaio
qualcuno dorme è vecchio e stanco con le
mani ruvide e disarticolate appena, appena
guarda il mondo e piange e tutto intorno è
vuoto come la sera e come i miei fogli
sminuzzati tremolanti in aria che poveri
cadano. O cielo di febbraio
come piangi sulla mia finestra triste
senza forme ignare che stendono sui
fili il sentimento della casa e la
famiglia, come tante che la sera unisce,
e c’è la mia che anche stasera mi rasserena.
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L'albero ha perso i rami e le radici
e tutto il sentimento nel tramonto l'albero ha perduto i suoi fratelli, il suono del tonfo delle foglie è
mutilato Quando avranno
piegato la natura e le sue
gambe cammineremo sopra la loro tomba.
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